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9- Letters

Erano le sei di mattina ed avevo appena aperto gli occhi.
Stranamente ero riuscita a prendere sonno nonostante Zayn mi tenesse stretta fra le sue braccia in modo insolito.

Abbassai lo sguardo alle sue mani e le trovai ancora lì, sul mio ventre, delicate.

'Zayn?' lo chiama sotto voce, cercando di girarmi.

Ma ogni mio sforzò sembrò inutile.

Zayn mugolò qualcosa sul mio collo, poi si accostò ancora di più al mio corpo, con pesantezza.

Il suo corpo emanava calore, tanto da riscaldarmi.

Era Luglio, sì, ma l'umidità e la teatralità di quella stanza la rendeva quasi fresca e rabbrividente.

'Zayn, ti sposti?' Domandai ancora, con molta calma.

Alla mia ultima affermazione, sentii la sua testa sollevarsi dalla mia spalla.

Forse si guardò intorno per vedere cosa stesse accadendo; seppi soltanto che nel giro di qualche secondo, giusto il tempo di farlo tornare cosciente, che il suo corpo scattò.

Si tirò su a metà busto tenendosi con una mano sul materasso, mentre con l'altra si spostava i capelli dal volto. 'Cosa diavolo...' Borbottò, continuando a stropicciare i suoi occhi.

Non appena finì, posò una mano sulla sua fronte e sbarrò gli occhi, guardandomi. 'Oh cazzo, mi dispiace....' commentò, imbarazzato.

Notai le sue gote ambrate, assumere un colorito leggermente più acceso, e i suoi denti, istintivamente nascosero il suo labbro inferiore in segno di disagio.

'Tranquillo, non ho semplicemente chiuso occhio'. Ribattei, ironica.

Posai i palmi delle mani sul mio volto e mi coprii, trattenendo uno sbadiglio.

Zayn non rispose, si limitò a sdraiarsi accanto a me, sul letto, con le braccia incrociate dietro alla nuca e con lo sguardo rivolto al soffitto.

Mi voltai con la testa verso di lui per osservarlo: le sue ciglia contornavano i suoi grandi occhi e il suo profilo ben delineato dai suoi tratti orientali era silenziosamente concentrato al vuoto.

Osservai le sue labbra, premute luna contro l'altra in un'espressione nervosa.

E le catene sottili che pendevano dal suo collo, fino al suo petto; i suoi tatuaggi scuri sulle braccia ed i capelli corvini spettinati dal sonno

Abbassai lo sguardo al suo petto, o meglio, ai numerosi disegni che lo ricoprivano; quelle incisioni sul suo torace gli davano un aria più adulta e seria di quella che aveva invece suo fratello.

Mi soffermai a guardare quelle due ali che aveva sul petto, e quelle labbra disegnate in mezzo ad esse.

Notai anche la catenina che portava al collo, sulla quale vi erano tre ciondoli.

Uno con una Z, che sicuramente stava a rappresentare il suo nome, mentre le altre due raffiguravano una N ed una H.

'Hanno un significato?' domandai, voltandomi completamente in un fianco.

Il moro spostò la coda dell'occhio verso di me e fece un cenno col capo; non capendo a cosa mi riferissi.

'Le lettere, dico'. Aggiunsi, indicandole.

Alle mie parole, Zayn si strinse nelle sue spalle, prima di parlare.
'Non importa saperlo', disse, tornando a guardare la stanza.

Sbuffai alla sua risposta e pensai che forse dovevo farmene una ragione.

Era un tipo chiuso, scontroso, introvaeso... ma non capivo il motivo del suo non rispondere o giustificarsi sempre con degli 'non importa' o 'non ti deve interessare'.

'A me interessa, in realtà'. Dissi.

Zayn, al suono della mia voce ruotò il capo, di nuovo verso di me e sbuffò dal naso, prima di rispondere.

'È stupido', alzò le spalle, 'o almeno, a te suonerà stupido ma per me è-è...' lascio la sua frase a metà per afferrare quei ciondoli con il palmo della sua mano, sbuffando sonoramente.

'Non trovo stupide queste cose', gli dissi soltanto.

Lo guardai per qualche secondo e sorrisi lievemente al pensiero di ciò che stavo per dire. 'Anche io ho ne ho uno con l'iniziale di mia madre', lo informai. 'Ce l'ho da tantissimi anni e non l'ho mai tolto dal collo, nonostante le numerose opportunità per strapparlo e lanciarlo nel cestino dell'immondizzia'. Conclusi, facendo una risatina.

Afferrai la catenina che portavo al collo e la tirai fuori da sotto la maglia, per mostrargliela.

Lui mi osservò, osservò prima la catenina poi me; silenziosamente. 'Allora?' Domandai, invitandolo.

'Significano semplicemente Zayn, Niall ed Harry', mi accontentò rapidamente.

'Harry?' Chiesi.

'Harry è mio fratello, è malato di cancro'.

Le parole di Zayn furono udibili fino a quando non raggiunse il termine della frase; lì il suo tono freddo si abbassò drasticamente alle ultime parole, e i suoi occhi guardarono altrove.

Era ovvio che quell'argomento lo colpisse particolarmente.
Così come colpì il mio cuore.

Non a caso non perse tempo prima di concludere quella conversazione voltandosi dall'altro lato, per darmi le spalle.

E per quanto rancore provassi nei suoi confronti e nei confronti di ciò che mi aveva fatto; non potei evitare di sentirmi una morsa allo stomaco, al solo immaginare quanto insopportabile potesse essere.

Posai una mano sulla sua schiena e sospirai; pensando a cosa dire.

Forse non c'era molto da dire.

Mi sentivo lontanamente colpita da quel dolore, sapendo cosa significasse aver qualcuno di importante; colpito drasticamente di quella malattia.

Sapevo cosa voleva dire, vedere una persona importante, lottare ogni giorno per la vita.

Potevo capirlo.

Dopo qualche secondo, rimasta lì a riflettere, lui si voltò nuovamente, ma questa volta si girò completamente verso di me, su un fianco.

Sembrò trovare un modo convincente e del tutto colmo di barriere per spostare l'attenzione da se, con delle sole parole.

'La tua lettera è la J', disse, alternando lo sguardo fra me e il ciondolo al mio collo.

'Come si chiama tua madre?' Domandò, allungando cautamente una mano verso il mio petto.

Con l'indice e il pollice prese il ciondolo e lo osservò attentamente, alzando contemporaneamente i suoi occhi castani ai miei, aspettandosi una risposta.

E tutto ciò che mi venne in mente di dire, in quel momento che potevo ben catalogare come unico, fu qualcosa di poco carino ed aspettato.

'Non importa saperlo, Zayn'.

E suppongo che se la sarebbe presa; ma il suono di un campanello ci interruppe improvvisamente, ancor prima che il suo cervello potesse formulare una risposta alquanto scontrosa.

Zayn lasciò di colpo la mia collana e si tirò su a metà busto, guardandosi intorno.

Dalle altre stanze non si udii alcun rumore e capii che probabilmente suo fratello stava ancora dormendo.

Il moro si alzò e scese velocemente dal letto, andando verso la porta.

Posò i palmi delle sue mani su di essa ed accostò il suo orecchio al legno della porta, socchiudendo gli occhi.

Dopo qualche secondo trascorso in silenzio, concludendo che nessuno era andato ad aprire al suo posto, smise di origliare e si voltò verso di me; guardandomi con fermezza.

'Non osare uscire da questa stanza', ordinò, indicandomi.

E dette quelle parole, mi affrettai ad annuire senza aprire bocca, mentre lui si voltò ed abbassò velocemente la maniglia.

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