XII: Turning.
"Hostage" | Bradford
[Bee Tomlinson's pdv]
Le sue labbra erano strette in una linea sottile.
Le sue pupille erano dilatate a tal punto che il marrone dei suoi occhi si rudussse in un fine anellino mentre respirava irregolarmente, guardando in basso, nervoso.
Sapevo cos'aveva in mente.
Conoscevo pochissimo Zayn e Niall, e per quel poco che conoscevo, ero certa che di Naill, dei suoi sentimenti e di cosa stava sentendo; non mi interessava minimamente.
Ma non potevo dire lo stesso di Zayn, se soltanto volevo essere sincera con me stessa.
Notai le sue lunghe dita afferrare la sua collana e massaggiare le lettere con i polpastrelli del pollice e dell'indice.
Sospirò.
E quella era l'unica cosa che rimpiangevo.
Se loro fossero finiti in carcere, cosa ne sarebbe stato di Harry, il loro fratello malato di cancro? Chi si sarebbe preso cura di lui?
Dall'ultimo discorso che avevo affrontato con Zayn, quella mattina, avevo intuito quanto per lui fosse importante e mi si stringeva il cuore all'idea che dovesse abbandonarlo per colpa mia.
Anche se se l'era cercata; in qualche modo ero lontanamente legata a quel casino.
Strusciai sul pavimento la sedia nella quale il poliziotto vi era seduto poco prima ed andai a sedermi.
Appoggiai i gomiti al tavolo e cominciai ad osservare attentamente ogni singolo movimento del moro.
'Non fissarmi, mi infastidisce'.
Mormorò con durezza, senza staccare gli occhi dal tavolo.
Alla sua affermazione, mi ritrassi e notai anche lui portare un gomito sopra al tavolo in metallo, per appoggiare poi la fronte sul suo palmo.
'Per cosa vi servivano tutti quei soldi, Zayn?' Chiesi, improvvisamente.
Focalizzai bene l'espressione del suo volto e vidi come cambiò radicalmente, alla mia domanda, nonostante si impegnasse a non fare una mossa.
'Alla droga?' Insistetti subito dopo.
Sapevo che la mia domanda sarebbe sembrata stupida e che avrei potuto anche irritarlo; ma non mi importava visto che il punto dove volevo arrivare era uno, e per arrivarci, avrei dovuto fare così.
Considerando anche che lui non me lo avrebbe mai detto, spontaneamente.
Il suo voltò si alzò di scatto e i suoi occhi guardarono i miei; sentii dei brividi correre lungo la mia spina dorsale quando la sua completa attenzione diventò eccessivamente pesante.
Un sorrisetto amaro scappò involontariamente dalle sue labbra, ma dubito dopo i suoi denti afferrarono il suo labbro inferiore e lo trattennero.
'Droga?' Ripeté. 'Ma ti senti?'
Scosse la testa prima di intrufolarla di nuovo sul suo palmo e di riabbassarla al tavolo.
Spostai per un attimo lo sguardo su suo fratello e mi accorsi che lui, a differenza di Zayn, non aveva fatto una mossa.
Rimuginai a lungo i miei pensieri e le tantissime frasi che mi saltavano per la mente, prima di parlare.
Ma quando lo feci, non ero psicologicamente pronta per farlo.
Le mie labbra pronunciarono quelle parole nella maniera sbagliata forse, ma le pronunciarono comunque, senza il mio volere.
'Ti servono per Harry, Zayn?'
Persi un battito, per quale diavolo di motivo non contavo fino a dieci prima di spifferare frasi?
Lui alzò di nuovo il volto, proprio come se quella frase, quel nome, fossero un richiamo.
Ma questa volta non fu l'unico a degnarsi di fare una mossa.
Anche Niall lo fece, ed entrambi avevano un espressione ben definita in volto.
Il biondo era esterrefatto, mentre Zayn...beh, lui era indefinibile.
Non riuscii a decifrare un'espressione precisa nei suoi occhi.
Muoveva continuamente gli occhi da tutte le parti ed incrociava i miei, a volte.
Non sapeva cosa dire né tanto meno cosa fare, era impacciato e questo mi fece piacere.
'Cosa ne sa lei?' Domandò Niall, fra i denti.
Lo disse a bassa voce, indicandomi con il suo indice; sperando inutilmente di non farsi sentire.
Ma in quella stanza rimbombava persino ogni singolo respiro.
Zayn gli rivolse un occhiataccia con la coda dell'occhio, prima di spostare definitivamente la visuale su di me.
Posò le braccia tatuate sul tavolo e puntò i suoi occhi nei miei, fissandomi intensamente.
Era convinto, mi guardava con decisione e dentro di me sentivo un enorme nodo soffocarmi, fermandosi lungo la mia gola ed impedendo all'aria di passare.
'Sono deluso da te, Bee.' Sussurrò.
Morsi istintivamente le mie labbra e cominciai a dondolare i talloni per terra, dal nervosismo.
In me, qualcosa me lo diceva, sapevo di aver sbagliato qualcosa, ne ero certa.
'Stamattina ho parlato con te di cose fin troppo intime.' Disse, ridendo nervosamente.
Le sue braccia si distesero sul tavolo mentre silenziosamente abbassava lo sguardo, pentito.
Sembrava si stesse maledicendo mentalmente per ciò che, poche ore prima, mi aveva dolorosamente confidato.
'E pensavo mi avessi compreso' fece, scuotendo la testa.
'Almeno sembrava' borbottò subito dopo, alzando le spalle.
Aprì la bocca per parlare, nonostante gli occhi cominciassero a bruciare.
Sapevo cosa voleva dirmi e non sapevo esattamente se il mio umore sarebbe stato in grado di reggere alle sue parole.
E se per fortuna o se per sfortuna, non lo sapevo. Zayn mi fermò, alzando una mano, in segno di silenzio.
Ma non mi lasciai influenzare, allungai un braccio ed afferrai la sua mano, fermandolo.
'Ho capito eccome.' Intervenni.
La sua mano si ritrasse e rifiutò il mio tocco, nascondendosi sotto al tavolo.
'Se avessi capito non stavi qua a chiedermi della droga.' Alzò la voce, intirizzendosi sulla sedia.
La sua mascella si tese e il suo sguardo mi fulminò, ogni secondo di più.
'E forse non avresti nemmeno contribuito a sbattermi qui', i suoi occhi indicarono arrogantemente il posto dove era seduto, e il suo capo si mosse nuovamente verso il basso, con disprezzo.
'Se avessi capito, Bee.' Sottolineò subito dopo, con calma.
La maniera nella quale pronunciava il mio nome mi faceva accapponare la pelle, anche il suo modo di dire le cose con calma, mi turbava.
A quelle parole, come se tutto fosse concluso, Zayn fece per alzarsi, strusciando la sedia sul pavimento.
Ma lo fermai in tempo, afferrando l'altra sua mano.
'Me ne vado io, tu stai qui.' Annuii, invitandolo ad obbedirmi.
Mi alzai su dalla sedia con la mano ancora ferma sulla sua.
Rimasi immobile, in piedi, con lo sguardo immobile sulle nostre mani, unite.
Dopo qualche istante però, la sua mano abbandonò la mia nascondendosi come l'altra e riducendo ogni minimo contatto.
***
Cosa di preciso mi stava prendendo? Non lo sapevo.
Avevo qualche problema? Sicuramente.
Non appena uscii, alzai lo sguardo alla ricerca di un bagno per evitare di scoppiare in lacrime lì, in mezzo a tutti.
Ma quando i miei occhi si alzarono, difronte a me non trovai altro che mio padre fermo a pochi metri da me, con gli occhi che gli brillavano.
'Papà' farfugliai, incredula.
Accanto a lui trovai mio fratello, Louis, con le mani nelle tasche dei suoi jeans neri ed attillati, sorrideva vedendomi ed io non potevo fare altrimenti.
Feci un sorriso forzato e mi diressi verso di loro entusiasta, infondo loro avevano fatto soltanto la cosa giusta; tirarmi fuori dai guai.
Abbracciai Louis, poco più alto di me e lo strinsi fortissimo.
Inizialmente lui rimase inerme alle mie braccia, ma subito dopo si sciolse e mi strise forse a se.
'Ho temuto il peggio' sussurrò al mio orecchio, stampando un bacio sulla mia tempia.
Sorrisi alle sue parole e mi staccai dal l'abbraccio, guardandolo diritto nei suoi occhi azzurri.
Abbracciai poi mio padre e non feci neanche caso al suo aspetto così elegante. Odiavo vederlo in giacca e cravatta, lo rendeva ancor più vanitoso di quel che era; ma lasciai stare e subito dopo aver riabbracciato anche lui, mi guardai intorno alla ricerca di qualcos'altro.
Non appena trovai con lo sguardo, ciò che stavo cercando, sbarrai gli occhi e mi diressi verso do lui.
Il poliziotto di poco prima era ancora fermo davanti alla porta del bagno, a parlare con quell'ochetta da quattro soldi. Andai con un passo svelto verso di lui e gli presi la spalla, strattonandolo.
Lui mi guardò mortificato, mentre la ragazza alle mie spalle sussultò, ma non le diedi peso.
'Voglio sapere perché siamo qui' affermai fermamente, cercando di sembrare il più seccata possibile.
L'uomo mi guardò con confusione e si accigliò.
'Signorina Tomlinson, mi sta prendendo in giro?' Domandò, portando le mani chiuse in sue pugni ai suoi fianchi.
Scossi la testa, frustrata.
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