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Capitolo 16: Frozen heart

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Capitolo 16

"Voi non avete idea di quanto sia faticoso fare dieci piani di scale a piedi "mi voltai, udendo la voce familiare di Will.

Io ed Aiden ci eravamo così persi l'uno nell'altra, da non accorgerci che l'ascensore era ripartito e che le porte si erano aperte all'ultimo piano della palazzina.
Sinceramente, non sapevo se esserne felice o delusa. Perché se una parte di me - nonostante non sapessi quanto rilevante fosse - voleva baciarlo senza preoccuparsi delle conseguenze, l'altra sentiva il bisogno di stargli il più lontano possibile.
Non sapevo quale delle due parti sarebbe prevalsa sull'altra e, ad essere sincera, non ero sicura di volerlo scoprire.
Osservai Will accasciarsi contro il muro accanto alla porta di legno bianco del mio appartamento, aveva il fiato corto e la fronte leggermente imperlata di sudore.

" Will si può sapere che cazzo ci fai qui?" domandò Aiden, il tono carico di rabbia.

Quando mi voltai verso di lui, scoppiai a ridere perché era intento a guardare il suo migliore amico come se avesse voluto prenderlo a pugni.

" Anche io sono felice di vederti, amico. Ad ogni modo ci stavate mettendo una vita, così sia io che Ash abbiamo deciso di venirvi a prendere. Eravamo preoccupati, dato che non avete risposto ai nostri messaggi e alle nostre chiamate" rispose Will, passandosi una mano fra le ciocche dei suoi capelli.

Il suo respiro stava tornando regolare e notai che continuava a lanciare delle veloci occhiate verso le scale così ne dedussi che, con ogni probabilità, Ash era ancora intenta a raggiungere il piano al quale ci trovavamo.
Sulle rampe il forte odore del disinfettante che veniva usato per lavare i pavimenti e mi ricordai che quello era il giorno in cui veniva effettuata la pulizia del palazzo.
Riflettei su ciò che aveva detto Will ed il telefono dalla tasca dei miei pantaloni, constando che vi erano diverse chiamate perse, oltre una dozzina di messaggi.

" Mi sono dimenticata di attivare la suoneria e ci abbiamo messo tanto perché siamo rimasti bloccati nell'ascensore" lo intarmai, prima di cercare le chiavi di casa mia all'interno dello zaino.

In quel momento Ash ci raggiunse ed io scoppiai in un a leggera risata vedendola, perché stava letteralmente gattonando sulle scale e il suo respiro era piuttosto affannato. Mi dava l'impressione di essere sul punto di svenire così mi ricordai che la mia amica detestasse l'attività fisica molto più di me. A dire la verità, trovavo quella sua caratteristica piuttosto strana, considerando quanto suo fratello fosse solito allenarsi per gli incontri di boxe e per le partite di basket alle quali prendeva parte. Evidentemente, Ash aveva ereditato quella sua qualità - se così la so poteva definire - da un ramo diverso della sua famiglia.

" Ash ti senti bene? " chiese Will con un sorriso divertito stampato sulle labbra.

Lei gli lanciò un occhiataccia e rimase qualche secondo seduta sull'ultimo gradino di marmo per riprendere fiato. La osservai legare i suoi lunghi capelli scuri in una crocchia scomposta sopra la testa, per poi poggiarsi una mano sul petto quasi sperasse che quel suo gesto l'avrebbe aiutata a regolarizzare i suoi battiti cardiaci che, di certo, erano impazziti.

" Ah, comunque l'ascensore si è bloccato perché è saltata la corrente in tutta la via a causa del temporale" aggiunse Will, rivolgendosi a me e ad Aiden.

Quest'ultimo lo stava ancora guardando in cagnesco, dandomi a pensare che lui fosse decisamente più deluso di che il nostro bacio non fosse andato a buon fine.
Mentre aprivo la porta di casa ripensai a quel momento e mi sentii arrossire, mi chiedevo cosa sarebbe successo se Will non fosse arrivato.
Sarei stata in grado di fermarmi prima che le nostre labbra si toccassero?
Oppure mi sarei lasciata trasportare dalla corrente degli eventi senza pensarci troppo?
Ad ogni modo io non potevo lasciare che una cosa del genere succedesse di nuovo, ero consapevole che, se mai avessi davvero baciato Aiden, i miei sentimenti per lui sarebbero scoppiati come una bomba ad orologeria.
Perché la verità era che il dolore mi aveva portata a scegliere di congelare il mio cuore e di lasciare che venisse avvolto da una folta foresta di rovi, proprio come il castello all'interno del quale giaceva la bella addormentata.
Il mio cuore era diventato Aurora e la mia gabbia toracica la fitta selva di rovi ed era rimasto congelato ed addormentato in un sonno come di morte per così tanto tempo, che sentirlo battere forte come aveva fatto poco prima, mi aveva spaventata da morire.
Avevo costruito un intera muraglia attorno al mio cuore per non permettere più a niente e a nessuno di farmi soffrire, perché sapevo che se mai fosse successo non sarei riuscita a sopravvivere. Sapevo che l'amore prendeva e che non restituiva, che lasciar crollare i muri e permettere così ad Aiden di entrare, avrebbe comportato che lui vedesse il marcio che si annidava dentro di me, scoprendo così quanto velenosa e fatale potessi essere.
Non ero pronta a lasciare che lui abbattesse i muri e che i miei sentimenti per lui crescessero fino a diventare incontenibili.
Potevo solo sperare che non mi stessi innamorando di lui e che lui non si stesse innamorando di me perché, in quel caso, io avrei sicuramente rovinato tutto lasciando feriti entrambi.

Perché devi sempre essere così pessimista?
Perché io distruggo tutto, sempre.

Sentii una leggera stretta al cuore a quel pensiero, faceva male ripensare a quanto dolore avessi provocato a coloro che erano stati abbastanza coraggiosi, o stupidi, da avvicinarmisi. Avevo perso il conto delle persone che avevo ferito negli anni e mi veniva voglia di prendermi a pugni da sola anche solo al pensiero, perché ero sempre stata troppo egoista per allontanare tutti.
La verità era che io sarei dovuta restare sola come un gatto randagio che guarda tutti da lontano e non si fa avvicinare da nessuno.

" Signorina Hayley, bentornata " la voce di Sebastian, il nostro maggiordomo, aveva interrotto il flusso di pensieri velenosi che mi stavano affollando la mente.

Si preoccupò subito di prendere la giacca che indossavo, ma io scossi la testa per lasciargli intendere che non sarei rimasta a lungo. Mio padre aveva assunto Sebastian solo per la pulizia dell'appartamento, dato che non avevamo bisogno di qualcuno che cucinasse per noi e che mio padre non avesse mai apprezzato la presenza costante di un maggiordomo o una cameriera all'interno della nostra abitazione.
Inspirai il profumo dolce e fruttato del deodorante per ambienti che riempiva l'aria dell'appartamento e mi sentii subito più rilassata.
Avevo adorato quel posto sin dal primo momento in cui ci avevo messo piede, le pareti del soggiorno erano state quasi del tutto sostituite da una serie di vetrate che si affacciavano su New York. Potevo vedere i grattacieli illuminati protendersi verso il cielo, come se avessero voluto toccarlo spinti da un desiderio che non sarebbe mai stato soddisfatto.
Sul lato destro della stanza, un grande divano rivestito di morbido tessuto bianco dava le spalle alle vetrate e davanti ad esso si trovava un tavolino di cristallo sul quale erano sparsi alcuni documenti di mio padre.
Mi soffermai qualche secondo ad osservare il pianoforte in fondo alla stanza, poco distante dal divano. Era fatto di legno placcato nero e lucido, rifletteva le figure e le luci dei grattacieli all'esterno, creando un effetto degno del migliore dei pittori. Non mi ricordavo neanche più l'ultima volta che lo avevo sentito suonare, di solito mia madre vi ci sedeva dinnanzi ed iniziava ad accarezzare i tasti come se fossero stati petali di fiori candidi e delicati. Un piccolo sorriso mi si formò sulle labbra, mentre ripensavo al modo in cui era solita perdersi nella musica e a come io ed Emma ci sedevamo ai piedi del pianoforte, guardandola suonare, incantante dalle note che produceva.
Tuttavia il sorriso mi morii sulle labbra quasi subito, quando in me si fece strada la consapevolezza che non avrei mai più sentito il suono di quel pianoforte e che non mi sarei mai più seduta ai suoi piedi assieme a mia sorella.

" Signorina Hayley, si sente bene?" ancora una volta, la voce di Sebastian mi distolse dai miei pensieri e mi riportò con i piedi per terra.

Mi limitai ad annuire e a dirigermi verso la mia camera per prendere il portafogli, il rumore dei miei passi mi accompagnò lungo il tragitto riempiendo il silenzio che permeava ogni angolo della casa. Capii subito che mio padre non si trovasse all'interno dell'appartamento, perché non avevo visto il suo mazzo di chiavi appoggiato sulla mensola di marmo accanto alla porta.
Una volta entrata in camera trovai il portafogli esattamente dove lo avevo lasciato: sul comodino di legno bianco accanto al letto. Dopo averlo preso uscii dall'appartamento evitando di guardare il pianoforte e lasciando che Sebastian chiudesse la porta dietro le mie spalle.

" Hai trovato il portafogli? " domandò Aiden, non appena io misi piede fuori di casa.

Era seduto accanto alla sorella sul gradino di marmo delle scale, mentre Will era appoggiato al muro con il viso illuminato dalla luce proveniente dal cellulare che teneva fra le mani.
Annuii e rimisi lo zaino sulle spalle, Ash e suo fratello si alzarono e si avviarono verso l'ascensore, ma io rimasi ferma dove mi trovavo. Vidi Will schiacciare il bottone che si illuminò di bianco, indicando che la cabina stesse raggiungendo il piano ed io iniziai a sudare freddo. Mentre quanti fossimo, calcolavo mentalmente le probabilità che c'erano che l'ascensore si fermasse di nuovo e quanto tempo saremmo riusciti a sopravvivere al suo interno con quel poco ammontare di ossigeno, il mio cuore prese a battere all'impazzata.

" Hayley, ti senti bene? " sentii chiedere alla voce allarmata di Ash.

Distolsi lo sguardo dalle porte dell'ascensore e lo puntai verso gli occhi azzurri e rassicuranti della mia amica.
Aveva lo sguardo preoccupato e teneva una mano avanti mentre si avvicinava lentamente a me, era come se io fossi stata un ghepardo e lei una ricercatrice che tentava in tutti i modi di evitare che io scappassi per nascondermi tra gli arbusti della savana, oppure che le saltassi addosso per sbranarla.

" Angelo, ricordi cosa abbiamo detto prima? Respira" aggiunse Aiden, mentre a sua volta muoveva qualche passo verso di me.

Iniziai a sentire una serie di brividi percorrermi lungo la schiena, ma erano del tutto diversi da quelli che avevo sentito quando la mano di Aiden aveva sfiorato la mia guancia, carichi di un'emozione nettamente più negativa: paura.
Cominciai a scuotere la testa e ad allontanarmi da loro muovendo dei passi all'indietro, senza riuscire a distogliere gli occhi dalle porte dell'ascensore con la consapevolezza che, presto, si sarebbero aperte. Non avevo alcuna intenzione di rimettere piede in quella cabina degli orrori e rischiare di rimaner bloccata al suo interno per la seconda volta.

" No, io non ci entro" asserii con voce mia tremante e me ne vergognai perché sembravo tanto una bambina che aveva paura di dormire da sola, spaventata dai mostri sotto al letto e dalle ombre inquietanti prodotte dai vestiti ammassati sulla sedia della propria camera.

" Va bene, allora vengo con te. Ash, Will, andate noi vi raggiungiamo" disse Aiden avvicinandosi a me e allargando le labbra in un sorriso, ero sicura che lo stesse facendo per cercare di tranquillizzarmi e per evitare che io avessi un altro attacco di panico.

Guardai i miei amici entrare nell'ascensore, vidi Ash lanciarmi un'ultima occhiata e sorridermi a sua volta. Quando le porte si richiusero, tirai un sospiro di sollievo e mi sentii improvvisamente più leggera.
Sperai che quella sera la mi paura si sarebbe dissipata, perché di certo l'idea di dover percorrere tutti i gradini che mi avrebbero condotta alla porta de mio appartamento era tutto fuorché allettante.

" Presa" disse Aiden, toccandomi la spalla e correndo verso le scale con un sorriso divertito stampato sulle labbra.

Risi leggermente guardandolo perché sembrava un bambino, attanagliato dalla voglia di giocare ogni volta che se ne presentava l'occasione. Restai qualche istante a guardarlo, per poi inseguirlo giù per le scale, seguendo il suono della sua risata che si propagava per tutto il palazzo.

" Sei lenta, Angelo " lo sentii gridare dal piano inferiore, per poi ridere nuovamente.

Cercai di accelerare il passo in modo da raggiungerlo e quando non lo udii più scendere le scale, mi fermai sul piano in cui mi trovavo, cercando di capire dove si trovasse.
Ero circondata dal silenzio più totale e, nonostante ciò, cercavo di tendere l'orecchio più che potevo in modo da riuscire a captare anche il suono più lieve.
Improvvisamente, una mano mi afferrò il polso e mi trascinò dietro al muro che si trovava accanto all'ascensore, i miei occhi incontrarono quelli familiari di Aiden.
Mi trovavo con la schiena poggiata al muro freddo, le sue braccia erano poste ai lati del mio viso e io riuscivo a sentire il battito del mio cuore accelerare con il passare dei secondi. Mi risultò difficile comprendere se l'elevata attività del mio cuore fosse causata dalla corsa che avevo effettuato per le scale o dalla vicinanza di Aiden. Ad ogni modo, io mi ostinai ad attribuire la colpa alla prima causa.
Mi sembrava di essere tornata nell'ascensore, era come se il mondo si fosse fermato e io sentivo nuovamente quella strana forza attrattiva spingermi verso Aiden.

Stai entrando in un territorio pericoloso, lo sai?
Merda.

Non potevo lasciare che mi baciasse, non potevo permettere che io finissi per distruggere entrambi. Era troppo irresponsabile e troppo egoistico da parte mia lasciare che dei futili sentimenti causassero un'altra catastrofe. Io ed Aiden ci conoscevamo da un mese, perciò ero certa di poter tenere a bada il mio cuore e di riuscire ad ignorare quella forza attrattiva che provavo nei suoi confronti. Ero certa che non mi sarebbe risultato così difficile adempiere al compito che mi ero autoimposta.

" Preso" dissi, prima di sguisciare sotto le braccia di Aiden e correre giù per le scale con il cuore in gola.

Quando raggiunsi il piano terra, vidi Ash e Will scherzare davanti alla porta di vetro che permetteva l'accesso al palazzo.
Uscii e mi accorsi che aveva cessato di piovere, l'odore dell'asfalto bagnato mi riempii le narici e mi aiutò a sciogliere i nervi tesi.
Chiusi gli occhi e mi soffermai qualche secondo ad ascoltare il rumore delle macchine che sfrecciavano sull'asfalto, quello della gocce che cadevano dai tendoni dei negozi per tuffarsi in piccole pozzanghere e quello delle persone che palavano.
Aspettai che i battiti del mio cuore si stabilizzassero e che i miei respiri si facessero regolari, prima di decidermi finalmente ad aprire gli occhi ed osservare le nuvole scure che avevano coperto il cielo fino a quando non cominciarono a sembrarmi solo una macchia di colore e niente di più.

Eravamo nella sala del cinema ed il film era iniziato da poco, quando eravamo entrati era già cominciato da qualche minuto, tuttavia, essendo una commedia romantica, non avevamo dovuto sforzarci troppo per riuscire a seguire il filo della trama.
Il problema era che io mi stavo annoiando da morire, dato che avevo troppi pensieri per la testa ad impedirmi di concentrare la mia attenzione sul film e che, inoltre, non trovavo quella commedia particolarmente interessante.
Così decisi di iniziare a stuzzicare Aiden, tirandogli dei pop corn sul viso, all'inizio lui mi ignorò completamente e continuò imperterrito ad osservare lo schermo che gli illuminava leggermente il viso creando un gioco di ombre che sembravano rincorrersi sulle sue guance. Quando però si accorse che io non ero minimamente intenzionata a lasciarlo in pace, mise un'intera mano nel cartone che conteneva i pop corn e me li lancio sul viso tutti in una volta. Molti rimasero incastrati tra le ciocche dei miei capelli, ma non ci diedi particolare peso, troppo impegnata a continuare la guerra a cui avevo dato inizio.

" La volete smettere voi due" ci intimò una donna seduta sulla poltrona rossa dietro le nostre spalle, tuttavia né io né Aiden eravamo disposti ad alzare bandiera bianca.

Avevamo ormai da tempo cominciato a ridere e nonostante entrambi ci stessimo sforzando di fare meno chiasso possibile, nessuno dei due stava riuscendo nell'ardua impresa.
Ero in grado di sentire le lievi risate di Ash e Will accanto a noi e mi domandai quanto dovesse essere divertente osservarci, mentre giocavamo come due ragazzini infantili.
Di lì a poco, decisi di mettere fine alla guerra, così afferrai il cartone dei pop corn prima che Aiden potesse raggiungerlo nuovamente e lo rovesciai interamente sulla sua testa. Non riuscii a fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata nel vedere Aiden con poggiato sulla testa il cartone dei pop corn come se fosse stato uno strano cappello che, per altro, era decisamente troppo grande per la sua testa, abbastanza da ricoprirgliela interamente.
Diverse persone mi intimarono di placare la mia risata in modo da permettere loro di guardare il film in tutta tranquillità, tuttavia io non fui in grado di mettermi a tacere, ma solo di attutire il suono delle mie risa comprendimi la bocca con i palmi delle mani.

" Spero che tu sia veloce a correre " disse Aiden a denti stretti, mentre si rimuoveva il cartone dalla testa che era rimasta inevitabilmente coperta di pop corn.

Non me lo feci ripetere due volte, approfittai del fatto che i nostri sedili fossero vicini alle scale per uscire dalla sala ed oltrepassai la porta che conduceva verso l'uscita, inseguita a ruota da Aiden.
Una volta aperta la pesante porta blindata della sala, mi ritrovai sulla moquette rossa che rivestiva interamente il suolo del cinema e ne fui grata perché attutiva il rumore dei miei passi, facilitandomi la fuga. Notai che in alcuni punti erano disseminati biglietti del cinema abbandonati da qualche maleducato e che un ragazzo addetto alle pulizie li stava raccogliendo uno ad uno, per poi buttarli in un grande sacco della spazzatura nero.
Mi guardai in torno in cerca di un possibile nascondiglio, ma tutto ciò che riuscivo a vedere erano lunghi corridoi e porte blindate che permettevano l'accesso alle altre sale. Le mie narici si riempivano del profumo di pop corn al burro ogni qual volta inspiravo e alle orecchie mi giungeva il suono attutito dei dialoghi dei vari film che stavano riproducendo nelle sale.
Non avevo idea di che cosa avrebbe fatto Aiden una volta scoperto dove mi trovavo, però sapevo che non sarebbe stato nulla di piacevole e in mancanza di un luogo più favorevole, decisi di  nascondermi dietro ad pilastro sul quale era appeso uno specchio dalla dubbia utilità.
Aspettai che Aiden passasse per cercare un mondo per seminarlo, il problema era che, nonostante avessi udito la porta della sala aprirsi e chiudersi, la moquette rosse che fino a poco prima avevo tanto apprezzato non mi aveva permesso di riuscire a sentire in che direzione si fosse recato.
Fui costretta ad affacciarmi leggermente al bordo del muro, in modo da poter così controllare che vi fosse via libera, ma non appena lo feci me ne pentii subito.
Will, Aiden ed Ash erano fuori dalla sala che si guardavano intorno e il primo di questi era riuscito a vedermi. Mi fu subito chiaro che giocare a nascondino non fosse decisamente il mio forte e che, presto, avrei dovuto subire la mia punizione.
Will mi raggiunse in pochi secondi, mi afferrò le braccia e tentò di tenermi ferma, mentre Aiden si avvicinava a me con in mano una bottiglietta d'acqua. Tra i suoi capelli c'era ancora qualche pop corn incastrato e nel vederlo non riuscii a trattenere una risata, nonostante fossi perfettamente consapevole che quel mio genero non avrebbe fatto altro che aggravare la mia posizione.

" Angelo, sei morta" disse Aiden, prima di rovesciarmi l'intero contenuto della bottiglietta sulla testa, senza risparmiare neanche le gocce rimaste sul fondo.

Sentii il liquido bagnarmi i capelli e il viso, inoltre un brivido mi percorse la schiena quando l'acqua fredda riuscii a farsi strada tra i  vestiti e a raggiungere la mia schiena. Fui in grado di sentire la pelle d'oca formarsi su ogni più piccolo centimetro del mio corpo e mi strinsi nelle braccia per il freddo non appena Will mollò la presa su di me. Nonostante fossi certa di essermi meritata un tale trattamento, mi ritrovai comunque ad imprecare più volte per via del freddo che sentivo strusciarmi addosso e a causa del pensiero di dover mettere piede fuori dal cinema, costretta a lasciare che il vento mi investisse.
Il ragazzo che avevo visto raccogliere il biglietto da terra fino a poco prima, osservò sia me che i miei amici in cagnesco, probabilmente perché Aiden oltre che infradiciare me, aveva fatto lo stesso anche con la moquette.

" Cazzo, mi sono bagnato pure io ma ne è valsa la pena" affermò Will tra le risate, il suo viso era illuminato dal sorriso splendente che lo caratterizzava e potevo vedere Ash osservarlo attentamente.

Non appena quest'ultima si accorse che la stavo guardando, distolse lo sguardo immediatamente e le sue gote si colorarono di rosso, tanto che iniziò ad assomigliare ad un peperone.
Non le diedi molto peso, troppo concentrata su Aiden che aveva un sorriso soddisfatto stampato sul viso, fui attanagliata da un'incredibile voglia di prenderlo a schiaffi, ma decisi di optare per un'opzione più pacifica.

" Aiden ti ho mai detto che ti voglio bene?" chiesi avvicinandomi lentamente a lui, come facevano le tigri quando puntavano una preda.

Mossi un passo verso di lui e prima che se ne potesse minimamente accorgere, avevo avvolto le braccia attorno a lui per abbracciarlo, in modo da poter così bagnare la sua maglietta.
Riuscii a sentire il calore della sua pelle attraverso i vestiti e improvvisamente non il freddo parve abbandonarmi, mentre i battiti del mio cuore cominciarono a velocizzarsi e ad essere accompagnati da una fitta stretta allo stomaco nel momento in cui il suo profumo mi invase le narici.

" Angelo se per fare in modo che mi saltassi addosso bastava rovesciarti una bottiglietta d'acqua in testa, lo avrei fatto molto prima" disse Aiden e nonostante la mia testa poggiasse sul suo petto impedendomi di guardarlo in viso, ero certa che un altro sorriso beffardo gli avesse allargato le labbra.

Mi allontanai da lui, roteai gli occhi e mi voltai verso Will che aveva ormai distolto completamente l'attenzione da noi, era intento ad aprire un pacchetto di skittles che sapevo avesse riposto nella tasca della sua felpa.
Gli saltai subito sulla schiena sorprendendolo e sfilandogli il pacchetto di plastica rossa dalle mani, ignorando le sue continue proteste e rovesciando una manciata di caramelle colorate sul palmo, prima di ingurgitarle tutte in una volta. Una miriade di sapori differenti mi invase la bocca facendomi storcere in naso, era la prima volta che lo facevo dopo anni e, esattamente come le precedenti, ero finita col chiedermi come facesse Emma ad apprezzare il gusto che procuravano tutte quelle caramelle se ingerite insieme.
Io non riuscivo a sopportare quel sapore, soprattutto perché odiavo le skittles rosse, convinta che avessero lo stesso sapore di uno sciroppo per la tosse al gusto di fragola che mi era stato amministrato da bambina, provocandomi un odio permanente nei confronti di tutte le medicine.
A quel pensiero mi venne la nausea e porsi subito il sacchetto a Will che era intento a guardarmi con un espressione a metà tra il divertito e il preoccupato, come se tenesse che da un momento all'altro avrei rimesso l'intero contenuto del mi ostinavo a causa della nausea.

" Killer ti senti bene? Sei diventata verde" mi domandò, poggiandomi una mano sulla spalla.

Annuii divertita e deglutii tutte le caramelle che avevo ingurgitato con una smorfia disgustata che fece ridere i miei amici, tuttavia li ignorai, troppo impegnata a rubare la bibita dalle mani di Ash e a berne un lungo sorso.
Mi sentii in paradiso nell'esatto momento in cui la coca cola fredda mi invase le papille gustative, sostituendo il sapore disgustoso che aveva albergato Nella mai bocca fino al quell'istante. Tirai un sospiro di sollievo nel constatare che la nausea si era completamente dissipata, così restituii la bibita alla mia amica.
In quel momento il mio telefono iniziò a squillare e il mio cuore perse in un battito quando riconobbi la suoneria, involontariamente un sorriso si era già formato sulle mie labbra e non dovetti esitare nemmeno un secondo per rispondere.

" Sai arrivati a questo punto, iniziavo davvero a credere che saresti riuscito a resistere fino al giorno del mio compleanno" dissi, passandomi una mano tra i capelli bagnati e facendo una smorfia quando le mie dita incontrarono una serie di nodi.

Una leggera risata giunse dall'altro capo del telefono e un secondo sorriso si fece strada sul mio viso, mi era mancato il suono di quella risata, tanto che mi si scaldò il cuore nel sentirla.

" Non ce la facevo più, avevo bisogno di sentire la tua voce. Stavo impazzendo " sentii dire a Scott e non riuscii a fare a meno di immaginarmelo seduto sul tetto di casa sua a parlare con me al telefono, mentre osservava le stelle.

Io e lui lo facevamo spesso quando ero in California, giocavamo a carte sul tetto mentre ci raccontavamo le nostre giornate e ridavamo delle cose più stupide. Andavamo avanti per ore e finivamo sempre per andare a dormire ad orari improponibili così, quando ci svegliavamo alla mattina,  sembravamo degli zombie ed entrambi finivamo inevitabilmente per addormentarci in classe.
Sentivo la mancanza di quelle serate, più di quanto ero disposta ad ammettere e ad essere totalmente sincera con me stessa ero davvero grata che il mio migliore amico mi avesse finalmente chiamata.

" Questo significa che hai perso la scommessa, mi devi- " tentai di dire, prima che fossi interrotta.

" Ti devo una pizza, lo so " terminò Scott al posto mio, prima di lo sbuffare rumorosamente.

Lo conoscevo abbastanza da essere certa che in quel momento fosse intento a scuotere la testa lentamente, dato era solito farlo tutte le volte che lo facevo disperare.
Mi chiedevo quanti gradi ci fossero a Los Angeles e se a scuola qualcuno si fosse rattristato per la mia mancanza, dopotutto me ne ero andata via da quella città senza dire nulla a nessuno, se non a lui. Non ero mai stata un'amante degli adii e inoltre l'unica persona con cui avevo legato abbastanza da dover salutare, era la stessa che si trova dall'altro capo del telefono. Gli altri amici che avevo a Los Angeles non valevano nemmeno un quarto di Scott e mi avevano sempre vista solo come una persona con la quale ci si poteva divertire facilmente, niente di più e niente di meno.

" E una dr. Pepper, non dimenticarti della dr. Pepper " continuai, distogliendo lo sguardo dal distributore automatico di giocattoli per bambini che avevo osservato fino a quel momento e lo spostandolo sui miei amici che avevano degli sguardi incuriositi fissi su di me.

Probabilmente si stavano chiedendo con chi stessi parlando al telefono, ma io mi limitai ad alzare le spalle e a mostrare loro cinque dita per indicargli che sarei tornata da loro entro cinque minuti, prima di dirigermi verso uno dei divanetti rossi del cinema e prendervi posto.
Non mi realizzai quanto stanca fossi, fino a quando il mio sedere non si poggiò sul morbido mobile che era incredibilmente comodo, considerando il luogo in cui si trovasse.

" Sei incredibile, non ci sentiamo da quasi due mesi e la prima cosa di cui mi parli è il cibo" risi nel sentire le parole di Scott e mi portai una ciocca di capelli bagnati dietro l'orecchio, mentre un brivido freddo mi percorreva la pelle.

Avrei sicuramente imprecato nell'esatto momento in cui avrei messo piede fuori dalle porte di vetro del cinema, lo sapevo già e lanciai un'occhiataccia ad Aiden che, tuttavia, non mi vide perché era troppo impegnato a parlare con sua sorella e il suo migliore amico.
Mi soffermai qualche secondo a guardare il suo sorriso e il modo in cui i capelli scuri volutamente spettinati sembrassero soffici, sapevo che non era solo un'impressione perché la notte in cui li avevo accarezzati dolcemente ero rimasta stupita nel constatare quanto fossero effettivamente morbidi.
Non appena lui mi rivolse un'occhiata, io distolsi lo sguardo e riportai la mia attenzione su Scott, maledicendomi mentalmente per essermi persa a guardarlo.

" Mi conosci ormai, il cibo viene prima di tutto. Ad ogni modo, hai combinato qualche casino a scuola di cui sei fiero di prenderti il merito? " chiesi incuriosita, mentre iniziavo ad osservare la moquette rossa che rivestiva il pavimento.

Notai che vi era una macchia scura poco distante da me e ne dedussi che, probabilmente, si era formata perché qualcuno vi ci aveva rovesciato sopra una bibita tempo prima. L'aria era appestata dall'odore forte e persistente dei popcorn al burro, oltre che delle caramelle che scaturiva dal dispenser posto accanto al frigorifero che conteneva bibite di vario genere. Due dipendenti del cinema erano intenti a chiacchierare tra di loro e di tanto in tanto alle mie orecchie giungevano le loro risate.

" Nulla di speciale a dire la verità, mi manca la mia compagna di crimini" rispose Scott,  sospirando nuovamente e incutendomi a chiedermi se ci fosse un motivo dietro quella chiamata.

Sapevo che Scott non era solito esternare i propri sentimenti, ma sapevo anche che in realtà era molto sensibile e che Emma mancava molto anche a lui. Tutti sentivano la mancanza di mia sorella e io, come sempre, pretendevo di essere l'unica a soffrire quando, in realtà, sapevo benissimo quante fossero le persone che tenevano a lei.
Ero sempre stata estremamente egoista, fin da bambina, quello era uno dei miei più grandi difetti e nonostante spesso mi sforzassi di ignorare quell'amara consapevolezza, prima o poi, questa tornava a farsi sentire a gran voce.

" Come stai Scott? " chiesi, prendendo a giocherellare con il piercing che avevo al naso.

Passò diverso tempo prima che io ricevessi una risposta, così tanto che allontanai il telefono dal mio orecchio per assicurarmi che non fosse caduta la linea. Quando udii Scott tirare sul col naso, mi sentii sprofondare perché realizzai che stava piangendo in silenzio.

" Mi manchi Hayley, perché non torni? " disse il mio migliore amico, la voce leggermente rotta dall'emozione.

Iniziai a mordere nervosamente il labbro sentendo le sue parole e continuai a farlo fino a quando non sentii il sapore metallico del sangue in bocca.
Sapevo che era stato egoista da parte mia lasciare Scott solo a Los Angeles, lo avevo avvertito che me ne sarei andata solo il giorno prima e ricordo che lui aveva voluto a tutti costi fumare tutta l'erba che aveva comprato con il suo bong e finire un'intera bottiglia di vodka quella stessa sera.
Avevamo passato il tempo a ricordare i bei momenti passati insieme ridendo convulsamente come degli idioti, facendo così tanto chiasso che più di una volta Rachel, la madre di Scott, ci aveva ripresi. E quando io avevo finalmente smaltito la sbornia, ci eravamo salutati con un forte abbraccio e una stupida scommessa sussurrata nell'orecchio.
Non mi ero voltata nemmeno una volta a guardarlo, prima di mettere piede in macchina. Ero troppo impaurita che se l'avessi fatto, avrei cambiato idea e non sarei più riuscita a lasciare Los Angeles. Scott era come un fratello per me, era parte integrante della mia famiglia e abbandonarlo era stata una delle cose più difficili che avessi mai dovuto fare in vita mia. Non riuscivo ancora a perdonarmi per questo.

" Scott, se tornassi in California penso seriamente che ne potrei morire " ammisi e una volta pronunciate quelle parole sentii un leggero amaro in bocca.

Sentii Scott sospirare e potevo immaginarmelo mentre annuiva e guardava le stelle alla disperata ricerca di un ufo che probabilmente non avrebbe mai avvistato. Lo faceva spesso, diceva che era terribilmente egoista da parte nostra credere che noi fossimo gli unici esseri viventi esistenti, considerando quanto fosse grande l'universo.
La prima volta che me lo aveva detto era stata al mio primo giorno di elementari in California e ricordo di aver pensato che fosse un bambino in gamba, perché faceva pensieri profondi e non prendeva mai in giro mia sorella perché era solita piangere ogni volta che non riusciva ad acchiappare le farfalle che volavano in giardino.
Mi tornò in mente il giorno in cui Scott ne catturò una per lei e gliela mise delicatamente tra le mani, Emma pianse anche quella volta, ma dalla gioia e potevo ricordare perfettamente l'espressione stupita di Scott nel vederla. Eravamo un fantastico trio, prima che ogni cosa si sgretolasse, o meglio, prima che io distruggessi tutto con le mie mani.

" Hai ragione, ho fatto una domanda stupita. Ad ogni modo adesso che ho perso la scommessa dovrai iniziare a chiamarmi spesso per raccontarmi tutto quello che fai nella grande mela, intesi? " mi avvisò Scott, pronunciando la prima frase con tono piuttosto malinconico e rivolgendomi il suo quesito con l'allegria che lo caratterizzava.

Avevo sempre ammirato la solarità di Scott, talvolta l'avevo anche invidiata, ritrovandomi a desiderare di riuscire a rallegrarmi anche quando ero più triste, oltre che riuscire a sfogarmi attraverso un pianto ogni volta che lo ritenevo necessario. Era una qualità che avrei voluto possedere ad ogni costo, invece di inghiottire il dolore come un boccone amaro ed ignorare la sua esistenza fino a quando veniva a bussare prepotentemente alla mia porta.
Ero felice che mi avesse chiamata e lo ero ancora di più nello scoprire che gli mancavo al punto da perdere la scommessa.

" Contaci, ora però devo andare. Ti voglio bene Scott  " risposi, sospirando con amarezza all'idea di doverlo lasciare così presto.

Mi alzai dal divanetto e mi a diressi verso Aiden che era l'unico rimasto all'interno del cinema, potevo vedere Ash e Will fuori dalla porta mentre chiacchieravano e ridevano. Ne dedussi che Aiden fosse
rimasto ad aspettarmi e sorrisi nel vederlo appoggiato allo stipite di cemento con le braccia incrociate e la maglietta ancora bagnata.
Abbassai lo sguardo ed osservai attentamente dove mettevo i pedi, prestando attenzione ad ogni più piccolo dettaglio delle mie scarpe, come il punto in cui la gomma era così consumata da essersi rotta a metà. Ero sempre stata solita consumare le calzature fino allo stremo, tanto che Scott mi ripeteva spesso che le mie scarpe sembrassero sempre reduci di guerra.

" Anche io " disse Scott, per poi mettere fine alla telefonata.

Sentii subito la mancanza della sua voce, in quel momento avevo un disperato bisogno di un abbraccio per colmare il vuoto che sentivo dentro e senza esitare mi fiondai tra le braccia di Aiden.
Di primo acchito, lui rimase stupito del mio gesto, infatti non ricambiò subito, ma dopo pochi secondi le sue braccia si avvolsero attorno al mio corpo, facendo così sparire la sensazione di freddo e di vuoto che sentivo e scaldando il mio cuore come neve al sole.
Mi faceva paura quanta sicurezza potessi sentire quando ero stretta a lui, ma in quel momento decisi di spegnere la mente di lasciarmi coccolare da quell'abbraccio e dai battiti regolari del cuore di Aiden.

Commento autrice:

Questo capitolo è stato un parto, seriamente, quindi ovviamente vi chiedo scusa per quanto faccia schifo e ( come sempre ) per il ritardo. Il prossimo dovrebbe uscire prima del 4 Febbraio, quindi tenetevi pronti.
Come sempre io vi ringrazio per i commenti e per la vostra infinita pazienza e vi chiedo:
Come vi è sembrato il capitolo?

Vi voglio bene, a presto❤️

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