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XXXIX: Me and the tears.

"And I...I'm feeling so small"

"Hostage" | Bradford

Mi aveva lasciata per l'intera notte da sola, nella casa di chi avrebbe potuto farmi del male e con la vana speranza che prima o poi sarebbe tornato.
Era inutile dire o spiegare che nonostante tutto, crebbi alle sue stupide illusioni. 

Credevo davvero che gli sarebbe passata e che una volta sfogato il suo nervosismo, sarebbe tornato a casa ed avremmo chiarito la cosa.

Ma neanche se fossi stata la ragazza più pessimista ed ansiosa del pianeta, sarei mai riuscita ad immaginare Zayn mentre se la spassava con una donna di strada.

Era la cosa più orribile ed insopportabile che potesse dirmi e che potesse farmi.

Quando restò in silenzio, in bilico tra la realtà ed il terrore, fu impossibile per me riuscir a fermare la mia mente e non lasciarla immaginare quella scena.
Immaginavo soltanto loro due, le mani di una donna su di lui e tutto ciò di cui Zayn aveva bisogno, fatto da chi era salita nella sua auto e sarebbe scesa un attimo dopo.

Riuscii ad incidere nella mia mente poche delle immagini oscene che erano trascorse quella notte.
Così come tutto ciò che mi aveva involontariamente fatto, andando a letto con un altro donna.

Non ebbi tutti i motivi necessari per scagliarmi contro di lui, probabilmente li avrei avuti più tardi; ma bastò quel piccolo frammento di delusione per lasciarmi fare un passo verso di lui e stampargli un ceffone in faccia.

Zayn posò successivamente una mano sulla parte da me colpita e sospirò rumorosamente, guardandomi diritto negli occhi.

Potei leggere la rabbia nelle sue iridi scure, e la tantissima voglia di urlarmi contro nonostante fosse dalla parte del torto e fosse nella situazione di star in silenzio e subire ogni mio insulto.

Ma d'altronde, questo era Zayn.
Qualcuno che non amava essere sottomesso a prescindere dalla situazione.

Quando i suoi piedi fecero un passo verso di me, giurai di sentire le mie gambe tremare, aspettandomi le peggiori parole ed urla nei miei confronti.
Ma tutto degenerò quando inaspettatamente si leccò ansiosamente le labbra e poi le strinse in una linea sottile, prima di dire: 'Io voglio te, Bee'.

Come se non bastassero le tantissime fitte che avevo al petto ogni volta che apriva bocca, continuò.
Continuò inesorabilmente e senza pietà, aggiungendo al dolore un enorme carico di dispiacere ed incomprensione.

E senza volerlo, una lacrima mi percorse inevitabilmente la guancia.

Potei sentire la mia pelle bruciare sotto quell'umida scia che aveva lasciato la mia lacrima.
E non potei permettere a qualcuno di così crudo ed impassibile di vedermi piangere e di vedere una reazione così esagerata in me, con soltanto quattro parole.

Strinsi i denti e lo oltrepassai in silenzio, andando verso il suo armadio. Il suo armadio che da qualche tempo era diventato il mio, contenendo ogni mia cosa.

Aprii entrambe le ante ed un vuoto persuase il mio corpo non appena vidi le valigie a terra, semivuote.

Ogni abito era ordinatamente appeso al suo posto e fermo lì, intento a restare in quell'armadio ancora a lungo.

Scossi la testa ed obbligai me stessa a non riflettere sulle tantissime illusioni che mi ero messa in testa sin dall'inizi: mi inginocchiai e le tirai fuori dall'armadio.

Non mi importava come avrei messo le cose al loro interno o se non sarebbe bastato tutto lo spazio; quello che volevo era semplicemente andarmene chissà dove e non vederlo mai più.

E cominciai a staccare tutti gli abiti dalle stampelle e ad infilarli disordinatamente al loro interno.

'Non fare così, per favore', lo sentii implorare la mia attenzione, chiedermi almeno un attimo di pace per lasciarlo parlare. 

Ma sapevo che non ce ne sarebbe stato bisogno e continuai a fare ciò che stavo facendo, con la sola intenzione di fare il più veloce possibile.

Udii uno sbuffo alle mie spalle e l'aria spropositatamente tesa, mentre camminava nella stanza, cercando una soluzione.

Ma una soluzione non c'era e nessun matematico sarebbe stato in grado di trovarla.

Appena furono entrambe abbastanza piene, rinchiusi la zip e .

Mi alzai su e mi guardai intorno; trovai Zayn proprio dietro alle mie spalle.
I suoi occhi fissavano i miei bagagli pronti, a terra e non diceva una parola.

'Adesso me ne vado ' dissi, fermandomi per riprendere il respiro. 'Per sempre'.

Afferrai le maniglie delle valige e camminai con un passo spedito verso la porta; non volevo sentire una parola di più, una scusa di più...

'Lo so, lo so è disgustoso ma per...' Sentii i suoi passi alle mie spalle e il tono della sua voce supplicarmi.

Aveva davvero toccato il fondo per pretendere che lo ascoltassi.

'Non dirmi stronzate' sbraitai, posando tutte le cose a terra per aprire la porta.

'Continuavi ad illudermi mettendo in mezzo infinite scuse ed intanto hai infilato le mani nella mie mutande', scattai nella sua direzione per un attimo e lo fulminai con lo sguardo, 'mi hai quasi portata a letto stamattina, quando sei tornato!' Urlai, e non potei trattenere la mia voce quando la mia mente ricordò anche quel particolare.

Da lì a poco sarei scoppiata a piangere, sentivo infinte lacrime contornarmi gli occhi e le mie iridi bruciare, implorandomi di lasciarle sfogare.

Zayn mi guardò con dispiacere negli occhi e li riabbassò subito dopo, probabilmente incapace di aggiungere qualcosa: 'posso spiegarti', disse in fine.

'Cosa cazzo vuoi spiegare!?' I miei occhi si sbarrarono incredibilmente e non potei credere alle sue parole, quando lo sentii dire l'ennesima frase da film drammatico.

'Io credevo davvero in te!' Spiegai, 'ho fatto tutto questo perché credevo che un giorno avresti capito i tuoi sentimenti e invece?' Urlai tutto talmente forte che mi resi conto del fatto che chiunque sarebbe stato in grado di ascoltarmi senza troppo sforzi.

Ma sinceramente poco mi importava di chi ci fosse nelle altre stanze, ad origliare la nostra conversazione.

'Invece sai benissimo cosa provi per me, Zayn'. I miei occhi si chiusero per un istante, il tempo necessario per assimilare coraggio prima di parlare un istante dopo: 'niente', conclusi.

La faccia di Zayn era indescrivibile, i suoi occhi mi squadravano increduli e la sua bocca socchiusa pregava di poter intervenire nel mio monologo e dire qualcosa.

'Vorrei non averti mai conosciuto'. Parlai con tutta la sincerità che avevo in corpo, senza farmi scrupoli e senza preoccuparmi di cosa avrebbe pensato una volta lasciata quella casa.

Se davvero mi aveva presa in giro per tutto quel tempo, facendomi credere che qualcosa sarebbe potuto accadere, era giusto che si sentisse dire cosa fosse realmente: 'perché diavolo non hai preso un altra?' Domandai, 'perché proprio io e la mia fottutissima famiglia!?' Feci giusto in tempo a finire di sfogare tutta la rabbia che avevo dentro, che poi le lacrime si fecero spazio lungo le mie guance.

Rigarono spietatamente il mio viso ed appannarono la mia vista, facendomi sembrare ancora una volta vulnerabile.

Coprii così i miei occhi con i palmi delle mani e scossi la testa, cercando di nascondermi; odiavo dover piangere ancora.

'Perché tutte a me?' Borbottai fra le lacrime.

Presi lentamente il respiro e le forze necessarie per tranquillizzarmi ed asciugai tutto quelle stupide lacrime che stavano appannando la mia vista, con il dorso della mano.

Singhiozzai e pensai che l'unica cosa da fare fosse riprendere le valigie e sbrigarmi ad andarmene per non sentirlo mai più.

Ma non feci nemmeno in tempo ad elaborare le idee che la mano di Zayn mi prese il polso, strattonandomi verso di lui.

Mi tirò nella sua direzione e mi trovai a pochi centimetri distante da lui. Per la prima volta potei vedere i suoi occhi lucidi, pieni di lacrime. I capillari si erano fatti di un rosso acceso e le sue iridi sembravano implorarmi.

'Non erano strategie per scoparti le mie, Bee' disse, la sua voce era spezzata e tutto questo non era affatto confortevole per il mio cuore.

'Non sapevo davvero cosa provavo per te e se ti ho detto di volerti vivere per capire...' Il suo timbro si fece incrinato ed io lo interruppi.

'Certo!' Esordì, ridendo nervosamente.

Strattonai rapidamente il mio polso per divincolarmi da quelle grandi mani ed indietreggiai.

Non volevo sentire il suo tocco addosso né, tanto meno, volevo averlo a pochi centimetri da me.

'Se davvero provavi qualcosa per me e volevi capire cosa fosse, Zayn, non andavi con una cazzo di puttana, okay!?' Urlai. Mi sentii stronza per essere ancora così dura nei suoi confronti, ma lo meritava, lo meritava nonostante fosse Zayn Malik e stesse per piangere davanti a me.

'Ho sbagliato, lo so', parlò prima che me ne andassi di nuovo.

I suoi occhi marroni si abbandonarono dai miei per andare a guardare il suolo e nonostante mi mettessero in soggezione, in quel momento desiderai vederli.

Non parlai, volevo che fosse lui a farlo e a dirmi una volta per tutte come stava lui, cosa provava e quali erano i suoi sentimenti.

Sperai con tutto il cuore che stesse peggio di me. Ma non poteva essere.

'Ma sin dal primo giorno ho desiderato il tuo corpo', disse tutto rapidamente e sentii il mio cuore cominciare a battere più forte, fortissimo come non aveva mai fatto.
'Ho desiderato te, ho desiderato vederti in ogni momento e...'
'E questo lo provo davvero, puttane o non puttane...' riprese il fiato, mordendosi l'interno della guancia ma non lo lasciai procedere.

'Mi hai chiesto di collaborare e ti ho dato tutta me stessa' parlai con molta più calma di poco prima.

'Sei stato tu ad andare con una prostituta e non te lo perdonerò mai' gli ricordai per l'ennesima volta. Non smisi per un attimo di guardarlo, nonostante lui non ricambiasse.

Gli bastò soltanto fare un passo verso di me per permettermi di sentire il suo respiro irregolare, agitato, per capire come stava. Zayn alzò lentamente lo sguardo e mi guardò, vulnerabile.

'Ho fatto una cazzata', mormorò.

'Lo so benissimo', distolsi nervosamente lo sguardo dal suo e mi guardai intorno, spazientita.

'Ma non ho mai mentito con te' 'non ho mai fatto niente di tutto questo per infilarmi tra le tue gambe...'  Sentii la sua voce abbassarsi alla fine della frase. Forse anche lui capì di essere stato una merda per tutto ciò che aveva fatto.

'Non mi fido di te, Zayn' avevo voglia di ridere dalla rabbia e mi sforzai a non farlo.

'Non sono cazzate, posso rimediare cazzo!' Zayn mi prese le spalle e mi scosse, con la disperata intenzione di richiamare la mia attenzione.

Lo accontentai, lo guardai diritto negli occhi con le lacrime che minacciavano di scappare.
Avevo gli occhi licidi, potevo immaginarlo dal modo in cui mi guardava.

'Mi dispiace Zayn, ma non ti credo' scossi lentamente la testa e feci qualche passo all'indietro, fino a quando non sentii le valigie sbattere dietro alle mie gambe.

Mi chinai ed afferrai entrambi i manici; mi voltai rapidamente verso l'uscita e me ne andai sorvolando lo sguardo fermo e snervante di Niall ed i vari richiami del moro.

-

Camminai a piedi per tutto il lungo viale che distava dal centro e non appena lo raggiunsi, mi sentii quasi spaesata.

Non conoscevo alcun posto dell'Inghilterra, di Doncaster, e non sapevo dove andare, cosa fare e a chi rivolgermi.

Avevo eliminato talmente tante cose dalla mia vita concentrando tutto su di lui che nemmeno il lavoro avrei trovato, se fossi tornata in America.

Arrivai in un immenso parco e mi sedetti su una panchina, la prima che trovai libera, proprio sotto ad un albero.

In quel momento, la rabbia e il tantissimo dolore che lungo il tragitto avevo nascosto mi invasero totalmente la mente, come per farmi tornare alla realtà.

Scoppiai ai piangere e mi coprii il volto con le mani pur di evitare che chiunque passasse potesse vedermi.

Le lacrime mi appannavano la vista e mi impedivano persino di vedere il terreno sotto ai miei piedi: improvvisamente, intorno a me, tutto era svanito.

C'eravamo soltanto io e le mie lacrime che sembravano non voler cessare di scorrere. Nemmeno la mia testa in quel momento fu capace di decifrare cosa stavo provando, piangevo, piangevo e basta cercando di provare sollievo da quel tanto dolore che stava trafiggendo il mio petto.

E tutto era inutile, qualunque cosa.
Forse la rabbia, forse la delusione o forse ancora dolore... Tutto questo mi stava distruggendo.

Mi feci forza e cercai per un attimo di calmarmi; piangere e disperarsi non sarebbe servito a niente se non a farmi scoppiare la testa.

Afferrai il mio telefono nella tasca dei miei pantaloni e digitai rapidamente il numero di mio fratello.

In quel momento non me ne resi realmente conto. Stavo chiamando Louis e di sicuro non avrei trovato una scusa adatta per giustificare tutto quanto... Ma avevo bisogno di qualcuno, di sostegno, di fiducia, di un aiuto.

Il telefono squillò a lungo fino a quando non sentii la sua voce in uno squillante 'Bee!'.

Bastò quel suono e la sua immensa gioia nel sentirmi per farmi scoppiare nuovamente in lacrime.
Era sempre così, andava sempre così...

Penso che chiunque possa capire cosa si prova quando ci si cerca il sollievo e poi basta quella piccola cosa, quel piccolo particolare, quella domanda, quel gesto... anche stupido, per farti esplodere di nuovo.

'L...Louis' singhiozzai senza poterne fare a meno e mi coprii subito la bocca, cercando di non lasciargli udire altro.

'Perché cazzo stai piangendo!?' La voce Louis era preoccupata e divenne immediatamente stridula.

'Niente... Louis, vieni da me per...' Ripresi il fiato e per un attimo pensai di star commettendo un casino.

Ma il dolore era molto più forte delle preoccupazioni. Poco m'importava di tutto, in quel momento volevo soltanto mio fratello a costo di dovergli confessare ogni minimo dettaglio.

Ero persa in uno stato a me sconosciuto, senza nessuno e senza sostegno da parte di qualcuno.

Ero letteralmente fra le mani di quel ragazzo, mi ero affidata completamente a lui ed in cambio avevo ricevuto soltanto del male.

'Vienimi a prendere' strizzai gli occhi e sospirai, riprendendo a piangere. 'Per favore'.

'A prenderti!?' Ripeté le mie parole con confusione, 'ma sei dall'altra parte del mondo Bee...' e quando lo sentii dire quelle cose, intervenni, senza lasciarlo concludere: 'sono in Inghilterra Louis'.

Mi guardai intorno e strizzai ancora una volta gli occhi appannati dalle lacrime, 'a Bradford'.

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