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Giorno 6 / retroscena

Momento sbagliato. Momento molto sbagliato.

Si interrogò sul da farsi in tutta fretta.

Avrebbe potuto fingere di essere uscito, evitare di rispondere al richiamo, ma aveva paura che, chiunque fosse, si sarebbe potuto introdurre nella stanza credendola vuota.

L’anima all’esterno bussò di nuovo. «Sei qui? Tutto bene?»

Si alzò in piedi, rischiando di capitombolare giù. Si stava ancora abituando alla posizione eretta, camminare era difficile per lui.

Si diresse quasi rotolando all’ingresso, socchiuse la porta e ci infilò solo la testa. «Sì?»

Danilo era là, un sopracciglio bruno alzato e l’aria cospiratoria. «Scusami, devo parlarti in privato.»

«Ora non è un buon momento.»

«Ora è l’unico momento. Devo–» la frase gli morì in gola, fece una smorfia. «Non senti anche tu questo odore?»

Vuoto allo stomaco. «Non sento niente.»

«Meglio controllare.»

No. No, no, no, no.

Danilo diede una spintarella alla porta e quella si aprì, poi mise piede nella stanza. «Ma che è successo qui dentro?»

Francesco si congelò. Forse sarebbe dovuto scappare, ma dove? Non c’era un luogo nel creato dove si sarebbe potuto nascondere. Osservò Danilo che esplorava la stanza con attenzione, tanto immobile che i muscoli che pur non aveva gli facevano male dallo sforzo.

Boccheggiò, senza fiato.

La puzza di quel maledetto fango gli riempiva di nuovo i polmoni. Il dolore alle ossa. La mente intorpidita. L’istinto animale. L’angoscia eterna. Tutto gli crollò addosso di nuovo e si ritrovò senza neanche la capacità di piagnucolare, immobilizzato.

Danilo entrò in bagno. «Che diavolo è questo?» si affacciò nella stanza di nuovo. «Hai vomitato? Ti senti male?»

Si accorse di aver smesso di respirare. Del resto, la respirazione per lui era solo un’abitudine, un gesto automatico. Era morto, non gli serviva per vivere.

«Non puoi andare avanti così. Ascoltami bene, adesso. Dobbiamo pulire questa schifezza prima che qualcuno se ne accorga. Ho messo una toppa con la stronzata dell’alluvione, ma nessuno di quei tre è uno stupido. Non credo diranno nulla a qualcuno, non sono quel genere di anima, ma se continui con le cazzate qualcuno si accorgerà che qualcosa non va, e lo farà presto.»

Che significava tutto questo? Danilo sapeva? Come poteva sapere? Avrebbe dovuto negare?

«Non so di cosa tu stia parlando» esalò, con un filo di voce.

«Le anime celesti non vomitano, solo quelle dannate lo fanno. È naturale, laggiù hanno bisogno che funzionino come un corpo vivo. Devono provare dolore, caldo, sete, paura. Sono fragili. Quelle celesti non possono stare male, non sono progettate per farlo.»

Continuare quella farsa non aveva senso. Realizzò di essere sul punto di piangere perché gli occhi gli facevano tanto male da sentirli pulsare. «Ti prego, ti prego, non farmi tornare là. Farò quello che vuoi. Ti prego, farò tutto quello che vuoi. Non voglio–»

«Abbassa la voce! Sei pazzo, forse? Non lo dirò a nessuno. Non lo dirò a nessuno, capito?»

Perché avrebbe dovuto nascondere un segreto del genere? Fidarsi non avrebbe avuto senso. Se si fosse venuto a sapere sarebbe stato un complice, no, lui voleva rabbonirlo per poi spifferarlo in giro. Era l’unica spiegazione plausibile.

«Ti prego, davvero, non ce la faccio. Non ce la faccio, tu non puoi–»

Danilo saltò in avanti, soffocando il suo imminente urlo di sorpresa e terrore premendogli una mano sulla bocca. «Abbassa. La. Voce

Era vicino, troppo vicino, e fu preso dal panico. Si dimenò, ma la sua stretta era forte.

«Stai fermo! Ora parlo io» sibilò, e solo quando si arrese e smise di tirare come un matto lo lasciò andare. «Anch’io sono salito qui dai piani bassi, capito? Te l’ho detto, no? Sei un’anima in pena, e io empatizzo.»

«Cosa–»

«Ho detto che parlo io. Ascolta, dobbiamo trovare un modo di farti passare inosservato, e non ci riusciremo se continui a fare il gattino in mezzo alla carreggiata. Devi darti un contegno! E devi dartelo adesso

«Ma io–»

«So che hai paura. Hai paura che la situazione ti sfugga di mano, hai paura di tornare in quel buco del cazzo, ma nessuno deve capirlo. Nessuno. E tu, credimi, ce l’hai scritto in faccia.»

«Se è vero... se è vero che anche tu... come sei arrivato qui, eh?»

«Sono io che faccio le domande, non tu.»

«Voglio davvero... voglio fidarmi. Ti prego, se davvero puoi capirmi... permettimi di fidarmi di te. Altrimenti non posso farlo.»

Lo vide indugiare per un attimo, poi sospirò. «Va bene. Okay. Ero all’inferno, nel mio personale angolo di squallore a soffrire, quando ho visto... qualcuno. Ho visto un arcangelo. No, anzi, ho fatto di più. Ho sentito un arcangelo parlare con uno dei demoni. Complottavano di roba grossa, e mi hanno scoperto. Credevo che mi avrebbero punito, e invece... non si può uccidere un morto e non potevano rischiare che parlassi. Mi hanno offerto un posto qua sopra in cambio del mio silenzio.»

«Cos’hai sentito?»

«Mi sto già esponendo troppo così. Se Shemuel sapesse che ti ho detto queste cose mi rispedirebbe indietro a calci nel culo, non posso aggiungere altro. Fattelo bastare così.»

«Perché eri all’inferno?»

La leggerezza con cui pronuncio le parole che seguirono lo colpì. «Perché mi sono ammazzato. Tu come sei arrivato qui?»

«Ho sentito un rumore strano, ho visto una luce, l’ho seguita e poi... ero qui.»

«Una luce? Quale luce?»

«Non lo so. Una luce... parecchio luminosa, ecco.»

Sollevò un sopracciglio. «Perché, hai visto tante luci buie, di recente?»

«Intendo una luce molto forte. Ho avuto paura... ho avuto paura che potesse uccidermi un’altra volta.»

Danilo si portò le mani al volto. «Cazzo. L’hai visto anche tu. Cazzo.»

«Visto cosa?»

«Shemuel! Lui è... luminoso, come hai detto tu. Il vizietto non gli è passato, a quanto pare.»

«Ma chi è questo Shemuel di cui tutti parlano?»

«Non è nessuno, solo il capo di tutta la fottuta baracca!»

«L’angelo che ha in gestione in paradiso?»

«Nonché l’arcangelo che complottava con l’inferno. Proprio lui. Ogni tanto passa  qui in giro a dare un’occhiata. È di vitale importanza che tu non ti faccia notare nel modo più assoluto, quando accadrà.»

«Perché? Tu l’hai sentito e ti ha offerto un posto qua sopra! Se dicessi che l’ho sentito anch’io, magari–»

«Non sappiamo cosa abbia detto nella sua ultima visita infernale. Se non riuscissi a citare le sue parole capirebbe che non hai sentito nulla, e quindi che devi avere parlato con me. No, devi solo fare l’anima celeste con tutte le altre. Non fare lo strano e tutto andrà bene. Qua ci sono milioni di anime, lui non ti guarderà nemmeno.»

«Non mi sembra proprio un piano inattaccabile.»

«È il piano migliore che hai. Tu sei morto durante una brutta alluvione, per tirare fuori dei bambini da un ospedale pediatrico. Non ricordi i dettagli perché sei ancora traumatizzato. È tutto.»

«Perché proprio bambini da un ospedale pediatrico?»

«Perché i bambini malati fanno più presa, è ovvio! Io me ne intendo di queste cose, vedrai. Ora vieni, vediamo un po’ di ripulire il disastro che hai combinato...»

Note autrice
Zan zan! Anche Danilo è un’anima dannata, viene nientemeno che dal girone dei violenti contro se stessi. Ha preso Francesco in simpatia perché ha riconosciuto in lui il dolore che ha provato, e dunque sta cercando di aiutarlo.
Avrei voluto fare saltare fuori questa storia più avanti, ma il prompt di oggi è “retroscena” e mi sembrava il più adatto. Non andare al passo con le mie idee ma dovermi adeguare ai prompt si sta rivelando difficile, ma qui non si molla un cazzo!
A proposito... come avrete notato, in questa storia ci sono più parolacce del mio solito, ma ho pensato che due anime appena vomitate dall’inferno avrebbero potuto essere più sboccate del normale.
Ma cosa mai avrà sentito Danilo giù nel suo buco infernale? Quale sarà il complotto che non si può diffondere, per cui Shemuel ha addirittura promosso un peccatore al paradiso? Tutto si saprà a suo tempo!

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