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16. Come imbucarsi in un covo di complottisti

«Esattamente per quale motivo dovrei lasciarti entrare a far parte dei nostri quando è evidente che non miri al nostro stesso obbiettivo?»

La voce di Ragnar prevalse con gelida fermezza sul basso mormorio confuso che aveva iniziato a diffondersi per la tavolata dal momento in cui la mezzelfa aveva rivelato la propria presenza.

«Il fatto che io vi serva non è abbastanza?»

Replicò lei, volgendo con calma il capo in direzione del corvino.
Sembrava che l'essere circondata da simili soggetti così poco raccomandabili non la preoccupasse affatto.
Noncurante del pericolo non per sciocca incoscienza, ma, al contrario, perchè perfettamente consapevole della propria schiacciante superiorità in fatto di forza rispetto a ciascuno dei presenti.

«Ho detto di aver bisogno di un elfo oscuro. Tu lo sei solo per metà, no?»

«Lo sono quanto basta.»

«Comunque non possiami fidarci di te. Non hai nessun motivo per aiutarci.»

«Il fatto che nel gruppo ci sia mio fratello, per me basta e avanza.»

«E invece temo che non sia una motivazione sufficiente.»

«Buffo il fatto che pensi di avercelo tu il coltello dalla parte del manico.» Replicò Linn puntando i gomiti sulle cosce e prendendosi il volto tra le mani, increspando le labbra in un sorriso indecifrabile. «E se ti dicessi che, con la telepatia, potrei contattare la polizia o, peggio ancora, mia madre in qualsiasi momento?»

Il corvino strinse i denti, messo alle strette. Per diverso tempo non disse nulla, riflettendo sul da farsi. Kenneth per un istante quasi pensò che stesse per balzare in piedi e darsi alla fuga, invece ben presto il ragazzo tornò a puntare i suoi occhi di smeraldo in quelli di zaffiro della mezzelfo.

«Come te la cavi con i contro incantesimi?»

«Maledizione Drow di contenimento?»

«Esatto.»

«Sono la mia specialità!»

Esclamò sorridendo raggiante, i piccoli denti bianchi che splendevano come perle nel mezzo della sua pelle d'ebano.

«Non avevo dubbi.» Mormorò Ragnar, per poi aggiungere nello stesso tono imperioso di poco prima: «Alla prima mossa strana, sei fuori.»

«Certo, mi pare ovvio.»

Rispose Linn, continuando a sorridere.

Ignorando il sarcasmo di cui era palesemente intrisa quella sua ultima affermazione, Ragnar tornò a rivolgere la propria attenzione sugli altri compagni.
Dai loro volti si poteva facilmente evincere quanto l'arrivo di quella ragazza li avesse scossi. Non tanto per la sua comparsa in sè, quanto per come poi aveva tenuto testa al corvino, riuscendo addirittura ad averla vinta su di lui.
In molti si pentirono di non aver avuto la prontezza di filmare la scena.

«Ricapitolando.» Esordì Ragnar, mettendo a tacere ulteriori mormorii e riattirando su di sè l'attenzione generale. «Dato che ora non è più necessario che io ed Elias andiamo a cercare un drow, queste sono le nuove disposizioni... Vilde e Yvette: sempre preparazione del veleno; Florian e Kenneth: operazione al centro idrico; Lillian, Svein, Moyra e Linn: sopralluogo dell'isola Lyngvi. Domande?»

La mezzelfa alzò la mano e con un leggero sospiro il corvino le fece segno di parlare.

«Come sapevi il mio nome? Non mi pare di essermi presentata.»

«Me l'ha detto Kenneth.»

Rispose distrattamente, mentre controllava se ci fossero altre mani alzate, possibilmente con domande più ultili interessanti.

Intanto Linn si era voltata in direzione del fratello e lui, non sapendo che fare di fronte al suo sguardo interrogativo, si ritrovò ad annuire leggermente con il capo.
Gliel'aveva davvero detto lui?
Non ricordava che avessero mai parlato di sua sorella. Tuttavia, era altamente probabile che l'avesse nominata Lillian quando, per passare l'interrogatorio, si era messa a parlare della storia della sua vita e che, proprio perché in quell'occasione il licantropo si era messo a parlare in sua vece, adesso Ragnar si era confuso, dicendo il suo nome anzichè quello della ragazza.
Sì, doveva essere andata sicuramente così, non c'erano altre spiegazioni plausibili.

«Elias?»

Chiese il corvino alla vista della sua mano alzata.

«Come mai io e te non abbiamo nessun compito?»

«Per quanto ti riguarda, non eri stato proprio tu a dire che nei prossimi giorni sarai troppo occupato a lavoro per aiutarci? Che faccia... Non mi dire che te l'eri dimenticato? Ho pena per i tuoi clienti, in che mani si affidano... Ad ogni modo, per quanto riguarda me, invece, il fatto che non sia in nessuno dei gruppi, non significa che non farò nulla. Questa volta agirò in solitario. Dopodomani, quando il veleno sarà pronto e si darà il via alle operazioni, andrò ad Oslo.»

«E che ci devi fare là?»

Chiese Moyra, sporgendosi dalla bacinella piena d'acqua in cui era appena stata sistemata dal licantropo.

«Ogni-»

«Ogni cosa a suo tempo, eh?» Lo precedette la sirena storcendo il naso. «Sai, è parecchio difficile aiutarti se neanche ci vuoi dire cos'hai in mente.»

«L'unica cosa che dovete tenere bene in mente è l'obiettivo finale.» Replicò Ragnar in tono fermo, che non ammetteva repliche. «Limitatevi a svolgere come si deve i compiti che vi ho assegnato e procederà tutto a gonfie vele. Mi sono spiegato?» Concluse voltandosi verso Linn, ancora seduta al centro del tavolo.

«Certamente. Ai suoi ordini, your highness.»

Sorrise la mezzelfo, inarcando lievemente il busto in avanti nella parodia di un inchino.

Al contrario di quello che era successo poco prima, quando Ragnar aveva semplicemente ignorato il fare provocatorio della ragazza, questa volta Kenneth lo vide addirittura sussultare -le labbra dischiuse per un istante in un silenzioso moto di sorpresa-. Fu una reazione molto lieve, nulla di più di un rapido, quasi impercettibile spasimo delle spalle. Tanto breve che che solo un secondo dopo il mezzelfo quasi credette di esserselo immaginato, considerando con quanta rapidità il corvino si riprese, irrigidendosi e rivolgendo un'occhiataccia in direzione di Linn.

«Che c'è?» Chiese la mezzelfa inarcando le sottili sopracciglia bianche. «Non ti piace come ti ho chiamato? Preferisci "your lowness"? In effetti lo trovo molto più adeguato.»

Se solo il corvino non fosse stato un semplice essere umano mentre lei una mezzelfa, probabilmente in quel momento le sarebbe saltato al collo.
O almeno, questo è ciò che Kenneth poteva dire dallo sguardo assassino che le stava rivolgendo.
Il mezzelfo si guardò rapidamente intorno, notando così che nessuno dei presenti sembrava intenzionato a intervenire. Anzi, Moyra ed Elias in particolar modo avevano tutta l'aria di starsi divertendo un mondo. Non sarebbe stato affatto sorpreso se, all'uscita da lì, si fossero rivolti a sua sorella per chiederle un autografo.
Per quanto lo riguardava, le cose erano completamente diverse.
Si sentiva a disagio, come mai gli era capitato prima di allora.
Anche se solitamente Linn era una persona molto gentile e amorevole -specie nei suoi confronti-, sapeva bene che quando si trovava in presenza di qualcuno che le stava antipatico o di cui non si fidava cambiava radicalmente, assumendo quell'atteggiamento ironico e provocatorio, dando quasi l'impressione di credere che il possedere quell'enorme potere le desse automaticamente il diritto di guardare chiunque dall'alto in basso.
In passato gli era stato utile quel suo modo di fare. Anche se non ne andava certo fiero, era stato solo merito di Linn se non aveva mai dovuto subire le angherie dei bulli che circolavano nelle varie scuole che aveva frequentato.
Eppure in quell'occasione il suo atteggiamento lo infastidì.
E non solo perchè stava prendendo in giro Ragnar davanti a tutti senza che lui potesse fare nulla per difendersi - il rischio che chiamasse la polizia o avvertisse i suoi genitori era davvero fin troppo alto-, ma anche perchè se si trovava lì in quel momento era solo perchè aveva sfruttato i suoi poteri per spiarlo. Lo aveva pedinato diventando invisibile, violando la sua privacy. E per quanto sapesse perfettamente che lo aveva fatto solo perchè era preoccupata per lui, ogni volta che si diceva di poter anche chiudere un occhio e passarci sopra gli tornava in mente l'immagine di lei quando, circa tre anni prima, in circostanze simili gli aveva promesso che non lo avrebbe fatto mai più.

«Linn.» La riprese, in un tono talmente fermo e inconsueto da parte sua, che le mozzò il sorriso sulle labbra, facendola sobbalzare. «Adesso basta.» Aggiunse non appena lei si fu voltata nella sua direzione, ammorbidendo però il tono di voce, tanto che alle orecchie dei presenti suonò più come una supplica che un ordine.

Lei rimase ad osservarlo interdetta per tre interminabili secondi quindi, schioccando la lingua e arricciando le labbra dal disappunto, sbuffò:

«Inizi a parlare come papà.»

E anche se non le passò neanche per l'anticamera del cervello l'idea di scusarsi con Ragnar, Kenneth le fu comunque grato per il fatto che, detto ciò, la sorella si alzò in piedi e scese con un balzo dal tavolo, andandosi a sedere sull'unica sedia libera, a capotavola tra Lillian e Moyra.

La sedia emise un fastidioso stridio quando venne trascinata indietro e poi avanti dalla ragazza.
Per qualche istante nessuno osò aprire bocca, quindi, timidamente, quasi temesse di scatenare chissà quale reazione esplosiva, Svein si arrischiò a chiedere:

«La riunione è finita?»

Ragnar rispose con un laconico "sì" e subito Elias, senza farselo certo ripetere due volte, balzò in piedi esclamando: "andiamo in pace!".

Svein ed Elias furono i primi ad andare via, quindi fu il turno di Florian -che prima di uscire si dovette accordare con Kenneth su quando e dove vedersi per discutere della missione, essendogli stato dato il compito di fornirgli tutte le istruzioni necessarie-, che venne poi seguito da Lillian -la quale però ebbe un attimo di esitazione prima di uscire, rivolgendo una lunga occhiata all'amico, come intenzionata a dirgli qualcosa, per poi invece voltarsi di scatto, aprire la porta e uscire, lasciandolo a dir poco perplesso-.

Gli ultimi quattro invece non sembravano particolarmente intenzionati a levare i battenti, in particolar modo per quanto riguardava Vilde, che continuava a rimirarsi con sguardo scettico la bacinella contenente la sirena.

«Esattamente come la dovremmo trasportare?» Chiese aggrottando la fronte. «La vedo male a portare la bacinella a due mani -per non parlare poi di quanto attireremmo l'attenzione- e temo che nessuno di noi sia in grado di portarla in braccio... Ma come cappero ha fatto quel licantropo?»

«Più che altro...» Soggiunse Yvette. «Sarà sicuro tornare subito a casa? Insomma, sicuramente non ci ritroveremo davanti gli stessi scimmioni di due ore fa, ma potrebbero aver chiamato dei rinforzi.»

«Dovremmo correre il rischio.»

Replicò Ragnar, ma a quel punto...

«Perché non rimanete da noi fino all'inizio delle operazioni?»

I cinque si voltarono contemporaneamente verso la mezzelfa, guardandola come se fosse impazzita.

«E come glielo spieghiamo a mamma e papà?» Le chiese Kenneth, a dir poco incredulo che la sorella se ne fosse potuta uscire con una proposta simile. «Soprattutto per quanto riguardo Moyra. Come pensi che reagiranno vedendo che-»

«Ehi ehi ehi, statti calmo!» Esclamò Linn, ridendo della reazione esagerata del fratello. «Ho detto che possono stare da noi, ma non ho mai parlato di farli stare a casa nostra. Possono stare qui. Dopotutto questa è una locanda, ricordi? Abbiamo delle camere al piano di sopra. Ben quattro camere, che al momento sono tutte libere. Li mettiamo in quella più in fondo ed è fatta. Dato che teoricamente non dovrebbe esserci nessuno, è impossibile che qualcuno del personale passi di lì e li scopri. A me sembra perfetto. Voi che ne dite?»

Con quest'ultima domanda si voltò verso i quattro diretti interessati e nel vederli annuire con il capo -benché con fare leggermente incerto-, per lei la questione fu chiusa.

«Vado a fargli vedere la loro stanza.» Aggiunse, rivolgendosi al fratello. «Tu vai a casa e vedi se in soffitta c'è ancora quell'acquario che usavamo per le carpe.»

«É proprio necessario?»

«Tutte le camere qui hanno il bagno con la doccia e quella bacinella é troppo piccola anche solo per girarsi o sgranchire la coda quindi, se non vogliamo avere una sirena sulla coscienza, direi proprio di sí.»

«Ma quell'affare peserà un quintale!»

«Esagerato, probabilmente non saranno più di trenta chili... E magari prima di portarlo qui dagli una spolverata, che ormai sarà pieno di ragnatele.»

Il mezzelfo sospirò e, consapevole di non avere alcuna possibilità di sottrarsi a quel compito, uscì dalla locanda.
Aveva appena messo piede fuori, però, che sentì una mano artigliarlo per il polso. Dalla sorpresa fu sul punto di cacciare un urlo, ma subito una seconda mano gli tappò la bocca, impedendoglielo.

«Fai silenzio!»

Sibilò Lillian, voltandosi allarmata verso la porta d'ingresso.

Il ragazzo provò a chiederle che diamine stesse facendo, ma con quella mano premuta sulle labbra tutto ciò che ne uscì fu un mugolio indistinto.
Dovette aspettare ancora qualche secondo prima che Lillian, accertatasi che non stesse per uscire nessun altro, gli togliesse le mani di dosso.

«Temevo che non saresti più uscito.» Sbuffò. «Non hai notato il segnale?»

«Che segnale?»

«Lo sguardo!» Esclamò lei, per poi, accortasi di aver alzato troppo la voce, voltarsi nuovamente verso dell'ingresso e rimanere in silenzio per alcuni istanti. «Lo sguardo.» Ripetè poi, questa volta in poco più di un sussurro. «Non hai notato che ti ho guardato prima di uscire? Quello era un chiaro segnale da "ti devo parlare, è urgente, seguimi appena puoi, ma fai attenzione che nessuno ti noti".»

«Quando dicono che uno sguardo può valere più di mille parole...» Commentò lui, senza ancora riuscire a capire come dover interpretare tutto ciò. «Insomma, sì, avevo notato che c'era qualcosa di strano nel modo in cui mi hai guardato prima di uscire, ma non immaginavo che ci fosse dietro tutta quella roba. Comunque adesso sono qui. Che succede?»

«Sarà meglio spostarci... Quei quattro sono ancora dentro, no?» Ribattè il licantropo. «Potrebbero uscire da un momento all'altro.»

«Non penso proprio. Linn li ha invitati a restare. Rimarranno nella camera numero quattro fino a dopodomani.»

Lillian strabuzzò gli occhi, quindi, facendosi tutto a un tratto pensierosa, come parlando tra sè e sè borbottò qualcosa riguardo il fatto che ciò semplificava le cose.

«Ma di che stai parlando?» Insistette Kenneth. «Adesso stai iniziando seriamente a preoccuparmi...»

«Oh, fai bene a preoccuparti.» Replicò lei e il tono grave della sua voce non potè che mettere subito l'amico sull'attenti. «Perchè quello che sto per dirti non ti piacerà affatto.»

«Ti sei rimessa con Eva?»

«Che? No! Certo che no!»

«Il traditore della pizza, allora?»

«Ma no! E poi a te non stava simpatico Thomas?»

«Appunto. Mi sarebbe dispiaciuto per lui se si fosse lasciato abbindolare da te una seconda volta.»

«Tu il tatto proprio non sai cosa sia, eh?» Sbuffò Lillian, pur non riuscendo a trattenere un sorriso. «Comunque no, quei due non c'entrano proprio nulla. Il fatto è che prima, quando stavamo ancora alla base, Tove ha-»

Kenneth sbarrò gli occhi.

«Non dirmi che...»

«Ma figurati!» Esclamò il licantropo, ormai sull'orlo dell'esasperazione. «Questa volta la mia vita amorosa non c'entra nulla, ok?»

«Va bene, va bene. Allora... Che stavi dicendo su Tove?»

«Allora...» Riprese la ragazza facendosi improvvisamente cupa in voltò. «Mentre eravamo in soggiorno abbiamo parlato un po'. Mi ha detto della petizione che Ragnar ha fatto partire online, quella che gli ha permesso di ottenere migliaia di seguaci in tutto il mondo, disposti ad aiutarlo a compiere il suo piano. E poi... Poi mi ha parlato di quello che è il vero piano di Ragnar a grandi linee. Quel tipo non scherza, Ken. Non scherza affatto. Non possiamo lasciare che dia il via al suo piano.»

«Certo, lo so. Infatti è stata una fortuna che ci abbia messo in gruppi diversi, no? Così io posso manomettere la missione alla centrale idrica mentre tu e Linn vi occuperete di quella nell'isola. Non è questo il piano?»

«Sì, all'inizio era quello. Ma dopo ciò che mi ha detto Tove, non credo che sarà abbastanza. Pensaci, dopo che avremmo boicottato queste missioni, cos'accadrá? Ragnar ci butterà fuori. E a quel punto cosa potremmo fare per impedirgli di riprovarci? Assolutamente nulla.»

«E allora cosa proponete di fare tu e Tove?»

«Tu hai visto com'è la situazione: Ragnar é l'unico a conoscere tutti i dettagli del piano. Finchè ci sarà lui in circolazione, l'intera razza umana sarà a rischio di estinzione.»

«Dici che lo dovremmo denunciare? Pensavo che prima volessi raccogliere qualche altra prova e-»

«No. Non sarebbe abbastanza. All'inizio pensavo che fosse questa la soluzione migliore, ma dopo aver saputo di tutti i contatti che ha sparsi per il mondo, mi é chiaro che non ci metterebbe nulla a darsi alla fuga. Soprattutto perché, essendo un essere umano senza poteri, verrebbe sicuramente chiuso in una delle celle piú semplici, di quelle senza neanche una protezione magica. No, non ci metterebbe proprio nulla ad uscire e andarsene dove nessuno lo conosce, per riprendere lì i suoi progetti.»

«Aspetta. Non starai mica dicendo che-»

«Una vita contro dieci miliardi di vite.» Lo interruppe lei e, per quanto il tono della sua voce fosse deciso e il suo sguardo fermo, Kenneth notò che le sue mani -strette a pugno lungo I fianchi- stavano tremando. «A noi due la scelta.»

Solo pochi istanti dopo, la porta della locanda si aprì.
Nel vedere di chi si trattava, i due trattennero il fiato.

«Ancora qui?»

Chiese Ragnar, rivolgendosi a Lillian.

«Avevo... Avevo dimenticato di ridare a Kenneth il suo cellulare. Glielo avevo preso mentre eravamo nel bosco, perché il mio non prendeva.»

«Ah, capisco. Sì, in effetti é un bel problema la connessione. Ne ho dovute provare di compagnie telefoniche prima di trovarne una che prendesse come si deve... Comunque, stavi andando a prendere l'acquario, giusto?»

Chiese, voltandosi verso il mezzelfo.
Lui annuì leggermente con il capo.

«Bene. Allora andiamo. Tua sorella mi ha chiesto di aiutarti. Aveva paura che da solo di accappottassi per le scale.»

«Ah, grazie. In effetti mi servirebbe un po' di aiuto. Ciao, Lillian!»

«Ciao!» Rispose lei, guardando con apprensione i due che si facevano sempre più lontani. «E buona fortuna con l'acquario!»

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