Cinque giorni
L'Addio è un saluto agli hugs che abbiamo perso. Un tempo, era per gli hugs che morivano, ma la mia generazione l'ha trasformato in un saluto e riconoscimento agli hugs che diventano haters.
È un ballo, organizzato solo dalle ragazze (il maschilismo dell'epoca di Micheal Hugs torna fra noi). Una al centro di un cerchio, le altre la circondano, e danziamo. Facciamo a turno, noi. L'ultima volta è toccato ad Aila, e oggi...tocca a me.
Mi guardo di fronte a uno specchio trovato per miracolo.
Indosso un vestito bianco, stretto in vita e la gonna larga, lunga fino alle caviglie, Andy mi sta acconciando i capelli. Li lascia perlopiù sciolti, tranne alcune ciocche, che sistema col nastro rosa degli hugs:"Sei fantastica." Mormora, alle mie spalle. Il vestito non è un vero vestito, ma un lenzuolo bianco che Miriam ha cucito straordinariamente, su misura per me, indosso delle semplici ballerine bianche usate, recuperate da sotto uno dei lettini d'ospedale. Andy e le altre hugs che mi circonderanno, indosseranno altri lenzuoli bianchi, tagliati più corti, si legheranno tutte i capelli in una treccia, e saranno meravigliose nella loro semplicità. Lo scopo principale dell'addio è quello di rendere omaggio, ma un elemento fondamentale è che la protagonista sia differente dalle altre.
Inutile dire, che sono molto tesa.
Io non so ballare, non sono in grado di ammaliare gli spettatori (anche se in questo caso sono solo in due) e non so cosa fare.
"Andrà tutto bene, Sarah, fidati di noi." Mi dice Aila, appollaiata su uno dei lettini. Mi mordo il labbro, Andy sorride:"Senti, anche io non sapevo cosa fare. Ma quando abbiamo cominciato a ballare, ho sentito qualcosa nel mio cuore, e mi sono lasciata trascinare. Perché l'addio, per noi hugs, viene da qui dentro." Mi posa la mano sul cuore, che batte rapido e sicuro sotto il vestito. Sospiro:"Ci saremo sempre noi, lì con te, ad aiutarti." Continua Andy:"Sarah, ascoltami, andrà tutto bene: sarai eccezionale!" mi incoraggia Miriam. Mi sfugge un sorriso, seguito da un sospiro:"Ok, sono pronta. A che ora cominciamo?" domando, mi risponde Maira:"A mezzanotte e mezza..." guarda un orologio, che miracolosamente non ha smesso di ticchettare, sulla parete:"Quindi tra mezz'ora." Annuisco:"Ok. Andiamo lì a far vedere a Jeremy e Luca quanto siamo brave." Affermo. Andy mi lancia un'occhiata, e mormora, in modo che la senta soltanto io:"Vai a far vedere quanto brava a Luca." Spalanco la bocca, sorpresa, ma lei se n'è già andata.
Cosa significa? Era un'allusione a qualcosa?
***
Luca
Io e Jeremy siamo nell'atrio dell'ospedale, sgomberato da mobili, quadri, e lettini, tranne quello dove siamo seduti noi. Aspettiamo le ragazze, immersi nella semi-oscurità.
Aspetto Sarah.
Jeremy mi ha spiegato qual è il meccanismo dell'addio, e mi ha comunicato anche chi sarebbe stata al centro, e da allora, sono curioso di vederla. Mancano dieci minuti.
Prima, mi sono aggirato per le stanze dell'ospedale, trovando infine, l'aggeggio che fa al caso mio per capire se Sarah ha o meno, l'Hug dentro di sé. Da quando me l'ha detto, non faccio che rimuginarci sopra, e spiegarmi finalmente il colore dei suoi occhi.
La mia mente torna all'attacco degli haters di oggi (anzi, di ieri, mi correggo, ricordando l'ora), e all'orgoglio che ho provato guardando la mia Sarah fare a botte egregiamente e abilmente, contro ben tre haters. Orgoglio che è stato rimpiazzato dalla paura e dalla preoccupazione quando i tre l'hanno bloccata, e che poi sono diventati gelosia e confusione quando quel hater l'ha baciata. E il sollievo di quando si è ripresa, spalancando gli occhi rosa che stavano cominciando a sbiadirsi. Insomma, ieri ho provato tutte le emozioni che un uomo può provare.
È stata una giornata intensa.
"Eccole." Bisbiglia Jeremy al mio fianco, dandomi una gomitata e indicandomi il centro dell'atrio, immerso nel buio, distinguo a malapena delle figure indistinte che si muovono. Finché una luce illumina le ragazze, una luce bianca, e potente.
Distinguo i ricci biondi di Sarah, accovacciata a terra, è circondata stretta dalle altre hugs. Parte una musica da non so dove. È melodiosa, triste e struggente.
Le ragazze, pian piano, si allontanano da Sarah, ancheggiando. Sarah si alza in piedi, piroettando. È meravigliosa. Splendida, fragile, leggiadra. Si alza in punta di piedi, alzando le braccia sopra la testa, poi fa un pliè. Il suo sguardo incrocia il mio, è sorprendente. Deciso, sfidante, triste, gli occhi luccicanti di lacrime di dolore e brillanti di rabbia. Ma non piange. Sarah si rialza in piedi, chiude gli occhi.
E la musica cambia di colpo.
Melodie tonanti e staccate, struggenti e rabbiose, si abbattono sulle hugs, che si immobilizzano, poi, corrono le une verso le altre, si stringono in un cerchio, si afferrano per i polsi, si fermano, gli occhi chiusi. Nella musica c'è una pausa. Le ragazze si strappano i vestiti di dosso, gettano l'abito bianco a terra, ma sotto ne hanno un altro. Sarah, per la mia felicità, credo, indossa l'abbigliamento provocante di stamattina, le altre, vestiti rosso fuoco. Sono tutte bellissime, ma Sarah...ha qualcosa in più, secondo me.
Ok, forse non è proprio un giudizio oggettivo, però dettagli.
La musica finisce con un'ultima nota vibrante e dolce, che ritorna alla melodia iniziale.
È stato un Addio meraviglioso.
La luce si spegne, e le ragazze si separano, per poi abbracciarsi strette, in particolare, abbracciano Sarah:"Te l'avevo detto, cavolo! Sei stata fantastica!" sento Andy esclamare. Io e Jeremy scendiamo dal lettino. Incrocio lo sguardo fiero, sollevato e triste di Sarah, che mi sorride. Le sorrido anch'io, ma smetto subito quando percepisco lo sguardo di Andy su di noi.
Andy è una ragazza che, da quel che ho capito, sa leggere le persone come fossero libri. Non voglio che legga dentro di me, e capisca ciò che provo, e lo metta alla luce. I sentimenti sono fragilissimi, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Se li esponi alla luce, quando a loro serve ombra, si squaglieranno, lasciando dolore e vuoto.
Jeremy si dirige a passo spedito verso le ragazze, vedo che Miriam fa per abbracciarlo, ma alla fine esita. Guardando Jeremy, capisco il perché. Ha un'espressione dura, contrariata:"Non doveva essere fatto così." Afferma, spegnendo il sorriso e lo sguardo allegro delle hugs. Jeremy continua a rimproverarle:"Cos'è stato?! Cioè...la prima parte andava bene, ma la seconda...non è così che si fa! Mai si è fatto a questo modo." È Miriam a ribattere, lei che, da quel che ho capito, ha un bel caratterino allegro e sfidante:"I tempi sono cambiati, Jeremy! Non stiamo più all'epoca di Micheal Hug!" lui storce il naso. Con mia sorpresa, è Sarah a prendere parola. Non l'avrei mai creduta capace di sfidare l'autorità, in questi anni in cui l'ho spiata, non l'ha mai fatto:"Jeremy, ascoltami. Siamo rimasti in sei. Sei hugs più Luca. La verità è lampante: è tutto diverso da quando Micheal Hugs creò gli hugs. La società, la storia. Già il fatto di far organizzare l'Addio solo alle ragazze, mentre i ragazzi le guardano, è una visione maschilista di una cerimonia molto importante. È vero, non abbiamo rispettato la tradizione, ma non è più tempo di farlo." Spiega, semplicemente e gentilmente, avvicinandosi a Jeremy e prendendogli la mano. Lui spalanca la bocca al tocco della mano calda di lei, e incrocia il suo sguardo, il fastidio scompare dal suo sguardo.
Serro i pugni, resistendo all'impulso di separarli. Questa vista mi fa male, ma mantengo la mia espressione impassibile e fredda.
Miriam, incoraggiata dall'intervento di Sarah, continua:"Anche la scelta del capo degli hugs è dettata da maschilismo. Pensaci, Jeremy..." dice, picchiettandosi un dito sulla tempia:"E se noi non ti avessimo voluto? Non avremmo potuto sceglierne altri, perché la maggioranza sono ragazze." Spiega. Jeremy posa lo sguardo su di lei, stringendo la mano di Sarah. Sospira.
"Ok. Avete ragione. Scusate, ragazze." Sarah gli sorride:"Sapevo che avresti fatto la cosa giusta." Gli dice, alzandosi in punta di piedi e baciandolo sulla guancia. Chiudo gli occhi di scatto, trasalendo, mentre la paura, il dolore e la gelosia invadono il mio cuore.
Perché, oh perché, al posto di Jeremy non avrei potuto esserci io? Io mi sarei voltato, l'avrei presa fra le braccia, e l'avrei baciata.
Non mi sarei toccato la guancia dove avrei sentito ancora la lieve pressione delle sue labbra, stupito.
Non avrei lasciato andare via Sarah con le altre, lei con un sorrisetto sulle labbra.
Le avrei detto che l'amavo.
***
Sarah
"Buonanotte, ragazze." Sbadiglia Aila, sistemandosi nel letto, soffocando uno sbadiglio. Noi altre rispondiamo in coro. Io mi sdraio sul lettino, dentro una camera d'ospedale. Provo a dormire, scalcio il lenzuolo, ma è inutile. Non riesco a dormire, perciò mi alzo il più silenziosamente possibile, infilo le ballerine bianche usate, e esco fuori dalla camera. Mi aggiro per i corridoi bui e silenziosi, cercando un posto dove si vede bene il cielo e le luci della luna e delle stelle.
Salgo le scale, andando verso i piani superiori, ma la vista non mi soddisfa, perciò scendo, correndo, le scale, allenandomi anche, finché non esco dall'edificio. Ammetto che non è il luogo ideale per la mia sicurezza, ma la notte ho bisogno di vedere le stelle. Sarà perché all'orfanotrofio le finestre erano minuscole o quasi inesistenti, oppure perché il cielo e le sue stelle mi dà quel senso di libertà che non ho mai trovato. Mi siedo a terra, portandomi le ginocchia al petto, e alzando lo sguardo verso la luna. Sospiro, sorridendo, come ieri notte. Poi, in lontananza, sento dei rumori. Mi alzo in piedi di colpo, facendo saettare lo sguardo e cercando di distinguere qualcosa. Ad un tratto, sento freddo, gelidi brividi di paura mi corrono giù per la schiena.
Intravedo tre sagome, e capisco immediatamente che sono haters. Chiedendo aiuto alla luna e al cielo, spero che il cielo notturno mi protegga, e mi nasconda alla vista degli haters. Loro stanno camminando, stanno per sorpassare l'ospedale, quando uno dei tre mi vede:"Aspettate. C'è qualcuno lì." Sento una voce familiare parlare: Diego. Trasalisco, stringendomi le braccia, i tre si avvicinano. Rispettando il giuramento, non impreco. Mi rendo conto della mia solitudine, e del fatto che sono indifesa. Ringrazio mille volte nella mia testa Luca per avermi insegnato a lottare almeno un po'. Non scappo dentro l'ospedale, perché gli haters mi seguirebbero e li porterei dagli hugs. I tre mi circondano, mi trovo faccia a faccia con Diego. Stringo i pugni, sciogliendo le braccia dalla loro stretta. L'hater dietro di me mi posa le mani sulle spalle, e io sento il gelo invadermi. Scalcio, piazzandogli una scarpata sulla coscia, che lo fa finire a terra con un ringhio basso e vibrante. Diego mi afferra le braccia, mi divincolo:"Lasciami stare." Gli sibilo, lui non molla. Allora sono costretta a far scattare la faccia in avanti, e lo colpisco al naso, Diego mi lascia immediatamente, facendomi vacillare. Il terzo hater si allontana, diffidente. Presa dalla foga del momento, non esito, e lo colpisco con un calcio al petto molto forte, che lo fa finire a terra, facendogli battere il cranio a terra, e facendolo svenire. Mi volto verso Diego, le lacrime agli occhi quando incrocio il suo sguardo freddo e duro, che una volta era allegro e sorridente.
Lo vedo indietreggiare.
Mi immobilizzo, sorpresa e confusa. Ha paura di me? Non ha senso. Mi volto, ma non c'è nessun altro, oltre a me.
"Andiamo, svelto." Grugnisce Diego all'hater ancora in piedi, abbandonando quello svenuto. Faccio un passo esitante nella sua direzione, mordendomi il labbro, quando un dolore mi fa piegare in due, gridando, un dolore che viene da dentro di me. Mi guardo il petto, confusa e spaventata, perché non sono stata ferita. Ciò che vedo mi sorprende.
Una luce rosata scaturisce da dentro di me, illuminando fiocamente la terra sulla quale sono inginocchiata. Il punto più luminoso fa male, molto male. Trasalisco, mi manca l'aria, mi gira la testa, percepisco vagamente lo scalpiccio degli haters che si allontanano. Una fitta incredibilmente dolorosa mi attraversa da capo a piedi, boccheggio, in cerca d'aria, un'altra fitta mi fa fare un grido strozzato, poi, mentre il mondo vortica attorno a me sempre più veloce e confuso, ritrovo l'aria e riesco finalmente ad esprimere il mio dolore in un unico modo: gridando.
Poi, delle tenebre velate di fucsia mi avvolgono, e stramazzo al suolo.
***
"Omioddio, Sarah! Sarah, svegliati, ti prego..." sento una voce indistinta nella mie orecchie, mugugno qualcosa:"Sta bene, per fortuna sta bene. Sarah, svegliati.." delle mani delicate mi scrollando un po', e la voce si fa più decifrabile, socchiudo pochissimo gli occhi, aprendoli infine, le palpebre mi sfarfallano. La persona accanto a me tira un sospiro di sollievo:"Oddio, Sarah, ci hai fatto preoccupare tantissimo, pensavamo..." soffoca un singhiozzo, mi metto seduta pian piano, sono dolorante:"Abbiamo pensato il peggio." Conclude Andy, posandomi una mano tremante sulla spalla, apro gli occhi, incrociando il suo sguardo preoccupato e sollevato. Tossisco, la gola secca, mi sento la testa in fiamme. Provo ad alzarmi, ma non mi sento stabile sulle gambe, Andy viene subito in mio soccorso, infilandosi sotto il mio braccio:"Aiutami." Ordina a qualcuno che non ho ancora individuato. Un braccio mi circonda la vita, tenendomi in piedi, tossisco di nuovo:"Andy..." sento un sapore ferroso in bocca e capisco che è sangue.
"Non ti preoccupare, Sarah, andrà tutto bene." Mi dice l'altra persona, riconosco Jeremy. Non capisco perché sono così delusa dal fatto che non sia Luca che è venuto in mio soccorso. Non capisco perché mi sento così da schifo. Andy e Jeremy mi conducono all'interno dell'ospedale, mi aiutano a salire le scale, non vedo gli altri hugs. Poi, sento dei passi veloci scendere le scale, per poi immobilizzarsi di fronte a noi, nonostante la vista sfocata, capisco che è Luca. Poi cado in nebbia vorticosa, in uno stato semi-cosciente.
***
Andy
Luca si immobilizza di fonte a noi, poi vede Sarah.
Sono molto spaventata e preoccupata per Sarah, ma noto ugualmente la sua espressione trasformarsi impercettibilmente. Da noncurante e spavalda, diventa spaventata e confusa, un po' come la mia.
Noto che gli trema il labbro.
"Cosa le è successo?" domanda, in tono duro e lievemente orripilato.
Sinceramente, non lo so neanche io. Stamattina mi sono svegliata per prima, e mi sono accorta che Sarah non era a letto, una paura profonda mi è entrata nel cuore, e sono corsa da Jeremy a svegliarlo. L'abbiamo cercata per tutto l'ospedale, senza successo, finché non abbiamo visto da una finestra, una figurina sdraiata a terra, fuori dall'ospedale. Siamo corsi precipitosamente fuori, e abbiamo trovato Sarah. Era (è tutt'ora) ridotta in pessime condizioni.
Ha gli occhi rossi, la bocca e i capelli impiastrati di sangue, i vestiti completamente strappati, intatti solo gli indumenti intimi, sporchi di terra e polvere. La cosa più strana, è che alla luce, i suoi capelli hanno sfumature rosate.
"Non lo sappiamo." Risponde Jeremy. Il viso di Luca si indurisce, si china in avanti e mette le braccia sotto le ginocchia e sotto le spalle di Sarah, prendendola in braccio.
Esita un attimo con lo sguardo sul suo viso, poi comincia a salire le scale. Io e Jeremy ci scambiamo uno sguardo, e lo seguiamo. Luca la porta in una sala con dentro un marchingegno acceso e ticchettante:"Che...che cos'è?" domando, esitante. Luca posa Sarah su un lettino, con una delicatezza che non avrei mai associato a lui. Jeremy si sta guardando attorno, io seguo il suo sguardo, ma con la coda dell'occhio noto Luca sfiorare dolcemente le guance di Sarah. Luca sospira:"Ieri, Sarah mi ha detto che un'hater le aveva fatto avere una specie di visione. In quella visione, lei ha visto la distruzione dell'Hug..." trasalisco, portandomi le mai alla bocca. L'Hug, la gemma dell'equilibrio, la nostra unica speranza, distrutto?! Sto per parlare, ma Luca mi fa cenno di tacere e continua:"E una bambina, ai piedi dell'orfanotrofio, che aspirava l'aria dell'Hug. Ha capito che la bambina era lei, e mi ha confidato che pensava che l'Hug fosse dentro di lei. Io le ho risposto che l'avremmo scoperto." Resto così scioccata da questa notizia che non so cosa dire. Luca armeggia con la macchina, collegandola a Sarah, dopodiché, aspetta in silenzio, lanciando sguardi a Sarah e alla macchina, collegata con un computer. Dopo un po' la sua espressione si fa confusa:"Che c'è?" domando. Le sue sopracciglia si distendono in una faccia sorpresa:"Sarah non ha l'Hug dentro di sé..." dice. Io traggo un sospiro di sollievo, perché credo sarebbe stato doloroso estrarlo. Con mio stupore, però, Luca continua la frase, e ciò che dice mi sconvolge più di tutto quello che ho sentito nella mia vita:"Lei è l'Hug." Dichiara.
***
"Cosa...cosa significa?" domando, con voce tremante, incapace di elaborare le parole di Luca:"Vedi, Andy..." comincia Luca, guardando Sarah:"Il suo cuore è l'Hug." Vedo Jeremy trasalire:"Ma come è possibile?!" esclama, Luca scuote la testa, sospirando:"Non lo so..." mormora, avvicinandosi inconsapevolmente a Sarah, e quasi toccandole i capelli:"Chiamate gli altri hugs: questa è una notizia troppo importante per non rivelarla." Dice Luca, in tono calmo ma deciso. Jeremy annuisce:"Vado." E corre fuori dalla sala. Io poso lo sguardo su Sarah: è ridotta malissimo. Lo sguardo di Luca è amareggiato, preoccupato e...spero che non sia quel che penso.
Ma in questo mondo di schifo, la situazione deve sempre peggiorare.
"Tu provi qualcosa per Sarah, vero?" dico, senza preamboli. Luca trasalisce, posando su di me uno sguardo colpevole e arrabbiato:"Vedo come la guardi. Ascoltami, Luca, io ho sempre pensato che la nostra regola sulle nostre relazioni sia priva di senso, perché non puoi decidere a chi donare il tuo cuore. Conosco quello sguardo, lo vedo sempre negli occhi di Aila, e so che è presente anche nei miei. Tu la ami. Non lo dirò a nessuno, non preoccuparti, solo..." esito, guardando Luca dritto negli occhi e dichiarando, con voce comprensiva e decisa, forse pure minacciosa:"Non ferirla." Luca posa di nuovo lo sguardo su Sarah, e quasi sorride.
Non l'avevo mai visto fare questo genere di sorriso.
Dolce e innamorato:"No, non la ferirò. Ferirei anche me." dichiara.
A queste parole, mi si scalda il cuore. La situazione è peggiore (o migliore, dipende da come la si vuole prendere) di quel che pensavo.
Luca è innamorato perso di Sarah.
***
Luca
"Quindi? Che facciamo?" domanda Aila, un filino nel panico. Gli sguardi degli hugs si posano su di me. Dannazione! Io non volevo diventare il loro leader, quello che prendeva le decisioni. Sono venuto solo per Sarah, e per offrire una speranza in più. Non immaginavo che sarei incappato in questo guaio.
Lancio uno sguardo veloce a Sarah. Mi fa male vederla così, dormiente, sanguinante, uno straccio: è ridotta malissimo. E Andy ha anche capito cosa provo per lei, stranamente però, questo non mi preoccupa più di tanto. Non so perché, ma mi fido di Andy. Forse perché è la migliore amica di Sarah.
Poso di nuovo lo sguardo sugli hugs che mi circondano:"L'unica cosa che mi viene in mente è quella di portarla nel luogo dove si trovava l'Hug originariamente." Rispondo, semplicemente. Jeremy aggrotta le sopracciglia:"Vuoi dire il Palazzo di Cristallo?" domanda, annuisco, facendo spallucce, ostentando un'indifferenza che non provo:"Non so come si chiama, però sì, lì." Approvo. Jeremy si guarda attorno, Andy si sta mangiando l'unghia del pollice, guardando Sarah pensierosa:"Ma come facciamo? Cioè, guardala, non sta bene, non riuscirà a raggiungere l'altra parte del mondo in cinque..." trasalisco:"Come sarebbe a dire dall'altra parte del mondo?!" Mi risponde Miriam, fulminandomi con lo sguardo:"Sì, i resti del Palazzo di Cristallo sono dall'altra parte da dove siamo ora. E se dobbiamo portarla lì, non dovremo fermarci quasi mai. È pericoloso." Dichiara:"Io correrei questo rischio per Sarah." Afferma Jeremy. Una punta di rabbia mi invade, perché lui può manifestare i suoi sentimenti apertamente, io invece no. Lo sguardo di Andy si sposta su di me, e io mi spavento al pensiero che qualcun'altro possa capire quali sono i miei veri sentimenti per Sarah. Ma l'attenzione di Andy va a Aila, allunga una mano, e la attira verso di sé, abbracciandola e tranquillizzandola.
Sono davvero carine insieme.
"Sì, ok, ma quindi che facciamo?" domanda Maira, guardando Jeremy. Se fosse per me, io andrei al Palazzo di Cristallo anche a costo di portare Sarah fra le braccia per tutto il tragitto, pur di farla stare meglio, perché raggiunto il Palazzo di Cristallo, lei starà per forza meglio.
Ma è Jeremy a dover decidere.
Tutti gli sguardi delle persone presenti nella stanza vanno a lui, anche il mio. Jeremy si guarda attorno, lancia un'altra occhiata a Sarah, dopodiché annuisce:"Dobbiamo andare al Palazzo di Cristallo e portare anche Sarah. È sempre stato questo il nostro piano: trovare l'Hug, dopodiché riportarlo al Palazzo, l'Hug l'abbiamo trovato, e ora dobbiamo rispettare il nostro compito." Afferma, deciso. Le hugs annuiscono. Io sospiro:"Ok, allora partiremo. Però...ora vi consiglio di riposare, il tragitto sarà lungo e faticoso." Dico, omettendo di dire che gli hugs non sono abituati a camminare senza sosta. Annuiscono, andandosene. L'ultima ad uscire è Andy, che esita con lo sguardo su Sarah, poi lo sposta su di me.
In quegli occhi verdi, leggo che devo stare molto attento a Sarah, che altrimenti lei me la farà pagare, di proteggerla e di non ferirla. Di lasciarla libera.
Annuisco.
***
Sarah
Le palpebre mi sfarfallano, ma decido di aprire gli occhi. Sono in una stanza, sdraiata su un lettino, i vestiti ridotti a brandelli. Luca è seduto su una sedia, addormentato accanto a me. Ricordo vagamente ciò che è successo, ma alcuni fatti sono stampati a fuoco nella mia testa: io sono l'Hug, e prestissimo partiremo per il Palazzo di Cristallo. Il resto è una macchia confusa dalle sfumature grigio-rosate. Mi alzo in piedi, posando i piedi nudi sul pavimento freddo, che mi fa rabbrividire.
Mi levo i resti dei vestiti, rimanendo in mutande e reggiseno, poi strappo un lenzuolo e sciolgo il nastro rosa dal mio polso per legarmelo in vita, in modo che mi tenga alzato il lenzuolo, impedendomi di inciampare, lego due lembi del lenzuolo dietro al collo, rimediando così una specie di vestito. Scalza, esco dalla stanza. Ora mi sento decisamente meglio, anche se in bocca ho ancora il sapore del sangue.
Passo come uno spettro fra i corridoi, ad un certo punto incappo in uno specchio, mi fermo a guardarmi, sorpresa.
I lividi e i graffi vari sono spariti, gli occhi sono ancora più fucsia, e anche i capelli hanno assunto sfumature rosate. Mi sfrego un ricciolo fra le dita, ha la stessa consistenza di sempre.
Sento dei rumori provenire da sopra di me. Mi metto in allerta, cominciando a salire le scale il più silenziosamente e velocemente possibile. Scopro che non esiste un piano di sopra, quando raggiungo una botola e la apro, ritrovandomi sopra il tetto dell'ospedale. Vado verso il bordo, affacciandomi appena, un senso di vertigini mi assale quando vedo l'enorme distanza dal suolo. Questo edificio avrà almeno ventiquattro piani.
"Sarah..." mi chiama qualcuno, mi volto, sobbalzando. Luca è di fronte a me, tende le mani verso di me, esitante e preoccupato. Mi ricompongo:"Cosa c'è?" domando. Lui fa un passo in avanti, io non mi ritraggo.
Il suo orologio ticchetta senza sosta:"Che ore sono?" domando, lui lancia un'occhiata all'orologio. Credo l'abbia trovato da qualche parte in ospedale:"Le undici e cinquantacinque." Dice, per poi guardarmi negli occhi:"Cosa c'è?" ripeto. Lui abbassa le mani:"Mi sono spaventato, oggi." Scuoto la testa:"Scusami, non era mia intenzione. Non preoccuparti, ora andiamo al Palazzo di Cristallo, e ritornerà finalmente l'equilibrio." Luca avanza di un altro passo, un mio ricciolo scosso dal vento quasi gli sfiora la fronte:"Quindi lo sai?" annuisco:"Sì, io sono l'Hug." Dichiaro. Lui sorride sotto i baffi, io e ce la metto tutta per non ricambiare.
È una questione seria.
"Ti salverò, Sarah." Mi dice. Io scuoto la testa:"Non ne ho bisogno, ma grazie. Sto ben..."
Mi prende un attacco di tosse, con mio orrore, sento il sangue in bocca, e vedo sul mio petto allargarsi una luce rosa, vacillo sulle mie gambe, pronta a cadere all'indietro, e ritrovarmi stesa per terra di nuovo.
Ma dietro di me c'è il vuoto, e lo ricordo troppo tardi.
Cado all'indietro, verso il nulla.
Luca mi afferra per il polso all'ultimo secondo, e mi tiene sospesa a tantissimi metri da terra, ma la sua presa è madida di sudore, e ben presto gli scivolo fra le dita.
Precipito, l'ultima cosa che vedo è il suo viso pallido e disperato, l'ultima cosa che sento, il ticchettio dell'orologio.
Luca
Sarah scivola dalla mia stretta, la vedo precipitare verso il suolo, una macchia bianca indistinta, e capisco che la perderò. Il mio grido non riecheggia nella notte solo perché non riesco a produrre alcun suono.
Al posto mio, l'orologio suona la mezzanotte.
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