28. Come (non) evitare una profezia
Era notte fonda quando le due porte del locale, principale e sul retro, si aprirono nel medesimo istante.
I sette ragazzi -tre da davanti e quattro dal retro- si riversarono al suo interno trafelati, sussultando nel momento in cui si accorsero gli uni della presenza degli altri.
Kenneth non ebbe il tempo di dire una sola parola, che si sentì mozzare il fiato, stritolato dalla sorella in un abbraccio spacca ossa.
«Allora, avete fatto questo sopralluogo?» Chiese Ragnar avvicinandosi a Lillian e Svein. «Ci sono stati problemi a trovare l'isola?»
I due si rivolsero uno sguardo di sottecchi. Alla fine fu il satiro a parlare, rispondendo prima che il corvino si iniziasse a insospettire.
«No, è filato tutto liscio. Moyra ci ha guidati fin lì senza nessun problema.»
«Quindi? L'avete trovato?»
«Sì. Era nella grotta, come avevi detto.»
«Bene.»
Annuì, lasciando cadere così la questione senza fare altre domande.
Alla fine non era stato neanche necessario mentire per nascondere ciò che era effettivamente successo sull'isola di Lyngvi.
«Adesso potete dirci qual era la vostra missione?»
Chiese Linn rivolgendosi prima al fratello e poi, dato che esitava, ai due ragazzi alle sue spalle.
«Salvare la principessa, ovviamente.»
Rispose prontamente Elias nel sentirsi preso in causa.
«Io non vedo nessuna principessa.»
«Sono convinto che ci sia un po' di Peach in ognuno di noi.»
Replicò il doppelgänger annuendo gravemente con il capo.
Con la coda dell'occhio rivolse un rapido sguardo a Florian, ma non fece in tempo ad aprire bocca, che il vampiro, intuendo cosa stesse per dire, lo precedette:
«Ti avviso subito che tra i miei programmi non è previsto fare l'idraulico.»
«E chi te l'ha chiesto? Tu non potresti mai essere Mario, il massimo a cui puoi aspirare è Bowser Jr o forse Daisy. In effetti ti ci vedo bene in arancione.»
«La smettiamo di parlare di videogiochi e torniamo alla mia domanda?» Li interruppe Linn. «Cosa dovevate fare a Oslo oltre recuperare questo soggetto?»
«Mettere le cose in chiaro con mio padre.» Rispose Ragnar, attirando immediatamente su di sè l'attenzione di tutti i presenti. «Per fargli smettere di ostacolarci mandandoci dietro i suoi tirapiedi, come quelli che hanno rapito Elias.»
«Già, proprio co... Aspetta, hai detto "mio padre"? Il principe è tuo padre!?»
Chiese il doppelgänger, strabuzzando gli occhi dall'incredulità insieme al vampiro e al mezzelfo.
«Sì.» Rispose il corvino perplesso. «Non l'avevate capito? Pensavo fosse scontato. Eppure mi avete visto quando, per fermarlo, l'ho addirittura dovuto minacciare di rivelare a sua moglie che vent'anni fa se l'è fatta con mia madre.»
«Quindi era di questo che parlavate... Ma come può essere tuo padre? Voleva ucciderti!»
«E allora?»
«La volete smettere di confabulare tra di voi?» Intervenne Lillian. «Spiegateci tutto partendo dal principio, che non ci stiamo capendo assolutamente nulla!»
«Allora mettetevi comodi.» Disse Ragnar, invitandoli con un cenno del capo a sedersi allo stesso tavolo intorno al quale si erano riuniti giorni prima per discutere dell'assegnazione dei loro compiti. «Sarà una lunga storia...»
Solo dopo che si furono tutti sistemati Ragnar, rimasto in piedi con le mani sullo schienale della sedia a capotavola, si schiarì la voce -gesto praticamente inutile, dato che stavano già tutti in silenzio, in attesa che lui parlasse- e, dopo un ultimo attimo di esitazione, iniziò:
«Come avrete già intuito, o almeno come avranno intuito quelli che erano con me a Olso, non è un caso che io mi chiami Ragnar. Ventun'anni fa, il giorno in cui mio padre, il principe Robert Magnus, si è sposato con la principessa svedese Sonja Louise, ricevette la visita di un'anziana troll, famosa a corte per essere in possessi di straordinari poteri magici, che le facevano avere almeno una volta l'anno delle visioni incredibilmente accurate, che spesso avevano aiutato i sovrani passati a prendere importanti decisioni di Stato. Questa volta però non fu con il re e la regina che chiese di parlare, ma con i due sposi novelli. La visione che aveva avuto quella volta riguardava nientemeno che il Ragnarök, ovvero la distruzione dell'universo e di ogni singola specie che lo abita. Secondo la leggenda, ogni volta che si presentava il Ragnarök, perchè avesse inizio c'era bisogno di un iniziatore il quale, consapevolmente o meno, prima o poi nel corso della sua vita avrebbe inevitabilmente finito con l'uccidere un uomo di nome Baldr, personificazione della speranza. Vedendo comparire la sua anima nel regno di Hel, la regina degli inferi avrebbe dato la notizia che il Ragnarök era alle porte e così poco per volta tutti gli esseri che ne sarebbero stati protagonisti si sarebbero liberati dalle loro catene per andare a portare il caos sulla Terra. Ebbene, quella troll disse ai due che il prossimo appartenente alla famiglia reale norvegese, che si presumeva sarebbe stato loro figlio, sarebbe stato l'iniziatore. Ergo: niente sesso la prima notte di nozze. Nè i giorni a venire. Lo so, esistono i preservativi, ma c'è sempre la possibilità che si rompano e anche se si tratta di una possibilità incredibilmente piccola, non si trattava di un rischio che ai due era permesso correre. Certo, così facendo la famiglia reale norvegese sarebbe morta, ma che importanza poteva se così facendo avrebbero impedito la distruzione dell'interno universo? Ebbene, il solo fatto che io sia qui vi avrà già fatto capire com'è andata a finire questa storia. Mio padre, pensando molto furbescamente che solo un figlio avuto dalla moglie sarebbe stato un vero appartenente della famiglia reale, reputò che non ci fosse alcun rischio nell'intraprendere una relazione clandestina con una delle guardie. Ovviamente quel "furbescamente" era ironico. Mia madre rimase incinta e, per paura che, se mio padre l'avesse scoperta, l'avrebbe fatta abortire per non far scoprire a nessuno della loro relazione, fuggì qui a Bergen e non si fece più sentire finchè non nacqui io. Pare che quella vecchia troll bussò alla sua porta il giorno della mia nascita, dandole la notizia che aveva appena dato al mondo colui che avrebbe dato inizio al Ragnarök. Qualche anno dopo la troll tornò con delle novità circa l'anno in cui avrei dato inizio alla catastrofe e fu allora che mio padre mi diede un ultimatum: se entro un mese prima di quella data io non avessi ancora trovato un modo per sistemare le cose, mi avrebbe ucciso senza pensarci due volte. O meglio, avrebbe incaricato qualcun'altro a farlo. Adesso però il momento è arrivato e purtroppo io non sono ancora riuscito a fare nulla per fermarlo.»
«Quindi è vero...» Mormorò Florian. «Il principe diceva la verità: tu hai davvero ucciso un uomo, questo Baldr...»
«È successo per sbaglio, neanche sapevo che fosse lui... Ma sì, l'ho ucciso. Esattamente una settimana fa, il giorno in cui tu hai curiosato nel mio quaderno e hai visto scoperto qualcosa dei miei piani.»
Disse voltandosi verso Kenneth.
Il mezzelfo sobbalzò a quella scoperta. Quindi era quello il motivo del suo improvviso cambio di aura. Il fatto che quel giorno, uccidendo Baldr, avesse dato ufficialmente inizio al Ragnarök aveva tinto indelebilmente la sua aura verde smeraldo di rosso sangue.
«Cosa significa "è successo per sbaglio"?» Chiese Linn. «La gente non si uccide per caso. Cos'è successo esattamente?»
Il corvino controllò le scale che conducevano al corridoio delle camere da letto. Attese qualche istante, come ad accertarsi che nessuno li stesse spiando e poi:
«Sono state Yvette e Vilde. Yvette principalmente, ma anche Vilde ha dato il suo contributo, seppur indirettamente. Circa un mese fa Yvette ha scoperto la faccenda del Ragnarök e... Insomma, diciamo che non ha esattamente iniziato ad urlare. Anzi, la cosa l'ha a dir poco elettrizzata e così, poco più di tre settimane dopo, ecco che mi ritrovo Baldr in casa, bendato, legato e imbavagliato a una delle sedie in camera da pranzo. Non appena entro, lei gli punta una pistola alla testa e mi chiede se il fatto che sia io l'iniziatore significa che nessun altro, anche se ci provasse, sarebbe in grado di ucciderlo. Io le dico che non ne ho la più pallida idea e lei risponde: "proviamoci". Prima che la potessi fermare, lei fa partire il colpo, ma il proiettile sfiora il volto di Baldr solo di striscio e va a sbattere sullo spigolo del frigo alle sue spalle, per poi puntare verso la porta. Proprio in quel momento entra Vilde, così per farle evitare il colpo mi getto addosso a lei e cadiamo a terra. Il proiettile sfreccia in corridoio e rimbalza ancora, prima sulla cornice di un quadro e poi sul lampadario. Quindi rientra in cucina e prende Baldr dritto in mezzo agli occhi. Se non fossi intervenuto avrebbe sicuramente ucciso Vilde. Invece, dato che ci ha masso mano l'iniziatore, a morire è stato Baldr. Quella sera sono venuto qui al Elven Inn per te.» Disse rivolgendosi nuovamente al mezzelfo. «Dato che ormai avevo dato il via al Ragnarök, ho pensato fosse il caso di avvicinarmi a te il prima possibile, dato che solo grazie al tuo aiuto avrei potuto avere qualche possibilità di fermarlo. Ma prima di poter fare qualunque cosa è entrata Vilde urlando, dicendomi di tornare subito a casa per fermare Yvette. A quanto pareva il fatto di aver quasi ucciso la sua ragazza l'aveva sconvolta a tal punto che era intenzionata a suicidarsi appiccando un incendio alla casa, ma per fortuna l'abbiamo fermata in tempo.»
«Un momento.» Lo interruppe nuovamente la mezzelfo. «Cosa significa che Kenneth è l'unico in grado di aiutarti a fermare il Ragnarök?»
«Esattamente quello che ho detto.» Replicò il corvino impassibile. «Adesso arriviamo alla seconda parte del racconto. Quella in cui vi spiego chi siete e perchè in questo gruppo non c'è una sola persona davvero intenzionata a distruggere l'umanità, oltre Yvette nei suoi periodi no, ovviamente.»
«Aspetta. Nessuno qui faceva sul serio?» Chiese Lillian strabuzzando gli occhi incredula. «E voi due che mi dite?» Aggiunse rivolgendosi ad Elias e Florian.
«Io sono qui solo perchè mi sembrava divertente.» Rispose il doppelgänger in tutta sincerità. «Volevo solo vedere se alla fine questo misantropo sarebbe davvero riuscito a combinare qualcosa.»
«E tu, invece?» Chiese questa volta Kenneth, rivolgendosi al vampiro. «A Oslo non hai detto ad Elias qualcosa sul morire insieme?»
«Che c'entra?» Ribattè lui chinando lo sguardo dall'imbarazzo. «Mica per forza adesso. Non c'è fretta. Abbiamo tutta la vita per morire.»
«Ma allora perchè ti sei unito a questo gruppo?»
«Perché sapeva che c'ero io, ovviamente.»
Rispose Elias.
«Non è vero!» Replicò Florian all'istante. «Neanche ti conoscevo prima di entrare nel gruppo di Ragnar!»
«Sì, certo, certo... » Lo accontentò l'altro alzando gli occhi al cielo con un mezzo sorriso sulle labbra, per poi voltarsi verso il mezzelfo. «Allora diciamo che all'inizio voleva davvero distruggere l'umanità, ma poi a fargli cambiare idea ci ha pensato la forza del vero amo-Ahi!» Esclamò, stringendo i denti dal dolore per aver appena ricevuto un calcio dritto sullo stinco.
«Dai, smettetela di bisticciare come una coppia di sposini e fateci sentire.» Li ammonì Linn, voltandosi poi verso il corvino con gli occhi assottigliati. «Parla. Cosa c'entra mio padre?»
~
«Sento le sue urla da qui!»
Scoppiò a ridere la fata. I lunghi capelli al vento, sospinti dalla brezza marina.
«Sinceramente non penso che abbia già scoperto che ce ne siamo andate, sarà appena tornato nel locale. Ma ad ogni modo, che l'abbia capito o no, io non ci trovo molto da ridere.» Replicò la strega, facendo ruotare impacciata il timone. «Ormai siamo segnate. Se anche sopravvivessimo a tutto questo, sarebbe lui poi a ucciderci!»
«Che ci provi!» Replicò la minore stringendo la presa sulla ringhiera fino a sbiancarsi le nocche, passando nel giro di un istante dal ridere allo stringere i denti dalla rabbia. «Per tutto questo tempo non ha fatto altro che prenderci per i fondelli! Adesso per una volta saremo noi a dargli una bella lezione.»
E così dicendo si sporse oltre il parapetto dell'imbarcazione, svuotando in mare aperto un'intera bottiglia da due litri contenente un indefinibile liquido trasparente.
«Ma così non stiamo facendo esattamente il suo gioco?»
«No, perchè noi abbiamo questa.» Rispose prontamente Yvette, allargando le braccia per comprendere l'intera imbarcazione. «Può fare tutto ciò che vuole, ma senza questa non andrà da nessuna parte!»
«Sì, ma andare dove esattamente? Ormai siamo qui da ore, ma ancora non capisco dove siamo dirette.»
«Ai confini del mondo!»
Esclamò, puntando l'indice verso un punto a caso all'orizzonte.
«Ti prego, non ricominciare con le tue cospirazioni da terrapiattista.»
«Scusa, ma non lo vedi che c'è qualcosa che non quadra.» Replicò compiendo una giravolta su sè stessa. «Non abbiamo incrociato nemmeno un'altra imbarcazione, non abbiamo visto volare un solo gabbiano e al nostro passaggio ci lasciamo alle spalle un fitto banco di nebbia.»
Aggiunse, spingendo Vilde a voltarsi indietro, per poi sussultare nello scoprire che fosse proprio così.
«E una volta che saremo arrivati a... Ai confini del mondo? Cosa faremo?»
A quel punto la fata tirò fuori una boccetta di vetro dalla sua tasca e la agitò facendo smuovere il liquido che vi era contenuto.
La nave Naglfar, costruita con le unghie dei dannati raccolte nel corso dei millenni, permetteva sì il passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti, ma se questi ultimi potevano circolare in entrambi senza problemi, lo stesso non valeva per i primi.
Nave o no, solo ai morti era permesso entrare nel regno di Hel.
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