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Cap 03

Stiles prese dal suo armadietto il libro e il quaderno per Medicina Casalinga e chiuse l' anta. Quando si voltò, perse di colpo il fiato e sbatté contro il proprio armadietto, mentre le sue cose cadevano a terra. -Porca di quella...!- imprecò, una volta che si fu ripreso dal colpo.
Porca la Madonna, sì!
Si era ritrovato di fronte a sé il capitano della squadra di basket della scuola, soprannominato L' Alfa, nonché il ragazzo che aveva invaso da giorni i suoi pensieri: Derek Hale.
-Amico, sei un fottuto ninja, o cosa? Se lo farai di nuovo, sarò costretto a metterti un campanellino come con le caprette!- disse tutto d' un colpo Stiles con sarcasmo. Se c' era una cosa che odiava, erano gli infarti mattutini.
Derek non gli rispose. Si limitò a guardarlo e ad avvicinarsi di più a lui, tanto che Stiles si schiacciò con il metallo freddo -Fossi in te non mi starei così vicino, sono claustrofobico.- buttò lì Stiles come scusa. Non voleva e non poteva permettere che Derek Hale si premesse completamente contro il suo corpo. Sennò avrebbe scoperto che gli faceva un certo effetto...
-No, non lo sei.-
-E tu che ne sai?-
-Ho chiesto la tua cartella clinica in infermeria. Noi dominatori abbiamo più potere di quanto voi pensiate.-
-Be', sto per diventare claustrofobico, se non mi lasci almeno trenta centimetri per respirare!- disse velocemente quando oramai Hale era a un passo dallo schiacciarlo. Derek lo guardò in silenzio per pochi secondi e poi si allontanò da lui, ma non troppo. Si inginocchiò, facendo arrossire un attimo Stiles, e raccolse il suo materiale scolastico. -Ho letto, però, che sei logorroico.- sorrise Derek, quando gli diede in mano i suoi oggetti. Non era un' offesa. Voleva solo chiacchierare.
-Sì, è vero.- ammise Stiles con un' alzata di spalle -E allora? Volevi farmi sapere che sai tutto riguardo alla mia salute? Ce l' hai con me?! Senti, sparisci e basta!- non gli lasciò nemmeno il tempo di rispondere e camminò verso la fine del corridoio, prima che la voce di Derek lo fermasse: -So di Juliette.- Stiles irrigidì tutti i muscoli e sentì Derek avvicinarsi, per poi affiancarlo -Eravate inseparabili. Vi tenevate sempre per mano. E poi, quella notte...- sussurrò vicino al suo orecchio, facendolo rabbrividire. Una lacrima sfuggì al suo controllo, ma la asciugò velocemente -I tuoi bulli vi circondarono nel giardino della scuola la notte del ballo scolastico. Volevano ferirti. E per farlo, usarono lei. La uccisero davanti ai tuoi occhi... e poi pestarono te a sangue.- Stiles voltò lentamente il viso verso di lui e Derek lesse rabbia nei suoi occhi. Ghignò con crudeltà -Il loro piano era basato sull' uccidere Juliette. La rissa l' hai iniziata tu. E per cosa, poi? Due costole rotte e un labbro spaccato?- il suo viso si trasformò in una maschera di delusione e i suoi occhi divennero seri -Potevi risparmiarteli quei quattro mesi in ospedale, Stiles.-
-Era la mia sorellina.- ringhiò Stiles, le nocche sbiancate, strette a pugno -La mia bambina. Non sono riuscito a proteggerla e volevo vendetta. Anche loro, alla fine, erano messi parecchio male.- si avvicinò a un soffio dal suo viso -E poi, chi sei tu per giudicarmi? Vogliamo parlare dell' incendio di casa Hale? È finito su tutti i giornali, come la tua testimonianza. Mentre tu eri in giro, a spassartela con i tuoi amici, la tua famiglia diventava carne alla brace.- Derek contrasse la mascella e strinse forte le braccia incrociate fra loro per non saltargli alla gola. Stiles lo fulminò con lo sguardo e se ne andò, lasciando Derek da solo.

-Passa! Passa!- la palla venne passata a Louis, che fece un perfetto dribbling, per poi calciare e segnare in rete. -Bravo, Louis!- si congratularono con lui i compagni di squadra. La tensione però salì quando da fuori campo entrò un ragazzo che non faceva parte della squadra. Aveva un giacchetto di pelle e aveva preso una palla che era recentemente finita fuori. Attirò l' attenzione di tutti con un fischio e Louis lo riconobbe. Era il ragazzo che lo aveva salvato da una caduta catastrofica. Il riccio lanciò in aria il pallone, saltò all' indietro e calciò, facendo goal e lasciando tutti a bocca aperta.
Il ragazzo dagli occhi verdi prese la palla, ci scrisse sopra qualcosa con una penna e andò verso Louis. Fece un ghigno saputello e diede la palla al liscio -Questo è un vero goal, cucciolotto.- si chinò poi verso di lui, mentre le guance dell' altro arrossivano. -Sei già bagnato per me, angelo? Resisti fino ai giochi. Per all'ora, il leone sarà già bello che pronto per mangiare la sua gazzella.- gli sussurrò, facendogli poi l' occhiolino.
I compagni di Louis, che avevano sentito tutto, scoppiarono a ridere e presero in giro il liscio.
Louis digrignò i denti e guardò con rabbia il ragazzo riccio che se ne andava. Fissò poi il pallone che gli aveva dato. C' era sopra il nome Harry e un numero di telefono.
Strinse talmente forte il pallone che rischiò di bucarlo con le unghie.
Oh, no. Se quell' Harry credeva che lui fosse una specie di giochino, passatempo o preda, allora aveva fatto veramente male i suoi calcoli.

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-Kitta <3

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