94- You
"Hostage" | Bradford
Dopo qualche ora persa a riflettere sulle ultime vicende e su tutto ciò che mi circondava; stranamente, riuscii a chiudere occhio e a riposarmi per la bellezza di mezz'ora.
Spalancai gli occhi e voltai il capo alla mia sinistra dove, sopra al comodino, una sveglia riportava l'orario in un rosso acceso: le quattro e mezza, circa.
Quando vidi l'orario, rimasi delusa nello scoprire che erano passati pochissimi minuti quando invece sembrava esser passata un'intera nottata.
Sospirai e mi rigirai nel letto, restando su un fianco.
Se avessi voluto dormire e passare la prossima giornata in santa pace, avrei dovuto smetterla di pensare a Zayn, ai nostri litigi e al fatto che la nostra storia sembrava esser stata buttata nel cesso.
Tornai supina e mi girai per lanciare un'occhiata sul letto di Liam: stava beatamente dormendo e, almeno lui, non avrebbe rotto le scatole nel sentirmi sveglia.
Mi tirai si è mi sedetti a metà busto sul materasso, sbuffando.
Dormire stava diventando ormai una leggenda.
Non ricucivo a trovare la tranquillità necessaria per farlo e sapevo come ero fatta; in situazioni così avrei dovuto soltanto lasciar perdere.
Scesi con i piedi per terra e tastai il pavimento alla ricerca delle mie scarpe che, inevitabilmente, avevo lanciato da qualche parte non troppo distante da me.
Quando riuscii a percepire il tessuto delle mie scarpe al posto del freddo marmo, mi chinai per afferrarle e persi qualche minuto ad infilarle al buio.
Non era una delle cose più semplici della vita, orientarsi con la sola luce delle insegne luminose, ma non sarebbe stato nemmeno tragico.
Mi alzai dal letto, allungai appena le mie braccia per poter sentire cosa avessi difronte e con dei passi cauti ed attenti, mi orizzontai nella stanza alla ricerca della porta.
Dopo qualche passo, immersa nel buio e nella sconosciuta stanza di quel motel, riuscii a sentire la porta in legno sfiorare i palmi delle mie mani.
A tastoni, ricercai la maniglia lungo la piatta e scivolosa parete, dopodiché, sempre con molta attenzione, girai lentamente la chiave nella serratura ed aprii la porta della stanza.
Difronte a me, delle fioche luci illuminavano il lungo corridoio che si estendeva alla mia destra e alla mia sinistra.
Il pavimento era rosso, una moquette rossa e delle pareti bianche candide che rendevano il posto particolarmente accogliente.
Feci qualche passo oltre alla soglia delle nostra stanza e mi guardai attorno, assicurandomi che nessuno stesse passeggiando liberamente alle quattro del mattino.
Dopo essermi accertata della completa libertà, mi voltai e rinchiusi con altrettanta delicatezza la porta; così da non svegliare Liam o da non infastidire nessuno dei clienti presenti nel posto.
Non conoscevo le mie intenzioni, non sapevo per quale motivo il mio istinto mi avesse portata ad uscire e prendere una boccata d'aria al di fuori della mia stanza.
Lanciai un'occhiata al numero impresso sulla porta della nostra camera e una targhetta in metallo, attaccata di di essa, aveva inciso il numero 388.
Cominciai a camminare con incertezza lungo quell'immenso corridoio e man mano osservai ogni singola porta di esso, non sapendo a cos'altro concentrarmi, pur di distrarmi.
Ad ogni passo, la mia stanza era sempre più lontana e secondo i pochissimi ricordi che avevo di quando ero entrata, mi stavo avvicinando alle scale.
Quella luce soffocata e in altre circostanze inquietante, risultò più che rilassante in quell'occasione.
Poi mi allontanavo dalla stanza, più uno strano odore invadeva le mie radici.
Il profumo dolce che circondava le mura poco distanti dalla mia stanza, stava svanendo, sostituito da qualcosa più forte...simile all'odore di una sigaretta.
Arrivai finalmente difronte alla lunga discesa di scale che avrebbero riportato al piano terra, dove l'uomo di sevizio ci aveva fatto prendere le nostre camere, poco prima.
Ma quando gli arrivai difronte, piuttosto che ai tanti gradini, i miei occhi non poterono far a meno di concentrarsi alla prima scala in marmo, dove qualcuno vi era seduto, in silenzio.
Osservai per qualche secondo quella figura, giusto il tempo di fermare i miei occhi su quella schiena nuda e china, solcata dalla lunga spina dorsale.
Al capo di essa, un tatuaggio inconfondibile mi fece per un attimo tremare il cuore.
Poteva davvero essere così crudele il destino, da impedirmi di smettere di pensare a lui?
I suoi capelli erano diversi da quelli di prima, bagnati e spettinati sulla sua testa. Erano in disordine, sì, ma erano asciutti e puliti proprio come il suo corpo.
Feci un leggerissimo passo per avvicinarmi a lui e mi fermai subito dopo, fissando i miei talloni a terra.
A fermarmi fu il fumo bianco e familiare della sigaretta che teneva tra le dita.
Ed allora capii cosa fosse quell'odore ormai definibile.
'Non dovresti fumare, qui', dissi a bassa voce, facendo qualche altro passo alle sue spalle.
L'improvviso suono della mia voce lo fece sobbalzare di colpo, facendo irrigidire la sua schiena.
Restò congelato e in silenzio, come se la mia presenza lo avesse appena immobilizzato.
Arrivai accanto a lui e soltanto allora, quando la mia figura gli fu abbastanza vicina da potergli fare ombra, Zayn voltò il capo verso i miei piedi.
'Cosa ci fai qui?' Domandò con quel tono basso e profondo che, ogni volta come la prima, penetrava sotto alla mia pelle.
Morsi il mio labbro inferiore e, sembrando impassibile, presi un profondo respiro: 'potrei farti la stessa domanda', risposi.
Zayn fece una risatina snervante e tornò a guardare la sua sigaretta accesa sotto ai suoi occhi, in silenzio.
Non volevo finire per avere con lui la stessa discussione di poco prima; per questo ci pensai due volte prima di agire d'istinto e feci un altro passo, scendendo quella scala e sedendomi poi sul gradino, accanto a lui.
'Come stai?' Domandai, posando le mani sulle mie ginocchia.
Zayn guardò per un'ultima volta la cartina bruciarsi e portò poi la sigaretta tra le sue labbra, ammutolito.
Vederlo tirare il fumo con disinteresse, se pur in un altro momento mi avrebbe irritata, mi fece per un attimo sentire un profondo senso di nostalgia nel petto.
'Mi piacerebbe sapere se sei lucido o se...' La mia voce, finalmente, fu interrotta dalla sua che, con svogliatezza, intervenne: 'sono lucidissimo'.
'Oh, bene', alzai le spalle e quando lo vidi spostare la coda dell'occhio verso di me, distolsi il mio sguardo fisso dal suo viso.
'Il fatto che io non abbia voglia di parlarti, non significa che io sia ubriaco', parlò a bassa voce e con davvero molta seccatura, ma le due parole ebbero un effetto maggiore su di me.
Fu come se avesse appena tirato un pugno al centro del mio stomaco.
Uno strano silenzio calò tra noi, lasciandomi ammutolita e terrorizzata dalla paura di poter dire o fare qualcosa di sbagliato, qualcosa che lo avrebbe fatto alterare e che avrebbe infierito sulla ferita aperta.
Ma oltretutto, avevo bisogno di parlare con lui, di non restare in silenzio e strofinare le mani sulle mie gambe, in preda al panico.
Non volevo sentirmi a disagio o star male, ad ogni sua parola. Sapevo che lo faceva soltanto perché era arrabbiato e perché non c'era un'ottima situazione tra noi...ma era inevitabile.
'Sono contenta che tu abbia dato una possibilità ad Harry', me ne uscii con la prima cosa che mi passò per la testa, approfittandone per tornare a guardarlo.
Zayn alzò superficialmente le spalle e portò la sua sigaretta quasi consumata tra le sue labbra, per un ultimo tirò.
Dopodiché si chinò e la spense a terra, schiacciando il mozzicone sulla scala in marmo, nera.
'Finirai per prendere qualche multa', ridacchiai, cercando di sciogliere quella dannatissima tensione che man mano, mi logorava dentro e mi rendeva timida e spaventata da qualcuno con il quale avevo condiviso letteralmente ogni singola cosa.
Non tolleravo trovarmi in quella situazione, con Zayn.
Alzai poi lo sguardo al soffitto per potermi accertare che sopra di noi non ci fossero delle telecamere di video sorveglianza o qualcosa che avrebbe potuto metterlo nei guai.
'Non ce ne sono qui', improvvisamente parlò, facendomi scuotere.
Scattai a guardarlo e quando lo feci, forse divertito dalle mie azioni, lo trovai con le labbra lievemente inarcate in un mezzo sorriso.
Gesto che nascose subito dopo, voltando il suo capo dall'altra parte e mostrandomi le sue spalle.
'Perché sei veduta qui?' Domandò, forse per mascherare il più possibile la sua vulnerabilità.
'Perché non riuscivo a dormire, Zayn', deglutii rumorosamente e, di colpo, quel minimo spiraglio di serenità abbandono del tutto il mio stato d'animo, 'saperti nella stanza accanto alla mia mi fa più male di quanto tu creda', aggiunsi.
Allungai le mie gambe lungo le scale e permisi al mio corpo di sgranchirsi un po', mentre tornavo a guardare qualsiasi cosa, ma non Zayn.
Da parte sua, come previsto, alcuna risposta.
E sapevo che da lì a poco mi sarei spazientita, tanto da insistere e nell'obbligarlo ad aprir bocca.
'Posso farti una domanda?' Mi voltai con concentrazione, sperando in una riposta positiva, ma soprattutto cercando di sembrare il più calma e determinata possibile.
Zayn si girò verso di me e forse per la prima volta in quella sera, i nostri occhi si incrociarono consapevolmente.
I suoi castani e ancora stanchi, mi fecero subito passare la voglia di sembrare decisa e sicura di me stessa.
Quegli occhi confortevoli e quasi sempre pronti fa farmi sentire al posto giusto, improvvisamente diventarono la prima causa del mio disagio.
Ma presi comunque quello sguardo come un sì e portai nervosamente una ciocca di capelli dietro al mio orecchio: 'sei stato con qualcuna, questa notte?'
Gli occhi di Zayn sembrarono sorpresi dalla mia domanda, ma subito dopo alzò nuovamente le spalle e tornò a sembrare frustrante: 'ricordo soltanto di aver bevuto e fumato tanto', rispose, sinceramente.
'Quindi...cioè, nessun...' Balbettai, in realtà nemmeno io sapevo cosa volessi dire esattamente; ma per fortuna Zayn intervenne, evitandomi di sembrare ancora più stupida di quanto già non lo stessi sembrando: 'non scopo con nessuno che non sia tu da quando ho speso cinquanta sterline per una principiante', mi freddò, con naturalezza.
Il suo modo di parlare mi lasciava intendere quanto fosse onesto, in quel momento, e forse era l'unico lato positivo di quella conversazione.
Rivangare il passato senza un senso logico mi infastidiva, ma tentai di non far peso a ciò che aveva appena ribadito.
'Ed hai intenzione di...di farlo?' Continuai.
Zayn scosse la sua testa, ma non per negare, più che altro rise e sembrò volesse prendersi gioco delle mie continue domande.
'Non penso cambi qualcosa, non credi?' Mi guardò con provocazione e parlò con altrettanta voglia di farmi incazzare che, puntualmente, mi venne voglia di farlo.
Ma mi controllai e sorrisi appena, stando al suo gioco ed evitando così una scenata: 'no, esatto', guardai la lunga scalinata difronte a me e procedetti, deglutendo, 'volevo soltanto assicurarmi di poter frequentare qualcuno'.
'Qualcuno tipo?' Chiese di scatto, forse ancor prima di valutare che non fosse la domanda adatta.
'Non so, qualcuno che mi piace', risposi, voltandomi a guardarlo.
E a mio favore, lo trovai con la fronte aggrottata e lo sguardo fulmineo rivolto verso di me.
'Non credi?' Continuai a provocarlo, imitandolo con naturalezza.
Dire quelle cose e sembrare impassibile era quasi una sfida, per me.
Sentivo il mio stomaco stringersi soltanto nel pronunciare quel qualcosa che mai avrei fatto.
Semplicemente sentirmi parlare o rendermi conto di cosa ci stavamo dicendo, mi faceva star male.
Ma era più forte di me, volevo sembrare stronza e priva di sentimenti ai suoi stessi livelli, con tutta me stessa.
Zayn non rispose, restò semplicemente a guardarmi, con lo sguardo perso e la testa disconnessa dalla realtà.
Ne approfittai del suo stato di trance per osservare il suo viso, i suoi lineamenti che fino a qualche giorno prima potevo fissare per ore intere, senza stancarmi o senza sembrare pazza.
Le sue lunghe ciglia che incorniciavano il suo bellissimo sguardo e quegli occhi grandi e dispersi.
Di tutta risposta, nemmeno il tempo di potermi render conto delle sue stesse azioni, che lo Zayn che stavo fissando, si alzò in piedi e salì la scala sulla quale era seduto.
Scattai a guardarlo e mi rigirai più volte, trovandolo in fine alle mie spalle, intento ad allontanarsi da quel posto.
Non mi ero nemmeno accorta dei suoi movimenti, della sua ombra su di me; eppure Zayn era in piedi e se ne stava andando, in silenzio, frustrato.
Di colpo scossi la testa e fermai il mio cervello da tutto ciò che stava imbrogliando.
Tutti i miei ragionamenti e tutta quella confusione era soltanto un modo per lasciarlo andare, senza neppur rendermene conto.
Di scatto mi alzai anche io e risalii la scala sulla quale entrambi stavamo parlando; con difficoltà, ma stavamo parlando.
Seguii i suoi passi verso il corridoio e, quando le mie scarpe gli lasciarono udire la velocità che stavo intraprendendo per raggiungerlo, anche lui velocizzò i suoi passi.
E a quel punto non ebbi scampo, cercai di darmi una svegliata e feci una breve corrsetta, una corsa che fortunatamente mi portò a raggiungerlo e a sfiorargli il braccio.
Lo afferrai e lo strattonai verso di me, lo attirai con così tanta forza, quando riuscii a fermarlo, che Zayn si voltò nella mia direzione e quasi non mi inciampò addosso.
Non sapevo da dove avevo tirato fuori così tanta adrenalina e potenza da spostare un ragazzo come Zayn; ma fui fiera di me stessa.
Zayn si riprese sulle mie spalle, afferrandole, aiutandosi così a non cadere.
I suoi occhi si fermarono per un istante nei miei, il tempo di far tenere in equilibrio il suo corpo ancora instabile.
Dopodiché, le sue dita calde e nostalgiche, abbandonarono il mio corpo e fece per girarsi di nuovo; con l'ovvio intento di andarsene.
E non ci vidi più: averlo vicino per pochissimi secondi e poterlo guardare negli occhi, forse, mi aveva messo addosso quel poco coraggio che mi mancava per afferrargli il viso con una mano e costringerlo a star fermo.
Strinsi così forte le sue gote che la sua bocca di gonfiò sotto alle mie dita e i suoi occhi si sbarrarono, increduli.
Portai il suo viso difronte al mio, senza alcuna intenzione di lasciargli fare cosa voleva.
'Voglio solo te, Zayn'. Sussurrai quelle parole, ma lo feci con tutta la sincerità e la convinzione possibile.
'Non vorrei un'altro uomo nella mia vita che non sia tu e nessun'altra corpo addosso che non sia il tuo', boccheggiai; soltanto allora mi resi conto di star respirando a fatica; quando ripresi un profondo respiro, affannata.
Zayn non fece altro che spostare i suoi occhi attenti sul mio viso, ispezionando ogni millimetro di esso, senza aprir bocca.
Volevo sfogarmi: quella situazione stava risultando ridicola tanto per me quanto per lui.
Era inutile mettersi a bisticciare o a lanciarsi frecciatine, soltanto per far dispetto l'uno all'altro.
La realtà era un'altra, era quella che tenevo dentro e quella che faceva scoppiare il mio cervello dalla mattina alla sera, senza farmi smettere di pensare a lui nemmeno per un attimo.
'Fa quel che vuoi di questa tua decisione di starmi lontano', annuii a me stessa, deglutendo rumorosamente.
Obbligai i miei occhi e il mio cuore a non collegarsi con cosa stavo dicendo.
Giusto per evitare pianti improvvisi.
'Ma sappi che mai io farei sesso con qualcuno che non sia tu, Zayn'. Il mio petto si alleggerì di colpo, quasi come se la cosa peggiore che avevo dentro, fosse appena stata rimossa.
La mia mano, di seguito, scese via dal suo viso, lentamente e con una delicatezza tale da far rilassare persino i tratti incurvati e rigidi del viso di Zayn.
Non appena lasciai il suo volto, ogni singola parte del nostro corpo si allontanò dall'altra.
Zayn era semplicemente difronte a me di sua spontanea volontà, senza alcuna presa addosso.
E i suoi occhi fissavano silenziosamente le mie labbra che, fino a pochissimi istanti prima, professavano ciò che tenevo dentro e che mai avrei pensato di dirgli; a causa del mio orgoglio.
Il suo respiro era irregolare e le sue labbra leggermente socchiuse ed arrossate, dall'agitazione probabilmente.
La fioca luce di quei lampadari era crudele, lo illuminava catturando i riflessi neri dei suoi capelli e facendo spiccare le labili tracce castane e oro dei suoi occhi.
Nessuna parola, nessun cenno della sua voce, soltanto silenzio.
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