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8. "Resta con me"; Clove (Pt.2)

Corro. Corro a perdifiato percependo ad ogni mio singolo passo il continuo sferzare del vento sulle tempie. Sono vicina al mio obbiettivo. Di sfuggita intravedo Katniss risvegliarsi da quel suo momentaneo stato di esitazione e afferrare risoluta lo zaino causa di tanto penare. È sicura di aver portato a termine il suo compito, sicura di essersi riuscita ad impadronire di ció che tanto bramava, sicura di esserne ancora una volta uscita sana e salva. Certezza che peró posso confermare dissolversi all'istante nel vedermi correrle improvvisamente incontro.
Sei mia 12.
Questo è ció che nell'arco di quei pochi secondi in cui i nostri sguardi s'incrociano il mio cervello elabora.
Mossa da un qualche particolare istinto impugno un coltello lanciandolo in direzione della cosiddetta "Ragazza di Fuoco". E non ci vuole nemmeno molto prima che lei contrattacchi scagliandomi una delle sue letali frecce proprio all'altezza del mio organo piú vitale. Il cuore.
Mi sposto quel tanto quanto basta, istintivamente e prima che la piccola punta affilata in questione mi trafigga irrimediabilmente. Riesco ad evitare per pura fortuna un colpo fatale ma comunque ben assestato dato poi il leggero sanguinare della parte superiore del braccio sinistro.
Mi ha ferita, costringendomi cosí a dover rallentare.
Ma come lei è in grado di ripagarmi con la stessa moneta, lo sono anch'io.
Estraggo velocemente la freccia dalla spalla e leggermente dolorante le scaglio un secondo pugnale contro.
Miro alla testa, sperando nella riuscita della traiettoria che mi consentirebbe finalmente di porre fine alla sua miserabile esistenza.
Le faresti solo un favore, Clove.
Riprendo a correre. Mi avvicino abbastanza impulsivamente e certa di aver portato a termine il mio compito quando invece mi ritrovo a dover schivare l'ennesima freccia che noto essere sorprendentemente priva della consueta energia.
Intravedo per un attimo, quasi impercettibile, Katniss barcollare e cercare annaspando di incoccare una terza freccia.
Il sangue proveniente dallo squarcio sulle tempie. Deve averle offuscato la vista da un occhio.
È la mia occasione.
Non me lo lascio ripetere due volte che con uno scatto le sono immediatamente addosso.
La inchiodo a terra, la schiena a contatto con il terreno e le braccia immobilizzate dal mio peso corporeo.
Sono piú piccola e visibilmente piú esile di lei ma in quanto a muscoli sembro prevalere. È giá di per sè debole e nonostante le abilità dimostrate anche decisamente gracile.
Ci sarà da divertirsi. Penso lasciandomi sfuggire un sorrisetto compiaciuto.
Katniss tenta di dimenarsi con però, scarso successo. Tenta addirittura di mordermi una mano, gesto che però le impedisco di compiere, afferrandola per i capelli e spingendola nuovamente contro il suolo.
-Allora, il tuo fidanzatino a quanto pare sembra non poter proprio venire a salvarti una seconda volta-
Non ho idea di come abbia fatto a dimostrarmi tanto sadica nello sputare un'affermazione simile.
Ma l'ho fatto, e dall'istintivo digrignare i denti della mia avversaria sembra sia anche riuscita a colpire nel segno.
-È là fuori- Ringhia cercando di disarcionarmi. -Sta cercando Cato-
Per quanto possa anche solo sforzarmi di crederle purtroppo mi è come impossibile. Lo sappiamo entrambe.
Peeta è ferito ed è molto probabile che le sue condizioni siano anche abbastanza gravi. Come è anche quasi certo che dentro quello zainetto da lei tanto bramato ci sia una qualche medicina o cura destinata al Ragazzo del Pane.
Penso il tutto in pochissimi secondi, flusso di riflessioni però interrotto da un grido acuto, di Katniss, che a squarciagola sta urlando il nome oggetto del mio tanto ragionare.
La zittisco istantaneamente, con un pugno sulla trachea. E funziona. Resta ferma immobile, in balia del mio sadico e fin troppo rimandato desiderio di fargliela pagare.
-Bugiarda- Ammetto compiaciuta. -Al tuo ragazzo non rimarrá poi molto tempo. Basteranno 24h passate nel bosco, e completamente da solo perchè la natura se ne occupi-
Sogghigno e improvvisamente ricordo il motivo per cui Katniss sta in tutti i modi cercando di liberarsi dalla mia letale stretta e del per cui io stia inevitabilmente avendo la meglio su di lei.
-È finalmente arrivato il tuo momento 12- Esclamo aprendomi la giacca e volutamente mostrandole l'arsenale in essa contenuto; Coltelli e pugnali di ogni possibile tipo esistente.
Merito della "generositá" di Capitol.
-Sai...- Proseguo spavalda. -Ti uccideremo- Estraggo un particolare coltellino dalla mia discreta collezione. Ricurvo e particolarmente elegante. Affilato per di piú. -O meglio, io ti uccideró-
Sorrido e sono sul punto di dare inizio alla mia piccola e spettacolare tortura, sadica e piú che adatta ad una vendetta con i fiocchi quando inaspettatamente un'idea mi balena in mente.
Forse geniale, o forse stupida. Non bado molto a ció che questa mia prossima affermazione possa poter causare. Desidero solo poterle fare del male, ferirla. In ogni singolo e possibile modo esistente.
-Ti uccideró...- Penso quel poco quanto basta prima di pronunciarle. Pronunciare quelle fatidiche parole. -Proprio come abbiamo fatto con quella tua piccola e patetica alleata...Qual'era il suo nome? Rue?-
Le do il tempo di assimilare ció che le mie labbra hanno appena scandito. Ribolle di rabbia, ogni suo singolo muscolo facciale si contrae e ho la conferma del suo profondo disprezzo nei miei confronti quando furente mi sputa un denso grumo di sangue in viso.
E lo sono. Furente. Entrambe lo siamo ma a differenza sua si dia il caso che solo una di noi abbia la concreta possibilità di sfogarsi a dovere.
E questa sono io.
Le avvicino la punta del coltellino alle labbra, pronta ad incidere la sua carne, a strapparle solo ed esclusivamente grida di puro dolore.
E sta per accadere, un rivolo di sangue comicia a formarsi ai lati della sua bocca quando inaspettatamente perdo la presa su ció che stavo impugnando e in una manciata di secondi mi ritrovo sollevata da terra con qualcosa di fin troppo duro e non ben definito a premermi contro la schiena.
La Cornucopia.
-Che le hai fatto?- Un volto, scuro e contratto in una smorfia al limite del furibondo. Un volto adornato da due profondi occhi scuri e leggermente velati di lacrime. Occhi che affamati mi stanno letteralmente divorando, in cerca di vendetta. -Hai ucciso Rue?
-No. Non sono stata io!-
-Sei stata tu!- Insiste. Quelle pupille ormai nere di rabbia insistono. -L'hai uccisa tu!-
No! Continuo a ripetermi senza peró poter riuscire ad esprimermi. Non sono stata io!
-Tu!-
Ed è lí, in quel preciso istante che la mia agonia ha inizio.
-Cato- Mi limito ad urlare ormai esausta.
Thresh non esita un solo istante a portarmi in avanti e a scaraventarmi poi contro la Cornucopia. -Cato!- Grido nuovamente.
Sempre piú forte. Sento il metallo di cui è formato il centro dell'Arena perforarmi le scapole e quasi rimbombarmi in testa.
Un concerto di insistenti clangori sommessi.
-Clove!-
Il mio nome, lo percepisco appena. In tempo fortunatamente, prima che il tutto cominci ad apparirmi sempre piú malamente. Visione che ha il potere di lasciarmi quasi interdetta.
Cado a terra, parzialmente cosciente. Invasa da un calore piuttosto strano e fin'ora rimastomi totalmente sconosciuto.
Sfocato. Tutto ció che mi si ripresenta a cospetto mi appare biascicato, come sul punto di essere inspiegabilmente risucchiato da qualcosa.
Ed è in quel momento che qualcuno, o meglio, quel qualcuno mi si avvicina.
Sento un secondo clangore, non dovuto ai costanti e plurimi stridii nella mia testa ma ad altro. Come se una qualche arma fosse stata lasciata cadere al suolo.
E poi lo vedo. Quel viso all'apparenza angelico quanto estremamente letale. Quel biondo cosí luminoso e quelle iridi color del ghiaccio.
-Clove-
È Cato. Sta piangendo.
-Clove- Ripete nuovamente sollevandomi poi di poco la schiena.
Vorrei dirgli qualcosa, qualsiasi cosa che in qualche modo possa anche solo servire a tranquillizarlo ma non ci riesco. Mi è impossibile. Il calore provato poco prima sembra si stia facendo fin troppo intenso. Insopportabile.
Così come insopportabili si stanno facendo i martellanti pensieri che imperterriti si stanno affolando nel mio essere.
-Ti prego- Sento sussurare un'ultima volta al biondo che inaspettatamente mi stringe una mano.
O almeno, credo si tratti della mia mano. Non riesco più a pensare. Improvvisamente pare che anche ció mi sia diventato difficile.
Ho solo tanta voglia di chiudere gli occhi, serrare le palpebre fin'ora rimaste faticosamente alzate.
Voglia di dormire.
Ne ho come un inspiegabile bisogno.
Ed è ció che faccio, sono sul punto di abbandonarmi a tale desiderio quando per una terza volta sento Cato sussurare parole arrivatemi come per miracolo.
Parole appena accennate. Singhiozzate oserei dire.
-Resta con me-
Vorrei. Lo vorrei tanto.
Ma non posso.
Non posso Cato.
Addio. È tutto ció che mi limito ad elaborare. Prima che qualcosa, che quel qualcosa dentro di me si spenga completamente.
Sarei davvero voluta restare. Ma non mi è purtroppo stato permesso. Così come non mi è stato permesso di esprimere quel debole sussurro.
Resterei volentieri con te Cato.
Resterei con te.
Per sempre.

E ora arrivo io:
Aloha! Alla fine mi sono decisa a scriverla. Lasciarla incompleta mi sarebbe dispiaciuto.
So che non è un granchè quindi per favore Forgive Me -.-"
Appena possibile esaudirò tutte le richieste avanzate!
Spero comunque vi sia piaciuto.
Se potete commentate pliz e un bacio♡
-Sof

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