97- Videogames
"Hostage" | Doncaster
Dopo qualche ora passata a riflettere su Louis, su Jenna e sul fatto che per qualche assurdo motivo avessero passato la notte insieme; pensai che sarebbe stato molto più normale perder tempo a pensare a qualcosa di più importante e sicuramente meno snervante.
Louis era grosso e vaccinato; certo, sapere che si divertiva ad andar a letto con la prima persona che gli facevo conoscere, mi faceva venir voglia di picchiarlo, ma dovevo anche dire che se infondo preferiva spassarsela con qualche sgualdrina, era un suo problema.
Per quanto riguardava Jenna, beh, non mi era mai sembrata totalmente come me o almeno, potevo definirla uno standard di ragazza molto diversa da quella che ero io.
Ma da sempre le avevo dato confidenza, come se fosse la ragazza di Liam e semplicemente qualcuno con cui uscire.
Avevo pensato fosse una tipa piuttosto scatenata ma, onestamente, avevo sottovalutato l'aspetto più del previsto.
Camminai per il soggiorno con una tazza di tè in mano, dopo averlo preparato con calma.
L'unico rumore che riecheggiava nella stanza, era quello dell'orologio appeso alla partete, che persisteva nel segnare i secondi.
Mi sedetti sul divano e portai la tazza sotto ai miei occhi, per soffiar via il caldo vapore.
Qualche istante dopo, appena cominciai a bere qualche sorso di quel tè, dalla camera di mio fratello uscì Jenna e camminò diritta davanti a me, oltrepassando la stanza nella quale ero seduta.
La seguii con lo sguardo, leggermente confusa.
La vidi arrivare all'ingresso in silenzio, con un passo spedito e lo sguardo proiettato difronte a se, intento a non spostarsi di un millimetro.
E da lì uscì, senza dir una parola, senza neppur lanciarmi un'occhiata per salutarmi e, come se tutto fosse regolare, rinchiuse il portone, lasciandomi spiazzata.
Insomma. Il fatto che si scopasse mio fratello non toglieva che quella era anche casa mia e che fino a qualche giorno prima, era lei quella a telefonarmi, chiedendomi di uscire.
Conclusi anche quella volta che, far finta di niente ed evitare di crearne un problema, sarebbe stata la soluzione migliore.
Riportai la tazza tra le mie labbra e bevvi tutto d'un sorso, afferrando poi il telecomando accanto a me, come sempre appoggiato sul divano.
Accesi la tv e cominciai a dar un'occhiata, per vedere cosa ci fosse di interessante.
Nonstante avessi la testa altrove, riuscii a trovare un canale decente tra i tantissimi programmi televisivi che come sempre non mi interessavano.
Era una sottospecie di documentario sui fenomeni paranormali; argomento che io e mio fratello, in maggior modo da bambini, adoravamo letteralmente.
Sarà stata causa della scarsità di cose difficilmente raggiungibili e dei tanti vizi che ci davano, arrampicarci a credere a qualcosa di irraggiungibile o inspiegabile.
E la parte interessante era che a diciotto anni. Compiuti da un bel po', beh, ancora credevo ad ogni singola cosa su fantasmi.
Passai qualche minuto in silenzio e il mio cervello, quasi involontariamente, si staccò per qualche secondo da quella che era la vita di tutti i giorni; concentrandosi a quel che dicevano in tv.
Il modo in cui quelle cose mi prendevano, a volte, spaventava anche i miei genitori.
Papà diceva che la mia e quella di mio fratello era una sottospecie di fissazione e ne era certo, grazie a mia madre che lo istigava a crederlo.
Gli raccontava che per colpa di quei programmi non la sentivamo neanche e che ci isolavamo dal mondo.
E la parte interessante era che aveva ragione, che finalmente riuscivamo a non sentire le urla di mia mamma e ci rilassavamo davanti al televisore.
E come dicono i vecchi proverbi, certe cose non cambiano mai.
Soltanto quando la televisione annunciò la pubblicità e fece comparire una delle tantissime sponsorizzazioni di prodotti che mai avrei comprato, potei dire di aver perso esattamente dieci anni della mia vita.
Come d'istinto mi guardai accanto, forse attirata dagli spostamenti d'aria e, accanto a me, seduto, trovai mio fratello.
I miei occhi si sbarrarono all'istante e trattenni per qualche secondo il respiro: giusto il tempo di metabolizzare che fosse soltanto lui e di ricordarmi che dovevo in qualche modo sembrare incazzata.
Scattai e tornai a guardare la tv, diventando immediatamente seria.
Sentii alle mie spalle, un profondo sospiro da parte di mio fratello e subito dopo, nemmeno il tempo di evitarlo completamente, aprì bocca.
'Cosa ti ha detto esattamente?' Lo sentii dire, con un tono leggermente infastidito.
Mi sorprendeva vedere come pretendeva di passare dalla parte della ragione già da subito, parlandomi in quel modo.
'Chi?' Feci finta di non afferrare il suo discorso, rispondendo con un falso interesse, ma sapevo che Louis mi conosceva abbastanza da sapere che ero soltanto arrabbiata.
Lo sentii sbuffare, 'dai, non portarla per le lunghe', si lamentò.
Sentii subito dopo la sua mano posarsi sulla mia spalla e cercare di attirare un minimo della mia attenzione, scuotendomi animatamente.
Restai impassibile alle sue suppliche, non spostai di un minimo le mie iridi da quello scherno e non pensai nemmeno di farlo per il resto della giornata; se soltanto Louis non avesse insistito ancora, nel modo in cui lui era abituato a fare.
'Bee dai...' Cantilenò, lamentoso.
Alzai gli occhi al cielo, pronta a sopportarlo ancora a lungo.
'Non so perché è andata così, non volevo fartelo sapere e far finta di niente per il resto della vita ma...' Le sue parole, sommate alla naturalezza con la quale stava parlando, mi fecero perdere letteralmente il controllo.
Nonostante fossi stata pronta ad evitarlo per i prossimi tre mesi, quando disse quelle cose, il mio capo scattò verso di lui senza il mio consenso, quasi come una molla.
Lo guardai malissimo, così male che soltanto il mio sguardo troncò la sua voce, facendogli lasciare la frase a metà.
'Sei disgustoso, Louis', sibilai, incredula.
Non poteva averlo detto davvero.
Louis strinse i suoi denti, forse pronto a quella che sarebbe stata la mia reazione, ed abbassò lo sguardo.
'Non solo scopi con la prima persona che ti presento, in più me la fai trovare qui e per concludere il tutto con felicità, mi dici che se fosse stato per te, non mi lo avresti detto', ricapitolai tutto, tentando di calmare quel fuoco cocente che stava letteralmente bruciando in me.
Ma il tutto invano, considerando che quelle parole, bastarono soltanto a farmi avvelenare di più.
Louis alzò di colpo lo sguardo e quando vidi i suoi occhi azzurri nei miei, con quell'espressione, capii di aver esaurito quella poca pazienza che aveva accumulato.
'Beh, potevi evitare di lasciarmi lì come un coglione!' Strillò, cercando così di rivoltare la frittata.
Alzai le sopracciglia, 'avanti, vuoi dirmi che non ti saresti comunque infilato nelle sue mutande!?' Lo sfidai, guardandolo con attenzione.
I suoi occhi erano un mix tra la rabbia nel ricordare ciò che era successo e la rabbia nel non esser riuscito ad aver ragione.
Capii di averlo messo in soggezione, dopo l'ultima affermazione.
Per questo restò in silenzio per qualche istante e strinse i suoi occhi, infastidito.
'Ecco', conclusi, dando per scontato che ormai si fosse arreso.
Spostai lo sguardo accanto a me e proiettai i miei occhi sul mio cellulare nero, fermo da qualche ora sul poggiabraccio del divano.
Premetti il pulsante centrale ed andai subito a leggere, per assicurarmi che nessuno mi avesse cercata.
Quel qualcuno che desideravo mi avesse cercata, non era molto lontano dal nome di Zayn, onestamente.
Ma quando vidi il nome di Harry scritto in stampatello, al centro del, non potei far a meno di trattenere per qualche secondo il respiro.
Avevo una chiamata persa da lui.
I miei occhi si spalancarono improvvisamente, senza alcun permesso, e il mio petto sembrò voler esplodere dalla tanta ansia che soltanto leggere il suo nome, poteva causarmi.
'Non credo che sia un tuo problema, comunque'. Sentii la voce di mio fratello accanto a me, richiamare la mia attenzione.
Gli lanciai un'occhiata con la coda dell'occhio e lo evitai totalmente, obbligandomi a non dar peso a cosa avesse appena detto.
Se soltanto avessi voluto ribattere, avrei avuto mille motivi per azzittirlo nel giro di qualche minuto.
Ma non ne avevo voglia. Non mi andava di sprecar fiato e tempo con qualcuno come lui e dopo aver visto una notifica da parte di Harry.
Lo evitai completamente ed afferrai il telefono, premendo poi sul suo nome, per poterlo richiamare.
Mi alzai dal divano e portai il telefono all'orecchio, incamminandosi poi per la stanza.
Se c'era qualcosa che non desideravo affatto, in quel momento, era far ascoltare la nostra conversazione a Louis.
Aspettai che Harry rispondesse, lasciando che quella stupida ansia mi facesse quasi mancare il fiato, tra un suono e l'altro.
'Bee!' Improvvisamente rispose, a primo impatto felice di sentir la mia voce.
'Harry?' Risposi allarmata, senza un minimo di auto controllo.
'Ehi', la sua voce calma e a primo impatto, intenta a parlare a lungo, mi tranquillizzò abbastanza.
Non ero felice di parlare con lui; poteva esserci un lato positivo, sì, ma l'importante era non ricevere cattive notizie e sentire per quale motivo mi avesse chiamato poco prima.
'Ho pensato di chiamarti per parlare un po' della situazione...' Disse con imbarazzo, ma nello stesso tempo quasi comprensivo.
'Va bene', le mie parole scapparono flebili, il mio tono era talmente basso che per un attimo temetti non mi avesse sentita.
Portai il mio indice tra i denti e mordicchiai l'unghia, voltandomi nel frattempo a guardare Louis.
Quest'ultimo era ancora sul divano, ma con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo spudoratamente attento su di me.
Voleva origliare e lo faceva senza alcun ritegno.
'Liam mi ha spiegato che avete litigato per me, più o meno', farfugliò.
'Liam?' Ripetei quel nome, abbastanza confusa.
Non credevo che Liam potesse avergli svelato il motivo del nostro litigio, considerando che nemmeno lui ne era a conoscenza...
'Sì, diciamo che avevo intuito ma ho dovuto chiedere a lui...' Si giustificò, forse rendendosi conto che già, la conversazione, non stava prendendo una buona piega.
Sospirai e velocizzai i miei passi nella stanza, allontanandomi man mano dal soggiorno.
'Credevo aveste chiarito...' dissi, sinceramente, riferendomi a Zayn.
Se era stato lui ad avvisare Liam dopo aver ritrovato Zayn in quelle condizione, allora poteva benissimo parlarne con lui, piuttosto che con qualcun'altro.
'Beh, non del tutto, ma anche fosse non me ne avrebbe parlato comunque', osservò; e non gli diedi alcun torto, visto il carattere di Zayn, potevo aspettarmi un totale silenzio da parte sua.
'Credevo anche che Liam non conoscesse i motivi del litigio ma va bene Harry, credo sia scontato ultimamente che io debba essere l'ultima persona a sapere le cose', una risatina scappò involontariamente dalle mie labbra, ma non fu affatto una risata allegra.
E dovevo ammettere che oltre a quella mia falsa comprensione, c'era un'enorme voglia di staccare la spina e mandare tutti a quel paese.
Persino Liam, fino a qualche ora prima, mi stava chiedendo i motivi di tutto e ne stava parlando con me; dimostrandosi all'oscuro di ogni cosa.
Davvero stava mentendo?
O era semplicemente Harry quello a raccontare frottole?
'No, Liam non ne sapeva nulla fino a ieri, credo...' Disse rapidamente, forse tentando di non farmi alterare.
'Ieri?' Ripetei. 'Ma se ieri mi ha riportata a casa dal motel e non ne sapeva nulla!'
Se aveva intenzione di mettere scuse a caso e di farmi credere alle sue cazzate, pur di farmi star calma; beh, non sarebbe stata un'ottima idea.
'Lo so', affermò Harry.
Lo sentii fare un brusco sospiro, oltre la cornetta, e fare poi qualche secondo di pausa, restando in silenzio.
'Bee, il punto è che involontariamente sono stata io a raccontare tutto a Zayn'. Quando parlò, sembrò essersi tolto un'enorme peso di dosso.
'Harry...' Il mio cervello non fu abbastanza stabile da connettersi e formulare altra frase.
Sentii dentro di me soltanto la voglia di scappare e di non aver mai conosciuto nessuno di loro.
Ogni persona, giorno dopo giorno, sembrava impegnarsi e divertirsi a complicarmi la vita.
'Lo so, Bee, lo so', alzò velocemente la voce, 'non era mia intenzione farlo, credevo che gli avessi detto tutto visto che Zayn aveva deciso di chiamarmi, così ho parlato troppo presto e Zayn ha scoperto tutto', prese un profondo respiro, inevitabilmente a corto d'aria.
Di tutta risposta, spostai lo sguardo accanto a me e con stupore, mi accorsi di esser arrivata in cucina, proprio accanto al lavandino.
'E detto questo, quale era lo scopo della chiamata?' Domandai, irritata.
Non avevo intenzione di passare altro tempo a parlare con lui.
Non che quello che avesse appena detto, mi avesse fatta infuriare.
Semplicemente ero stanca, ero al limite di sopportazione e volevo assolutamente chiudere il telefono e farmi una doccia rigenerante.
'Volevo scusarmi e dirti che ci sono per te', rispose umilmente, nonostante il mio tono non fosse la cosa più invitante al mondo.
D'istinto annuii, ma mi resi conto di starlo facendo a caso subito dopo: 'grazie', affermai.
Sperai vivamente che la mia risposta bastasse per lasciargli intendere le mie intenzioni; non che di chiudere la conversazione, il prima possibile.
'Quindi niente, non credo di doverti dare altre spiegazioni'. Rispose lui, sembrando forse infastidito dalla mia freddezza.
Non era affatto un ragazzo riservato ed incomprensibile come Zayn; spesso Harry poteva essere considerato il suo esatto opposto.
Ma non in quel caso: il suo tono di voce e il modo schietto in cui rispose, mi ricordò suo fratello sotto ad ogni punto di vista.
E ancor prima che potessi frenare i miei ragionamenti e le mie mille supposizioni che mi portavano a restare in silenzio, sentii Harry dire 'ci si sente, Bee', chiudendo poi la conversazione.
"Hostage" | Doncaster
[Zayn Malik's pdv]
Ero appena uscito dalla doccia, i miei capelli bagnati gocciolavano lungo il mio corpo ancora accaldato dall'acqua.
Avvolsi l'asciugamano attorno al mio bacino e feci in modo di farlo mantenere su, mentre con un passo rapido camminavo verso la mia stanza ed in mezzo al tanto disordine.
Mi cambiai e finii di prepararmi del tutto verso le undici. Indossai dei pantaloni di una tuta neri, abbastanza larghi da non uscire con quella roba addosso nemmeno con il terremoto, ed una canottiera nera, altrettanto stropicciata.
Non appena fui pronto per poter andare in cucina e sedermi sul divano, intento a non spostarmi da lì per le prossime ventiquattro ore, il campanello di casa suonò, mandando all'aria tutti i miei piani.
Imprecai chiunque fosse oltre la porta e lo maledissi per aver interrotto quella che sarebbe stata una lunga ed intensa giornata.
'Chi è?' Chiesi, afferrando nel frattempo la maniglia.
'Liam', sentii la sua voce da fuori e i miei occhi si alzarono automaticamente al cielo.
'Ed Harry', udii subito dopo la voce allegra di mio fratello che in qualche modo, mi fece venire voglia di buttarmi dal balcone e scappare da quella tortura.
Non era affatto una buona giornata quella, già da come era iniziata potevo ufficialmente dire che sarebbe stato meglio non sentire o vedere nessuno.
E in più, oltre a Liam che avrebbe voluto parlare della serata precedente e del resto delle cose, ci si sarebbe messo anche Harry e il suo incomprensibile entusiasmo nel credere di aver di nuovo una sottospecie di rapporto con me.
Presi un profondo respiro e girai lentamente la maniglia.
Sapevo di non voler sentire nessuno ma, di certo, lasciarli fuori e fingere di non aver sentito, non sarebbe stata una buona idea.
Aprii la porta senza nemmeno dare un'occhiata ai due che avevano appena deciso di venirmi a fare visita e mi voltai, dirigendomi svogliatamente verso il divano.
Mi buttai su di esso ed afferrai il joystick che da tempo ormai giaceva lì, senza tornare al suo posto.
D'altronde passavo il mio tempo libero davanti alla Xbox e sarebbe stato inutile, rimetterla ogni volta apposto.
'Zayn, ma questo è un vero e proprio bordello!' Sentii esclamare da parte di Harry, con quel fare scandalizzato.
Spostai semplicemente la coda dell'occhio per poter vedere a cosa si stesse riferendo. E quando lo vidi passare lo sguardo attorno a se, sconvolto dal casino che inondava la mia casa, tornai a fare i fatti miei.
'Okay, qui c'è da fare qualcosa', seguì Liam, battendo poi le sue mani.
Di tutta risposta, premetti uno dei pulsanti con su scritto 'play' e feci partire il gioco, cercando invano di potermi concentrare totalmente alla tv.
Se volevo restare calmo ed evitare di sbatterli fuori come due cani, sarebbe stato meglio fingersi assenti o meglio ancora, disinteressati.
Nonostante invece, se dovevo essere onesto, sentirli farsi i fatti miei e prepararmi a vederli mettere le mani in mezzo alla mia roba; mi avrebbe irritato abbastanza.
'Cominciamo con la cucina o da qui?' Domandò Harry, riferendosi sicuramente all'altro.
'Beh, credo qui...' Rispose il castano, del tutto spaesato. 'Altrimenti dalle altre stanze!' Aggiunse subito dopo, ululando quasi come se avesse detto la cosa più intelligente al mondo.
Sentii qualche meraviglioso secondo di silenzio, forse dovuto dal fatto che quel posto era talmente incasinato, da mandar in panico chiunque.
Ma subito dopo, ad interrompere quel minimo spazio di quiete fu Harry, che parlò nuovamente, 'la camera è apposto?' Capii che stesse dicendo a me soltanto quando mi resi conto che Liam non aveva aperto bocca.
'Non toccate la camera', dissi soltanto, senza guardarli neanche.
'Questo vuol dire che dovremmo iniziare proprio da lì', ammiccò Liam, conoscendomi perfettamente ed immaginando cosa ci fosse là dentro.
Sentii Harry ridacchiare alla sua risposta.
E allora, nonostante cercassi di mantenermi tranquillo ed irascibile, non potei far a meno di voltarmi verso i due e proiettare lo sguardo sul mio amico: 'Liam, non avevamo litigato?' Domandai, abbastanza stranito.
Il castano alzò le spalle, 'non ricordo di averlo fatto', disse sinceramente, come se niente fosse.
Eppure io ricordavo benissimo di essermene andato già abbastanza esausto delle sue prediche e di averlo totalmente escluso dalla mia vita, qualche ora prima.
Sbuffai e, come ogni volta che il mio autocontrollo sarebbe stato pronto a prendere il sopravvento, tesi la mascella e girai il capo, facendo come se non avesse detto niente.
D'altronde, sebbene l'idea di non avere più a che fare con lui, fosse geniale; c'era da dire che era un tantino azzardato e doloroso farlo.
E dette quelle brevi ma intense cose, Harry e Liam si incamminarono verso il corridoio per raggiungere la mia camera e per vedere quale cruda realtà li aspettassero.
Non ero infastidito dall'idea che mettessero in ordine il mio appartamento; bensì dal fatto che tutto ciò li avrebbero autorizzati a metter mano nelle mie cose.
Cercai di non pensarci e mi convinsi che infondo, un lato positivo c'era.
Avrei evitato di avere una baracca al posto della mia camera e forse sarebbe tornato tutto in ordine.
Passai qualche ora davanti alla tv. Qualche ora con gli occhi puntati su di essa ma con le orecchie del tutto concentrate ai piccoli rumori che provenivano dalle altre stanze.
Cercai di udire ogni loro singola mossa o parola si fossero scambiati, giusto per accertarmi che non stessero parlando di me.
Nel caso lo avessero fatto, quasi sicuramente, le loro parole sarebbero state dispiaciute e mi avrebbero compatito per qualcosa di assolutamente ridicolo.
E non volevo affatto far pena a qualcuno.
Era un periodo abbastanza strano della mia vita, ma sarebbe passato.
Sarebbe passato come tantissime cose che, in quel momento esatto, preferivo non rivangare.
Appoggiai il joystick accanto a me e restai in silenzio, concentrandomi completamente ai rumori attorno a me.
Soltanto in quell'istante, quando fermai i miei pensieri ed impiegai tutta la mia attenzione alle loro mosse, potei percepire il silenzio.
Dalle altre stanze, alcun rumore mi provava cosa stessero facendo o a quale punto fossero arrivati.
Improvvisamente, tutti i piccoli rumori quotidiani che mi circondavano, sembravano far un'enorme frastuono.
Mi alzai dal divano con calma ed abbassai lo sguardo ai miei calzini neri, provandomi di non poter far alcun fruscio.
Camminai verso la mia camera con un passo lento, camminai verso dove li avevo sentiti muoversi l'ultima volta.
Il corridoio era illuminato dalla luce che entrava dalle finestre delle altre stanze, tutte le porte erano spalancate, quasi come se lo avessero fatto apposta per illuminare e rendere più allegra la casa.
L'unica porta accostata e non completamente aperta, era proprio quella della mia camera.
Non sapevo cosa esattamente aspettassi di trovarmi di fronte: se i loro corpi insanguinati da un presunto serial killer o se la finestra aperta e i due precipitati di sotto.
Ma qualcosa nel mio istinto, mi diceva che dovevo intervenire ed approfondire il motivo di quella quiete.
Quando arrivai difronte alla mia stanza, riuscii a non farmi vedere dall'interno, grazie alla piccola parte chiusa di quella porta.
Ma grazie a quella sottospecie di spiraglio, potei intravedere all'interno.
Mi resi conto subito dopo di quanto fossi stupido; se per colpa dei troppi film o se per la troppa tensione di quei giorni... ma lanciai comunque un'occhiata alla finestra, assicurandomi che fosse chiusa.
'Vorrei poter fare qualcosa per Bee', sentii dire da parte di Harry, con dispiacere.
'Oh sì, anche io', lo assecondò l'altro.
Per poter capire quanto Liam fosse pensieroso, bastava poterlo sentire parlare e tutto veniva a galla.
Bastava guardare oltre la sua apparente spensieratezza, infondo,
Liam, era forse il primo a preoccuparsi per gli altri. Soprattutto se quello in questione ero io o qualcuno che aveva a che fare con me.
Sin da piccolo, con o senza il mio consenso, con o senza il bisogno, aveva sempre avuto quell'atteggiamento protettivo.
'L'ho sentita oggi', osservò Harry, facendomi scattare.
Alzai un sopracciglio e strinsi i denti, cercando di mantenere bel salda è ferma la mia bocca.
'E come sta?' Chiese Liam.
'Come vuoi che sta?' Harry rispose con ovvietà, lasciando in silenzio il castano.
'È soltanto colpa mia'. Sentii la voce rammaricata di Harry, scappare lievemente.
'Colpa tua per cosa?' Domandò Liam, leggermente confuso.
E allora capii il motivo di quell'inspiegabile silenzio.
Stavano bisbigliando i fatti miei o qualsiasi sa su di me, era ovvio.
Decisi di afferrare la maniglia e di accorciare il mio respiro, così da poter udire al meglio tutta la loro conversazione.
'Se non avessi detto a Bee tutta la verità...' Sbuffò.
Sentii Liam fare uno strano verso e restare per qualche secondo ammutolito, forse a causa della confusione.
Infondo, che Liam fosse al corrente del litigio; ormai era più che ovvio. Ma a meno che Bee non gli avesse raccontato tutto, Liam era ignaro al motivo di tutto quel che stava succedendo.
'Harry, di quale verità stai parlando?' Domandò con serietà, cercando di chiarire quel che mio fratello stava dicendo.
Sentii Harry fare un profondo sospiro, 'dissi tutta la verità sulla mia malattia a Bee, senza dir nulla a Zayn, visto che lui preferiva aspettare, prima di raccontarle tutto', sbottò.
Preferii non dar troppo peso a quel racconto da parte sua, evitando così di ricordarmi uno dei tanti motivi per i quali lo avevo rimosso del tutto dalla mia vita.
'Sei pazzo', sentii Liam parlare con un tono disgustato, quasi infastidito dal suo atteggiamento.
'Senti Liam'. Harry lo richiamò con fermezza, alzando lievemente il tono.
'Senti Liam un cazzo', lo imitò il mio amico, 'hai fatto abbastanza schifo fino ad ora, te ne sei reso conto?' Lo richiamò, stranito.
E quello era uno dei pochi motivi per i quali, oltre tutto e tutti, dopo anni, io e Liam eravamo ancora amici.
Harry sospirò, 'lo so'.
Sentii subito dopo il rumore di qualche foglio stropicciato, quasi come se stesse stritolando della carta sotto alle sue dita.
'E cosa c'entra tutto questo con il loro litigio, quindi?' Liam alzò il tono della sua voce, forse facendosi prendere troppo dalla situazione.
Sentii Harry scattare e mimare un flebile: 'shhh, potrebbe sentirti!'
Il suo parlare tra i denti e tentare di non strillare per non farsi sentire da me, mi fece perdere quel pochissimo autocontrollo che avevo avuto fino a quell'istante.
Senza che la mia testa potesse direttamente collegarsi alle mie azioni, spalancai la porta davanti a me e piazzai lo sguardo su entrambi: 'vi sento comunque, deficienti'.
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