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XIV: Notes.

"Hostage" | Bradford

Lessi il biglietto non appena arrivai a casa, aspettai che Niall si allontanasse e sparisse da qualche parte nella casa.

Mi buttai sul divano e lo tirai fuori dalle tasche dei miei pantaloni, mi ero quasi dimenticato di lui.

Non appena lo lessi, non potei cedere che Bee avesse lo fatto davvero. Su di esso vi era scritto il numero del suo telefono e proprio accanto, lessi:

'Fammi sapere come sta Harry, mi dispiace di non potervi aiutare con le cure. Non dare il mio numero a Niall'.

In qualche modo quel messaggio mi rincuorò, sapevo di non poterla vedere più e questo mi dava fastidio, credo.

Ma in ogni caso, avere il suo numero mi piaceva.

"Hostage" | Doncaster

[Bee Tomlinson's pdv]

'Vorrei soltanto capire come ti è venuto in mente di fare uno scherzo simile a tu padre.' Borbottò mia madre, continuando a preparare la colazione, di spalle sul bancone della cucina.

Vorrei tanto saperlo anche io, pensai.

Ma non risposi, mi limitai a scuotere la testa, tanto per dimostrare a me stessa quanto fossero fuori in quella casa. Trattenni uno sbadiglio, prima di salutare Louis con un cenno di capo.

Lui si alzava spesso a quell'ora, soprattutto da quando, come me aveva smesso la scuola.
Alcune volte andava nella fabbrica di mio padre ed aiutava gli uomini con il lavoro; aveva decine di operaii per la sua ditta e di certo, dare un lavoro al figlio, non gli cambiava la vita.

'Buongiorno 'ostaggio'' strillò, mimando le virgolette con le dita, alla parola 'ostaggio'.

Louis già ridacchiava di prima mattina; ancor prima di varcare la soglia lui sparava stronzate. Era un suo optional.

Quando mia madre lo partorì qualche anno prima di me, i medici gli regalarono anche un libro con elencate tutte le battute pessime che avrebbe potuto sparare da grande. E lui si divertiva a scassare la vita così, a vent'anni.

Feci una smorfia di disgusto ed abbassai lo sguardo in silenzio, aspettando che mia madre finisse di cucinare.

'Ecco, tesoro' disse, posando la tazza di latte proprio sotto ai miei occhi. La ringraziai con un leggero sorriso e cominciai a soffiare sul latte caldo.

'E anche a te' aggiunse, facendo lo stesso con Louis che si era seduto accanto a me.

Allungai una mano per afferrare un cucchiaino al centro tavola, ma quando mi sporsi per farlo, il telefono che avevo posato sul tavolo, vibrò.
Mi ritrassi e lo afferrai, vedendo chi mi stesse cercando.

Unknow: Grazie Bee.

Aggrottai la fronte alla vista di quel messaggio, ma non feci nemmeno in tempo a pensare a chi me lo avesse mandato che un altro messaggio apparve sul display.

Unknow: Avresti potuto anche lasciarmi marcire la dentro, invece...

Capii all'istante che si trattava di Zayn, non poteva essere nessun altro.

Avevo lasciato il numero al poliziotto per essere informata sullo stato di suo fratello, una volta uscito da lì.

Sorrisi istintivamente, man mano che i miei occhi scorrevano lungo quelle righe.

Cominciai a scrivere una risposta, ma Louis spuntò dietro di me, facendomi sussultare.

'Chi è?' Chiese, imperterrito. 'Il tuo 'rapitore'?' Rise, cercando di intravedere qualche parola dal messaggio.

Ma io mi alzai dalla sedia e mi diressi verso il divano, con il telefono ancora fra le mani.

Lui restò in piedi, piagnucolante, con le braccia conserte ed il broncio stampato in volto, come suo solito.

'Che antipatica che sei!' Cantilenò, cercando di farmi pena.

Mi sedetti sul divano e salvai il numero di Zayn in rubrica, prima di rispondere.

Me: Figurati, l'ho fatto per tuo fratello.

Non so perché ci tenni a precisare quella cosa, ma lo scrissi comunque.
Tuttavia lo avevo fatto per Harry perché avevo capito che lui aveva bisogno di Zayn, la fuori.

Attesi qualche secondo e la sua risposta non tardò ad arrivare.

Zayn: Sì, immaginavo.

Alla sua risposta mi sentii soddisfatta di me stessa per non avergli dato a capire nulla.

D'altronde non era la verità: suo fratello non era l'unico motivo per il quale avevo smentito tutto.

Non avrei voluto nemmeno immaginare cosa sarebbe successo altrimenti.

Zayn aveva sbagliato, aveva fatto davvero un'enorme cazzata, ma nonostante questo, tutte le sue pazzie erano giustificate.

Ed inoltre me ne aveva parlato; si vedeva lontano un miglio quanto tenesse a suo fratello.

Il ciondolo con l''h', la sua vulnerabilità improvvisa quando parlava di lui...

Insomma, non potevo voltargli le spalle e lasciarlo chiudere in una cella, dopo tutto.

Una volta letta la sua risposta, tornai a fare la colazione insieme a Louis che, offeso, continuò a borbottarmi contro per tutta la mattinata, mentre sorseggiava il suo latte.

***

Io e Louis eravamo sul divano di casa a chiacchierare del più e del meno.
Mi raccontava come trascorreva le sue giornate qui in Inghilterra e di come lo infastidiva di starsene ancora con i suoi genitori, mentre io era già andata a vivere in America.

Per la seconda volta in tutta la giornata, il mio telefono interruppe il nostro discorso.

Louis sbuffò a quel suono e si voltò da l'altra parte, facendo l'offeso.

'Cos'hai?' Chiesi, ridendo.

Lui strinse le braccia al petto ed alzò le spalle, facendo finta di niente.
Così ridacchiai e spostai lo sguardo sul display.

Ancora... Pensai, quando lessi il suo nome sullo schermo.

Zayn: Come l'ha presa tuo padre per lo 'scherzo'?

Mi affrettai a rispondere, sapevo cosa dire.

Me: Non dovrebbe interessarti, Zayn.

Risi da sola mentre inviavo quella risposta, immaginavo lo avrebbe infastidito, ma d'altronde anche lui rispondeva così, spesso.

Zayn: Non è divertente, comunque...ho dormito bene con te.

Diventai automaticamente rossa quando lessi quel messaggio; tanto che sghignazzai e Louis si voltò a guardarmi con confusione.

Nemmeno io capii cosa successe dentro di me, o almeno il motivo... Ma al solo ricordo del suo corpo così attaccato al mio, diventavo un pomodoro. E di certo le sue parole inaspettate non mi aiuatrono.

Abbassai nuovamente lo sguardo, senza fare minimamente caso a mio fratello, quando lessi un altro suo messaggio.

Zayn: Voglio dire, non mi hai fatto caldo come credevo.

Quell'ennesimo messaggio fece scendere un velo di delusione in me. Okay, era abbastanza stupido ma non era colpa mia, quel ragazzo mi rendeva fin troppo emotiva.

Me: Come farai con Harry, le cure...

Scrissi la prima cosa che mi passò per la testa, dovevo eliminare quel discorso.

Zayn: Troverò una soluzione. Ciao Bee.

Quando stavo per digitare ancora qualcosa, il suo messaggio mi fermò. Per un attimo notai come il suo carattere era tornato a posto e rimasi a fissare lo schermo, intontita.

'Considerando che ripartirai domani per l'America visto che metà della vacanza l'hai passata dai tuoi amici, vuoi considerarmi almeno dieci minuti?' Sbottò Louis, con voce seccata.

Sentii i suoi occhi pesanti che stavo cercando di sbirciare sullo schermo.

Spensi immediatamente il display e mi voltai verso di lui, con un sorriso sornione stampato in volto. 'Allora? Che vuoi fare?'

Lui per un attimo si accigliò, poi si alzò su tornando immediatamente solare in volto. 'Possiamo andare a farci un giro con la mia maccchina' propose, speranzoso.

Annuii immediatamente, gasandomi al solo ricordo che lui avesse una macchina, a differenza mia.

Scattai in piedi e lo seguii per il salone mentre cercava disperatamente le chiavi fra il suo disordine. E non appena le trovò, proprio sulle tasche dei suoi jeans, ci avviammo verso la macchina.

Passammo tutto il tragitto a spizzicarci, visto che lui insisteva nel non dire dove stessimo andando. Odiavo stare sulle spine ed odiavo le sorprese. Mi mettevano ansia.

'Nano, mi dici almeno quanto manca?' Sospirai, guardandolo mentre sghignazzava con i suoi occhi azzurri concentrati sulla strada.

Me lo chiedevo spesso, per quale diavolo di motivo non avevo i suoi occhi?

Punzecchiai la sua spalle con le dita e cominciai a fare strani versi di lamentela pur di ricevere una risposta.
E infatti conoscevo il suo limite di pazienza, ne aveva ben poca.
Non ci mise molto a frenare la macchina e a voltarsi di scatto con la testa verso di me.

'Siamo arrivati, pallosa' sbuffò, alzando gli occhi al cielo, prima di girarsi per sfilare le chiavi dalla macchina.
Le infilò nella sua larga felpa grigio scuro e si affrettò ad aprire lo sportello.

Era un ragazzo basso, per la sua età; ma era uno dei ragazzi più simpatici e nello stesso tempo dolci che conoscevo. Non perché era mio fratello, ma adoravo quando infilava quelle felpe grandi pur di sembrare un uomo grande, oppure quando si metteva sulle punte per non sparire fra la gente, in una foto di gruppo.

Erano le sue caratteristiche.

Rimasi con gli occhi fissi su di lui, a riflettere, mentre lui era già sceso da un bel pezzo.

Aveva una mano in tasca, mentre con l'altra a stava già bussando ininterrottamente sul vetro della macchina, cercando di capire cosa mi stava prendendo.

Scossi la testa e scesi velocemente dalla macchina, sbattendo lo sportello dietro di me.

No guardai intorno e, stranamente non trovai altro che un vasto prato verde, ben curato ed un chiosco deserto. Non c'era un anima viva in quel posto soltanto io e mio fratello, a fare chissà cosa.

'Siamo in un campo, Louis?' Chiesi, con la fronte aggrottata.

Louis ridacchiò, poi si diresse silenziosamente sul retro della macchina, aprì il bagagliaio e si chinò su di esso per prendere qualcosa.

Non appena finì di frugare, tirò fuori un pallone da calcio.
Gli brillavano gli occhi ed aveva un ghigno ricalcato in faccia.

Capii immediatamente cosa desiderava fare, così potrai le mani ai fianchi mentre con un dito lo minacciai. 'Tu hai intenzione di giocare a calcio!' Ululai, stavo urlando.

Lui scoppiò a ridere e lasciò rimbalzare il pallone a terra. Mi venne incontro trascinando il pallone con il piede; non smetteva di ridere.

'Ti divertirai...' Commentò, cercando di fermare le sue risate.

Lo guardai male e lo spinsi scherzosamente, facendolo barcollare.

'Non giocherò a calcio con te.' Dissi, portando le braccia conserte al petto.

'Dai' borbottò, abbassando lo sguardo. Voleva farmi pena, era ovvio.

'Ti comprerò il gelato!' Scattò, tornandomi a guardare negli occhi con un espressione supplicante.

Ci pensai per qualche secondo prima di rispondere.

'Cioccolato e panna?' Lo provocai.

'Cioccolato e panna, prometto.' Ammiccò, senza lasciarmi aggiungere altro.

Alla sua risposta ridacchiai e scossi contemporaneamente la testa; da quando mio fratello mi pagava la merenda?

'Prima il gelato poi il calcio.' Proporsi, tornando seria.
Lui annuì senza scrupoli e lasciò il pallone a terra, mentre con un passo svelto si incamminava verso il piccolo chiosco, alle sue spalle.

Mi sedetti a terra, sul prato umido e sfilai il telefono dalla tasca.
Andai istintivamente a controllare i messaggi, di solito, le mie amiche mi lasciavano messaggi in segreteria, oppure mi chiamavano direttamente... Ma tuttavia avevo ambiato numero ed avevo preso un telefono più vecchio, visto che l'altro era stato scaraventato a terra.

Ma le mie dita premettero comunque, quando sulla casella 'messaggi' notai un numeretto accanto: 2.

Zayn: Bee, rispondimi subito.

Zayn: Quando ripartirai per l'America?

Subito mi venne un colpo, soltanto nel leggere quel nome. Non avevo intenzione di diventare un amica del mio rapitore.

Ma poi, cento domande si fermarono nella mia mente.

Cosa ne sapeva lui dell'Inghilterra? D'altronde sapeva tantissime cose su di me e non avevo la minima idea di come facesse.
Partendo dalla mia età, dal fatto che sarei andata in albergo...e per finire, come diavolo aveva fatto ad imbrogliarmi quel giorno, in albergo?

Era una domanda persistente da giorni.

Me: Cosa ne sai tu?

La curiosità mi stava sopraffacendo.

Zayn: So tanto più di quanto tu possa immaginare, Bee.

Per un secondo il mio cuore si fermò. Le mie labbra si socchiusero inconsciamente, come i miei occhi d'altronde, che si spalancarono.

Me: Comunque sì, ripartirò domani.

Zayn: E perché!?

Stavo per rispondere, e per un attimo pensai gli dispiacesse...
Ma mi accorsi di quanto fossi stupida soltanto a pensare determinate cose, quando un altro messaggio comparve sul display.

Zayn: Voglio dire, non passerai molto tempo con i tuoi...

La prima cosare l'ala quale mi preoccupai fu di cosa gliene poteva importare a lui.

Me: Non sono affari tuoi.

La risposta non tardò ad arrivare e prima che leggessi, un enorme nodo alla gola mi fece intuire che, per qualche motivo a me sconosciuto, ero già pentita di esser stata così dura.

Zayn: A presto Bee. x

Stavo praticamente cercando di rispondere alle migliaia di domande che avevo in mente ma ne erano troppe, fin troppe per concentrami su una di esse.

E quando ci provai, Louis mi interruppe.

'Corri corri, prendilo!' Urlò, era ancora distante e potevo vederlo in lontananza, animarsi con le mani ingombrate.

Scattai in piedi ed infilai il telefono in tasca, andandogli incontro.
Non avevo intenzione di sprecare il primo è lato pagato da mio fratello, in tutta la sua vita.

Ancor prima che potessi raggiungerlo, Louis leccò disperatamente il gelato che teneva sulla mano sinistra, il mio in teoria.

'Louis, perché cazzo l'hai fatto!?' Sbraitai.

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