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Capitolo 6: Dream

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Capitolo 6

Hayley
Quando la mia sveglia suonò quella mattina, io ero già pronta da un'ora.
La notte precedente avevo trascorso ore a pensare al sogno che avevo fatto, mentre guardavo le luci dei grattacieli spegnersi una ad una e osservavo le macchine sfrecciare veloci sull'asfalto. Quando avevo realizzato che mi stavo facendo del male e che non potevo continuare ad arrovellarmi su un sogno che avevo già avuto così tante volte da perderne il conto, avevo deciso di guardare una maratona di episodi di How I met your mother alla tv per distrarmi. Fortunatamente, ero riuscita nel mio intento e, incredibilmente, quella magnifica serie televisiva mi aveva persino strappato qualche risata.
Verso le sei di mattina mi ero decisa a farmi una doccia e a prepararmi in modo da rendere il mio viso più umano, così che quelli che mi avrebbero vista per strada non avrebbero pensato che ero appena uscita dal set di The walking dead.

Avevo indossato un paio di jeans abbinati ad un maglione blu elettrico, quando finii di vestirmi, tuttavia, era ancora troppo presto per recarmi a scuola. Ad ogni modo, decisi di prendere le chiavi della mia Camaro nera che il giorno precedente avevo abbandonato sul comodino della stanza e di uscire dall'albergo per guidare in città, in modo da tenere la mente occupata.

Quella mattina il cielo era oscurato dalle stesse nuvole grigie del giorno prima e mi soffermai qualche secondo ad osservarle muoversi, spostate lentamente dal vento. L'aria odorava di asfalto bagnato, a causa della pioggia che aveva ripreso ad imperversare durante la notte e diverse gocce d'acqua cadevano dalle grondaie in modo lento e regolare, producendo un sono rilassante.
Quando salii in macchina inspirai profondamente, come se dentro di me sperassi che quel gesto avrebbe rilassato i miei nervi tesi e accesi la radio. Non appena premetti il pulsante di attenzione, il silenzio che fino a poco prima aveva permeato l'interno della macchina fu sostituito dalla melodia di 21 guns dei Green Day.

" Oggi non è giornata " dissi a me stessa, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.

Era incredibile come certe volte il destino potesse essere crudele e meschino; odiavo quella canzone con ogni più piccola particella del mio corpo e ascoltarla non faceva altro che innervosirmi, riportandomi alla mente ricordi che avrei preferito dimenticare. Cambiai stazione, Bad Blood di Taylor Swift uscì dagli alto parlanti e anche se avevo ascoltato così tante volte quella canzone che ero arrivata ad odiarla, non cambiai stazione. Tutto era meglio di 21 guns.

Sempre a scappare vedo.
Sta zitta, oggi non ho voglia di ascoltarti.
Tu non hai mai voglia di ascoltarmi e comunque sai benissimo che cambiare stazione non serve a nulla. Ora che hai fatto quel sogno hai intenzione di scappare in Kenya?
Non sto scappando.
Non ancora.

Alzai il volume della canzone per far tacere la mia coscienza, misi in moto l'auto ed iniziai a guidare per le strade affollate di New York. Avevo bisogno di calmare i nervi che erano rimasti tesi come delle corde di violino da quando avevo fatto quel sogno, così abbassai il finestrino e lasciai che l'aria fredda mi sferzasse sul viso. Non ero sicura che sarei riuscita ad evitare i miei ricordi e, soprattutto, di rimuginare per tutto il resto della giornata. Odiavo sentirmi così impotente di fronte ai ricordi e al mio dolore perché, in un modo o nell'altro, riuscivano sempre ad impadronirsi di me a consumarmi fino a prosciugarmi, lasciandomi sola e indifesa. Tuttavia, in qualche modo, riuscii a schiarirmi le idee e a rintanare i miei pensieri e il fiume di ricordi che si portavano appresso in un angolo remoto e polveroso della mia mente.

Avevo fatto io giro di mezza New York e, dopo aver preso un caffè grande da Starbucks per assicurarmi di non addormentarmi durante le lezioni, guidai verso la Beacon High.
Sorseggiai l'intero caffè una volta parcheggiato dinanzi all'istituto scolastico, mentre sfocato di contrare la mia mente sulle note delle canzoni che venivano riprodotte alla radio. Di fronte alla scuola vidi un ammasso informe di studenti di studenti parlare tra di loro sulle scale all'entrata e, fra di loro, notai Ash seduta sul gradino più alto, intenta a guardare qualcosa sul suo cellulare. Aveva un'espressione concentrata dipinta sul volto, come se quello che era intenta a fare richiedesse ogni più piccola briciola di attenzione che possedeva.
Una volta finito il mio caffè, spensi il quadro della macchina e aprii la portiera. Una folata di aria fresca mi investì il viso, facendo in modo che alcune ciocche di capelli mi accarezzassero il collo e la pelle del viso. Sentii un leggero brivido percorrermi la schiena, ma non vi prestai particolare attenzione.
Gettai il bicchiere di cartone ormai vuoto nel cestino e mi avviai verso la grande gradinata della Beacon High, mentre alle mie orecchie giungeva il suono prodotto dalle auto che sfrecciavano sull'asfalto.

" Buongiorno Ash " dissi, prima di sventolare una mano dinanzi al suo viso per richiamare la sua attenzione.

Restai in piedi davanti a lei e quando alzò lo sguardo i suoi occhi azzurri e vivaci si incatenarono ai miei, illuminati dalla luce forte dei raggi solari che filtravano attraverso le nuvole. Quel giorno Ash aveva i capelli legati in una coda alta che metteva in risalto i bei lineamenti dei suo viso, mentre la colorazione intensa delle sue iridi era messa in risalto dalle ciglia lunghe che facevano apparire i suoi più grandi. Ash era bellissima in tutta la sua semplicità, mi ricordava le margherite che mettevano sempre allegria ed erano romantiche tanto quanto le rose.

" Hayley, che bello vederti" esclamò, mentre un sorriso si allargava sulle sue labbra e che, se possibile, le fece brillare gli occhi ancora di più.

Era incredibile, anche sotto la luce tetra di quella mattina, le iridi sembravano brillare come due pietre preziose. Ciò che mi stupiva di più, ad ogni modo, era che gli occhi di Ash erano tanto limpidi quanto quelli di Aiden erano tempestosi e difficili da decifrare.

" Allora come stai? Ti vedo un po' pallida, va tutto bene?" domandò, portandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli sfuggita alla sua coda di cavallo e che, tuttavia, fu riportata alla posizione originale da un soffio di vento.

Sembrava genuinamente preoccupata ed era intenta ad osservarmi così intensamente che iniziai a sentirmi a disagio e fui costretta a distogliere lo sguardo.

" Diciamo che potrei stare meglio. Questa notte ho avuto un incubo" risposi, sedendomi accanto a lei sul gradino di pietra fredda e ancora leggermente inumidita dall'acqua piovana.

Iniziai a giocherellare nervosamente con la manica del maglione, mentre osservavo alcuni mozziconi di sigaretta accanto ai miei piedi che facevano compagnia alle gomme da masticare che erano state calpestate così tante da volte, da diventare solo macchie scure ed informi sull'asfalto.

" Oh, mi dispiace. Che hai sognato?" domandò Ash, dal tono di voce sembrava seriamente preoccupata e dispiaciuta, tanto che mi si strinse il cuore.

Forse parlarne mi farà bene.
Oh, ma allora hai anche buone idee.
Certo che per essere la mia coscienza sei proprio crudele.
Avevo già parlato in precedenza di ciò che era accaduto a mia madre, sua agli psicologi che al mio migliore amico. Eppure, non mi era mai risultato semplice cosa che, a mio parere, era perfettamente giustificabile.
La mia psicologa mi aveva confessato che più avessi parlato dell'accaduto a qualcuno, più semplice mi sarebbe risultato affrontare ciò che era successo e sentirmi in pace con me stessa.
La signorina Bloom mi aveva già dimostrato quanto i suoi consigli potessero essere veritieri, perciò decisi di prendere l'occasione al balzo e di condividere con la ragazza seduta accanto a me uno dei ricordi più dolorosi che possedevo.

" Il giorno in cui mia madre è morta " replicai, la mia voce non lasciava trapelare nessuna emozione, era apatica e fredda come quella di un robot.

A volte, quando spegnevo le emozioni e facevo la forte, mi spaventavo da sola per quanto bene ci riuscissi. Mi intimoriva tanto che spesso temevo che, un giorno forse non troppo lontano, la maschera di apatia che indossavo sarebbe diventata parte di me e che, da quel giorno, non sarei più riuscita a provare niente. Era ciò che temevo di più.
Ash non rispose, si limitò a lanciarmi le braccia attorno al collo e a stringermi forte, il suo dolce profumo alla vaniglia mi invase le narici ed ebbe come un effetto tranquillante su di me. Ricambiai l'abbraccio e le fui grata perché ne avevo bisogno da quando mi ero svegliata con il fiato corto la notte precedente.

" Mi dispiace, scusa se te l'ho chiesto, dovrei seriamente imparare a farmi i cavoli miei. Comunque se ne vuoi parlare io ci sono. So che non mi conosci e che probabilmente ti sembrerò pazza, ma voglio che tu sappia che ti considero un'amica e che ci sarò sempre per te. Però se non te la senti dato che, per l'appunto, non mi conosci, posso capirlo " mi parlò senza allontanarsi da me, anzi, mi sembrò addirittura che mi stesse stringendo ancora di più, come se avesse avuto paura che potessi scappare.

Lì per lì non seppi come rispondere alle sue parole, principalmente perché non me le aspettavo, inoltre mi fecero commuovere considerando che, escludendo il mio migliore amico e mio padre, nessuno si era mai preoccupato a tal punto di me.
Perciò riuscii solo ad annuire contro la sua spalla, mentre i miei occhi diventavano lucidi e sforzandomi il più possibile per non lasciar cadere le mie lacrime salate, odiavo mostrarmi debole e piangere pubblicamente.

" Oggi pomeriggio usciamo insieme, così ti tirerò su di morale. Ti va? " chiese sciogliendo l'abbraccio e rivolgendomi un sorriso dolce e caloroso che mi scaldò il cuore e che, incredibilmente, riuscii a tranquillizzarmi.

" Sì, mi piacerebbe molto" replicai, allargando le labbra in un sorriso.

Ero stata davvero fortunata ad aver incontrato qualcuno come Ash che riusciva a tirarmi su di morale in modo così naturale e che, soprattutto, non mi guardava come se fossi stata un giocattolo rotto.

" Dov'è Aiden? " indagai, mentre il groppo che avevo in gola si dissipava lentamente.

Passai in rassegna gli studenti dinanzi a me in modo da assicurarmi che lui non fosse tra loro, mentre dentro mi me inviai a domandarmi per quale ragione ci tenessi tanto a vedere il viso di Aiden.

Ti stai prendendo una cotta.
Ma figurati.
Le ultime parole famose.

" Oh ieri sera è stato fuori fino a tardi con Will e stamattina non ha sentito la sveglia. Quel ragazzo dorme così pesantemente che nemmeno una bomba sarebbe in grado di svegliarlo, probabilmente arriverà tra poco" rispose Ash, alzando le spalle e liquidando la questione.

Annuii, mentre immaginavo l'espressione rilassata del viso di Aiden mentre dormiva.

" Capisco. Tu, invece, che cosa hai fatto ieri sera? " domandai, distogliendo lo sguardo dalla folla per rivolgerli alla mia amica.

Alle narici mi giunse l'odore di fumo che proveniva dalla sigaretta che stava fumando una ragazzo poco di stante da noi ed arricciai il naso infastidita.

Non mi dava particolarmente fastidio l'odore della nicotina, tuttavia, di prima mattina, per qualche motivo a me ignoto, lo trovavo estremamente nauseante. Ricordavo che tutte le volte che il mio migliore amico si accendeva una sigaretta mentre aspettavamo di entrare a scuola, io gliela toglievo di bocca per poi buttarla a terra, era accaduto così tante volte che alla fine lui aveva rinunciato a fumare al mattino.

" Ho ordinato del cibo cinese e ho guardato una maratona di How i met your mother, dato che i miei genitori hanno deciso di andare a cena al ristorante per prendersi un po' di tempo per loro" mi informò Ash, mentre era intenta a rigirarsi tra le mani il suo telefono.

Sorrisi nel sentire la sua risposta, mi somigliava parecchio il che non faceva altro che farmela piacere sempre di più.

Avevo la netta sensazione che io e Ash avremmo instaurato un rapporto di amicizia forte e duraturo, anche se, a dirla tutta, non avevo idea del perché ne fossi così convinta. Forse era perché mi inspirava fiducia o perché il modo in un cui sorrideva mi metteva allegria o forse, più semplicemente, era perché mi sentivo bene stando accanto a lei e perché mi ricordava Emma.

" Anche io ho guardato quella maratona" dissi, sorridendo nuovamente.

Nel contempo, tentai di cacciare il pensiero di Emma dalla mia testa, perché sapevo che non avrebbe fatto altro che rattristarmi maggiormente in quella giornata che non era assolutamente cominciata nel migliore dei modi.

Rincominciai a giocherellare con la manica del mio maglione e ad osservare il modo in cui i fili di cotone che lo componevano erano accuratamente intrecciati tra loro. La forte tonalità di blu era in netto contrasto con il colore scuro del mio smalto che, per altro, era anche sbeccato in diversi punti. Tutte le sere cercavo di impormi di toglierlo e di sostituirlo, ma finivo sempre per procrastinare all'infinito senza mai farlo veramente.
Così mi riducevo ad avere le unghie smaltate solo per metà tutte le sante volte e, arrivata a quel punto, mi facevano così ribrezzo che mi decidevo finalmente a cambiare colore.

" Lo dicevo io che sei fantastica. Oh guarda, arrivano Will ed Aiden " replicò Ash, indicando dinanzi a sé con il dito e allargando le labbra in un vivace sorriso.

Udendo le sue parole, distolsi lo sguardo dalla sua figura per puntarlo dinanzi a me e vidi suo fratello camminare verso di noi assieme a Will.

Aiden indossava una maglietta verde che metteva in risalto le sfumature dei suoi occhi, sopra portava una giacca di pelle nera e i capelli erano acconciati in modo sistematicamente disordinato.

Quanto può essere figo?
A cuccia tu.

Mentre lo osservavo, notai un livido viola posto sul lato sinistro della sua mandibola che non faceva altro che dargli un'aria ancora più trasandata.
E più sexy aggiungerei.
Poi mi spieghi come fa un livido ad essere sexy.
Lui anche con addosso un costume da spiderman sarebbe sexy.
Se lo dici tu.
Fidati ho ragione. Inoltre farei volentieri la damigella in pericolo per lui, se questo implica anche farsi baciare sotto la pioggia mentre lui è appeso a testa in giù retto da una ragnatela.
Ma ti stai zitta?

" Aiden che cazzo hai fatto in faccia? " chiesi alzandomi e indicando il livido.

Ora che mi si era avvicinato potevo notare che il livido aveva diverse sfumature violacee miste a quelle blu e mi chiesi se gli facesse male.

Madame, le è caduto lo scialle.
Fanculo lo scialle.
Sei proprio una principessa.

" Cacchio, non me ne ero accorta stamattina mentre cercavo di svegliarti. Oh mio Dio Will, anche tu, stai bene? " esclamò Ash alzandosi di scatto dal gradino su cui sedeva e sfiorando lo zigomo di Will che era sovrastato da un taglio arrossato.

La mia amica aveva lo sguardo preoccupato e pensai subito che provasse dei sentimenti per lui, considerando che era corsa dal biondo senza degnare Aiden di un solo sguardo, il che mi fece ridere leggermente.

" Angelo, perché tu non sei così carina con me? " chiese Aiden, assumendo un'espressione da cucciolo bastonato nel tentativo di farmi pena cosa nella quale, per altro, fallì miseramente.

In quel momento sentii Ash ridere leggermente e Will fece lo stesso, rivolgendo il suo sguardo color cioccolato verso di me.

" Perché non te lo meriti, allora che avete combinato?" replicai, per poi alzarmi dal gradino su cui sedevo ed avvicinarmi ad Aiden.

Avendo ridotto la distanza che ci separava, ero in grado di vedere più nitidamente le sfumature violacee e bluastre del suo livido mescolarsi le une alle altre. Mi chiesi quanto gli facesse male e sentii quasi le mani prudere per la voglia di accarezzargli delicatamente la guancia.

" Un cretino ieri sera ha perso dei soldi in una scommessa contro di me, così dopo essersi reso conto di aver perso metà del suo stipendio lui e il suo amico hanno deciso di picchiarci per riavere indietro i soldi" rispose lui sbuffando e scrollando le spalle come se tutto ciò per lui non fosse una novità, anzi, un episodio di routine.

" Oh mio dio " esclamò Ash, portandosi una mano davanti alla bocca e sgranando i suoi splendidi occhi azzurri, nel farlo la sua fronte si increspò leggermente.

Pareva seriamente preoccupata e continuava a passare lo sguardo da suo fratello al suo migliore amico in modo repentino.

" Sì, quell'idiota aveva un anello al dito e quando mi ha tirato un pugno mi ha tagliato " si lamentò Will, sfiorandosi la guancia con aria afflitta, i suoi occhi marroni puntati in quelli azzurri di Ash.

Il taglio che sovrastava lo zigomo di Will era piuttosto arrossato e, osservandolo più attentamente, notai che la pelle intorno era leggermente gonfia. Ad essere sincera non riuscivo ad immaginare se facesse più male la sua ferita o il livido del suo amico.

" Però loro sono conciati molto peggio " ribatté Aiden con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra.

Idiota.
Sì, però è un idiota carino.
Ma rimane tale.

" Puoi dirlo forte amico" rispose subito Will che, di lì a poco, avvicinò un pugno verso Aiden che non esitò a colpirlo con il suo.

Entrambi scoppiarono in una risata, mentre io roteai gli occhi nell'assistere a quella scena. Notai Ash fare lo stesso e ne dedussi che, con ogni probabilità, anche lei pensava che Will ed Aiden fossero entrambi dei cretini.

" Quante volte vi ho detto di non fare a botte? non siamo all'età della pietra, perciò smettetela di fare i cavernicoli " gridò Ash, prima di colpire in simultanea suo fratello e suo migliore amico dietro alla nuca con il palmo della mano.

Dopodiché, la mia amica accigliò lo sguardo ed incrociò le braccia sul petto, la brezza leggera le scompigliava leggermente i capelli portandole alcune ciocche sul viso. Con quell'espressione dipinta sul viso, Ash sembrava una madre arrabbiata con i propri figli perché avevano colorato il muro con i pennarelli.

" Ahio Ash, che cavolo. Non è molto gentile da parte tua colpire un ragazzo già ferito " disse Will, mentre si strofinava il destro del capo.

I suoi occhi castani luccicavano sotto la luce mattutina e lo facevano assomigliare maggiormente ad un cucciolo di Labrador, veniva quasi voglia di accarezzargli affettuosamente la testa.

" Oh ma piantala" replicò Ash, roteando gli occhi e sbuffando, tuttavia non riuscì a fare a meno che un sorriso le increspasse le labbra nel vedere l'espressione del ragazzo che aveva di fronte.

Il luccichio che aveva negli occhi quando guardava Will la rendeva , se possibile, ancora più bella e mi convinceva del fatto che, anche se ero sicura che non avrebbe mai avuto il coraggio di ammetterlo ad alta voce, provasse per lui dei sentimenti molto forti.

" Guarda che questa volta non abbiamo cominciato noi " si giustificò Will, alzando le mani come a voler lasciar intendere quanto, lui e il suo amico, fossero effettivamente innocenti.

Ash sbuffò nuovamente e scosse leggermente la testa, a guardali sembrava quasi che fossero una vecchia coppia o che Will fosse un bambino alla quale Ash doveva badare. Facevano ridere insieme e non riuscii a trattenere una risata mentre li osservavo. Will scompigliò i capelli della mia amica e quest'ultima accigliò lo sguardo, puntandolo sul ragazzo davanti a lei e guardandolo come se avesse voluto incenerirlo.

" Will! Adesso ti ammazzo " esclamò Ash, avanzando verso di lui che, per altro,  continuava ad indietreggiare per aumentare la distanza che li separava.

Will sembrava seriamente preoccupato di ciò che Ash gli avrebbe potuto fare e, di lì a poco, corse dentro l'istituto inseguito dalla mia amica, lasciando me ed Aiden da soli. Non riuscii a trattenere le risate sentendo Will gridare dall'interno della Beacon, me lo immaginavo fare lo slalom tra gli studenti nei corridoi mentre Ash lo minacciava di morte.

" Sei proprio bella quando sorridi" sentii dire al ragazzo accanto a me.

Le parole di Aiden mi fecero arrossire come un peperone e in poco tempo iniziai a sentire il viso bollente.

Quando mi voltai verso di lui lo vidi sorridere divertito, i suoi occhi - messi in risalto dalla maglietta - sembravano risplendere come due pietre preziose sotto la luce forte del cielo.
Mi sembrava quasi di guardare le acque limpide del mare dei Caraibi e pesai che avrei potuto passare una vita intera ad osservare il modo in cui il colore dei sui occhi cambiava repentinamente.

" La smetti di prendermi in giro ? " replicai, tirandogli un pugno leggero sul braccio che, ovviamente, non lo mosse di un solo millimetro.

Il sorriso sul suo viso morì non appena pronunciai quelle parole e la sua espressione si accigliò leggermente, rimanendo tale per qualche secondo. Aiden mi osservò così intensamente che il suo sguardo cominciò quasi ad intimorirmi, costringendomi a puntare gli occhi sul volantino pubblicitario che si trovava a terra.

" Non ti sto prendendo in giro, Angelo. Parola di lupetto " rispose, facendosi una croce sul cuore con il dito.

Mi sentii arrossire ancora di più. Mi avevano già detto in passato che ero bella, ma sentirlo dire da lui mi faceva un effetto completamente diverso e mi faceva sentire particolarmente felice, anche se non capivo il motivo di tanta felicità.

" Beh, grazie. E vedi di metterci della pomata sul quel livido, idiota " dissi, mentre giocherellavo con la manica del maglione allungandone i bordi, per poi trattenerli con la mano.

Avevo lo sguardo fisso sulla punta delle mie scarpe e in quel momento mi sentii così piccola e fragile, quasi fossi stata una bambina. Aiden mi posizionò un dito sotto al mento e mi sollevo il viso per far si che i nostri occhi si incontrassero, lo vidi scrutarmi attentamente e fui in grado sentire i brividi percorrermi la schiena a causa del suo tocco.
Era in credibile il modo in cui mi faceva sentire.
Gran parte degli studenti attorno a noi stavano cominciando ad entrare nella scuola, alcuni di loro, tra l'altro, continuavano a chiacchierare animatamente tra di loro. Ero in grado di udire alcuni stralci di diverse conversazioni alle quali, tuttavia, non prestai particolare attenzione.

" Tranquilla Angelo, sto bene. Tu invece dovresti dormire di più, che hai combinato stanotte? " chiese Aiden, persistendo a scrutarmi con quei suoi occhi magnetici che erano tanto belli da togliere il fiato.

Le su iridi erano così diverse da quelli di Ash: mentre quelle della ragazza sembravano quasi due frammenti di cielo, i suoi erano come un oceano senza fondo e mi sembrava quasi di essere sempre ad un passo dall'affogarvici dentro ogni qualvolta li osservavo troppo a lungo.

" Solo un brutto sogno. Niente di che" risposi titubante, quasi impaurita che una parola di troppo gli avrebbe permesso di capire quanto il mio incubo mi avesse effettivamente turbata.

Distolsi lo sguardo, perché quello di Aiden si era fatto troppo pensante da sostenere e mi faceva sentire come una bambina che era stata beccata con la mano nel barattolo dei biscotti.

Ormai fuori dalla scuola eravamo rimasti solo noi, il rumore delle macchine che sfrecciavano veloci sull'asfalto e quello dei clacson che suonavano in continuazione, facevano da colonna sonora ai nostri sguardi e alle nostre chiacchiere.

" Dammi il tuo telefono" sentenziò Aiden, allungando la sua mano aperta verso di me.

Alzai un sopracciglio, non capendo quali fossero le sue intenzioni e lui sbuffò rumorosamente, evidentemente irritato nel vedermi così restia a consegnargli il mio cellulare.

" Andiamo, non te lo voglio mica rubare" aggiunse, per poi sorridermi come a volermi rassicurare.

Nonostante continuassi a non comprendere quali fossero le sue intenzioni, feci come mi disse e gli passai il mio iPhone. Lui lo prese ed iniziò a digitare sulla tastiera in modo veloce e sicuro. Quando mi restituì il telefono, vidi che aveva aggiunto il suo numero alla mia rubrica telefonica e che, accanto al suo nome, aveva messo un cuore rosso.

" La prossima volta che hai un incubo chiamami. Non importa che ora sarà, ti risponderò " mi informò, facendomi l'occhiolino ed avvicinando una mano verso il mio viso per portarmi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

Sorrisi, dato che gli riconoscente per quel suo gesto gentile che riuscii a scaldarmi il cuore. Sia Aiden che Ash erano generosi e spontanei, mi sentivo così fortunata ad averli incontrati ed iniziavo a credere che fosse stato il destino a dettare il nostro incontro. Forse il fato aveva deciso di portare sul mio cammino delle persone che mi avrebbero finalmente ricordato come ci si sente ad essere felici.

Mi alzai in punta di piedi e mi avvicinai al viso del ragazzo che avevo di fronte, per poi stampargli un veloce bacio sulla guancia.

"Grazie Aiden. Andiamo ora, o arriveremo tardi a lezione" dissi incamminandomi verso l'entrata.

Quando non sentii il suono dei suoi passi alle mie spalle, mi voltai e lo vidi ancora sui gradini di marmo all'entrata. Aiden era intento a fissarmi con lo sguardo imbambolato e un sorriso da ebete stampato sul viso, gli occhi leggermente sgranati gli affibbiavano un'espressione che reputai essere piuttosto divertente. Scoppiai a ridere nel guardarlo e il suono della mia risata si propagò attorno a noi. Corsi verso di lui mentre le mie risate continuavano a mescolarsi ai suoni provenienti dalla strada.

"Hey bella addormentata, ti vuoi dare una mossa? " lo schernii, prima di afferrarlo per il braccio e trascinarlo all'interno della Beacon High con me.

Ero a lezione di fisica ed ero stata ad ascoltare attentamente le parole della professoressa per mezz'ora, appuntando tutto ciò che non era già scritto sul libro. Lo avevo fatto soprattutto perché volevo mantenere la mia mente occupata, tuttavia, con il fluire del tempo ero rimasta intrappolata nei miei stessi pensieri.
Avevo rifatto quel maledetto sogno, il ricordo del viso di mia madre in fin di vita mi fece percorre un brivido lungo la schiena.
Mi chiedevo dove fosse, se esisteva qualcosa dopo la morte o se diventavamo solo un mucchio di ossa insignificanti che, prima o poi, si sarebbero tramutate in un mucchio di polvere e niente di più.
Era colpa mia, se solo quella sera non avessi alzato la testa. Se per una volta avessi ascoltato quello che mi dicevano di fare.

Se fossi stata mano testarda e se avessi tenuto a bada il mio animo combattivo per un solo minuto in più, forse, in questo momento lei sarebbe ancora qui.
Cazzo, probabilmente Emma sarebbe ancora qui.

Lei non vorrebbe che ti torturassi così, lo sai.
Vorrei che fosse qui per dirmelo.

Avevo bisogno di aria, stare in quella classe affollata mi faceva sentire piccola e schiacciata. Credevo che da un momento all'altro mi sarebbe venuto un attacco di panico, oppure che sarei svenuta sul banco davanti a me, sotto gli occhi schioccati degli studenti che mi circondavano e che stavano ascoltando attentamente la lezione.
Alzai la mano per catturare l'attenzione della professoressa, che stava spiegando muovendo animatamente le braccia, facendo così tintinnare la moltitudine di braccialetti di che portava al polso.

" Mi scusi, mi sento poco bene. Posso andare in infermeria? " chiesi, quando i suoi occhi si puntarono su di me.

La donna mi guardò leggermente preoccupata attraverso i suoi grandi occhi castani che si nascondevano dietro ad un paio di occhiali dalla montatura spessa e rossa che, tra l'altro, riprendeva strategicamente il colore del maglione che indossava.

" Sì, certo vai pure" acconsentì, annuendo leggermente e invitandomi ad uscire con un gesto della mano.

Non me lo feci ripetere due volte ed in pochi secondi altre passai la soglia della porta, ritrovandomi nel lungo corridoio vuoto della Beacon. Restai qualche secondo con la schiena appoggiata al muro freddo per prendere dei lunghi respiri e tentando di calmare i miei nervi tesi.
Quando la mia respirazione si fece più regolare mi diressi verso il bagno, accompagnata dal suono dei miei passi che si propagava lungo il corridoio deserto. Una volta giunta a destinazione, vidi il mio volto pallido riflesso nei grandi specchi appesi sopra i lavandini.
I miei occhi castani, che quel giorno sembravano tendere maggiormente al verde rispetto al solito, erano contornati da profonde occhiaie, nonostante io avessi fatto il possibile quella mattina per coprirle.

Mi lavai le mani e arrotolando le maniche del mio maglione scoprii i miei tatuaggi, il suo nome fu quello che mi saltò subito all'occhio: Emma. Le lettere nere marchiate sul mio polso coprivano una cicatrice lunga e decisamente più chiara rispetto alla pelle che la ricordava. Era vecchia di due anni e, nonostante l'avessi coperta con il nome di Emma, se si guardava attentamente il mio polso si potevano distinguere facilmente i suoi contorni. Guardare quella cicatrice mi ricordò il motivo per cui mi trovavo in quella città e che grande opportunità rappresentasse per me quel luogo.

Ero a New York perché volevo rincominciare, ero pronta per ripartire da capo e stroncare ogni contatto col mio passato, anche se questo avrebbe dovuto richiedere un ammontare spropositato di forza e di volontà. Non volevo più soffrire, ero stanca di rimuginare sui miei ricordi dolorosi e non mi interessava quanto avrei dovuto lottare per avere la vita che tanto bramavo. Il mio passato avrebbe perso quella battaglia. Doveva essere così.

La giornata proseguì tranquillamente e con mia grande sorpresa ero riuscita a smettere di pensare sia a mia mamma che a Emma, di conseguenza fui fiera di me stessa.
Tutte le lezioni erano terminate e io stavo aspettando Ash sulla gradinata della scuola, mentre una marea di studenti si riversava al di fuori dell'istituto. Alcuni si accendevano una sigaretta, altri parlavano animatamente con chi avevano accanto e altri ancora camminavano a testa bassa con le cuffie nelle orecchie, mentre io nell'attesa giocavo con il mio telefono.

" Hayley " gridò una voce familiare alle mie spalle e quando mi voltai vidi il sorriso vivace della mia amica.

Metteva allegria solo a guardarla e mi chiedevo come facesse ad essere sempre così impeccabile e felice, mentre io finivo per affogare nei miei stessi pensieri ogni qualvolta mi trovavo da sola.

"Ash, ci hai messo una vita, adiamo? " replicai, ricambiando il suo sorriso e dopo averla afferrata per un braccio cominciammo a scendere i gradini.

Prestai particolare attenzione a dove mettevo i piedi perché, conoscendomi, se non lo avessi fatto sarei finita sicuramente con il sedere per terra trascinandomi Ash al mio seguito. L'ammontare di probabilità che io scivolassi era anche più elevato rispetto al solito, considerando che mentre eravamo a scuola aveva rincominciato a piovere e che, di conseguenza, la scalinata era ancora bagnata.

" Dove andate, Angelo? " chiese una voce alla mie spalle che riconobbi subito e che mi fece interrompere sui miei passi.

Quando mi voltai, incontrai gli occhi tempestosi di Aiden, accanto a lui Will stava guardando Ash sorridendole allegramente e facendola arrossire di conseguenza. Il ragazzo biondo dai rassicuranti occhi marroni si avvicinò a me quando si accorse della mia presenza. Will mi pizzicò la guancia come facevano le nonne che non vedevano i nipoti da molto tempo e che scatenavano in loro un odio profondo, cosa che, per altro, stava succedendo anche a ma nei confronti del biondo.

" Hey, Killer " disse, continuando a tirarmi la guancia e scatenando in me un istinto omicida.

Cominciavo a sentire male alla faccia ed ero pronta a scommettere che, quando Will si sarebbe finalmente deciso a lasciarmi andare, sarei stata rossa come un pomodoro.
Accigliai lo sguardo nel vedere che il ragazzo davanti a me stava ridendo divertito nel vedermi soffrire.

" Will se non la smetti subito ti taglio la mano e te la attacco alla fronte con una spillatrice " sentenziai, schiaffeggiando via la sua mano ed iniziando a massaggiarmi la guancia dolorante.

Guardai il mio amico come se avessi potuto dargli fuoco con un solo sguardo, mentre lui non azzardava a smettere di ridere e continuava ad indicami divertito.

" Dai Killer, non essere violenta. Sei così piccola e carina che viene voglia di strapazzarti tutta " disse tra le risate e cominciando a trattenersi la pancia poiché, probabilmente, era attanagliato dai crampi allo stomaco per quanto stava ridendo.

Sentendo le sue parole, Ash ed Aiden non riuscirono a più a trattenere le risate e si unirono a Will. Io d'altro canto sbuffai infastidita da tutta quella situazione, nonostante, di lì a poco, sentii un sorriso incresparmi leggermente le labbra.

" E poi non si può non pizzicare quelle guanciotte " continuò Will smettendo finalmente di ridere ad asciugandosi delle lacrime che gli si erano formate agli angoli degli occhi.

Mi misi le mani sulle guance per coprirmele, nel momento in cui mi accorsi che anche Ash stava allungando una mano verso il mio viso per pizzicarmele. Indietreggiai lentamente per mettere maggiore distanza tra me e la mia amica, per poi passare rapidamente lo sguardo su ognuno dei miei amici in modo da potermi assicurare che nessuno di loro mi si avvicinasse.

" Lasciate in pace la mia povera faccia" esclamai, il mio tono di voce era piuttosto allarmato, il che non fece altro che alimentare le risate dei miei amici.

Quando si placarono tirai un sospiro di sollievo e, dopo essermi assicurata che nessuno di loro avrebbe più tentato di pizzicami le guance, allontanai le mani dal mio viso. Ormai gli studenti davanti all'istituto erano diminuiti notevolmente e gli unici rimasti erano quelli dei primi anni che, con ogni probabilità, stavano aspettando che i genitori li venissero a prendere.

" Angelo, non mi hai risposto. Dove dovete andare tu e mia sorella?" chiese Aiden, passandosi una mano tra i capelli scuri che ogni tanto venivano spostati da un soffio di vento freddo.

Mi soffermai qualche secondo ad osservare le sfumature viola e blu del suo livido mischiarsi tra loro per poi amalgamarsi al suo colore di pelle. Il gonfiore non era per niente diminuito rispetto al mattino e continuavo a pensare che sarebbe stato opportuno metterci sopra del ghiaccio in modo da ridurlo almeno un po'.

" A fare un giro, probabilmente compreremo anche il vestito per la festa di venerdì " risposi, scrollando le spalle e spostando una ciocca di capelli che il vento mi aveva portato sul viso.

" Esatto quindi scusate, ma dobbiamo andare. Ciao Will. Ciao fratellone " aggiunse Ash, prendendomi per il polso e trascinandomi giù dalle poche scale che ancora ci rimanevano da fare.

Aveva un sorriso smagliante stampato sul viso e continuava a saltellare facendo ondeggiare i suoi capelli castani, nel mentre io la osservavo ridendo e chiedendomi quanta energia avesse in corpo.

" Prendiamo la mia macchina " dissi, mentre mi lasciava andare il braccio e smetteva di saltellare.

Ash mi aveva informata che non amava guidare, infatti, solitamente, si faceva accompagnare a scuola da suo fratello oppure prendeva un taxi, o la metropolitana.

" Va bene, qual è? " chiese incuriosita, guardandosi intorno come se avesse voluto indovinare quale fosse la mia auto.

Sentii la sirena di un'ambulanza suonare in lontananza e il clacson persistente di una macchina che si trovava all'incrocio, arricciai il naso per il fastidio che mi davano quei suoni forti.

" La Camaro nera dall'altro lato della strada" risposi, indicando il veicolo e cominciando a mordicchiarmi il labbro.

Scrutammo entrambe la strada attentamente, prima di attraversarla correndo a perdifiato per non farci investire, dato che non ci trovavamo sulle strisce pedonali.
Una volta raggiunta la mia auto cercai nello zaino le chiavi che, come sempre, erano finite sotto i pochi quaderni al suo interno.

" Trovate " esclamai, richiudendo la cerniera con fatica e riportandomi lo zaino sulla schiena.

" Ciao Roxy, ti sono mancata ? " chiesi, accarezzando il cofano nero e lucido della Camaro.

Ash scoppiò a ridere nel sentire le mie parole e quando mi voltai verso di lei la vidi scuotere leggermene la testa, prima di passare dietro alla macchina per andare dal lato del passeggero.

" Hai dato un nome alla tua macchina? " domandò mentre apriva la portiera, la sua voce divertita.

Annuii pur sapendo che, ormai, non sarebbe più riuscita a vedermi, considerando che era già entrata in auto. La seguii dentro l'abitacolo e la osservai spingere il suo zaino ai piedi del sedile sul quale era seduta.

" Certo, è la mia bambina " affermai sorridendo ed infilando la chiave nel quadro della macchina.

Avevo sempre affibbiato nomi alle cose alle quali tenevo, con da quando ero bambina ed era un vizio - anche se ormai sarebbe stato opportuno chiamarla abitudine - che non ero mai riuscita a togliermi.

" Conosco solo un'altra persona che ha dato il nome alla propria macchina" disse la ragazza, la sua voce colma di divertimento.

Tiro ad indovinare? L'adone greco dagli occhi ipnotici.
Ora sei anche sensitiva?
Chiamalo sesto senso.

Accesi la radio cambiando stazione ripetutamente, evitando le notizie del telegiornale e le canzoni che avevo ascoltato decisamente troppe volte.
Mi soffermai sul nuovo singolo di The Weekend e sorrisi soddisfatta della mia scelta.

" Chi? " indagai incuriosita, mettendo in moto.

Controllai lo specchietto retrovisore per assicurarmi che non ci fosse nessuna macchina in arrivo, prima di uscire dal parcheggio.

" Aiden, la sua si chiama Baby. Ti giuro che la tratta come se fosse sua figlia" mi informò Ash che, tra l'altro, era divertita dalle sue stesse parole.

Sono un Dio.
Hai solo avuto fortuna.

Scoppiai a ridere, immaginandomi Aiden fare le carezze alla sua auto e controllare che fosse priva di graffi ogni qualvolta la doveva adoperare.
Parcheggiai la macchina in centro, non appena trovai un parcheggio vuoto e per tutto il tragitto la ragazza seduta accanto a me non fece altro che parlare di vestiti, interrompendosi di tanto in tanto per canticchiare le canzoni riprodotte alla radio.
Io ed Ash iniziammo a camminare per le vie affollate di New York in cerca di un negozio dove comprare un vestito per la festa a cui saremmo andate di lì a poco, chiacchierando di diversi argomenti ed imparando a conoscerci l'un l'altra. Scoprii che avesse una passione per il disegno e che le sarebbe piaciuto aprire una casa di moda tutta sua, nonostante fosse certa che quello sarebbe rimasto solo un sogno. Non le domandai per quale ragione fosse fermamente convinta di tutto ciò, però quando lei pronunciò quelle parole per qualche secondo il suo viso di oscurato da un'espressione malinconica.
A quell'ora le strade erano particolarmente affollate ed io ed Ash fummo costrette a fare lo slalom fra le persone che, per altro, avevano un'andatura tanto lenta da darmi sui nervi.
L'aria era impestata dall'odore degli hot dog che venivano venduti negli stand che incontravamo ogni pochi metri che percorrevamo, le file di persone in attesa di prendere da mangiare non facevano altro che intasare i marciapiedi, aumentando così il mio odio per i luoghi troppo affollati.

" Io vorrei un vestito rosso, tu invece di che colore lo vorresti? " mi chiese Ash, portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio e spostando i suoi occhi azzurri su di me.

Nelle sue iridi fui in grado di vedere riflesse le luci dei negozi che ci circondavano che, per altro, mi permisero di notare le piccole screziature mattoni che le circondavano l'iride.

" Non saprei, comprerò quello che mi piacerà di più" replicai, guardandomi intorno per scovare un negozio in cui entrare.

Cinque negozi dopo, sia io che Ash avevamo trovato un vestito, così avevamo deciso di comune accordo di fermarci in una tavola calda per riposarci e bere qualcosa.
Eravamo sedute ad un tavolo in un angolo tranquillo del locale, si trattava di un luogo caldo ed accogliente e non appena mi ero seduta sulla sedia avevo tirato un lungo sospiro di sollievo. Mi sentivo stanca dopo aver provato decine di vestiti in cerca di quello che mi stava meglio, eppure, ero soddisfatta della scelta che avevo fatto.

" Hayley, posso farti una domanda? " chiese Ash, dopo aver bevuto un sorso del suo Tè freddo.

Era intenta a guardarmi intensamente, tanto che cominciai a sentirmi in soggezione sotto il suo sguardo. Puntai i miei occhi sulla mia cannuccia rossa e mordicchiata sulla punta e ne osservai i contorni deformati, come se fosse stata la cosa più affascinante che avessi mai visto.

" Certo, spara" replicai riportando gli occhi nei suoi che, anche sotto la luce giallognola del locale in cui ci trovavamo, erano di una colorazione tanto intensa da togliere il fiato.

Non appena pronunciai quelle parole, Ash non sembro più tanto sicura di volermi porre la sua domanda, infatti trascorse una manciata di secondi prima che si decidesse a parlare, quasi volesse scegliere attentamente le sue parole. Il silenzio tra di noi era riempito dal suono prodotto dalle chiacchiere di coloro che ci circondavano, oltre che dalla musica soffusa che veniva riprodotta nel locale.

" Che cosa è successo a tua mamma? " domandò a voce incerta e non appena le parole le uscirono dalla bocca, abbassò lo sguardo e lo punto sul tè che aveva davanti.

Era come se si fosse vergognata come una ladra a pormi una domanda tanto intima e, effettivamente, non potevo darle torto. Probabilmente anche io, se fossi stata nei suoi panni, mi sarei sentita in imbarazzo.

" Non devi rispondermi per forza, anzi, scusa. È stato stupido da parte mia chiederti una cosa del genere" aggiunse subito, mentre il suo viso assumeva un'espressione dispiaciuta.

Rimasi in silenzio per qualche secondo e, per un momento, mi dimenticai addirittura di respirare. Era una domanda semplice e diretta, che andava dritta al punto senza tanti giri di parole. Eppure, a me sembra un quesito complicato tanto quanto uno di quegli esercizi che ci dava da fare il professor Orso in classe, perciò dovetti prendere un bel respiro prima di trovare il coraggio di parlare.

" Tranquilla, non fa niente. Dobbiamo conoscerci, giusto?" la rassicurai, allargando le mie labbra in un sorriso che sperai vivamente non assomigliasse più ad una smorfia.

Lei si limitò ad annuire, quasi temesse che una parola di troppo mi avrebbe fatto cambiare idea.

" È stata uccisa, io avevo otto anni quando è successo. Era sera, io e mia madre ci stavamo incamminando verso la macchina per tornare a casa e nel tragitto siamo state attaccate da una banda di ragazzi che voleva rapinarci. Mia mamma non aveva esitato neanche un secondo a consegnargli tutto ciò che possedeva. I rapinatori ci avevano ordinato di non guardarli in viso, dato che, con ogni probabilità, non volevano che sporgessimo denuncia e che potessimo descriverli alla centrale di polizia per fare l'identikit " mentre le parole uscivano dalla mia bocca, Ash continuava ad osservarmi con lo sguardo preoccupato.

Io ero intenta a fissare un punto indefinito sulla vetrata dietro di lei che si affacciava sulla strada. Guardavo le macchine sfrecciare veloci e le persone passare spensierate per le vie di New York.
Aspettai qualche secondo, prima di rincominciare a parlare e a raccontare quella storia per l'ennesima volta, tuttavia, Ash era decisamente diversa dai molteplici psicologi con cui avevo parlato. Lei non mi stava ascoltando per psicanalizzarmi, lo faceva semplicemente perché era mia amica e voleva essermi più vicina. E tutto ciò, per me, era sufficiente a volerla rendere partecipe di quel piccolo frammento del mio passato che, ai miei occhi, era tanto orrido quanto pensante da sopportare sulle mie fragili spalle.

" Era filato tutto liscio, non una singola cosa era andata storta, se si tralasciava lo stato di paura che aveva insinuato in entrambe quella terribile situazione. Tutto precipitò quando, dopo che quei ragazzi entrarono nella nostra auto, io ebbi la malsana idea di voler guardare in viso i rapinatori. Forse era stato merito della mia curiosità, oppure della rabbia che provavo nei confronti di quelle persone per averci spaventato tanto. Fatto sta che, quella notte, commisi uno degli errori più grandi della mia vita: alzai gli occhi.
Si trattò di pochi secondi, ma furono più che sufficienti perché il ragazzo più vicino a noi abbassasse il finestrino e mi puntasse contro la piattola. Mia mamma non ci pensò due volte a porsi davanti a me prima che lui sparasse, fu questione di pochi secondi. In un così breve lasso di tempo, avevo visto uno sconosciuto mettere fine alla vita della donna che mi aveva messa al mondo e per cosa? Per un mio futile capriccio. Avrei solo dovuto aspettare, lasciare che se ne andassero e tutto sarebbe andato bene. Invece mi ero lasciata guidare dalla rabbia e dalla curiosità stupida ed infantile di una bambina, rovinando per sempre la mia famiglia" quando quelle parole uscirono dalla mia bocca mi sentii più leggera.

Ne avevo parlato con diversi psicologi, ma non avevo mai affrontato l'argomento con nessuno degli amici che avevo a Los Angeles , escludendo il mio migliore amico che, ormai, mi conosceva come le sue tasche.
Ash mi prese la mano e mi guardò negli occhi, i suoi non erano pieni di pietà come quelli di tutti quelli che venivano a sapere cosa era successo, erano solo tristi.
Due frammenti di cielo azzurro velati di lacrime e che sembravano voler farsi carico del peso che portavo dentro, in modo da farmi sentire più leggera.
In quel momento mi sentii più vicina a lei, aver condiviso un frammento del mio passato con la ragazza che avevo di fronte, mi fece sentire in qualche modo più legata a lei.

Era strano averle raccontato quell'episodio tanto doloroso, eppure, ero convinta che, prima o poi, lo avrei fatto in ogni caso. Per qualche motivo sentivo che potevo fidarmi di Ash. Forse era perché mi ispirava fiducia, perché mi dava l'impressione di essere sempre sincera e di non giudicare mai nessuno.

" So che te lo avranno detto un miliardo di volte e che, probabilmente, non ti farà sentire meglio neanche un po', ma mi dispiace" parlò con voce calma e sincera, come se mi stesse parlando con il cuore in mano.

Le sorrisi e non si trattò uno di quei sorrisi falsi che propinavo spesso alle persone per far credere loro che stavo bene, fu un sorriso vero. In quel momento, mi sentii così legata ad Ash  che la sentivo vicina tanto quanto una sorella, quel pensiero mi fece sorridere nuovamente perché, in quel preciso istante, ero certa che Ash sarebbe diventata la migliore amica che avessi mai avuto in vita mia.
Quella ragazza, per qualche strano motivo, mi faceva stare bene, mi sentivo legata a lei in un modo che non riuscivo nemmeno a spiegare, nonostante ci conoscessimo solamente da due giorni.

" Grazie" dissi, esprimendo tutta la gratitudine che provavo nei suoi confronti.

La osservai sorridere, la sua espressione dolce mi rassicurò ulteriormente e, per la prima volta da diverso tempo sentivo che, finalmente, le cose sarebbero andate per il verso giusto.

" Sicura di stare bene? " chiese, alzando un sopracciglio, come a volersi assicurare che non stessi mentendo.

La sua preoccupazione mi fece quasi commuovere, non ero in grado di concepire lo splendido legame che si andava formando tra noi due con lo scandire di ogni minuto.
Annuii sicura, ma passarono diversi secondi prima che riuscissi a trovare la forza di rispondere.
Quella era una domanda che, a parer mio, costituiva un'arma a doppio taglio. Era tanto semplice quanto complessa e ogni volta che mi veniva posta mi portava a chiedermi se alla persona che me la rivolgeva interessasse davvero conoscere la risposta o se lo faceva solo per educazione. E, in ogni caso, trovare la risposta mi sembrava sempre complicato quanto una lunga ed intricata equazione matematica.

" Sì, è passato tanto tempo. Solo che rivivere quella notte in un sogno mi ha fatto tornare alla mente pensieri che avevo soppresso in un angolo remoto della mia mente, capisci che intendo? " replicai, guardando il liquido ambrato contenuto del mio bicchiere e che si era ormai annacquato a causa del ghiaccio sciolto al suo interno.

Ash annuì e dal luccichio che aveva nello sguardo capii che era sincera. Lei era come una goccia pura immersa in un oceano inquinato.
Ash mi lasciò la mano e si alzò dalla sedia per venirmi ad abbracciare, rimasi leggermente stupita di quel suo gesto, ma ricambiai l'abbraccio quasi subito.
La sentii stringere la presa attorno al mio corpo e io feci lo stesso, era come se avesse voluto trasmettermi tutta la forza che possedeva attraverso quell'abbraccio.

" Ti ringrazio" dissi, con la testa appoggiata sulla sua spalla, lo sguardo rivolto verso la sala gremita di persone che parlavano animatamente tra di loro.

Il suo profumo alla vaniglia, che non faceva altro che rassicurarmi, mi riempii le narici e mi fece sentire al sicuro.

" Non devi ringraziarmi, sono tua amica e gli amici servono a questo" rispose, allontanandosi da me e mostrandomi uno di quei suoi sorrisi luminosi che mettevano allegria solo a guardarli.

Il mio cuore perse un battito perché per un momento, mentre la guardavo, i suoi lineamenti e il suo sorriso mi ricordarono lei: Emma.

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