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XI: Damn.

"Hostage" | Bradford

[Zayn Malik's pdv]

Prima di aprire la porta, presi un profondo respiro.
Sentivo l'ansia salire dentro di me; e se il padre di Bee avesse avvisato le forze dell'ordine?

Aprii la porta con lo sguardo abbassato al pavimento e davanti a me comparvero quattro piedi. Salii con la visuale e man mano che il mio sguardo saliva, e più quella divisa prendeva le sembianze di quella di un poliziotto.

Tutto improvvisamente si confermò, quando davanti a me trovai un uomo furioso con un'arma all'interno della tasca dei suoi pantaloni. Notai accanto a lui un suo collega.

Un incubo.

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata nel mio petto, mentre la mia espressione ormai aveva l'aspetto del terrore.

'C-cosa volete da me?' Balbettai.

L'uomo difronte a me fece un passo in avanti e batté le mani, prima di strofinarle l'una contro l'altra.

'Chi pensa di prendere in giro, sappiamo benissimo che la signorina Bee Tomlinson è qui.' Ribatté, con voce arrogante.

In quel momento sentii l'intero mondo crollarmi addosso; quali scuse usare ancora, ci avevano presi ed aggiungere altre parole avrebbe soltanto peggiorato la situazione.

'Chi era al campanello, Zayn?' Intervenne Niall, uscendo assonnato dalla sua camera.

Mi voltai intontito verso di lui e lo guardai, mentre con gli occhi sbarrati esaminava prima me e poi i due uomini alla porta.
'Siete in arresto' disse uno dei due, rievocando la mia attenzione.

'Cosa!?' Sbraitò mio fratello, strattonandomi di lato e facendosi avanti.

'Voi siete pazzi, non potete arrestare gente a caso senza prove e...ed altro.' Ingarbugliò, con un tono più che alto. Niall gesticolò infuriato, davanti ai due poliziotti e questo non fece altro che innervosirli maggiormente.

I loro volti diventarono paonazzi ed uno di essi, sfilò delle manette, dalla tasca posteriore, sbuffando. 'Ne abbiamo di prove, ragazzino.' Commentò, l'uomo che aveva difronte.

Aveva all'incirca sessant'anni ed aveva a malapena tre capelli bianchi attaccati sulla nuca; perché non se ne stava a casa sua a godersi la pensione invece di venire a farsi i cazzi nostri?

'No, non ne avete!' Protestò Niall, incrociando le braccia al petto.

Gli si puntò difronte impedendogli di oltrepassare la soglia ed assunse un'espressione sfacciata sul suo volto, così dannatamente ingenuo.

L'anziano aprì bocca per ribattere alle parole di mio fratello, ma ancor prima che potesse farlo, presi parte.

'Infatti...' scansai Niall con una spinta sulla spalla e tornai faccia a faccia con il poliziotto, proprio come lui aveva fatto poco prima con me.

'Dove sarebbe Bee?' Domandai con sarcasmo. Alzai spudoratamente il mento, come per indurlo a contraddirmi, ma nonostante avessi trovato una buona scusa, qualcun altro intervenne.

'Eccomi' Bee.

Alle mie spalle, la sua voce si fece avanti e in quel momento sperai realmente fosse un'allucinazione.
Mi voltai e la trovai alle mie spalle, con le mani ai fianchi e con lo sguardo assonnato rivolto verso di noi; deglutii nervosamente.

Cosa cazzo stava facendo, porca puttana!

Ormai ognuno di noi era fermo a guardare la sua immagine - era il tassello mancante - era la prova conclusiva per sbatterci in galera.

Ancor prima che potessi voltarmi, sentii una mano, afferrarmi saldamente il polso e subito dopo anche l'altro. L'uomo rugoso afferrò entrambi i polsi con una mano ed infilò l'altra nei suoi pantaloni per prendere le manette.

Percepii il freddo metallo circondarmi i polsi e poco dopo un clic, ed esse si chiusero intorno alla mia pelle, impedendomi ogni movimento. 'Non può farlo davvero.' Scossi la testa e parlai a voce bassa, fissando il poliziotto.

Ero incredulo, era soltanto un maledetto sogno, vero?

Lui si lasciò scappare uno sghignazzo trionfante poi annuì, 'vedremo giovanotto, intanto andiamocene in questura.' Mi prese per la catenina che divideva le manette e mi trascinò all'esterno, dove vi era l'altro uomo.

Quest'ultimo mi afferrò e mi tenne stretto fino a quando Niall, come me fu bloccato.

Non seppi quale fine fece Bee fra le mani dell'altro agente e sinceramente non capii nemmeno perché preoccuparmene quando ero io quello che stava per essere sbattuto dietro alle sbarre.

Soltanto, la vidi svanire lontano da dietro i finestrini, mentre, ancora con le manette ai polsi lasciavo che il poliziotto più vecchio, in uniforme, ci portasse via a bordo di una vecchia vettura.

-

'Allora, avete intenzione di confessare o dovremo farvelo fare noi, con le forze?' Domandò un'agente, poco più giovane del precedente.

Si sedette difronte a noi, dietro al tavolino di metallo e sbuffò, guardando prima me e poi Niall.

Lanciai un'occhiata la biondo e gli feci un cenno col capo; volevo capire quali erano le sue intenzioni. Faceva il grande uomo per chiamare il padre di Bee e per chiedere sfacciatamente i soldi, ma difronte alle difficoltà ero io a dover parlare.

Diedi un pugno al tavolo, rivenendo una semplice alzata di spalle da parte di mio fratello, ed abbassai lo sguardo alla mia immagine che si rifletteva nel lucido metallo.

'Allora?' Insistè quella gran rottura di palle, tamburellando le dita.

Quel rumore era piuttosto snervante ed avrei giurato che da lì a poco, gli avrei preso quella cazzo di mano e gliel'avrei staccata a morsi.
Ma fortunatamente, prima che potessi esplodere contro di lui, la porta alle nostre spalle di aprì di sprovvista, facendoci voltare.

'Mr.Dallas, è arrivata la signorina Tomlinson' fece una signorina, dall'aria elegante.
Aveva dei lunghi capelli castani legati in una lunga coda e sbatteva rapidamente le ciglia, con uno sguardo più che nauseante.

'La faccia entrare.' Rispose lui, con aria altezzosa.

La ragazza annuì e si voltò, facendo un cenno alle sue spalle.
Subito dopo, una Bee più che seccata entrò nella stanza facendo rimbombare i suoi passi nel silenzio. Si appoggiò alla parete con lo sguardo abbassato.

La fissai; una strana sensazione invase il mio stomaco. Per qualche istante lo sentii contorcersi nella mia pancia e nello stesso tempo, la mia mente si offuscò, senza il mio stesso consenso.

Scossi istintivamente la testa cercando di ricompormi, e puntai ancora gli occhi su di lei, assicurandomi che il mio stomaco non facesse lo stesso scherzo di poco prima.

E grazie a Dio non successe... Mi auto convinsi che fosse un senso di rabbia il mio, o forse la fame visto che non avevo toccato cibo dalla mattina: nient'altro.

Credo.

'Può uscire un attimo, per favore?' Domandò la tipa, con una voce squillante, rivolgendosi ancora una volta al poliziotto. Sul suo volto si stampò un sorriso beffardo, e i suoi occhi chiari sparirono quasi, sotto alle sue ciglia che non la smettevano di battersi.

Quest'ultimo sembrò imbarazzarsi alla proposta della ragazza; portò una mano dietro alla sua nuca e di grattò la cute, annuendo contemporaneamente.

Accidentalmente il suo stupido cappellino abbinato alla divisa cadde, lasciando che i suoi quattro capelli bruni sfoggiassero sotto agli occhi di tutti. Così l'uomo si affrettò ad alzarsi per raccogliere il cappello, prima di sparire dietro alla porta con quella squallida signorina.

Tutti e tre ridacchiammo alla vista della stupidità di quell'uomo, ma alla fine rimase soltanto la dolce risata di Bee nell'aria; io e mio fratello le voltammo le spalle e tornammo cupi e silenziosi, con gli occhi bassi.

Dolce? Come ritenere dolce la risata di qualcuno che ti ha appena rovinato la vita?

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