Giorno 20 / valigia
Si ritrovò con Danilo nella sua stanza, a riflettere sul da farsi.
«Prepara la valigia. Dobbiamo tenere pronto tutto l’indispensabile. Non sappiamo se e quando saremo costretti a darcela a gambe, ogni momento può essere quello decisivo.»
«Darcela a gambe?»
«Sì, bimbo, darcela a gambe. Siamo stati noi a iniziare questa cosa. Ai piani alti, ai piani bassi, saranno tutti infuriati con noi.»
«Ce la faranno pagare, vero?»
«Dovranno passare sul mio cadavere.»
«Credo che quello, dal duemilasette, sarà già bello che marcito.»
«Immagino di sì» mormorò. «Ma non glielo permetterò lo stesso. Pensa... pensa di essere in vita. Pensa di essere in vita e soffrire. Pensa di soffrire sempre, così tanto che alla fine neanche soffri più, ma non riesci più neanche a essere felice. Niente, per mesi e poi per anni, sinché non riesci a immaginare il tuo futuro, e ti convinci che morirai giovane perché nel mondo non c’è posto per te, e continui a soffrire perché ti sei assuefatto, e alla fine... ti uccidi. Per scappare, perché non ce la fai più. E quando ti uccidi... scopri che di soffrire hai soltanto iniziato. Che quello che hai guadagnato è un’eternità di dolore. Prova a immaginarlo. Poi prova a immaginare quello che sono disposto a fare per non tornare là sotto. Immaginalo e basta.»
Quelle parole gli appesantirono il petto, sentì il cuore fossilizzarsi come un sasso. «Danilo, io...»
«Shh. Non parlare. Immaginalo e basta, e poi vai a fare quella fottuta valigia. Mettici dei vestiti, perché nudo come una bestia io non ci torno. Acqua, durerà poco ma sopporteremo più a lungo la sete. Qualche arma dal ristorante, pensavo a un coltello... non funzionerà contro quello che ci manderanno contro, ma ci farà sentire più sicuri. Poi si vedrà.»
Francesco si avvicinò, gli passò le braccia intorno ai fianchi. Lo sentiva, allora, quanto fosse spaventato. Cercava di non darlo a vedere, ma si percepiva dalla voce tirata come una corda d’arco, da quanto era rigido, e il suo sorriso era senz’anima. «So che è colpa mia. E mi dispiace. Mi dispiace tantissimo.»
«Qualcuno doveva pur fare quello che hai fatto.»
«Non possono buttarci tutti all’inferno, queste anime celesti gli servono per mantenere le apparenze. Vedrai che ce la caviamo.»
Non lo disse perché era convinto, lo disse perché ci sperava. Lo disse perché, se fosse successo qualcosa a Danilo per colpa sua, non se lo sarebbe perdonato.
«Uno zainetto, magari» aggiunse Danilo, sovrappensiero. Francesco si chiese se l’avesse ascoltato. «Avremo più spazio di manovra, che con la valigia.»
Gli si strinse contro per distrarlo, infatti lo vide riscuotersi e osservarlo, rilassando appena le spalle contratte. «Non mi sembri tanto in vena di fare i bagagli.»
«Non lo sono, no. E poi non l’abbiamo ancora detto a nessuno, c’è ancora tempo.»
«Sai come si dice, no? Chi ha tempo non aspetti–»
Non gli lasciò finire la frase. Si strinse a lui, sollevò appena la testa, e lo baciò. Non l’aveva mai fatto prima, era stato Danilo a baciare lui, ma non sembrò sorpreso.
Gli affondò le mani nei capelli, fece un passo in avanti spingendolo indietro, e l’attimo dopo aveva schiuso le labbra e il suo sapore gli riempiva la bocca, impaziente.
Aveva l’illusione di un cuore che gli tuonava nel petto, chissà se anche le anime celesti potevano sentirsi così, si strusciò contro di lui e provò una scarica di adrenalina quando sentì il verso gutturale che uscì dalla sua gola.
«Mi vuoi?» gli sussurrò all’orecchio, quando si separarono. Aveva le sue mani addosso e sentiva soltanto lui.
«Cazzo» lo sentì imprecare. Gli infilò le mani dentro i jeans e strinse la presa. «Cazzo, sì.»
«Ti conviene approfittarne, allora» mormorò, un sorriso malizioso sulle labbra. «Potrebbe essere la tua ultima occasione, lo sai.»
Danilo non si fece pregare, e sembrò aver dimenticato la valigia, almeno per un po’.
Note autrice
Un momentino felice prima che la situazione inizi a degenerare. Siamo al giorno venti, ne manca appena una decina, e la storia sta per prendere una piega... concitata.
A domani con la rivelazione a tutte le anime del paradiso!
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