95- Vis
"Hostage" | Bradford
I miei occhi non riuscivano a sostenere ancora a lungo i suoi e nonostante avessi preso tutto il coraggio per parlare ed aspettarmi una risposta, ormai, non riuscivo più ad aspettare.
L'ansia mi stava divorando, il mio petto sembrava bruciare e il respiro mancarmi.
Pensai che l'unica cosa da fare sarebbe stata andarmene e lasciare le mie parole sospese nel vuoto, assieme ai suoi pensieri; ma quando i suoi occhi fermi si spostarono verso il basso, potei finalmente tirare un sospiro i sollievo.
Deglutii rumorosamente e strinsi i pugni ai lati dei miei fianchi, pronta ad affrontare quella che sarebbe stata la sua risposta.
Ma nulla di ciò che avevo sperato si rivelò realtà.
I suoi occhi fermi al pavimento non furono affatto qualcosa di positivo; bensì la mossa precedente prima di fare un sospiro e voltarmi le spalle.
Si allontanò da me senza neppur degnarmi di un'ultima occhiata; si girò soltanto e si incamminò con calma verso il lungo corridoio, infilando le mani nelle tasche dei suoi pantaloni.
I miei occhi seguirono la sua figura silenziosa che con indipendenza si allontanava da me, fino ad imboccare le scale sulle quali eravamo rannicchiai a parlare; o meglio, a fare lunghi monologhi con la speranza di ricevere una risposta.
***
Aspettai l'alba nella stanza del motel, affacciata alla finestra.
Non appena Zayn se ne andò, lasciandomi come una cogliona in mezzo al corridoio, mi diressi nella mia camera facendo attenzione a non svegliare Liam.
Restai per l'intera notte a fissare il cielo, le poche stelle che pian piano svanivano e ad assaporare l'aria fresca e penetrante dell'autunno.
'Hai dormito?' Quella fu la prima cosa che Liam mi disse, appena sveglio, ancor prima che potessi accorgermi che avesse smesso di dormire.
Voltai di scatto il capo verso il suo letto ma, a sostituire l'immagine del suo corpo sotto alle lenzuola, trovai proprio Liam; in piedi, alle mie spalle.
Il suo aspetto era identico a quello della sera prima, con la sola differenza che i suoi capelli erano spettinati e i suoi occhi castani assonnati.
Sorrisi lievemente e scossi la testa, voltandomi poi per l'ennesima volta a guardare l'esterno.
Spostai una mano dalla soglia di marmo soltanto per sistemare una ciocca dei miei capelli dietro ad un'orecchio.
'Non credo che stare sveglia possa aiutarti a risolvere qualcosa...' Lo sentii dire, dubbioso.
Nello stesso istante, ancor prima che potessi confermare cos'avesse detto, sentii il calore della sua mao sulla mia spalla scoperta.
Liam fece un passo e si avvicinò accanto a me, voltandosi anche lui a guardare nella mia stessa direzione.
'L'unico che può risolvere qualcosa è Zayn', alzai le spalle e sospirai bruscamente.
Liam fece scivolare la sua mano dalla mia spalla destra fino all'altra, così da circondarmi il collo: 'e forse anche tu', mi corresse, con rimprovero.
Non badai al suo gesto cordiale e al suo braccio addosso a me; bensì feci più caso alle sue parole: 'io?' mi indicai, voltandomi a guardarlo.
'mh mh', annuì.
La sua convinzione mi fece venir da ridere ma mi sforzai a non farlo, comprendendo che forse conosceva abbastanza bene il suo amico, ma non fino in fondo. 'Oh, ti sbagli di grosso', commentai.
Proiettai subito dopo lo sguardo ad una macchina nera che, con una certa velocità, uscì dal parcheggio del motel, facendo alzare tutta la polvere della strada.
'Non mi sbaglio, fidati che puoi fargli cambiare idea', improvvisamente tolse il suo braccio da attorno le mie spalle e si allontanò da lì, dirigendosi verso il suo letto.
'Stiamo parlando di Zayn', cercai di ricordargli.
'Lo so Bee, lo so', lo sentii sbuffare.
Mi voltai a guardarlo per vedere dove se ne fosse andato e lo trovai chinato sul suo letto, intento a sistemare accuratamente le lenzuola stropicciate.
'E come potrei farmi perdonare, sentiamo', lo sfidai a parlare: conoscevo abbastanza bene Zayn da sapere che non avrebbe mai cambiato idea se non per sua spontanea volontà, ma se tanto insisteva nel dirmi che vi erano altri metodi per farlo ragionare; beh, avrei voluto saperli.
Si alzò su non appena finì di riordinare il letto e prese il cuscino al centro del materasso, lanciandolo al suo posto: 'prima cosa, deve iniziare a sentire la tua mancanza', elencò, alzando il pollice.
Alla sua affermazione, aggrottai d'istinto la fronte ed intervenni, fermando per un attimo quello che sarebbe presto diventato un incessante elenco: 'vuoi dirmi che non è abbastanza?' Domandai.
Ma non appena Liam aprì bocca per controbattere, continuai a parlare: 'è una tortura per me, tutto ciò', spiegai, 'non parlare con lui, non poterlo toccare, non aver alcun'attenzione da parte sua...' e senza neppure accorgermene, il mio tono di voce si spezzò di colpo.
Liam si accorse immediatamente di quell'improvviso cambiamento; senza pensarci troppo, mi venne incontro e mi si fiondò addosso, avvolgendo il mio corpo con il suo, forte.
Mi ritrovai a singhiozzare sul suo petto, a stringere la sua maglia sotto alle mie dita e ad avere il suo intero corpo su di me, quasi come se volesse proteggermi.
Sentii ila sua guancia posarsi sulla mia testa e la sua mano accarezzare con delicatezza la mia schiena, tentando così di farmi calmare; ma era troppo tardi.
Ormai trattenevo tutta quella rabbia da troppo tempo e tener tutto per me, a lungo, mi aveva portata a scoppiare di colpo, con una delle persone meno adatte; forse.
'Non volevo dire questo', cercò di giustificarsi, 'conosco Zayn e so che ora come ora sta soffrendo tanto quanto te', mi consolò.
'Ma Zayn sa nascondere le cose, sa controllare il suo dolore, e la rabbia che ha dentro gli permette di sopportarlo'. Lo ascoltai attentamente, se pur conoscessi il suo carattere, ormai ero tanto disperata da poter chiedere aiuto persino a Niall.
Il mio respiro cominciò a tornare regolare, sentivo di starmi calmando, come ogni volta che smettevo di pianegre e mi rimaneva addosso quel continuo mal di testa.
Mi staccai leggermente dal suo corpo e Liam, sentendomi muovere, fece scorrere le sue mani fino ai miei fianchi e mi guardò diritto negli occhi.
'Zayn deve smettere di sopportare il suo dolore a causa della sua rabbia perché, credimi, è questo il suo problema'. Mi guardò con rassicurazione, il suo sguardo e le sue parole erano così dolci che quasi non mi fecero venir voglia di piangere, ancora.
Scossi lievemente la testa, 'è così orgoglioso...'
'Esatto!' Confermò, 'Zayn finirà per ragionare soltanto quando la tua mancanza comincerà ad essere talmente tanta da superare il suo orgoglio e la sua rabbia', mi spiegò, annuendo. Sperava che stessi seguendo il suo discorso e che non restassi con le mie convinzioni e nelle mie disperazioni.
Annuii anche io, incerta. 'Ciò significa che non gli manco, esatto?'
'Non gli manchi?' Liam fece una risatina snervante, 'Zayn starà soffrendo tanto quanto te Bee', mi corresse.
E forse aveva ragione.
Quando andavo in panico, cominciavo a convincermi di cose a dir poco ridicole.
Ed era infantile credere che Zayn stesse bene; infondo anche io sapevo come era fatto, sapevo che nonostante si sentisse malissimo, mai si sarebbe abbassato ad ammetterlo a se stesso.
Sorrisi a malapena ed abbassai lo sguardo ai miei piedi. 'Scusami'. Bisbigliai, tirando su col naso.
'Bee...' Esitò per qualche secondo, forse incerto di quello che stava per dirmi, 'voglio soltanto che le cose si risolvano, non devi ringraziarmi', le sue mani abbandonarono anche i miei fianchi.
'Ora torniamocene a casa', sospirò. Alzai il capo e liam inarcò le sue labbra, incitandomi ad approvare la sua decisione.
Io annuii con convinzione, forse leggermente più calma, leggermente.
[Zayn Malik's pdv]
Strofinai la mia mano sulla mia pancia scoperta e cercai di non badare al quel leggero mal di stomaco, forse causato dalla fame; dopodiché tornai al gioco.
Imbucai l'ultima pallina che rotolò in fretta verso il lato del tavolo, facendo luccicare la vernice nera di quest'ultima.
Alzai le braccia al cielo, esultando per la vittoria, continuando a tenere stretta in un pugno la stecca che mi aveva portato alla resa dei conti.
'Zayn, vai al diavolo!' Imprecò Matt, gettando i soldi che mi doveva sul tavolo da biliardo verde sfavillante, sfavillante quasi quanto la stropicciata carta moneta che vi stava appoggiata sopra.
I suoi capelli rossi erano ormai scompigliati sulla sua fronte sudata.
Sorrisi malignamente e dopo aver riappoggiato la stecca al bordo del tavolo, li presi, infilandoli velocemente nella tasca posteriore dei jeans.
Mi incamminai con un passo lento verso il mio tavolo e presi il boccale di birra, ormai giacente lì da qualche ora.
Ne bevetti un sorso e appoggiai anch'esso sul tavolo, per voltarmi prima a destra e poi a sinistra, scrutando con attenzione le persone nel locale e cercare Liam.
Inumidii le mie labbra con la punta della lingua ed assaporai fino in fondo quel sorso di birra mischiato al dolce gusto della vittoria.
Non ero un tipo da giochi o da scommesse, ma non era stata affatto una buona giornata e si erano fatte le nove e mezza di sera, senza che potessi nemmeno rendermene conto.
Avevo chiamato Liam e qualche suo amico del cazzo per passare un po' del nostro tempo insieme e, stranamente, Liam aveva accettato senza problemi.
La stanza era abbastanza grande, l'atmosfera per lo più chiassosa, la musica si sentiva a malapena a causa delle risate di uomini troppo ubriachi e delle voci sovrapposte della gente.
Intravidi da lontano, alcuni degli amici che Liam aveva portato con se. Tra loro, Charz che quasi sicuramente era abbastanza ubriaco da non rendersi conto di star raccontando alla persona sbagliata con chi era andato a letto la sera prima.
I miei occhi si fermarono al bancone in legno laccato che si trovava a sinistra del locale: davanti ad esso erano sistemati degli sgabelli dal cuscinetto in pelle rossa, sorretti da un'unica gamba lucida e argentata che si piantava fissa nel pavimento piastrellato.
Erano quasi tutti occupati, tranne uno dal quale gocciolava un liquido rosso, sconosciuto; decisi di non provare a immaginare che cosa fosse.
'Zayn!' Improvvisamente, una forte pacca sulla schiena mi fece scuotere, riscuotendomi dal mio ispezionamento generale.
Riconobbi immediatamente la familiare voce di Liam e mi voltai alle mie spalle, per poterlo guardare in faccia.
'Allora?' Mi domandò, spostando il suo sguardo dall'alto in basso, 'chi ha vinto?' Chiese, speranzoso.
Alla sua domanda, un ghigno scappò involontariamente dalle mie labbra: 'indovina?' Portai le mani ai fianchi e lo guardai con superiorità, aspettandomi la sua delusa reazione.
Liam, vista la mia risposta, sembrò capire quale fosse stato il verdetto finale e sbarrò gli occhi, incredulo.
Aprì la bocca per parlare ed esporre il suo fallimento ma, forse esageratamente sconvolto dalla cosa, restò immobile ed ammutolito.
'Sì, ho vinto io', dissi fiero di me stesso, strizzandogli poi l'occhio.
'Che palle', borbottò, alzando gli occhi al cielo.
'Mi dispiace, non parleremo di quella cosa', alzai le spalle e finsi di esser abbastanza dispiaciuto di non dover affrontare quei discorsi con Liam.
Lui mi lanciò un'occhiataccia e si allontanò poi da me, senza aggiungere altro.
Feci una risatina e mi voltai anche io, dirigendomi questa volta verso il bancone, per prendere qualcosa di fresco.
D'altronde, sapere che non avrei dovuto parlare con Liam di Bee e di cosa avessi intenzione di fare, mi aveva letteralmente migliorato la serata.
Mi aveva assillato dall'inizio della serata con quella storia, voleva parlare con me e voleva che gli dicessi tutto per filo e per segno.
Lo avevo minacciato di tornare a casa e, dopo varie discussioni, avevamo concluso che se avessi vinto, sarei stato zitto, altrimenti avrei detto ciò che voleva.
Sapevo come era fatto ed ero consapevole della sua insistenza quando si trattava dell'argomento 'donne'.
Per questo potevo dire di avermi tolto un peso di dosso.
Arrivai finalmente al banco, dove andai a sedermi su uno dei tanti sgabelli, sbuffando.
Seguii con lo sguardo le varie persone in coda, prima di me, pregando le mentalmente di fare veloce ma, nello stesso istante in cui pensai che la serata sarebbe finita bene; storsi il naso a causa di una nuvola di fumo che mi ricoprii completamente la vista.
Iniziarono a bruciarmi gli occhi e li strizzai, cercando di non pensare all'odore di tabacco che improvvisamente stava invadendo le mie narici.
Presi un profondo respiro e tentai di controllarmi, mentre con lo sguardo cercai di capire chi fosse stato così gentile da soffiarmelo in faccia.
Ero pronto a tirargli un cazzotto e a sfogare sulla sua faccia la mia astinenza dal fumo; quando notai con grande piacere che invece era stata una ragazza dalle curve sinuose, ad infastidirmi.
Indossava un attillato vestitino in pizzo rosso, i capelli lunghi e dorati le cadevano morbidi sulle spalle, fino ad appoggiarsi al suo seno che strabordava dalla scollatura, decisamente troppo azzardata.
Forse azzardai troppo ad osservarla e me ne resi conto quando mi ritrovai a guardarla negli occhi e lei mi fece l'occhiolino, cercando di sembrare sensuale.
Le mie sopracciglia si aggrottarono istintivamente, a quel gesto, ma lei non mollò.
Mi mandò un languido bacio volante con le sue labbra ed improvvisamente desiderai che quel rossetto rosso finisse attorno al mio cazzo, ormai in letargo.
Attribuii la colpa di quei pensieri all'astinenza da sesso o forse all'entusiasmo della mia vincita; considerando che in un altro momento, quel gesto, mi avrebbe fatto capovolgere lo stomaco.
Passai nuovamente la lingua tra le mie labbra secche, mentre la ragazza che poco prima mi fissava con strane idee in testa, si voltò e cominciò ad allontanarsi da me.
Camminò proprio davanti a me, sculettando nella maniera più volgare che avessi mai visto.
Scosso la testa, in parte schifato da così tanta spudorata perversione e dall'altra, disgustato dalla mia reazione.
Come potevo trovare eccitante una tizia come quella? Dovevo esser proprio messo male, non c'era altra spiegazione.
Tornai poi a guardare dietro al bancone dove c'era un uomo che ricordava decisamente un enorme armadio a doppia anta.
Era completamente pelato, la sua testa luccicava come le palline da biliardo che poco prima mi avevano fatto vincere tanti bei soldi.
La sua pelle era marchiata da un sacco di tatuaggi a prima vista insensati, che arrivavano fin dietro le minuscole orecchie.
Indossava una camicia di seta grigia scura, con i primi due bottoni slacciati; grazie ad essi si poteva notare una catenina d'argento, al collo
Stava versando un cocktail di un colore verde acceso ad una ragazza seduta di fronte a lui: portava i capelli neri e lisci, raccolti in una coda alta.
La sua pelle sembrava piuttosto scura, alcun filo di trucco rovinava il suo volto, delle ciglia lunghe e nere facevano da contorno a due splendidi occhi azzurri intensi e allo stesso tempo pungenti e freddi come il ghiaccio.
Indossava un paio di shorts neri e una canottiera dal colore che non riuscii a definire, sembrava grigia mista ad un verde militare.
Ai piedi fui sorpreso di trovare due converse nere, stra vecchie, al posto di quelle scarpe laccate dall'alto tacco a spillo.
E quella cosa mi ricordava decisamente Bee.
Feci per tornare ad ammirare il suo volto, ma prima che potessi farlo, purtroppo o per fortuna, la tozza faccia di Charz mi si parò davanti con un sorrisone mezzo storpio e gli occhi marroni un po' più aperti del normale.
Puzzava d'alcol, davvero tanto.
Voltai la testa di lato e scattai indietro con la schiena , cercando di non sentire al massimo il suo alito pesante.
Gli piazzai una mano aperta sulla faccia, allontanandolo dalla mia.
'Charz!' Qualcuno lo richiamò alle sue spalle, 'dove diavolo eri finito?' lo rimproverò.
Riconobbi per la seconda volta la voce di Liam ed alzai lo sguardo oltre la sua figura, vedendolo arrivare.
Si fermò proprio dietro di Charz, che sentendolo inconsapevolmente alle sue spalle, strabuzzò gli occhi.
'Già! Ti sei perso una vittoria colossale.' Aggiunsi con entusiasmo, alzando lo sguardo vittorioso verso Liam che, puntualmente, mi mostrò il suo dito medio.
Charz, in parte confuso dal nostro discorso, dall'altra troppo poco lucido per rispondere, farfugliò qualcosa, portando un braccio dietro alla sua nuca. 'Beh...io...' Borbottò qualcosa di praticamente incomprensibile, con mezze parole mangiate e altre del tutto inventate.
Comprendendo la situazione, alzai lo sguardo a Liam e, da buoni vecchi amici, ci scambiammo un'occhiata d'intesa.
'Okay, hai bevuto un po' troppo'. Dissi, saltando giù dallo sgabello e posandogli una mano sulla spalla.
Lui barcollò all'indietro per un istante, preso alla sprovvista, poi recuperò l'equilibrio.
'Mi ricorda qualcuno', sentii dire da Liam, in sottofondo.
Parole che evitai palesemente.
Afferrai il braccio di Charz e, seguito da Liam che seguì le mie azioni, riuscimmo a farci spazio tra la gente è a trovare un'uscita in quell'inferno nel quale mi avevano portato.
***
'Okay, lasciamolo qui', dissi a fatica, chinandomi per accompagnare il pesante corpo di Charz, a terra, appena fuori dal locale.
Non appena il suo sedere toccò il terreno, tornai in piedi e presi dei profondi respiri dalle labbra, affaticato.
'Merda, pesa quanto un'uomo morto!' Mi lamentai con il fiato corto, portando una mano al petto.
'È mezzo morto, infatti', intervenne Liam che, forse più esausto di me, portò le sue spalle contro la parete dell'edificio ed alzò il capo verso il cielo.
L'insegna enorme del locale e l'unico lampione funzionante del posto, mi permettevano di tenere sotto controllo la situazione e di lasciarmi individuare dove fossi.
'Credi sia il caso di riportarlo a casa?' Domandò, nel frattempo.
'Beh, sua madre ammazzerà prima lui poi noi', osservai, ricordandomi delle pochissime volte in cui ero uscito con lui, tempo prima.
Charz era più che adulto ormai, ma sua mamma sembrava non volerlo lasciare scappare da sotto le sue mani per nessun motivo al mondo.
Aveva il pieno dominio di lui e lo sgridava ancora come un quindicenne e , onestamente, lo trovavo abbastanza imbarazzante.
Anche se poteva sembrarlo, Charz non aveva alcun ritardo o problema che lo con stringesse ad obbedire ai suoi genitori come un bambino; ma per sua mamma era come se ne avesse.
'E dove vuoi portarlo?' Scattò a guardarmi, trattenendo una risata scorbutica.
'Beh...qui', alzai le spalle, indicando il suo corpo stanco a terra, col mento.
'Qui!?' Ripeté Liam, indicando Charz che, mezzo addormentato, abbracciava allegramente il terreno umido. 'Ma sei pazzo?' Domandò, retorico.
'Che palle Liam', alzai gli occhi al cielo. 'Se vuoi portarlo a casa, bene, fallo!' Alzai la voce, abbastanza irritato.
Non sopportavo l'idea di sentir sua mamma strillare o di doverlo riaccompagnare a casa ogni volta, mentre lui se la spassava a bere incontenibilmente.
O perlomeno, le poche volte che era capitato di portarlo con noi, era finita sempre così.
'Fanculo Zayn', sputò Liam, distogliendo lo sguardo da me. 'Soltanto tu puoi far cazzate ed esser compreso', sbottò.
La sua affermazione mi confuse abbastanza: 'scusa?' Lo richiamai, invitandolo a ripetere ciò che aveva appena detto.
'Hai capito', mi liquidò, portando le braccia conserte al petto e continuando a fissare un punto impreciso nel buio.
'Di quali cazzate parli, esattamente?' Cercai di capire a cosa fosse indirizzata la sua frecciatina o perlomeno di fargli dire ciò che teneva dentro e che sembrava non tollerare.
'Non ho voglia di litigare, Zayn', rispose con seccatura.
'Beh, io sì!' Ammiccai.
'E io no!' Liam si voltò di colpo e mi guardò intensamente, come se secondo la sua logica, uno sguardo sarebbe bastato a farmi star zitto.
'Allora parla', lo ricattai. 'Non mi piacciono le frasi a metà, o dici tutto ora o me ne vado e giuro su me stesso che, a costo di passare il resto della mia vita da solo, chiudo i rapporti anche con te e me ne vado da questo fottuto posto a piedi!'
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