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XXXIV: Hctib.

||Questa parte contiene scene e parti non adatte ad un pubblico sensibile o facilmente impressionabile.||

"Hostage" | Bradford

[Bee Tomlinson's pdv]

'È ora di dormire, non credi signorina?' Zayn mi richiamò, mentre fissavo lo schermo del mio telefono, sdraiata sul letto.

Mi voltai a guardarlo: il suo petto nudo si alzava ed abbassava con molta tranquillità, mentre le sue braccia erano intrecciate dietro alla nuca.

Spensi il telefono e mi sporsi sul comodino per posarlo su di esso, poi mi girai su un fianco, con Zayn alle spalle e socchiusi gli occhi, sperando di riuscire ad addormentarmi anche con la luce accesa.

'Hei?' La sua voce mi richiamò, facendomi spalancare gli occhi.

Mugolai qualcosa di risposta e lui non disse niente; sentii soltanto il letto muoversi a causa dei suoi movimenti e in pochissimo tempo, sentii il calore del suo corpo accanto a me.

'Girati' sussurrò al mio orecchio.

Volevo girarmi ma se solo lo avessi fatto mi sarei trovata Zayn a pochissimi centimetri e questo non era affatto un buon inizio. Sarei morta dall'imbarazzo e sarei diventata un pomodoro.

Non risposi, così sentii la sua mano afferrarmi l'avambraccio e tirarmi verso di se, facendo in modo di spostarmi da quella posizione.

Mi mossi pigramente, sapevo l'effetto che mi facevano i suoi occhi addosso e cosa provavo ogni volta che le sue labbra si muovevano in modo sciolto, per parlarmi.
Non appena fui supina, trovai Zayn al mio fianco che mi osservava, reggendosi con il gomito, con il labbro inferiore stretto fra i denti.

'Che c'è?' Mormorai, osservando attentamente la sua espressione così strana ed indecifrabile.

Non attese e non rispose neanche, mi prese del tutto alla sprovvista: con una mossa schietta salì a cavalcioni sopra di me e posò le mani sulla mia pancia.

Sentii le sue mani scivolare sulla mia pelle coperta dalla canottiera ed osservai quei movimenti a lungo, fino a quando le sue mani fredde, non toccarono il bordo della canotta e lo alzarono leggermente.

Alzai di colpo lo sguardo ed incontrai i suoi occhi: il suo non sembrava un semplice sguardo. Le sue iridi marroni mi bruciavano addosso come per chiedermi di non ribattere.

Gemetti involontariamente quando il suo sguardo si abbassò alle sue mani e i polpastrelli delle sue dita gelide, lambirono dei cerchi immaginari sulla pelle calda del mio ventre.

Lentamente le sue mani salirono fino alla mia pancia e mi accarezzarono con cura, senza oltrepassare alcun minimo dettaglio. 

Inarcai la schiena presa dal piacere, ed un flebile sorriso, si fece spazio sulle sue labbra. La sua erezione si indurì notoriamente contro il sottile tessuto delle mie mutande e Zayn gemette, mordendosi le labbra.

Le sue dita sul mio corpo, se pur su qualche centimetro di pelle, mi mandavano fuori di testa. Non riuscivo a controllare il piacere e sapevo che se soltanto avesse continuato, salendo oltre a quel piccolo spazio di pelle, non ci sarebbe stato più niente da fare.

'No' afferrai la sua mano intrufolata sotto alla mia canottiera e lo condussi fuori da essa, facendolo accigliare.

Esaminai come il suo sguardo divenne improvvisamente cupo e disperso e di come il piacere aveva abbandonato i suoi lineamenti.

'Zayn, dimmi cosa è stato per te', ero imbarazzata ma parlai con convinzione,  mentre affondavo la testa sul cuscino.

'Perché me lo chiedi?' Mi chiese, sbarrando leggermente gli occhi.

Abbassai lo sguardo e iniziai a disegnare il contorno dei suoi tatuaggi sul petto: lo vidi sobbalzare al mio tocco, ma poi si rilassò ed osservò anche lui quel movimento sulla sua pelle, rimanendo in silenzio.

Sentii uno spostamento d'aria e, sott'occhi, guardai il moro che si passava una mano fra i capelli mentre mi guardava sorridente.

Scossi la testa e tolsi la mano dal suo corpo, riprendendo immediatamente coscienza e lui rise.

'Perché voglio saperlo' dissi rapidamente. La sua mano destra accarezzò la mia guancia per poi scendere verso il collo e il braccio. Quando arrivò alla mia mano, intrecciò le sue dita alle mie e un leggero sorriso comparve sul mio volto.

'Comunque, per me è stato fantastico...' Disse, prima di condurre la mia mano davanti alla sua bocca e di baciarla. Lo guardai con occhi sgranati a lui sorrise alla mia immagine.

'La prima volta, in macchina, poteva andare meglio...' Continuò iniziando a baciarmi il braccio.

'No' Dissi, ritirando il braccio e lui si fermò di scatto guardandomi corrucciato. Era già la seconda volta che lo interrompevo.

'In che senso poteva andare meglio?' Ripetei le sue parole con un groppo in gola.

'Parlo del fatto che hai pianto... E tutte le altre cose' farfugliò, cominciando a gesticolare.

Presi le sue mani, fermando quegli snervanti movimenti e lo attirai a me, posando un rapido bacio sulle sue labbra. Lui sembrò fraintendere il mio gesto, lasciò le mie mani e posò le sue ai lati della mia testa, continuando a baciarmi.

Lo sentivo spingersi contro di me e divorare le mie labbra con foga, come se quel bacio fosse l'ultimo, o il primo.

E continuò così per qualche minuto, sorridendo contro le mie labbra, a volte. Mentre io avvolsi il suo collo ed intrecciai le mani fra i suoi capelli scuri.

Non appena si staccò di qualche centimetro, il suo naso restò a sfiorare il mio e le sue labbra si inarcarono in un sorriso. 'Vorrei continuare, ma ho sonno' mugolò in un suono di lamento.

'Non avresti continuato comunque.' Lo informai, togliendo le mani dai suoi capelli e tornando ad afferrargli i fianchi.

'Non avresti voluto?' Non c'era alcun segno di malizia nella sua voce, era una semplice domanda che lasciò quasi intendere una gran delusione da parte sua.

'Non... Zayn' scossi la testa con confusione e lui si morse un labbro, innervosito. 'Non importa questo.' Conclusi.

Lo spinsi per i fianchi e feci in modo di fargli capire che sarebbe dovuto scendere da sopra il mio corpo, ma le sue braccia ancora puntate ai miei lati del capo non mi lasciavano scampo.

'Domani invieremo la lettera per il riscatto', disse, tornando a sedersi sulla mia pancia.

Rimasi quasi attonita dal suo cambiare discorsi, ma poi feci finta di niente anche perché il discorso di poco prima non poteva essere considerato migliore di quello.

'Ah, e Niall lo sa?' Domandai con disinvoltura.

'Lo saprà domani' ammiccò, alzando le spalle. Vidi la rabbia e il rancore attraversare i suoi occhi al solo suono di quel nome.

'Lo perdonerai?' Chiesi, mordendomi l'interno guancia. Sapevo che quel l'argomento lo innervosiva e volevo trattarlo con molta premura.

'No, certo che no' scosse la testa con fin troppa convinzione.

'Ma cosa vi è preso...a te, Harry, Niall...' Lanciai un occhiata alla collana che teneva al collo, con quei ciondoli ancora ben in mostra e poi rialzai lo sguardo ai suoi occhi.

Era a disagio, era ovvio che non volesse dirmelo.

'Questi sono cazzi miei' si ricompose all'istante, gelandomi. Il suo tono era minaccioso.

'Invece no, cioè, io e te...' Volevo dire che se in qualche modo stava cercando di capire cosa provava per me e se prima o poi, forse, saremo riusciti ad amarci, lui avrebbe dovuto dirmi di lui, della sua vita, delle sue discussioni.

Ma lui mi fermò e non lasciò nemmeno che formulassi la frase: scese dal mio corpo, sedendosi dall'altro lato del letto.

Lo amavo, lo amavo davvero. E non sapevo nemmeno la motivazione, ma sapevo quanto desideravo sapere che provasse lo stesso per me e che non fossi soltanto un'illusa. Per questo ci provavo, per questo lo lasciavo fare.

Perché lo amavo, lo amavo anche quando sentivo il mio cuore scoppiare ed un nodo formarsi sulla mia gola perché dopo essersi vestito con fretta e furia, aveva lasciato la sua camera.

"Hostage" | Bradford

[Zayn Malik's pdv]

Quella notte restai in macchina per qualche ora e fumai all'incirca un pacchetto di sigarette, aspettai che si facesse l'alba e vidi persino mio fratello tornare, con l'occhio nero ed il labbro spaccato dalle mie stesse mani.

Avevo detto di non perdonarlo, ma ero comunque un orgoglioso del cazzo.

Sentii il mio cuore stringersi all'immagine del biondo, con le mani in tasca e con gli occhi abbassati mentre attraversava il giardino per entrare in casa.

Forse ero coglione, ma mi sentii comunque in colpa per averlo picchiato.

Non appena rientrò, aspettai un po', poi partii e camminai per ore sulle strade deserte di Doncaster. Era fantastico vedere la città spenta, le serrande abbassate ed i garage chiusi. A quell'ora nessuno c'era, tutti dormivano, soltanto i ragazzi che se la spassavano  in discoteca, ubriachi marci, strafatti, tornavano verso casa nelle loro macchine.

Odiavo quel genere di vita, odiavo vedere giovani rovinarsi dietro ad una canna, dietro ad una bottiglia di alcol, dietro ad una discoteca piena di puzza, sudore e gente nauseante ovunque.

Ma quella era la mia generazione, forse per quello ero strano.

Accesi la radio e mi accorsi che le uniche cose a cui stavo pensando erano le droghe, le persone, le discoteche e la gente notturna... Ma non stavo minimamente riflettendo su Bee, su quella ragazza che aveva confessato di amarmi e quella stessa ragazza che come poche avrei voluto vedere ogni secondo.

Anche mentre viaggiavo, avrei voluto averla lì, se non fosse stato per la sua curiosità e la sua dannata voglia di farsi i cazzi miei su cose che detestavo raccontare.

Magari meritava di saperlo, perché comunque sia, lei stava facendo di tutto per farmi capire cosa provavo nei suoi confronti: si stava concedendo a me e si stava umiliando dicendomi tutto ciò che provava... Dicendomelo nonostante sapesse che forse non avrei ricambiato.

Ma quell'argomento odiavo trattarlo con chiunque, mi incazzavi e basta. Potevo parlare di qualunque cosa, potevano provocarmi in mille modi... Ma parlare di ciò mi mandava in bestia.

Pensai di riflettere anche su cosa era l'amore, su quali erano le sensazioni per capire se davvero io, Zayn Malik, volessi condividere la mia vita con una persona. Ma i miei occhi furono attirati dall'immagine di delle donne, svestite, ferme sul ciglio della strada.

Osservai come delle giarrettiere 'coprivano' - per modo di dire - le loro  gambe, come quel top rigonfiava il loro seno... E come quei grandi stivali salivano lungo i loro polpacci, rendendole volgari e nello stesso tempo sexy.

Accostai la macchina al marciapiede ed abbassai il finestrino, concentrando la mia vista su una ragazza bionda dagli occhi chiari, che mi venne subito incontro.

Si sporse sul mio finestrino ed io feci un falso sorriso, cercando le parole da dire.

'S-sei qui per...' Cercai di cominciare ma la bionda mi interruppe subito, facendo una risatina: 'per scopare'.

'Ah' quella fu l'unica parola che riuscii a dire.

'Quanto vuoi?' Domandai subito dopo, lanciando un occhiata con la coda dell'occhio sopra al cruscotto, per vedere se ci fosse il mio portafogli.

'Cinquanta, va bene?' Ammiccò, strizzando l'occhio in maniera sensuale... Per lo meno, così avrei dovuto intenderlo.

Afferrai il mio portafogli e lo aprii sotto ai miei occhi, fissando le poche banconote presenti all'interno di esso. Non che non bastassero, ma Harry. Harry stava male e non poteva guarire a causa della poca disponibilità di denaro.

Quella fu la prima cosa che mi venne in mente, mentre tenevo gli occhi fermi sui miei soldi.

'Allora?' Sentii la voce squillante della prostituta richiamarmi, ed io rialzai lo sguardo, titubante.

La guardai negli occhi per qualche secondo, poi annuii, sfilando contemporaneamente i soldi dal mio portafoglio. 'Sali' gli porsi una banconota da cinquanta e la tipa li afferrò con entusiasmo, sbrigandosi a fare il giro della macchina.

***

'Hai una casa libera?' Domandò con malizia, la ragazza seduta accanto a me.

Premetti le mani sul volante per mantenere la calma a causa della sua voce così irritante; la stavo sopportando già da troppo tempo ed avrei desiderato tappargli quella boccaccia.

'No, scoperemo in macchina' borbottai. Svoltai in una strada che conoscendo da tempo; la stessa dove portai Bee, era un posto dove non andava mai nessuno.

Sentii la ragazza sbuffare, per poi portare le braccia conserte al petto. 'Hai almeno un cazzo di preservativo?' Domandò con arroganza, forse aspettandosi la mia risposta.

'No'.

Frenai la macchina  sotto a delle piante ed esse fecero ombra sulla mia auto, facendomi sentire quasi al sicuro.

Stavo commettendo un enorme cazzata, ma quello fu uno dei miei ultimi pensieri quando allungai del tutto il mio sedile, girando la manopola che era posta proprio al lato di essa, e lo mandai all'indietro, lasciandole lo spazio necessario.

Vidi la ragazza sogghignare mentre mi slacciavo il bottone dei pantaloni e la sua lingua inumidì le sue labbra quando li abbassai fino alle ginocchia, lasciando la mia intimità coperta dai boxer.

Le lanciai un occhiata e lei sembrò riprendersi. Smise di fissarmi come se fossi il suo pranzo ed infilò una mano nel suo top nero, sfilandone una bustina.

'Te lo metto io?' Mugolò, inarcando un lato della sua bocca.

Di tutta risposta afferrai l'elastico dei miei boxer ed alzai di poco il mio corpo, per farli scendere lungo le mie gambe. 'Vai' le feci un cenno col capo verso la mia erezione e lei esitò, facendomi l'occhiolino.

'Mi chiamo Janette' allungò una mano nella mia direzione e sorrise ampiamente, aspettando che la stringessi.

Ma non lo feci, non ero lì per far conoscenze. 

Lei sembrò mortificata, ma mascherò la sua espressione sconcertata facendo finta di niente e sfilando il preservativo dalla bustina. 'Vuoi passare direttamente a...' Non la lasciai finire. 'Sì'.

Si sporse verso di me e mi infilò il preservativo con molta lentezza, troppa. La vidi muoversi con sensualità e non appena concluse di metterlo, alzò gli occhi ai miei, mordendosi il labbro.

'Ti ho pagata per scopare' ringhiai a denti stretti, facendola smettere di comportarsi come una perfetta cretina.

La bionda non aggiunse altro per mia fortuna, salì a cavalcioni sopra di me e si sedette sulle mie gambe: posò le mani sulle mie spalle e si sporse con il viso verso di me; per un momento temetti che mi stesse per baciare, ma poi si spostò sul mio orecchio e sussurrò: 'spogliami'.

Afferrai i suoi fianchi e le presi i bordi di quella gonna striminzita, cominciano ad abbassarla: era praticamente attaccata alla sua pelle insieme alle giarrettiere e faticai a liberarla da quella robaccia.

Ma non appena fu libera lei mi guardò alzando ripetutamente le sopracciglia, poi cominciò a strusciarsi su di me: sentivo la sua intimità nuda contro la mia e nonostante odiassi quella tipa, dovetti ammettere che non vi era sensazione migliore.

Strinsi gli occhi e cominciai a gemere da piacere, ero troppo eccitato e ad ogni suo movimento sentivo il piacere crescere dentro di me; la bionda strinse le mie spalle e si chinò sul mio collo per succhiare la calda pelle di esso.

Un mugolio soffocato sfuggì dalle sue labbra non appena finì di arrossire la pelle ambrata del mio collo e a quel suono così compiaciuto da parte sua, sentii il bisogno di andare oltre. 

Con decisione le alzai i fianchi e lei nascose il viso sull'incavo del mio collo; premetti la mia erezione contro di lei, sentii sfiorare la stoffa del top che che indossava e poi la abbassai di colpo sopra di me,  affondando in lei.

In quel momento pensai di non poter fare errore migliore.

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