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Capitolo 12: Dark Angel

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Capitolo 12

Hayley
Aprii gli occhi a causa del suono della sveglia, cercai il telefono sotto il cuscino borbottando e la spensi. I raggi del sole filtravano attraverso la finestra illuminando la stanza, permettendomi di notare che Ash e Will non si trovassero più a letto.
Ero schiacciata contro il corpo di Aiden e riuscivo a sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi ad ogni respiro. Stava ancora dormendo e il suo viso era completamente rilassato.
Non mi ricordavo di averlo mai visto così tranquillo, solitamente aveva sempre qualche emozione dipinta sul viso, che si trattasse di rabbia piuttosto che di felicità o stupore.

Dovrebbe essere illegale essere così belli.
La solita esagerata.
Dai, ammettilo che lo pensi anche tu. Fidati, io lo so, sono la tua coscienza.

" Aiden, ti devi svegliare" dissi, scuotendogli la spalla.

Non si mosse di un millimetro e non azzardò minimamente a svegliarsi, dandomi a pensare che non mi avesse neppure sentita, nonostante fossi a pochi centimetri dal suo viso. Roteai gli occhi con fare scocciato e sospirai, prima di scuotere nuovamente la spalla di Aiden.

" Andiamo Aiden, svegliati " provai ad alzare il tono di voce, ma lui continuò a dormire come un sasso.

" Non lo vedevo dormire così pesantemente da anni ormai, ad ogni modo buongiorno Hayley" sentii dire alle mie spalle alla voce familiare di Ash.

Tentai di voltarmi a guardarla, ma non riuscii a voltarmi a causa della presa d'acciaio di suo fratello. Udii la ragazza ridere leggermente e ciò mi portò a sbuffare una seconda volta, presa dalla frustrazione.

" Dov'è Will? " chiesi, cercando inutilmente di voltarmi verso la mia amica.
Quella situazione iniziava a darmi sui nervi.

Io sto benissimo qui.
Tu devi stare zitta.
Uffa, come sei noiosa.

" È sul balcone, sta fumando una sigaretta " rispose Ash, inducendomi a lanciare una veloce occhiata verso la portafinestra.

Riuscii a vedere Will mentre lasciava che il fumo della sua sigaretta gli uscisse dalle labbra. Il sole gli illuminava i capelli facendoli apparire più chiari di quanto fossero, ricordandomi quelli color grano di mia sorella e la colorazione che questi assumevano sotto i raggi solari.
In quel momento le braccia di Aiden si strinsero ancora di più attorno al mio corpo e mi ritrovai con il naso a pochi millimetri dal suo collo. Le narici mi si riempirono del suo profumo di salsedine e menta ed io mi sentii abbastanza imbarazzata da arrossire violentemente per via di quella vicinanza.

"Mi sa tanto che ti ha presa per un pupazzo" mi schernii Ash e se non fossi stata incastrata tra le braccia di suo fratello, probabilmente, le avrei lanciato un'occhiataccia.

Roteai gli occhi, la mia pazienza aveva quasi raggiunto il limite. Posizionai le mani sul petto di Aiden e cercai di allontanarlo da me, ma riuscii solo a spostarlo di pochi centimetri.
In tutta risposta ricevetti un bisbiglio privo di senso compiuto ed io mi chiesi come fossi possibile che lui possedesse un suono tanto pesante.
Presa dalla frustrazione, decisi di usare tutta la forza che avevo in corpo per spingere Aiden giù dal letto. Ash scoppiò a ridere fragorosamente nel vedere il mio gesto ed in quel momento Will ritornò nella stanza, non appena vide il suo migliore amico sul pavimento con un'espressione confusa sul viso, si unì alla risata di Ash.

" Buongiorno principessa" dissi, mentre guardavo Aiden massaggiarsi la spalla e sorridendogli dolcemente.

Aveva i capelli che andavano in ogni direzione e la maglietta grigia con cui aveva dormito era piuttosto stropicciata. L'espressione confusa e assonnata che aveva dipinta sul viso lo rendeva incredibilmente buffo ai miei occhi e dovetti sforzarmi per non ridere di gusto.

" Angelo sei davvero crudele, lo sai? " disse, passandosi una mano tra i capelli con l'intento di riordinarli, ma ottenendo l'effetto opposto, scombinandoli ulteriormente.

Quel suo gesto mi permise di notare che le nocche della sua mano erano costellate di ferite e che queste erano circondate da lividì violacei.
Da quando lo conoscevo, Aiden era sempre stato ricoperto di ferite e lividi, nonostante sapessi che glieli avevano fatti altre persone, continuavo a pensare che il suo più grande nemico fosse lui. Stava portando avanti una guerra con sé stesso e anche se non sapevo cosa le avesse dato vita, ero convinta che lui stesse perdendo miseramente.

" Aiden, cristo santo. Cosa cavolo hai fatto alla mano? " esclamò Ash, avvicinandosi a suo fratello.

Aveva un'espressione arrabbiata dipinta in viso, eppure, ai miei occhi risultava parecchio buffa perché il trucco del giorno prima le si era sbavato attorno agli occhi facendola assomigliare ad un panda. La osservai posarsi una mano su un fianco e fissare il suo sguardo in quello di Aiden con l'aria di chi attendeva una risposta plausibile al suo quesito nel minor tempo possibile.

" Diciamo che la prima parte della nottata, non ho dormito molto bene" rispose Aiden, scrollando le spalle come a voler liquidare l'argomento.

Gli occhi di Ash si fecero leggermente lucidi, ma tornò subito seria e non aggiunse parola. Improvvisamente mi fu chiaro che lei sapesse già cosa turbasse Aiden e che propio per quella ragione non ritenesse necessario proseguire oltre la conversazione che avevano intrapreso.

" Will, stasera puoi sostituirmi per favore? Altrimenti rischio di rompermi la mano " domandò Aiden, rivolgendosi al suo migliore amico e suscitando la mia curiosità.

Will si trovava accanto alla portafinestra, le braccia incrociate sul petto e gli occhi color cioccolato rivolti verso Aiden. Sbuffò e scosse leggermente la testa, per poi sorridere lievemente come a voler dimostrare che stesse aspettando quella domanda.

" Per me non c'è problema, però ad Adam lo spieghi tu. Scommetto che si incazzerà come un bufalo" rispose, assumendo un tono ilare.

Mi sentii confusa perché non comprendevo quale fosse il soggetto della loro conversazione e il nome Adam non mi riportava alla memoria nessuno degli amici di Aiden e Will, nemmeno quelli all'interno della squadra di basket in cui giocavano. Osservai Aiden roteare gli occhi, chiaramente infastidito.

" Adam ha poco di cui incazzarsi, tutte le volte che combatto si riempie le tasche di soldi. Se non fosse per me e per te vivrebbe ancora con sua madre" disse, suscitando una risata da parte del suo migliore amico.

Ma si può sapere chi è Adam?
Guarda che sono la tua coscienza, non Gesù Cristo. Io so le stesse cose che stai tu, se non lo sai tu chi è Adam, come posso saperlo io?
Ah giusto, hai ragione. Errore mio.
Tanto per cambiare.

" Si può sapere chi cavolo è Adam e di cosa diamine state parlando?" sbottai io, allargando le braccia in modo da attirare l'attenzione.

Detestavo non capire il senso delle conversazioni, soprattutto perché ero sempre stata animata da un'innata curiosità che, se alle volte si rivelava utile, altre mi incastrava in situazioni scomode e mi faceva cacciare nei guai. Era una caratteristica che avevo ereditato da mia madre e ogni volta che tale curiosità si faceva viva in presenza di mio padre, quest'ultimo non faceva altro che ripetermi quanto gli ricordassi la sua amata Rose.

" Si da il caso che Aiden e Will adorino partecipare agli incontri di boxe clandestini, perché gli fa guadagnare soldi facili e che questi vengano organizzati da Adam. Il giorno in cui finiranno all'ospedale rinfaccerò ad entrambi di non essersi trovati un lavoro normale e poi li prenderò a sberle " spiegò Ash, lasciando che il suo tono di voce mi facesse intendere quanto l'abitudine di suo fratello e il suo migliore amico non fosse vista di buon occhio da parte sua.

Si era seduta sul letto a gambe incrociate, notai che i suoi capelli erano scompigliati e annodati.
Dovette realizzarlo anche lei perché di lì a breve prese a tentare di districarli passandovici le dita in mezzo, storcendo il naso quando raggiungeva dei nodi troppo difficili da sciogliere.

" Mi puoi spiegare a cosa diamine ti servono i soldi delle scommesse, quando tuo padre possiede una grande azienda? " chiesi, allargando le braccia come a voler dare enfasi alle mie parole e rivolgendo un'occhiata incuriosita al destinatario del mio quesito.

Lo sguardo di Aiden si incupì all'improvviso e realizzai di aver toccato un tasto dolente. Rivolsi per un istante il mio sguardo verso Ash e notai che si fosse rattristata, mentre suo fratello pareva arrabbiato e alquanto scocciato dalla mia domanda, lei pareva semplicemente malinconica. Fu proprio per questa ragione che compresi che, ancora una volta, la mia curiosità fosse stata di troppo e che io avessi avanzato una domanda che era evidente avrei dovuto evitare di porre.

" Mio padre mi paga solo la retta scolastica, io mi devo occupare di pagarmi i vestiti, i libri e tutto il resto. È già tanto se mi lascia vivere sotto il suo stesso tetto " disse, abbassando lo sguardo per fissarlo sulla moquette grigia che rivestiva interamente il pavimento della mia camera d'albergo.

Il suo tono di voce si abbassò  leggermente e il suo volto si fece cupo, quasi a volermi indurre a comprendere quanto quella situazione fosse scomoda per lui. Non pensavo che tra Aiden e Max non scorresse buon sangue e che addirittura quest'ultimo avesse costretto il proprio figlio a lavorare per mantenersi, non avevo idea del perché di tanto astio tra i due ma mi decisi a mordermi la lingua e ad evitare che la mia curiosità alimentasse la collera di Aiden.

" Aiden io - " dissi, ma non riuscii a completare la frase, perché lui mi interruppe " è tardi Angelo, vatti a cambiare. Ash tu vai a metterti a posto la faccia che sembri uno zombie, Will dammi una sigaretta per favore" disse, alzandosi dal pavimento e dirigendosi verso il suo migliore amico.

Nonostante odiassi essere comandata, sfruttai tutta la buona volontà che avevo in corpo per non ribattere perché avevo l'impressione che non avrei fatto altro che alimentare il fuoco che stava bruciando dentro Aiden in quel momento. Non che avessi paura di lui, ma dopo quello che mi aveva detto alla festa avevo capito che sfidare la sua pazienza non era una delle cose più furbe da fare. Così, presi un paio di jeans ed un maglione nero e mi diressi verso il bagno seguita da Ash.

Aiden

Non appena Hayley e mia sorella scomparvero oltre la porta del bagno, io e Will andammo sul balcone. Entrambi iniziammo a fumare una sigaretta, mentre osservavamo il traffico di New York sotto di noi appoggiati al bordo del balcone. Io mi sforzai di ignorare il senso di nausea che mi dava guardare troppo a lungo l'asfalto sottostante e di lì a breve decisi di rivolgere il mio sguardo verso il cielo in modo da non perdere i sensi per via della paura.
Ero felice che Hayley avesse ascoltato i miei consigli e che non si fosse decisa approfondire o a portare avanti la conversazione che aveva come soggetto il mio rapporto con mio padre, soprattutto perché non era un argomento di cui amavo discutere e perché non avevo la minima voglia di arrabbiarmi di prima mattina.

" L'hai sognata di nuovo? " mi chiese Will, spingendomi a lanciargli una veloce occhiata, prima di tornare a guardare il cielo azzurro e terso.

Mi presi qualche istante per fare un paio di lunghi tiri dalla sigaretta aromatizzata alla ciliegia che ero intento a fumare, prima di rispondere al mio migliore amico. I sogni, o meglio, gli incubi che tormentavano le mie nottate erano sempre stati al quanto fastidiosi e con il senno di poi avevo quasi imparato farvici l'abitudine, eppure, ogni volta, mi destabilizzavano incredibilmente. Il problema era che dormire risultava difficile quando la mente era tormentata dagli incubi, soprattutto se al risveglio vivevi con la consapevolezza che fossero ricordi e che, in quanto tali, non fossero semplice finzione ma testimonianza di una realtà che ti ostinavi ad ignorare.

" Te l'ho detto che non riesco a liberarmi di lei" replicai, facendo cadere la cenere giù dal balcone e osservandola volteggiare giù, prima che scomparisse nel vuoto ed io mi sentissi attanagliare dal senso di vertigine.

Era difficile vivere sforzandosi di cancellare dalla memoria i ricordi di qualcuno che non voleva essere dimenticato. Il fatto che, inoltre, quel qualcuno fosse scappato senza lasciare spiegazioni e senza dire nulla a nessuno, non faceva altro che peggiorare la situazione ed alimentare l'odio che provavo nei suoi confronti. Avrei voluto che Bella fosse affogata nel fiume della mia mia memoria e rimanesse intrappolata sul fondo, incapace di tormentarmi e di inseguirmi ovunque come un'ombra.

" Pensavo non fosse successo, dato che prima stavi dormendo come un sasso " mi informò Will, prima di fare un tiro dalla sua sigaretta e lasciare che il fumo gli fuoriuscisse dalle narici, tenendo lo sguardo fisso dinanzi a me.

Indossava gli stessi vestiti del giorno precedente e le ciocche dei suoi capelli biondi erano leggermente scompigliati e la maglietta che indossava era spiegazzata in alcuni punti. Una sferzata di vento mi accarezzò il viso e trascinò via qualche pezzo di cenere dalla mia sigaretta, ed io lasciai che i miei occhi ne seguissero il tragitto fino a quando scomparì dal mio campo visivo.

" È solo merito di Hayley. Quando mi sono svegliato a causa dell'incubo mi ha aiutato a riprendere sonno e quando mi sono riaddormentato, nei miei sogni non c'era neanche l'ombra di Bella" confessai, pensando usando fosse strano era strano dirlo ad alta voce e a quanto fosse assurdo che la presenza di Hayley fosse in grado di giovare alla mia mente così tanto.

Devi starle lontano.
No, non ne ho alcuna intenzione.
Vuoi fare del male anche a lei?
Non le succederà nulla, la proteggerò io.
Ah sì? E chi la proteggerà da te?

" Credo che siate ognuno la medicina dell'altro, anche se nessuno dei due sarà mai disposto ad ammetterlo. Lei è felice quando ci sei tu e quando non la è, tu riesci sempre a farle tornare il sorriso. Non riesco neanche a capire come sia possibile, considerando che vi conoscete da così poco tempo.
Lo stesso vale per te, ogni volta che lei ti vede giù di morale sembra voler fare di tutto per tirarti su. Siete incredibili. Ho visto davvero poche persone essere così in sintonia fin dal principio del loro rapporto" mi informò il mio migliore amico, tra un tiro di sigaretta e l'altro.

Will era sempre stato un grande osservatore, si accorgeva sempre di tutto. Era in grado di memorizzare ogni più piccolo particolare di una persona e di non dimenticarlo mai. Sapeva che Ash starnutiva sempre due volte di fila e che metteva ben tre cucchiaini di zucchero nel caffè, si ricordava come ero vestito la prima volta che ci siamo incontrati e il colore preferito di entrambi i miei genitori. Era buffo, perché Will riusciva ad accorgersi e a ricordare cose che nessuno notava.
Sapevo benissimo che anche lui si fosse accorto di quanto malinconica fosse a volte Hayley, ma come sempre lui era riuscito ad andare oltre. Aveva realizzato quanto mi piacesse stare con lei persino prima di me e si era accorto che io avevo lo stesso effetto su di lei.

" Dici che è una cosa positiva? " chiesi, temendo quasi paura di sentire la risposta, senza tuttavia comprenderne nemmeno il motivo.

La mia era una domanda incredibilmente stupida, era ovvio che fosse una cosa positiva che io e Hayley riuscissimo a sostenerci a vicenda in quel modo, eppure non potevo fare a meno di pensare che fosse un'arma da doppio taglio.
Mi spaventava realizzare che la felicità di Hayley mi stesse così a cuore, perché sapevo cosa questo significasse: che io prendessi la malsana decisione di proteggerla da qualsiasi cosa. Avevo sempre avuto il vizio di voler essere un eroe, per chiunque, dimenticandomi che, in realtà, fossi solamente un ragazzino e nulla di più.
Inoltre, spesso, Hayley mi sembrava abbastanza forte da potersi salvare da sé, quasi come se nella sua vita avesse vissuto abbastanza esperienze dolorose da portarla a divenire l'eroina di sé stessa e faticavo a comprendere se quella fosse solo una facciata o se effettivamente fosse forte quanto appariva.

" Certo, però fai attenzione perché tu meglio di tutti sai che si può diventare dipendenti dalle medicine. Se arrivaste al punto di dipendere l'uno dall'altra, quando per disgrazia capiterà che vi allontanerete potreste sentirvi peggio di prima" spiegò Will, prima di lanciare il mozzicone di sigaretta giù dal balcone, cosa che feci anche io dopo poco tempo.

Sorrisi, ripensando a ciò che aveva detto il mio migliore amico. Quel maledetto ragazzo era un cretino nella stragrande maggioranza delle occasioni, eppure, a volte dava vita a delle perle di saggezza che avrebbero fatto rimanere sotto shock persino Yoda.
In quella circostanza, come in tante altre, Will aveva ragione. Non sapevo dove mi avrebbe portato continuare a coltivare quell'attrazione che provavo nei confronti di Hayley, così come ostinarmi a tentare di capire dove finisse la sua felicità ed iniziasse la malinconia, di distinguere il confine tra bugie e verità. Ancora non mi era del tutto chiaro se lei sarebbe riuscita a sopravvivere all'interno delle acque torbide che imperversavano del mio animo, quale sarebbe starà la sua reazione del scoprire cosa nascondevo e quali orrori si celassero in quel passato che ricordavo ogni notte e che mi seguiva ovunque andassi come una macchia indelebile sulla pelle che non poteva essere lavata via.
C'erano tanti rischi, troppi perché io potessi ignorarli e non ero disposto a correrli. Se davvero avessi voluto fare l'eroe, dovevo smetterla di lasciarmi trasportare dalla corrente e rimanere con i piedi ben saldi a terra.

" Quando avete finito di raccontarvi i segreti, possiamo andare a fare colazione " disse Hayley dall'interno della stanza.

Will mi fece cenno di entrare nella stanza e io annuii, chiusi la porta finestra alle mie spalle e quando posai gli occhi su Hayley vidi che si era legata i capelli in una coda alta. Il suo viso era incorniciato solo da un paio di ciocche di capelli che erano sfuggite alla coda si cavallo, per qualche strano motivo mi sembrava che le sue ciglia fossero più lunghe del solito e che i suoi occhi quel giorno tendessero più al verde che al castano.
Era bellissima, come un tramonto sul mare o come la prima neve dell'anno.

" Bene, principesse possiamo andare" disse, rivolgendosi a me e a Will.

Io mi limitai ad annuire, troppo confuso, arrabbiato e deciso a mantenere una certa distanza tra di noi per replicare a parole. Volevo tentare di erigere un muro tra di noi, abbastanza alto perché nessuno dei due riuscisse a scavalcarlo e sufficientemente perché non fossimo in grado di abbatterlo. Non potevo condannare Hayley per un mio stupido capriccio, così come non potevo concedere a me stesso di avvicinarmi a lei tanto da non riuscire più a fare a meno della sua presenza. Dovevo resistere all'attrazione magnetica che provavo nei suoi confronti finché ero in tempo, prima che fosse troppo tardi e che il nostro scontro divenisse fatale per entrambi.
Era necessario che io rivangassi gli errori del mio passato, gli stessi che mi erano restati marchiati sul cuore, che li sfruttassi per ricordare quanto pericoloso fosse restarmi vicino. Il mio obbiettivo doveva finire quello di evitare di prestare attenzione a quel sorriso che pareva volermi sfidare ad innamorarmi.

Hayley
Eravamo appena entrati a scuola dopo esserci fermati a fare colazione da Starbucks e  i corridoi si stavano iniziando a svuotare, dato che la campanella era già suonata. Io e Will avremmo dovuto frequentare la lezione di letteratura assieme, perciò dopo aver salutato Ash ed Aiden, ci dirigemmo verso la classe, accompagnati da altri studenti ritardatari intenti a chiacchierare animatamente tra di loro.
Quando oltrepassammo la soglia della porta, la signorina Stone sorrise sia a me che al mio amico ed aspettò che tutti banchi fossero occupati, prima di iniziare a spiegare.
Iniziai a prendere appunti di ciò che diceva la professoressa perché sapevo che in caso contrario mi sarei addormentata sul banco, esattamente come stava facendo Will in quel momento. Avevo provato a svegliarlo un paio di volte, ma in tutta risposta avevo ricevuto solo una serie di borbottii e con il senno di poi avevo rinunciato alla mia impresa. Gli disegnai un cuore sulla guancia con la penna prima di tornare a prendere appunti.

" Vedete ragazzi, quando Keats scrisse questa poesia sapeva già di essere malato di tubercolosi, perciò era consapevole che sarebbe morto di lì a poco. In questi versi il poeta vuole esprimere le sue paure più recondite, ossia quella di non riuscire a vivere abbastanza per scrivere tutto ciò che vuole e di non riuscire ad amare la sua amata come vorrebbe" scrissi ciò che la professoressa Stone stava dicendo e guardai la lavagna per copiare la breve analisi della poesia che vi aveva scritto.

Adoravo il modo di spiegare della Stone, era semplice e precisa. Non era solita perdersi in sciocchezze o soffermarsi troppo sui dettagli. Inoltre era una donna molto allegra e divertente, scherzava spesso con noi studenti e non le dispiaceva se qualcuno, qualche volta, avanzava una battuta in modo da rendere la lezione più vivace.

" La vita di Keats è stata costellata da tragedie, perse entrambi i genitori quando era molto piccolo e questo lo segnò profondamente. Lo si può notare dalla malinconia che trapela da ogni sua poesia, ora leggete la poesia per conto vostro e svolgete gli esercizi alla fine della pagina" continuò, prima di poggiare il pennarello sulla cattedra e tornò a sedersi.

La osservai portarsi una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio, mentre leggeva una pagina del nostro libro di testo. Io e il resto della classe trascorremmo il tempo rimante seguendo le indecisioni della professoressa, analizzando i vari testi di Keats e ascoltando con fare interessato le spiegazioni della signorina Stone che, di tanto in tanto, venivano interrotte da qualche battuta. Will restò a dormire pacatamente con il capo sul banco, senza svegliarsi nemmeno per un istante e il fatto che la professoressa Stone non lo avesse rimproverato per nulla, per me, non era una sorpresa. Infatti, la sua filosofia era che fino a quando nessuno dei suoi studenti disturbava le spiegazioni o dava fastidio agli altri compagni di classe, per lei erano liberi di fare ciò che preferivano, persino leggere libri o svolgere i compiti di altre materie.

" Ragazzi per la prossima volta voglio che mi scriviate una poesia sulla vostra definizione di tristezza, migliaia di poeti hanno espresso la loro opinione riguardo questo sentimento. Vorrei che voi faceste lo stesso" ci infirmò la professoressa, qualche secondo prima che la campanella che segnava la fine dell'ora suonasse.

Will sollevò la testa dal banco di soprassalto, aveva la guancia leggermente arrossata e gli occhi stanchi di chi avrebbe di certo preferito restare a dormire qualche ora in più. Ad ogni modo, stirò le braccia, sbadigliò rumorosamente e si alzò dalla sedia assieme a me in modo che potessimo uscire dalla classe.

" Cavolo che stanchezza" disse il mio amico, stropicciandosi l'occhio sinistro.

Risi leggermente osservando il cuoricino che aveva disegnato sulla guancia sinistra e pensando a quanto questo lo facesse apparire adorabile, abbastanza perché io desiderassi di pizzicargli le gote come una nonna durante il compleanno del nipote.

" Perché stai ridendo Killer? Cosa hai combinato?" domandò Will, mettendosi sulla difensiva ed osservandomi quasi come sperasse che quel gesto gli fosse stata sufficiente per decifrarmi.

Roteai gli occhi udendo il suo quesito e gli tirai un leggero pugno sul braccio, spingendolo a farmi una smorfia che non fece altro che farmi ridere nuovamente.

" Niente, stai tranquillo Bambi " lo rassicurai, rifilandogli un'amichevole pacca sulla spalla volta a rassicurarlo.

Will mi fulminò con lo sguardo per il modo in cui lo avevo chiamato. Gli feci gli occhi dolci e lui mi sorrise scuotendo leggermente la testa, rendendomi chiaro che si fosse ormai abituato ai miei modi di fare.
Mi piaceva trascorrere il tempo in compagnia di Will, era un ragazzo sempre allegro, dolce e simpatico. Non si alterava quasi mai, a differenza del suo migliore amico, e appariva di buonumore ogni volta che lo incontravo, esattamente come Ash. In quel periodo stavo imparando a conoscerlo meglio e avevo ormai compreso che fosse solito adottare un atteggiamento protettivo nei confronti della sorella di Aiden, che lo divertisse scherzare con il suo migliore amico e stuzzicarlo di continuo.

" Stasera resta vicino ad Ash ed Aiden, è pericoloso il cerchio. Cioè il posto dove svogliamo gli incontri. Non è con posto dove gira bella gente, mi raccomando Hayley, non attaccare briga con nessuno" mi informò, non appena raggiungemmo i nostri armadietti che, ironia della sorte, erano poco distanti l'uno dall'altro.

Si era fatto improvvisamente serio e ciò mi stupì, perché non lo avevo mai visto così. Will era più un tipo che scherzava spesso e sul suo viso da cucciolo, l'espressione dura che aveva assunto, stonava come un prete ad un concerto rock.

" Lo dici come se io combinassi sempre e solo casini. Comunque va bene, papà " replicai, il mio tono chiaramente ilare e le labbra sareste in un sorriso.

" Killer, tu combini sempre casini e cosa ancor peggiore non sai mai morderti la lingua e capire quando dovresti zittirti. Lo hai già dimostrato più volte. Inoltre devi smetterla di darmi nomignoli, ho una reputazione de mantenere. Io sono come Luke skywalker: nessuno può battermi " mi informò, richiudendo l'anta del suo armadietto.

Risi di gusto nell'udire le sue parole e alzai le mani in segno di resa, dandogli a vedere che non avessi sulla da ridire. Sapevo perfettamente di possedere una lingua affilata ed un carattere difficile da gestire, quella non era di certo la prima volta che qualcuno me lo diceva e di certo non sarebbe nemmeno stata l'ultima.
Seguii Will mentre si dirigeva verso la classe di matematica e mi sforzai di non ridere nel sentirlo lamentarsi di quanto detestasse quella materia.

" Signorina Kingston, è un piacere vederla . Non si disturbi ad andare a sedersi signor Collins, può restare qui e svolgere l'esercizio " disse il professor Orso guadando Will, non appena varcammo la soglia della classe.

Lui mi lanciò un'occhiata supplichevole, quasi sperasse che io prendessi il suo posto o che potessi trascinarlo fuori dall'aula in modo da evitargli di ricevere un voto negativo. Will e la matematica non andavano per niente d'accordo, lo sapevo io, lui e tutti gli altri presenti, compreso il professore che, evidentemente, aveva scelto proprio quella mattina per mettere alla prova le sue capacità.

" Che la forza sia con te giovane skywalker" mi rivolsi al mio amico e mi diressi verso il banco vuoto accanto a quello di Aiden.

Quest'ultimo mi fece un cenno con il capo quando presi posto sulla sedia, gesto che mi fece morire il sorriso sulle labbra e che mi portò a chiedermi se lui fosse ancora alterato per via della conversazione che avevamo avuto quella stessa mattina.

" Il lato oscuro della matematica non mi avrà mai " esclamò Will, prendendo in mano il pennarello ed alzandolo verso il soffitto.

Scoppiammo tutti a ridere guardandolo, mentre le guance del professor Orso iniziarono a colorarsi di rosso per la rabbia. Mi chiesi come fosse possibile che lui potesse adirarsi tanto facilmente, ma scrollai le spalle liquidando la questione, dato che non la consideravo particolarmente interessante.

" Fate silenzio! Signor Collins si dia una mossa, l'esercizio non si risolve da solo" esclamò il professor Orso, sedendosi alla cattedra e lanciando uno sguardo assassino a tutta la classe.

Roteai gli occhi, pensando a quanto fosse fastidioso il fatto che lui fosse così burbero ed irascibile, senza riuscire a fare a meno di associarlo, ancora una volta, ad un nonno permaloso che non faceva altro che lamentarsi di quanto fossero chiassosi i suoi vicini di casa.

" Mi fa un ridere il fatto che Will porti lo stesso cognome di un attore, ma non so perché " dissi, rivolgendomi ad Aiden che, in quel momento, era intento a giocare con il telefono.

Mi lanciò una veloce occhiata, quasi a volermi silenziosamente chiedere se il mio fosse solo un pensiero ad alta voce o se fosse il caso rispondermi. Aiden ritornò presto a guardare lo schermo del suo cellulare ed impiegò qualche istante prima di replicare, come se fosse stato indeciso sul da farsi. Lo osservai sospirare lievemente e voltarsi a guardarmi una seconda volta, in attesa che si decidesse finalmente a parlare.

" Penso che avrebbe preferito di gran lunga essere figlio suo. Will odia il suo cognome. Entrambi i suoi genitori lavorano in ambito legislativo, o meglio, Emily, sua mamma svolge la professione di avvocato. Suo padre invece, attualmente, si trova in galera per frode.
Emily e Will sono stati devastati quando lo hanno scoperto " spiegò, senza alzare lo sguardo dal telefono nemmeno per un instante.

Aiden si limitò a parlare a ruota libera, mentre cercava di uccidere degli zombi sfruttando le piante che aveva a disposizione. Mi diede come l'impressione di essere intento a spiegarmi una semplice regola matematica, anziché quella che era una parte della vita del suo migliore amico e che, evidentemente, turbava parecchio quest'ultimo.

" Sei proprio una vecchia pettegola Aiden, non si dicono i fatti dei propri amici al primo che capita " lo riapproverai, tornando a guardare Will che stava cercando inutilmente di risolvere l'esercizio che aveva davanti.

Il professore aveva iniziato a scuotere il capo, dando a vedere che si stesse arrendendo dinnanzi all'incapacità di Will di svolgere l'esercizio. Gli altri studenti presenti all'interno dell'aula non parevano minimamente interessati a guardare il mio amico crogiolarsi nella sua difficoltà, anzi, nessuno di loro era intento a segnare lui la benché minima attenzione.

" Guarda che è stato scritto in prima pagina per giorni, lo sanno tutti qui a scuola. Inoltre Will è il mio migliore amico e preferisco di gran lunga diverti parlare io di questo argomento. Sono abituato a vederlo felice, ormai sono passati anni da quando suo padre è in galera e non voglio che la tua curiosità gli riporti alla mente dei ricordi che sono certo voglia dimenticare " rispose Aiden, il tono calmo e pacato, tanto da insieme a riportare la mia attenzione su di lui per poter osservare la sua espressione.

Aveva messo in pausa il gioco e quando mi voltai a guardarlo, lui aveva già i suoi splendidi occhi puntanti su di me. Restai ad osservarlo in silenzio, ritrovandomi ad ammirare il comportamento protettivo che aveva assunto nei confronti di Will.
Restò a fissarmi come se avesse voluto leggermi dentro, le iridi dal colore mozzafiato pronte a scrutarmi nel profondo, quasi a voler leggere ogni mia emozione come se fosse un libro. Di lì a poco, ad ogni modo, Aiden si destò dal suo stato di trance e riprese a giocare, mettendo fine alla nostra conversazione. Mi sentii in sospeso, quasi mi aspettassi che lui mi confessasse per quale ragione si sentisse in dovere di proteggere Will, esattamente come aveva fatto con me il giorno precedente, quando mi ero rattristata per via di Emma.
In quella circostanza realizzai che Aiden apparisse ai miei occhi come un labirinto intricato e che ogni volta che mi illudevo di essere giunta al centro, mi ritrovavo in qualche vicolo cieco o al punto di partenza.

" Il lato oscuro sta avendo la meglio " borbottò Will, facendomi tornare ala resta.

Lo udii sospirare rumorosamente e quando puntai il mio sguardo verso di lui, lo vidi voltarsi leggermente nella mia direzione in cerca di aiuto. Scossi il capo con fare sconsolato, strappai una pagina del mio quaderno e la appallottolai, prima di alzarmi ed andare verso il cestino posto accanto a Will.
Mi ero stancata di vedere il mio amico struggersi per risolvere un semplice esercizio, perciò ritenni che l'opzione più adeguata fosse quella di aiutarlo, esattamente come ero solita fare in California quando si presentava la medesima situazione a qualcuno dei miei compagni.

" Sostituisci e poi scomponi, giovane skywalker " sussurrai, cercando di non farmi sentire dal professor Orso.

" Grazie maestro Jedi" mi rispose Will, allargando le labbra in un sorriso smagliante.

Dovetti coprirmi la bocca con la mano in modo da mettere a tacere la mia risata, dopo aver udito le parole del mio amico.
Nonostante il mio aiuto, Will impiegò diverso tempo a completare l'esercizio, eppure, una volta terminato, il professore si complimento con lui per non aver sbagliato. Will diede il via ad un piccolo ballo della vittoria che indusse a ridere tutta la classe, compreso Aiden che alzò lo sguardo per qualche secondo, giusto in tempo per vedere il suo migliore amico fare un inchino.
Quella mattina Aiden mi pareva stranamente pensieroso e decisamente meno vivace rispetto al solito, perciò decisi di iniziare a punzecchiare la sua guancia con la mia matita, esattamente come era solito farle lui con me.

" Angelo, smettila di punzecchiarmi" si lamentò Aiden, tentando di scacciare la matita con un gesto veloce della mano.

Risi leggermente e invece di rispondere, attesi il momento in cui si sarebbe arrabbiato, certa che mi avrebbe divertita parecchio. Mi stavo annoiando e non avevo per niente voglia di ascoltare la lezione di matematica, perciò stuzzicare Aiden era l'unico modo per far trascorrere il tempo, senza che io dovessi crogiolarmi nella noia più pura. Ormai per me e lui era diventata una sorta di abitudine infastidirci a vicenda, mirando a strapparci una risata l'un l'altro.
Non passò molto, prima che Aiden decidesse di bloccare il suo cellulare, posarlo sul banco e voltarsi verso di me per strapparmi la matita dalle mani. Aveva un'espressione seria sul volto, abbastanza da farmi temere che quel giorno fosse troppo infastidito per scherzare. Tuttavia, presto, le sue labbra si allargarono in un sorriso e le sue mani si fecero strada verso la mia pancia, in modo da potermi solleticare.
Continuò a farmi il solletico fino a farmi venire le lacrime agli occhi e le mie risate divennero tanto forti da attirare l'attenzione di tutta la classe su di noi, compresa quella del professore che, come sempre, diventò paonazzo per la rabbia.

" Signor Stevenson, signorina Kingston, vi voglio entrambi fuori dalla mia classe. Ora" gridò il professore, indicando la porta e accigliando il suo sguardo, quasi temesse che l'espressione burbera dipinta sul suo viso non fosse sufficientemente minacciosa.

Né io, né tantomeno Aiden protestammo. Ci limitammo semplicemente a raccogliere da terra i nostri zaini e a dirigerci verso l'uscita della classe, sforzandoci di non scoppiare a ridere dinanzi al professore e di ignorare le proteste da parte di Will. Quest'ultimo, infatti, ci supplicò di scusarci con Moore in modo che ci permettesse di rimanere nell'aula, in modo che lui non sarebbe dovuto restare da solo. Inutile dire che sia io che Aiden eravamo decisamente troppo annoiati perché rinviassimo all'occasione di trascorrere il resto dell'ora in qualche atro modo.
Una volta in corridoio, Aiden si stiracchiò e, quando lo fece, la maglietta che indossava si alzò lasciando intravedere una piccola parte dei suoi muscoli addominali, oltre che l'elasticità dei boxer che indossava.

Posso morire felice ora.
La solita esagerata.

Tentai di distogliere lo sguardo e di evitare che le mie guance divenissero paonazze per l'imbarazzo, soprattutto perché ero certa che se Aiden l'avesse notato avrebbe di certo preso a schernirmi.

" Vieni Angelo, ti porto in un posto" disse Aiden, facendomi cenno di seguirlo e conducendo attraverso il corridoio.

Alzai un sopracciglio con fare stranito quando lo vidi fermarsi dinanzi al suo armadietto, ma decisi di restare in silenzio e di non porgli alcuna domanda. Lo osservai tacitamente inserire la combinazione ed aprire l'anta, per più estrarre dall'armadietto la stessa polaroid che aveva il giorno in cui ci eravamo conosciuti.
Trovai peculiare il fatto che Aiden custodisse una macchina fotografica a scuola, soprattutto perché mi sembrò una chiara dimostrazione del fatto che la fotografia fosse per lui molto più che un semplice passatempo. Mi dava quasi l'impressione di voler sempre essere pronto ad intrappolare i momenti che viveva, così da non poterlo dimenticare mai.
Seguii per i corridoi allunghi e silenziosi della scuola e lui mi fece salire le scale che conducevano al tetto. Sulla porta  era posto un cartello con scritto ' vietato l'accesso ', eppure Aiden non parve interessarmene; anzi, lo vidi estrarre dalla tasca una chiave ed inserirla nella serratura. In quel momento mi fu chiaro che per lui fosse un'abitudine recarsi in quel posto. 

"Mi spieghi come diamine fai ad avere quella chiave?" domandai incuriosita, indicando il cartello di divieto in modo da fargli notare che, tecnicamente, né lui né io fossimo autorizzati a varcare quella porta.

Aiden fermò la mano sulla maniglia, senza abbassarla, come se le mie parole lo avessero sorpreso o gli avessero riportato alla memoria un ricordo dal quale non era in grado di sfuggire. Il suo volto restò serio, gli occhi fissi sulla maniglia e lo sguardo perso, come se la sua mente si fosse persa da qualche parte e non riuscisse a tornare indietro.

" Una persona l'aveva rubata all'inserviente qualche anno fa e quando si è diplomata, l'ha data a me" spiegò, il tono piatto e privo di una qualsivoglia emozione.

Dopo quelle parole, Aiden aprii la porta e mi fece cenno con il capo di andare sul tetto per prima.
Non appena vi misi piede mi mancò il fiato per via dell'emozione. Da quell'altezza ero in grado di vedere gli svariati grattacieli che costellavano New York e le persone, così come le macchine, parevano così distanti da farmi credere che mi trovassi su un altro pianeta.
Il vento mi accarezzava il viso come la mano dolce ed amorevole di una madre, le ciocche dei capelli mi solleticavano il collo e l'aria era priva dell'odore di smog che permeava l'intera metropoli.

" È uno di posti che preferisco per fotografare New York, ovviamente dopo l'Empire. Il problema è che quel maledetto grattacielo è sempre affollato e fare le foto risulta difficile.
Vengo spesso qui quando ho bisogno di pensare e quando ho voglia di stare da solo. Per qualche ragione qui mi sembra che i problemi non riescano a raggiungermi" disse Aiden, mentre si sdraiava per terra, al centro del tetto,  e iniziava a fotografare il cielo.

" È magnifico, io adoro le altezze. Il mio migliore amico dimmi diceva sempre che mi piace stare in alto quando sono triste. A detta sua, adoro vedere le cose lontano e pensare che da quell'altezza i miei pensieri non possano afferrarmi, che nessuno possa farlo. Però io ho sempre negato" replicai, avvicinandomi al bordo del tetto.

Osservai la strada sotto di me, sentendo il cuore prendere a battere più velocemente, un po' per la paura e un po' per l'eccitazione. 
Mi domandai per quale ragione Aiden preferisse fotografare il cielo azzurro e macchiato qui e la dalle nuvole, piuttosto che la strada costellata di macchine o lo skyline di New York.

" Hey Aiden, perché non fai una foto alla strada da qui? " chiesi, voltandomi verso di lui.

Mi sedetti sul bordo del tetto con i piedi che ciondolavano nel vuoto, una folata di vento mi investì il viso e io chiusi gli occhi per assaporare quel momento. Quando ero in California ero solita fare la medesima cosa dalla scogliera che si trovata sulla spiaggia. Capitava spesso che ci andassi di notte e che mi sedessi sul bordo per osservare le onde infrangersi sugli scogli, l'acqua venir tinta d'argento dai raggi lunari e respirare a pieni polmoni il profumo di salsedine che veniva trasformato dalla brezza marina. Quella situazione era completamente differente, ma per qualche ragione riuscii quasi a sentire nelle orecchie la voce del mio migliore amico gridarmi quanto fossi pazza e di fare attenzione.

" Soffro di vertigini. Però la persona che mi ha fatto conoscere questo posto, proprio come te, adorava le altezze. Spesso mi portava con sé qui e sul tetto di casa sua e così per me è diventata quasi un'abitudine. Anche se io e lei non ci vediamo da molto tempo e - detto con tutta sincerità - sono felice che la situazione abbia preso questa piega, non riesco comunque a scucirmi di dosso questa strana abitudine " rispose, restando straziato sul tetto con lo sguardo rivolto verso il cielo e la macchina fotografica posta vicino al volto.

Per un instante mi chiesi chi fosse la persona di cui Aiden palesava e se si trattasse della stessa che lo tormentava di notte. E nonostante fossi improvvisamente sopraffatta dalla curiosità, tentai in ogni modo di placarla e metterla a tacere. Certa che se vi avessi dato sfogo, Aiden sarebbe andato su tutte le furie, ancora una volta.

" Io adoro le altezze invece. E se devo proprio essere sincera, non mi dispiacerebbe restare qui per sempre, ad osservare tutto da lontano. Stare seduta in questo posto mi fa sentire come una stella e a dire la verità mi rende un po' triste vedere come il mondo scorra indisturbato sotto di me. Mi sento come se, se comparissi ora, nessuno se ne accorgerebbe.
E se da un lato questo mi spaventa, dall'altro mi fa sentire quasi appagata. A volte penso proprio che le vite di tutti sarebbero nettamente più facili se io scomparissi e basta" confessai, postandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed osservando le macchine sfrecciare veloci sull'asfalto sottostante.

Restare in compagnia di Aiden, sortiva su di me uno strano effetto. Era come se trovarmi in sua presenza mi facesse sentire così a mio agio che mettere a nudo ogni mio pensiero, anche quelli più bui ed intimi, fosse semplice. Come respirare. Questo mi faceva paura, perché io non ero mai stata il tipo di persona che metteva a nudo i propri sentimenti dinanzi a chiunque.
Mi spaventava sapere che Aiden avesse quel tipo di effetto su di me, abbastanza da indurmi a credere prendere le distanze da lui in modo da non distruggere la sua vita, come avevo già fatto un numero indicibile di volte con quella degli atri, fosse la scelta migliore per entrambi.
Non sentendo alcuna risposta dal ragazzo che giaceva sdraiato al centro del tetto, mi voltai a guardarlo. Aveva poggiato la macchina fotografica sul petto e i suoi occhi erano fissi su di me, quasi a volermi scrutare nel profondo, così intensi da mettermi i brividi.
Avrei voluto sapere cosa passasse per la sua mente in quel preciso istante, cosa pensasse di me e di ciò che avevo detto. Tuttavia, la paura di poterlo scoprire davvero mi spinse ad dirigermi verso la porta del tetto e a informare Aiden che era giunta l'ora di andare in mensa.
Per una volta la mia curiosità mi spaventava, tanto da indurmi a volerla seppellire sotto una serie di pensieri che non ero intenzionata a far voce.
Era più facile vivere nell'ignoranza, esistere fingendo di non aver notato che lui sembrasse condividere il modo in cui mi sentivo. Preferivo continuare ad esistere pensando che nessuno fosse in grado di comprendermi fino in fondo.

Erano le dieci di sera, Ash si trovava sul mio letto ed era intenta a spiegarmi in cosa consistesse l'incontro a cui avremmo assistito di lì a poco, mentre io indossavo un paio di jeans strappati. Aveva le gambe accavallate l'una sull'altra e si rigirava tra le mani il cellulare mentre parlava.

" Will è molto bravo a combattere, probabilmente lui ed Aiden sono allo stesso livello. Adam dice spesso che le persone sarebbero di spiate a sborsare diverse centinaia di dollari per vederli combattere l'uno contro l'altro, ma loro si sono sempre rifiutati. Ad ogni modo, Will combatterà contro un tizio a caso e la gente inizierà a puntare o su di lui o sul suo avversario. Il vincitore si intasca i soldi, ma una parte del profitto deve darla ad Adam. Semplice, no? " disse Ash, per poi scrollare le spalle come a volermi suggerire come il suo discorso filasse liscio.

" Hayley devi stare assolutamente vicino a me ed Aiden, quel posto brulica di brutta gente. Non combinare casini. Vedrai che prima o poi ti abituerai al casino che ce lì dentro e inizierai a saperti gestire da sola, ne sono certa. Dopotutto non sei una bambina e, cosa più importante, non sei una stupida" aggiunse, facendosi improvvisamente seria e fissando i suoi occhi nei miei.

Risi leggermente nel realizzare che, ormai, i miei nuovi amici avevano già compreso tutti quanti fossi solita cacciarmi nei guai. Trovavo particolarmente buffo che sia Ash che Will si fossero raccomandati con me non fare cose stupide e di non attaccare briga con nessuno.

" Sì, me lo ha già detto Will. Stai tranquilla, non farò niente di stupido" la rassicurai, recuperando dal comodino il mio cellulare ed incamminandosi verso la porta della stanza, seguita da Ash.

Durante il tragitto verso l'auto di Aiden, Ash mi disse che di certo, quella sera, mi sarei divertita e che in fondo assistere agli incontri non fosse così male. Mi informò che vedere due persone combattere tra di loro riempisse il cuore di ansia, preoccupazione e di una buona dose di adrenalina. Descrisse quelle emozioni quasi come se le sentisse già sulla pelle e mi fu chiaro che, per quanto vedere il ragazzo che le piaceva o suo fratello combattere, le piacesse essere investita da quella serie di emozioni.
Ash mi informò anche che dopo gli incontri fossero soliti festeggiare la vittoria nel locale preferito di Will ed Aiden: il Ruby's. Lo aveva descritto come un pub gremito di tavoli da biliardo, dove era possibile ascoltare buona musica dal vivo e incontrare di tanto in tanto qualche ragazzo del college, oltre che uomini di mezza età pronti a scolarsi diversi boccoli di birra.
In seguito a quella conversazione, io e Ash salimmo sul Suv di Aiden e non appena mi sedetti sul sedile, le mie narici vennero investite dal profumo di pino che permeava l'auto.
Mentre Aiden guidava tra le vie di New York, io mi soffermai ad osservare la città sfrecciare veloce sotto i miei occhi fuori dal finestrino. Mi era sempre piaciuto stare in macchina e, per qualche strano motivo, ogni volta che vi ci entravo non riuscivo a fare a meno di stare zitta e osservare ciò che mi circondava. Mi sentivo un po' come una bambina ogni volta che lo facevo.
Mi convincevo che, in quelle circostanze, ogni mio pensiero di congelasse, quasi per magia e che esistessimo solo io e il paesaggio che sfrecciava veloce sotto il mio sguardo.
Persi la concezione del tempo e realizzai che fossimo giunti alla nostra destinazione, solo quando vidi Ash scendere dalla macchina. Aprii la portiera, dopo essermi improvvisamente destata dal mio stato di trance e saltai sul marciapiede.
Eravamo in una zona di New York in cui non ricordavo di essere mai stata, i lampioni che illuminavano la strada con una luce giallognola e la nebbia fitta che avvolgeva tutto come una coperta rendevano le vie tetre e inquietanti.
Per un attimo mi sembrò essere stata catapultata in un altro mondo e l'unica luce che si distingueva da quella dei lampioni era offuscata dalla nebbia. Si trattava dell'insegna si un locale poco distante che brillava di viola, tingendo l'aria attorno della sua tonalità.

" Benvenuta nel luogo dove si svolgono gli MMA, Angelo" disse Aiden, iniziando ad incamminarsi verso l'edificio sul lato opposto della strada.

Ash era accanto a me e quando la guardai lei mi sorrise allegramente come a suo solito, per poi strizzarmi l'occhio con fare scherzoso.
A causa della nebbia non ero in grado di vedere nessuno oltre a noi e per colpa del freddo un brivido mi percorse la schiena, quasi come se un cubetto di ghiaccio mi si fosse insinuato sotto il maglione che indossavo e fosse intento a strusciare sulla mia pelle.
Quando Aiden aprì la porta dell'edificio che, per altro, aveva tutta l'aria di essere un magazzino abbandonato, fui investita dall'odore di sudore.
Mi ritrovai all'interno un'enorme stanza completamente nera, illuminata da luci forti e bianche che puntavano su un ring. Le persone erano ammassate ai lati, agitavano le braccia come ad un concerto rock e molti di loro tenevano in mano delle banconote.
Le grida della folla mi riempirono le orecchie e mi sembrato essere amplificate dagli altri soffitti di quel luogo, inducendomi a storcere il naso infastidita da tutto quel baccano.

" Quello è Adam" mi gridò Ash, una volta riusciti a farci strada tra il marasma di gente che ci circondava e a raggiungere un luogo poco distante dal ring in cui si svolgevano gli incontri.

La mia amica mi indicò un ragazzo che si trovava, all'interno della gabbia che circondava il grande tappeto dove, in quel momento, due uomini erano intenti a fidarsi a suon di pugni.
Adam sembrava giovane e ad occhio e croce doveva trovarsi a metà strada tra i venti e i trent'anni d'età. Aveva i capelli scuri tagliati molto corti, vicino allo scalpo ed era piuttosto alto, abbastanza da incutere un certo timore che veniva di certo accentuato dalle sue spalle larghe e dalle braccia muscolose.
I suoi occhi seguivano i movimenti dei due sfidanti con attenzione, come a volersi accertare di non lasciarsi sfuggire nemmeno una loro mossa. Non trascorse molto tempo, prima che uno dei due uomini mettesse al tappeto l'altro e Adam dichiarasse alla folla chi dei due fosse il vincitore.
I due uscirono dal ring e lasciarono il posto a quelli che sarebbero stati i due sfidanti successivi. Ash mi stinse il braccio con una mano e mi indicò Will, mentre era intenta a mordersi nervosamente il labbro indicandomi che, in quel momento, si sentisse nel modo che mi aveva descritto poco prima.

" Alla mia destra abbiamo The reaper " gridò Adam, indicando un ragazzo dai lunghi capelli scuri che aveva il viso solcato da una profonda cicatrice sulla guancia sinistra.

Aveva una falce tatuata sul braccio, indossava un paio di pantaloncini bianchi e dei guanti neri che erano inspessiti il minimo necessario per evitare che le mani potessero subire gravi danni. I suoi piedi erano nudi e il petto era già inumidito dal sudore, probabilmente a causa del caldo che permeava quel luogo, e questo gli faceva luccicare la pelle sotto le luci al neon poste sul soffitto.

" Mentre alla mia sinistra, invece, c'è il solo ed inimitabile Dark angel " continuò Adam, indicando Will che, persino in quella circostanza, appariva minaccioso quanto un cucciolo di Labrador.

" Dichiaro aperto l'incontro, che vinca il migliore" concluse Adam e non appena pronunciò queste parole, i due lottatori iniziarono a scrutarsi attentamente.

Il ragazzo con i capelli lunghi cercò di attaccare Will, ma quest'ultimo schivò il colpo e ne restituì uno al suo avversario in pieno viso.
Iniziai a sentire l'adrenalina della quale mi aveva parlato Ash scorrermi nelle vene e non mi sentivo in grado di staccare gli occhi dal ring. Era una sensazione simile a quella che si provava prima di salire sulle montagne russe, quando ci si ritrovava ad osservare i vagoni effettuare la loro corsa, sapendo che presto tu stesso avresti provato il brivido di quell'esperienza.
Sentii il mio cuore prendere a battere più velocemente, quando Will diede al suo avversario un calcio nello stomaco che lo fece indietreggiare. E i battiti parvero incrementare quando il ragazzo biondo schivò due pugni, ma non riuscì a schivare il terzo che lo colpì sullo zigomo sinistro.
Ricevere quel pugno parve rompere la maschera di indifferenza e di tranquillità che il mio amico aveva indossato fino ad allora, mandandola in frantumi. Infatti, dopo aver ricevuto altri due colpi, Will si scagliò contro il suo sfidante e lo gettò al tappeto. Lo osservai sopra di lui ed iniziare a tempestarlo di pugni diretti al viso.
Improvvisamente mi fu chiaro perché il nome da lottatore di Will fosse proprio Dark Angel. Aveva l'aspetto di un vero e proprio angelo, grazie ai suoi capelli biondi e ai caldi e amorevoli occhi color cioccolato, tuttavia, sul ring pareva dare sfogo ad una rabbia cieca che non pensavo fosse in grado di provare. Sembrava quasi che si fosse trasformato in qualcuno di completamente diverso e provare una collera densa e bruciante come la lava di un vulcano pronto ad esplodere da un momento all'altro.
Da quella distanza, ero in grado di vedere gli schizzi di sangue costellare il ring e quando Will realizzò che il suo avversario non sarebbe più stato in grado di combattere si alzò e aspettò che Adam iniziasse a contare.

" Uno, due, tre. Il vincitore è Dark Angel " annunciò Adam, alzando il braccio di Will.

La folla di persone che mi circondava prese a gridare a squarciagola e ad agitarsi, arrivando addirittura a spintonarmi diverse volte. Improvvisamente sentii l'adrenalina e ogni briciola che possedevo in corpo lasciarmi completamente, dandomi l'impressione che fossi stata prosciugata di ogni energia. Le mie narici persistettero a riempirsi dell'odore di sudore che mi parve farsi ancora più forte quando Will ci raggiunse.
Alcune delle persone attorno a me si congratulato con il mio amico e svariate ragazze gli sorrisero per attirare la sua attenzione, oltre che posare una mano sul suo braccio e scatenando così delle smorfie infastidite da parte di Ash. La vicinanza di Will non fece atro che spingere parte della folla più vicino a noi, tanto da farmi mancare il respiro ed indurmi a guardarmi in torno in cerca di una via di fuga.

" Hayley, ti senti bene? Sei molto pallida" mi domandò Ash, appoggiandomi una mano sulla spalla.

Mi sentivo come se tutto il sangue mi fosse defluito dal viso e iniziavo a vedere la stanza girare, oltre che riempiersi di grandi macchie nere. Ogni traccia di ossigeno pareva essermi stata sottratta dai polmoni da un aspirapolvere invisibile, pronto a minacciarmi di farmi rimanere senza respiro.
Conoscevo fin troppo bene quella sensazione è sapevo che se non fossi uscita di lì al più presto, di certo, sarei svenuta.
Iniziai ad allontanarmi dai miei amici e a dirigermi verso la porta, che mi avrebbe condotta all'uscita. Feci lo slalom tra decine di corpi sudati, spingendo tutti quelli che mi capitavano a tiro e senza preoccuparmi nemmeno di scusarmi. Ero troppo focalizzata sul mio unico obbiettivo: respirare.

" Angelo, porca troia " sentii Aiden gridare da qualche parte alle mie spalle.

La sua voce, ad ogni modo, non mi indusse in alcun modo a voltarmi o a fermarmi sui miei passi. L'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento era di aria, non quella appestata dall'odore pungente di sudore e pesante che permeava quel luogo, ma di quella fresca che ero certa mi avrebbe investita in pieno viso non appena avrei sarei uscita.
Ad ogni passo che facevo, la sagoma della porta si faceva sempre più vicina e ciò non fece altro che spronarmi a velocizzare la mia andatura, quasi temessi che, se non fossi stata abbastanza rapida, la via d'uscita si sarebbe dissolta dinanzi ai miei occhi.
Appena uscii, l'aria fredda mi investii il viso e lasciai entrare nei polmoni tutto l'ossigeno che riuscivano a contenere. Mi accasciai sul muro accanto alla porta e chiusi gli occhi ansimando pesantemente, mentre il sangue ritornava a fluirmi nuovamente al viso.

" Tesoro, ti senti bene? " sentii domandare ad una volte che mi parve vagamente familiare.

Quando aprii gli occhi, incontrai quelli scuri e di Matt. Tentai di alzarmi, così da poter parlare con lui, ma la testa mi tornò girare violentemente, così decisi di restare dove mi trovavo. Mi limitai ad annuire, continuando a sforzarmi di regolarizzare il mio respiro pesante e sperando che il modo attorno a me avrebbe presto cessato di girare come una trottola.
Matt non parve convincersi, perché si sedette accanto e restò a guardarmi con aria preoccupata, mentre la luce giallastra dei lampioni metteva in risalto i lineamenti scolpiti del suo viso.

" Se metti la testa in mezzo alle gambe ti sentirai meglio. Cerca di fare lunghi e profondi respiri, non brevi ed affannati " mi suggerì Matt, poggiandomi delicatamente una mano sulla schiena.

Seguii i suoi consigli e dopo qualche minuto trascorso in silenzio, il mio respiro tornò a regolarizzarsi e la testa smise di pulsarmi, oltre che a girare ardentemente.
Ringraziai Matt con sono piatto, decisa a non abbassare la guardia solamente perché era stato gentile e premuroso bei miei confronti.

" Figurati tesoro. Allora dimmi, sei andata ad uno degli incontri di quel coglione di Aiden? " domandò, il tono di voce quasi divertito come se mi avesse appena raccontato una barzelletta.

Mi voltai a guardarlo e notai che le sue labbra erano allargate in un sorriso quasi beffardo, dandomi a pensare che, in realtà, fosse certo di quale sarebbe stata la mia risposta a suo quesito. I suoi capelli biondo cenere riflettevano la luce dei lampioni e il suo viso era parzialmente immerso nella penombra, gli occhi scuri come due perle nere rivolti verso di me.

" Tu non mi sembri nella posizione di poter sparare sentenze, quindi ti conviene chiudere la bocca. Tu ed Aiden vi guardate come se vorreste staccarvi reciprocamente la testa dal collo e a me non interessa, però non insultarlo in mia presenza. Mi da fastidio" replicai stizzita.

Matt scoppiò a ridere per un breve e fugace istante, prima che il suo viso tornasse a farsi serio. Lo osservai estrarre dalla tasca un pacchetto di sigarette e posizionarsene una tra le labbra. Per qualche strana ragione, guardarlo mentre teneva lo sguardo fisso sull'asfalto, dandomi l'idea che i suoi non lo vedessero davvero, mi fece provare uno strano senso di malinconia.

" Capisco perché piaci ad Aiden, comunque ti consiglio di stargli lontana. Le persone che gli si avvicinano fanno una brutta fine e detto tra noi, penso che tu sia troppo per lui" mi informò, senza distogliere gli occhi da un punto indefinito sull'altro lato della strada.

Le sue parole suscitarono un certo fastidio in me e non riuscii a fare a meno di accigliare il mio sguardo, mentre lui continuava a fumare la sua sigaretta senza degnarmi i particolari attenzioni. Eppure, l'aria sconsolata che lo caratterizzava mi indusse a chiedermi se fosse seriamente preoccupato per me e, soprattutto, nel caso lo fosse stato veramente, quale fosse la ragione.

" Sinceramente, non penso che siano affari che ti riguardano cosa decido di fare con la mia vita, Matt. E in tutta onestà dovrebbe essere proprio Aiden a stare lontano da me.
Comunque, mi spieghi cosa è successo tra voi due?" risposi pacata, attirando la sua attenzione per qualche istante.

Matt restò a guardarmi attraverso i suoi occhi scuri e neri come il petrolio, tanto densi da spingermi a domandarmi se qualcuno fosse mai stato in grado di nuotare al suo interno e di uscirne incolume. Nel suo sguardo pareva rinchiudere un pozzo di pensieri che non trovavano voce né via d'uscita, rinchiusi in un'oscurità che sembrava sfidare chiunque ad accendere un fiammifero e scrutare al suo interno.
Per quei brevi istanti, ebbi come l'impressione che le mie parole avessero colpito Matt nel profondo, tanto da fargli inumidite gli occhi. Ma quale fosse la ragione di tanto stupore, proprio non fui in grado di dirlo.

" Sinceramente, non sono affari che ti riguardano tesoro. Ti basti sapere che quel ragazzo è un bastardo, mi ha portato via l'unica persona che mi abbia mai amato veramente " disse semplicemente, mimando in parte la mia risposta.

Strinse il pugno della mano destra e con la sinistra si portò la sigaretta alla bocca. Fece un lungo tiro e quando espirò il fumo lo avvolse per un paio di secondi. Nei suoi occhi c'era solo odio, ne erano così colmi che mi incuteva paura, eppure ero convinta che sotto tutto quell'odio si nascondesse una ferita che sanguinava ancora.

" Forse è meglio se te ne vai, se Aiden ti vede va fuori di testa" dissi, dopo aver ricevuto un messaggio da Aiden dove mi chiedeva con toni piuttosto bruschi dove mi trovassi.

Matt annuì semplicemente, tuttavia, prima di alzarsi, mi prese il telefono dalle mani, compose un numero sulla tastiera e lo chiamò. Sentii un cellulare squillare e di lì a poco realizzai che fosse il suo, di conseguenza compresi che avesse appena salvati il mio numero.

" Ora che ho il tuo numero di cellulare posso andare, ci vediamo tesoro" mi informò Matt porgendomi il mio telefono ed alzandosi da terra.

Non aspettò nemmeno di rovere una risposta da parte mia, si allontanò tranquillamente da me continuando a fumare la sua sigaretta. Osservai la sua figura scomparire lentamente nella nebbia fitta di inizio Ottobre, domandandomi chi fosse veramente quel ragazzo e cosa lo legasse ad Aiden.

Non trascorse molto tempo, prima che udissi la porta del locale spalancarsi bruscamente e che Aiden mi stringesse in un abbraccio non appena io mi avvicinai a lui. Si trattò di un gesto tanto inaspettato da farmi perdere un battito, così avventato da indurmi a divenire rigida come un tronco di legno mentre le sue braccia si stringevano attorno a me.
Restai ferma, immobile, per interi istanti, tentando di ignorare il modo in cui il mio cuore avesse preso a battere velocemente e quanto mi sentissi al sicuro vicino al corpo di Aiden.

Cosa mi sta succedendo?
Forse sta iniziando davvero a piacerti.
Cazzo.
Puoi dirlo forte, sorella.
Non posso, lo ferirò. Io distruggo sempre tutto.

Quando Aiden si allontanò da me, ci guardammo reciprocamente senza proferire parola. Ebbi l'impressione che persino lui fosse stato sorpreso del suo gesto e che entrambi ne fossimo stanti così scossi emotivamente da preferire rimanere in silenzio.
Mi sembro quasi che fossimo intenti a confessarci tacitamente i sentimenti che provavamo e ai quali temevamo di dar voce. Io non ero in grado di concepire il modo in cui lui riusciva a farmi sentire attraverso un semplice gesto. E nessuno dei due pareva intenzionato a scoprire dove quell'attrazione reciproca che provavamo innegabilmente l'uno per l'altra ci avrebbe portati.
In quel preciso istante, per me divenne chiaro che entrambi fossimo impauriti dal modo in cui i nostri occhi comunicassero tra di loro. Sia io che lui sembravamo decisi a lottare per non chinarci dianzi a quella forza di attrazione. Eravamo troppo spaventati da quelle che sarebbero state le conseguenze e se per me stessa ero in grado di dare una giustificazione a quella paura, a quella di Aiden non ero in grado di venirne a capo.

Aiden

Era martedì sera e di lì a breve mi sarei dovuto recare ad uno dei più lussuosi ristoranti di New York per cenare assieme a mio padre e mia sorella. Mia madre si trovava in Florida da mia zia, perciò quella sera non sarebbe stata presente cosa che, per altro, mi innervosiva parecchio, considerando il rapporto travagliata che legava me e mio padre.
Avrei voluto trovare un modo per non presenziare a quella cena, ma sapevo già in partenza che, secco avessi anche solo provato, mio padre mi avrebbe gridato addosso. Dato che litigavo con lui esageratamente spesso, avevo deciso di non dare vita all'ennesima discussione, in modo da non turbare Ash.
Indossai un paio di jeans chiari ed una camicia azzurra, per poi farmi strada verso il piano inferiore di casa mia dove trovai mio padre seduto sulla poltrona del salotto intento a sorseggiare un bicchiere di scotch. Ci ignorammo reciprocamente, il che, ormai, era divenuto un habitué. Ad essere completante sincero, preferivo di gran lunga i momenti in di silenzio che intercorrevano tra di noi a quelli in cui litigavamo. Semplicemente perché discutere con mio padre mi faceva andare sempre su tutte le furie, il che portava mia madre e Ash a preoccuparsi per me, oltre che renderle incredibilmente tristi.
Fosse dipeso solo, probabilmente, avrei semplicemente cessato di interloquire con lui a vita.
Non appena mia sorella fece capolino in soggiorno, ci recammo tutti e tre verso l'uscita della nostra abitazione senza proferire parola.
Durante il tragitto in macchina mia sorella reto più volte di instaurare una conversazione che coinvolgesse sia me che mio padre, ma quest'ultimo trovò sempre il modo di rigirarla in modo che ruotasse proprio attorno ad Ash. Mio papà aveva sempre dimostrato in più occasioni di avere una preferenza nei confronti di mia sorella, soprattutto perché lei si sforzava sempre di accontentare ogni suo capriccio e di non deluderlo mai. Io, d'altro canto, non avevo mai fatto ciò che mi imponeva e in più occasioni gli ero andato contro, abbastanza da rendergli chiaro che la mia vita fosse fuori dal suo controllo. Inutile dire che questa fosse una delle ragioni principali per cui io e lui non andassimo d'amore d'accordo.
Una volta giunti al Jean Goorges trovammo Hayley e Robert seduti al tavolo al centro della sala, nonché il migliore di tutto il ristorante.

" Max, che bello vederti " esclamò il padre di Hayley, rivolgendosi al mio e stringendolo in un abbraccio.

Io rivolsi la mia attenzione a Hayley, lasciando che il mio sguardo vagasse sulla sua figura fasciata da un vestito di ciniglia color blu notte, le quali bretelle sottili lasciavano scoperte le braccia.
Indossava delle calze a rete e un semplice paio di anfibi che conferivano al suo look un aria vagamente vintage.
Probabilmente la sua non era una bellezza di quelle capaci di far girare la testa a tutti, né di quelle che di spingono a rimanere a bocca aperta. Tuttavia, io sarei restato volentieri ad osservarla per interi minuti, in silenzio, tentando di imprimere nella mente ogni dettaglio del suo volto e di non dimenticarlo mai.

" Hayley, come sei cresciuta. Sei diventata proprio una bella ragazza" sentii dire a mio padre, mentre si rivolgeva alla ragazza che aveva tirato completamente la mia attenzione.

Hayley distolse il suo sguardo ambrato dal mio e lo rivolse verso il suo interlocutore, allargando le labbra in un sorriso luminoso. Mio padre la abbracciò con trasporto e lei si lasciò sfuggire dalle labbra un risolino divertito che, per qualche ragione a me sconosciuta, suscitò il mio fastidio.
Quando si allontanò da lei, mio padre iniziò a guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcuno. Il suo gesto spinse me ed Ash a guardarci reciprocamente con fare spaesato, portandomi a crede che entrambi ci stessimo chiedendo se lui fosse impazzito improvvisamente.

" Dov'è la tua sorellina? La piccola Emma" domandò di lì a breve.

In seguito a quelle parole, il sorriso morì sulle labbra di Hayley e il suo viso divenne bianco come un lenzuolo. Restò qualche secondo a fissare mio padre, aprendo e richiudendo la bocca un paio di volte come se non riuscisse a dare voce ai suoi stessi pensieri. Mi parve che il mondo per un istante, nella sua mente, avesse cessato di girare o che, al contrario, avesse preso a farlo ad una velocità tale da farla rimanere senza fiato.

" Max, Emma non c'è " rispose Robert, rivolgendo a mio padre un sorriso che mi parve tutt'altro che felice.

Lo vidi lanciare un'occhiata carica di preoccupazione a sua figlia, mentre quest'ultima restò a boccheggiare e se fosse in cerca d'aria o di parole da pronunciare, proprio non fui in grado di dirlo.

" E dov'è? " continuò mio papà, suscitando in me la voglia di coprirlo la bocca con la mia per impedirgli di proseguire oltre.

Hayley si sforzò di rimanere impassibile, ma non ci riuscì. Sembrava una ragazza di cristallo in balia di una tempesta: ad un passo dal frantumarmi in mille pezzi da un momento all'altro.

" Non c'è perché io ho infranto la promessa " replicò lei, riacquistando improvvisamente tutta la forza che possedeva.

Se fino ad un attimo prima temevo che sarebbe scoppiata in un pianto disperato, in quel momento, mi parve pronta a picchiare mio padre se avesse osato porre ulteriori domande. Eppure, io ebbi come l'impressione che quel gesto le stesse richiedendo un sostanzioso ammontare di energia, abbastanza da rendere ovvio ai miei occhi fosse così forte da nascondere le proprie ferite agli occhi degli altri, pronta a curarle in solitudine.

" Ho bisogno d'aria " aggiunse e senza attendere la risposta di nessuno, si avviò verso l'uscita del ristorante a testa bassa.

Guardai mio papà per qualche secondo, gli occhi carichi di disprezzo e di rabbia. Scossi il capo in modo da mostragli e rendergli chiaro che avesse parlato a sproposito, per poi seguire Hayley verso l'uscita.
La trovai davanti all'entrata, seduta sul marciapiede con una sigaretta in mano. Mi fermai qualche secondo a guardarla, a volte mi sembrava di non conoscere niente di lei. Era un mistero. Era come una foto sfocata: non importava quanto tempo passassi ad osservarla, l'immagine non era mai abbastanza nitida e chiara da poterne distinguere i contorni.
Lei era così, per quanto la guardassi non mi sembrava mai di vederla in modo abbastanza chiaro.
Non riuscivo a metterla a fuoco.

" Angelo " dissi, una volta essermi abbinato a lei a passo incerto, quasi temessi che sarebbe scappata come una gatta randagia.

Hayley si voltò verso di me quando la chiamai, aveva lo sguardo perso e l'aria di chi avrebbe voluto essere a chilometri di distanza da quel ristorante. Mi parve addirittura che no si ricordasse più dove si trovava, tanto confusa e scossa da ciò che era appena accaduto da perdere la concezione della realtà.

" Aiden?" domandò, l'aria spesata di chi non riusciva a credere ai propri occhi.

Mi sedetti accanto a lei e senza neanche pensarci due volte la avvolsi in un abbraccio. Fu un gesto dettato dall'impulsività e che mi venne tanto naturale da spaventarmi, quasi sentissi il bisogno fisico di rassicurarla.

" Va tutto bene, ci sono io" le sussurrai, mentre sentii la sua mano aggrapparsi alla mia camicia e stringere la stoffa.

Restare seduto accanto a lei mi dava l'impressione di poter sfiorare con mano uno squarcio di un'infinità creata apposta per lei, nella quale le fosse concesso perdersi e lasciare vagare la mente seguendo una serie di pensieri sconnessi e totalmente autodistruttivi. Era come se entrambi fossimo racchiusi all'interno di una teca di cristallo, dove il tempo non scorreva e dolore poteva essere alleviato solo con un semplice abbraccio.

" Mi manca da morire, tu non sai quanto e ogni volta che penso di essere riuscita a dimenticarla lei torna da me " confessò, la voce rotta dall'emozione e il mento poggiato nell'incavo della mia spalla.

Le mie narici persistevano a riempirsi del suo profumo alla cannella che pareva quasi volermi spronare a non allontanarmi da lei.
Io la capivo, sapevo esattamente cosa si provasse a cercare di lasciare che qualcuno affogasse nel fiume della memoria, senza riuscirci mai.

" Lo so Angelo, lo so. So come ti senti perché io provo le stesse cose tutti i giorni, è un incubo senza fine" replicai e nel sentire le mie parole, Hayley alzò la testa e mi guardò negli occhi.

Per un attimo pensai che li avrei visti colmi di lacrime e che il suo viso sarebbe stato rigato da lacrime di mascara, ma non fu così.
Per qualche strana ragione Hayley mi dava l'impressione di essere il tipo di persona che sperava di non dover mai sentirsi chiedere come si sentisse, perché una tale domanda l'avrebbe costretta a fingere. Hayley sembrava il tipo di persona che era convinta che quel quesito fosse inutile perché tutti, senza alcuna eccezione, mentissero nel rispondere, che si sforzassero di fingere che la loro non fosse solo una felicità fittizia.
Formulare un tale tipo di pensiero mi riempio di malinconia, perché se lei mi trasmetteva una tale sensazione poteva solo significare che lei stessa, prima di chiunque altro, fingesse di essere felice. E per qualche motivo, mi convinsi che quella fosse la verità.

" Adesso sai cosa facciamo? Andiamo dentro al ristorante, portiamo a termine questa stupida cena e poi io, te, Ash e Will andiamo al bowling. Che ne dici?" proposi, sperando di rallegrare, almeno in parte, il suo morale a terra.

Hayley mi sorrise, il suo viso si illuminò come sempre e io mi sentii sollevato e soddisfatto di me stesso per essere riuscito nel mio intento.

" Grazie Aiden" disse, abbassando timidamente lo sguardo quasi a volermi indicare che si sentisse in imbarazzo per avermi mostrato un lato di sé che non rivelava a molti.

Avevo già capito da tempo che lei si facesse spesso triste a causa delle parole che a tanti, me compreso, risultavano tanto innocue. Lei mi aveva già dimostrato che non le risultasse sempre facile, indossare la sua maschera di apatia o la sua armatura da persona forte ed indistruttibile; eppure, Hayley stessa pareva stupirsi ogni volta di quanto si miei occhi le risultasse semplice mostrare il suo vero volto, oltre che le sue debolezze.

" Di nulla, Angelo" replicai, prima di lasciarle un delicato bacio sulla fronte ed afferrare la sua mano per condurla verso l'entrata del ristorante.

Si trattò di un altro gesto impulsivo che mi risultò naturale, quasi come respirare e ciò non fece altro che alimentare la mia preoccupazione. Ancora una volta, avevo dimostrato di non riuscire a prendere le distanze da lei, nonostante la conoscessi da poco più di un mese. Mi spaventava quanto un ammorbare così breve di tempo fosse riuscito a fare effetto su entrambi.
Lei era la perfetta rappresentazione di un incontro fra bellezza e caos allo stato puro, come un uragano di rose e pezzi di vetro che ti sfidava a trovare il coraggio di avvicinarti. Io mi sentivo completamente ed irrimediabilmente attratto da quel perfetto caos; ero tanto pazzo da voler tendere una mano per toccarlo e così incosciente da credere che ciò non l'avrebbe distrutta. E io sapevo che una tale confusione poteva segnare l'inizio di tutto.

Spazio marshmellow:

Dunque sono le 02:37 di notte e io go scritto ininterrottamente come una dannata per finire il capitolo Lol quindi perdonatemi se qua e là c'è qualche errore di battitura ma il mio cervello è mezzo fritto. Prometto di correggere il capitolo domani :)
Ad ogni modo questo è il mio regalo di Natale per tutti voi, Auguri amori miei e grazie di tutto!
A presto!
With love.
-Alex

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