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85- Traps to the rule

"Hostage" | Doncaster

Eravamo in silenzio, l'unico rumore che riecheggiava in quella stanza, erano i nostri respiri.

Ero felice del fatto che finalmente Zayn mi avesse raccontato tutto e che avesse trovato la tranquillità necessaria per dirmi delle cose così delicate.

In realtà già sapevo tutto quello che mi aveva raccontato.
Ma la parte bella della situazione era quella di sapere che, in fondo, Zayn si fidava di me ed era riuscito ad aprirsi completamente.

L'unica cosa negativa, se proprio dovevo trovarne una, era ammettere a me stessa che, senza troppi giri di parole, ero ormai io quella a mentire.
Non gli stavo raccontato cazzate, in un certo senso; ma fingevo di non sapere qualcosa che, per colpa della mia curiosità, avevo scoperto poco prima.

Se soltanto fossi riuscita a placare il mio carattere o ad aspettare pochissimo tempo ancora, forse, mi sarei ritrovata sopra di Zayn, con le braccia avvolte attorno al suo collo ma con alcun senso di colpa e stabile da poterlo consolare abbastanza.

'Non devi sentirti solo', borbottai sul suo collo.

'Non sono solo'. Le sue mani si spostarono dalla mia schiena ed afferrarono le mie spalle, invitandomi a staccare il mio corpo dal suo; lo accontentai: tolsi le mani dal suo collo e tornai a guardarlo negli occhi, sorridendo appena.

'Ho ancora la mia famiglia e soprattuto...ho te'. Abbassò lo sguardo e, facendo scivolare le sue mani lungo le mie braccia, arrivò ad afferrarmi le mani.

Il mio cuore cominciò a battere velocemente; nonostante ormai fosse tutto più chiaro tra noi, sentirsi dire certe cose da parte di uno come Zayn, faceva uno strano effetto.

'Puoi contare su di me', sussurrai.

Vederlo in quelle condizioni mi portava ad amarlo come mai avrei pensato di amare una persona, mi portava a far battere il cuore come mai avrei pensato potesse battere senza il rischio di esplodere nel mio petto.
Vederlo così con me sembrava quasi surreale, impossibile: ricordo ancora quando lo conobbi e si rifiutò persino di offrirmi il suo cappotto nonostante stessi tremando dal freddo.

Quando, nonostante i miei capricci, sbuffava e se ne fregava del fatto che sarei potuta andare a dormire sul pavimento, a causa della mia testardaggine.

Quando, con poco interesse, mi rivolgeva parola e svincolava ogni singolo discorso che potesse creare un approccio tra noi.

'Ricordi quando andammo al centro commerciale insieme?' Zayn mi guardò con incertezza, tentato di sviare il mio sguardo.

'Sì?' Risposi, cercando di capire dove volesse arrivare.

'Avevo da poco scoperto tutto quanto, per questo ero furioso con Harry', lo vidi passare avidamente la lingua tra le sue labbra, inumidendole.

'È stato un brutto periodo', aggiunse. Nello stesso istante sentii le sue dita insinuarsi nelle mie mani ed armeggiare fino ad intrecciare le nostre dita.

'Per questo mi portasti a cena?' Domandai, osservando con attenzione il suo volto.

Non volevo metterlo in soggezione ma il suo sguardo perso e in qualche modo distrutto mi faceva così male che non riuscivo ad evitarlo.
I suoi occhi così provati e lucidi sembravano volessero devastarmi.

'No', affermò subito. 'Volevo uscire con te già da un po'...' Distolse lo sguardo, portandolo alla parte di fianco a lui: 'beh, sì, è stato tipo un appuntamento, no?' Mi rivolse un'occhiata confusa e capii immediatamente di averlo messo a disagio.

Con un mezzo sorriso stampato in bocca annuii, cercando di non lasciarmi prendere dalla sua vulnerabilità.

'Poi, il centro commerciale...beh, anche quello aveva un significato'. Affermò, alzando caoticamente le spalle.

'Come?' La mia domanda sembrò quasi stupida ma, in tutta onestà, avevo preso la nostra uscita come un quasi primo appuntamento e mai avrei pensato che Zayn avesse curato così a fondo ogni minimo dettaglio.

Zayn scattò a guardarmi quando udii la mia richiesta e si morse nervosamente il labbro inferiore, 'sì, volevo comprare un album', spiegò.

'È un album quella cosa che non mi hai mai mostrato?' Chiesi ancora.
L'idea che la sorpresa che ormai da tempo ero curiosa di vedere, fosse un album, mi entusiasmava più del previsto.

Zayn alzò le spalle ed annuì semplicemente. 'Era una sorpresa', borbottò.

'E perché un album?' Chiesi ancora. Non poteva dirmi metà delle cose, aveva già messo a dura prova la mia curiosità e no, non era stata una buona idea.

'Non te lo dirò'. Zayn fece una risatina e si sporse verso di me per stamparmi un bacio sulla punta del naso, 'non adesso', bisbigliò.

'E quando?' Cercai di sembrare divertita quanto lui ma volevo sapere quale fosse la sorpresa, a tutti i costi.

Tentai nel frattempo di divincolarmi dalla sua presa e non appena ci riuscii, posai le mani sul suo petto, aspettando una risposta.

'Presto', mi assicurò, posando le mani sui miei fianchi, 'prima di quanto cr...' La sua voce stava diventando quasi seria quando, alle nostre spalle, la porta della mia camera si spalancò, facendolo bloccare.

'Oh dio'. La voce di mio fratello sembrò disperata.
Scesi immediatamente dalle gambe di Zayn e mi voltai a guardarlo, trovandolo con le mani davanti agli occhi, 'giuro che non ho visto niente'.

'Louis...' Lo richiamai, sospirando.

'Okay, è imbarazzante'. Mio fratello deglutì rumorosamente, facendomi scappare un sorriso.

La sua stupidità, a volte, mi lasciava senza parole.

Sentii alle mie spalle la risata di Zayn e subito dopo, quasi con ostentazione, Louis fece scivolare via le mani dal suo volto.

Alzò un sopracciglio, 'cosa cazzo ce da c'è da ridere?' Il suo tono seccato metteva a dura prova il mio auto controllo, ma non volevo scoppiare a ridergli in faccia.

'Accetto che state insieme e tutto quel che volete ma questa roba a casa sua, per l'amor di dio'. Gesticolò, indicando infine Zayn, ancora seduto alle mie spalle.

Mi voltai appena per poterlo guardare e, dopo avergli lanciato un'occhiata rassegnata, tornai a mio fratello. 'Stavamo parlando', asserii.

'Oh, sì', alzò le mani al cielo, 'tutti parliamo l'uno sopra l'altro', annuì sarcasticamente e, ancora una volta, non riuscii a trattenermi a ridere.

'Louis, sei così stupido...' Scossi la testa.

'Anche perché, in quel caso, avrei chiuso a chiave la porta', intervenne Zayn, con noncuranza, portando i palmi delle mani sul materasso.

'Zayn!' Lo richiamai, lanciandogli un'occhiataccia.

'Che porco...' , commentò mio fratello, con disgusto.

'Louis!' Richiamai anche quest'ultimo, scattando a guardarlo con rimprovero.

'Detto da un coglione, credimi, è davvero carino'. Zayn parlò ancora, sembrando non voler metter fine a quello che era un ovvio atteggiamento di provocazione da parte di mio fratello.

Alzai gli occhi a cielo e guardai Zayn che, con superficialità, teneva lo sguardo fermo su Louis.

'Pensavo fossi diventato simpatico', osservò mio fratello, sembrando scosso.

Di tutta risposta, Zayn face una risatina e scosse sarcasticamente la testa.

'Comunque è tornata mamma, credo voglia parlarti'. L'aria di sfida che si era creata tra i due si interruppe subito, non appena mio fratello tornò quasi serio e mi rivolse parola.

'Parlarmi di cosa?' Domandai, aggrottando la fronte.

Non c'era un motivo esatto ma, puntualmente, quando dovevo parlare con mia madre o avere un minimo di discosto con lei, mi sentivo subito a disagio.

'Credo voglia chiederti qualcosa, boh, ha chiesto di te', se la svignò, alzando le spalle.

Annuii e nemmeno il tempo di proferire parola che, la voce squillante e come sempre irritante di mia madre, mi fece intirizzire.

'Bee?' La sentii chiamare e subito dopo udimmo il suono dei suoi tacchi lungo il corridoio; segno che era appena tornata ed aveva una gran voglia di assillare qualcuno.

'Dimmi mamma', risposi in tono lamentoso, forzandomi a non alzare gli occhi al cielo.

'Cosa ne pensi di cominciare ad avvisarci quando esci?' Mia madre spunto sulla soglia della porta, proprio alle spalle di mio fratello, e il suo tono era già severo.

Vidi Louis scansarsi di lato e portare le braccia conserte al petto, cercando di evitarla.

'Lo so è che stamattina non c'eravate e sono...' Cercai di giustificarmi, come era giusto fare, ma la sua voce mi interruppe: 'eravamo a lavoro, dove tu e tuo fratello non andate, ultimamente!' Alzò il tono alla fine della frase e lanciò un'occhiata a Louis, poco distante da lei, e con lo sguardo rivolto al parquet.

'Puoi benissimo fare una telefonata, lo sai?' Domandò, con quel tono da 'inutile inventare un'altra scusa, avrei comunque ragione io'.

Portò le mani ai fianchi e le sue sopracciglia si abbassarono, facendomi ribollire il sangue.

Sapevo che poteva sembrare sbagliato ma no, spesso non tolleravo l'atteggiamento di mia madre e non c'era una spiegazione a tutto ciò.

'Louis era a casa e l'ho detto a lui...' Borbottai, spostando lo sguardo su mio fratello.

Vederlo diventare così spaventato e silenzioso quando mia madre ci onorava delle sue interessantissime ramanzine, mi faceva innervosire. 

'Tuo fratello è sfaticato quanto te, ultimamente', commentò, proiettando la sua attenzione su di lui.

Louis alzò appena lo sguardo e, dopo aver portato le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, parlò: 'avevo bevuto ieri sera, non mi sembrava il caso di...' Mia madre sopraffece la sua voce, lasciandolo a metà discorso.

'Ti pare una giustificazione?' Lo guardò con un sopracciglio alzato.

'No ma non succederà più', rispose subito, proiettando ancora lo sguardo al pavimento.

'E tu, è ora che ti trovi qualcosa da fare'. La sua attenzione ritornò su di me in un batter d'occhio e, presa alla sprovvista, sobbalzai quando vidi il suo indice puntato su di me.

'Si lo so, non occorre che qualcuno me lo ricordi', ribattei, spazientita.

Era mia madre, sì, ma vederla avere il pieno controllo di mio fratello e di chiunque non facesse cosa lei comandasse; mi infastidiva.
Così come mi infastidiva sapere che mio fratello aveva bevuto.

'E quando hai intenzione di farlo?' Chiese, guardandomi con sfida.

'Il prima possibile', sorrisi falsamente e la guardai negli occhi, tentando si smorzare quell'auto-convinzione che spesso, rendeva mia madre una persona insopportabile.

'Sì tesoro, intanto sono mesi che sei in questa casa a mangiare, a bere e a fare i tuoi comodi, senza dare un bel niente!' Le sue dita elencavano tutto ciò che secondo la sua logica sfruttavo della nostra famiglia.

Alzai gli occhi al cielo, non potei farne a meno.
Quando la sua bocca parlava soltanto per buttare fiato, il mio cervello non poteva fare a meno di spegnersi e di arrivare a pensare altrove.

'E ascoltami!' Mi richiamò, notando evidentemente la mia assenza.

'Hai intenzione di vivere qui senza fare un bel niente, ancora a lungo?' Domandò con arroganza questa volta.

'Sì', annuii. 'D'altronde se sono qui è proprio perché non ho un lavoro', ammiccai.
Sapevo che con quella frase avrei scatenato la sua eccentrica voglia di gridare e far strisciare ogni persona ai suoi piedi, ma ero abituata.

'Cosa intendi dire?' Mi chiese, mostrandosi notevolmente turbata.

'Che a mali estremi, estremi rimedi, no?' La sfacciataggine con la quale stavo parlando, onestamente, stravolgeva anche me stessa.

Tantissime volte mi tenevo con mia madre e cercavo di non sbraitare, pur di non scatenare furie; ma a volte arrivavo al limite.

E quello era il limite.

'Cosa cazzo stai insinuando!?' I suoi occhi si sbarrarono, 'se hai avuto un'infanzia che ogni bambino potrebbe sognarsi, è grazie a me è tuo padre!' Strillò, indicando se stessa.

'Non lo sto mettendo in dubbio', cercai di parlare, se pur invano, visto che come ogni volta avrebbe fatto di tutto tranne che ascoltarmi.

'Ed ora ti permetti di venire qui e dirmi queste cose!?' La vidi fare un passo oltre la soglia, ma non mi allarmai affatto; conoscevi mia madre e sapevo che con le parole avrebbe ucciso chiunque, ma mai, mai avrebbe alzato un dito contro qualcuno.

'Io penso che i soldi non sono un cazzo, mamma', parlai con calma, 'per quanti giochi e stronzate mi avete regalato, posso considerare oscena la mia infanzia'. Dette quelle parole spostai lo sguardo a Louis e notai una strana espressione sul suo volto chinato.

Sembrò in soggezione, ma era giusto che comprendesse come ci si doveva comportare quando mia madre se ne usciva così.

'Oscena?' L'espressione che avvolse il viso di mia madre, fu letteralmente indescrivibile.

'Oscena, esatto'. Annuii, guardando con attenzione ogni singola mossa del suo viso.

'Consideri osceno tutto ciò che io e tuo padre abbiamo fatto per te!?' Ripeté, incredula delle sue stesse parole.

'Esattamente', affermai.

'Ero una bambina, non vi ho mai chiesto di spendere tutti quei soldi per delle cose materiali, né vi ho mai detto di non farlo'. Stavo parlando pacatamente e sapevo che, così facendo, avrei avuto la sua intera concentrazione. 

'Non potevo rifiutare quel che mi regalavate, nemmeno me ne rendevo conto, ma ho sempre desiderato di più'.  Alla fine della mia frase, un'espressione di piena confusione invase il suo volto.

'Intendo l'affetto che non ho mai ricevuto da parte vostra'. Non volevo che pensasse chissà cosa, per questo mi corressi immediatamente.

Le mie mani si strinsero in due pugni, istintivamente, e la mia voglia di ribellarmi e gridarle cosa fosse sbagliato, improvvisamente, svanì.

Toccare quell'argomento era sempre delicato: odiavo tastare quei periodi, quelle tante volte nelle quali avevo così tanto da star male.

Essere ricchi ed avere tantissime cose materiali è bello ma, ad un certo punto della vita, ti rendi conto che forse, tutte quelle cose non servono a niente.
Ad un certo punto del tuo percorso capisci che quel che ti manca, in fondo, non è un bracciale in argento o degli orecchini costosi; bensì un abbraccio, delle parole, o semplicemente uno stupido gesto.

'Non mi piace il modo in cui svincoli i discorsi'. 

Nonostante mia madre si fosse addolcita per pochissimi istanti, tornò subito sobria e parlò con severità. 

'Ne riparleremo quando c'è tuo padre'. Dopo aver fatto due colpi di tosse, la vidi afferrare la ammaniglia, girare i tacchi e sbattere la porta alle sue spalle.

L'avevo ferita, nonostante la sua freddezza, sapevo di averla fatta sentire in colpa.

Seguito da lei, mio fratello, fece i suoi stessi identici passi. ma con più calma, e se ne uscì in silenzio dalla stanza senza rivolgermi la minima attenzione.

'Ehi'. La voce sottile di Zayn richiamò la mia attenzione, facendomi ricordare per un attimo di tutto ciò che stava succedendo poco prima.

Non che mi fossi completamente dimenticata di lui ma, come dire, le discussioni con mia mamma occupavano abbastanza la mia mente da riempirla. 

Scattai a guardarlo e lo trovai in piedi con i suoi grandi occhi castani, fermi su di me; mi fecero quasi raggelare.

'Vieni qui'. Le sue braccia si allargarono e lo vidi farmi un cenno col capo, invitandomi ad obbedire.

Senza pensarci due volte, camminai verso di lui e non appena gli fui vicino, lasciai che le sue braccia avvolgessero il mio corpo e che mi stritolassero contro il suo petto.

'Sono abbastanza i miei abbracci?' Sentii il suo fiato sul mio collo e subito dopo posò le sue labbra sotto al mio orecchio, lasciando un piccolo bacio.

Un leggero sorriso si stampò inevitabilmente sulle mie labbra alla dolcezza delle sue parole.

'Sono più di quanto credi', risposi, strofinando la mia guancia sulla sua maglia.

'Ti va di uscire insieme, stasera?' Proposi: presi un profondo respiro ed aspirai il forte profumo che emanava il suo petto.

'In realtà avevo già promesso a Liam di andare ad una di quelle sue feste di merda...' Lo sentii sospirare e smettere poi di stringermi, posando le mani sulle mie spalle.

Mi tirò indietro, facendo in modo di guardarmi in faccia e quando potei incrociare i suoi occhi, le sue mani salirono lungo il mio collo, fino ad afferrarmi il viso: 'vuoi venire con me?' Chiese.

'Che festa è?' Non ero una tipa da discoteche, alcol e folle; ma a quanto sapevo, nemmeno Zayn frequentava qui posti.

'Una di quelle che eviterei volentieri', alzò gli occhi al soffitto e lasciò il mio viso, portando le braccia conserte al petto: 'Liam me lo chiede da anni ormai, ho sempre rifiutato e sta volta ho dovuto dirgli di sì', raccontò, passando nervosamente una mano lungo il suo braccio.

'Sarà in discoteca?' Domandai.

'Quasi sicuramente', strinse le sue labbra e restò qualche secondo il silenzio, prima i parlare ancora, 'andiamo con la sua macchina, potrai farmi compagnia anche al ritorno visto che dovrò guidare', sbuffò.

La sua affermazione mi fece quasi ridere: ero abituata a vedere Zayn come il ragazzo scontroso, silenzioso ed antipatico ma, forse in quel caso, il suo ruolo era completamente diverso.

'Perché ridi?' Mi guardò con confusione, ma anche lui sorrise involontariamente.

'Sembri lo sfigato della situazione', lo presi in giro, ridendo.

'Oh, grazie', batté numerose volte le ciglia, forse scosso dalla mia affermazione.

'Non voglio offenderti Zayn ma, davvero, perché sarai tu a guidare?' Cercai di sembrare seria per non offenderlo; d'altronde non era abituato a sembrare un bravo ragazzo e sapevo che lo avrebbe infastidito.

'Perché sono l'unico che non ha intenzione di bere', alzò le spalle e capii di aver già chiesto troppo quando i suoi occhi si rifiutarono di incontrare i miei e si posarono in un punto impreciso alle mie spalle.

'Non che mi dispiaccia ma...' Stavo esagerando con il questionario? Sì, e me ne resi conto da sola.

Per questo mi ammutolii e morsi il mio labbro inferiore, obbligandomi a non aprir bocca.

Zayn ne approfittò subito del silenzio, facendo in modo di oltrepassare quel discorso e di tornare a suo agio: 'allora vieni?' Ripeté.

'Okay, verrò con te'.

***

Zayn se ne andò da casa mia poco dopo esserci messi d'accordo sulla serata ed io, dopo averlo salutato, mi rinchiusi in camera e cominciai a frugare nell'armadio alla ricerca di qualcosa da indossare.

Non che fossi interessata a far bella figura, cioè, in un certo senso sì...ma ne approfittai della situazione anche per evitare di vedere mia madre: persona che, forse per qualche ora, sarebbe stata meglio non vedere.

Dall'armadio tirai fuori un vestitino blu, lo spiegai sotto ai miei occhi e dopo averlo ispezionato attentamente, sospirai, gettandolo sul letto.

Non avevo neanche cominciato a tirar fuori le cose da l'armadio né mi ero impegnata a scegliere qualcosa, che già ero stanca.
Se c'era qualcosa che non sapevo fare era proprio sapermi vestire.

Passai quasi l'intero pomeriggio nella mia camera, tra le montagne di abiti spiegazzati.

Verso le nove e mezza, dopo essermene andata in cucina per prendere qualcosa da mangiare nel frigo, tornai nella mia location e decisi di riordinare le cose nella mia mente e decisi di scegliere una volta per tutti.

Dopo ed ore di indecisioni tra un capo e l'altro, optai per una gonna poco sopra al ginocchio, nera, un top dello stesso colore, ed un giubbetto di pelle, giusto per completare la vastità di colori.

Le scarpe? Beh, per le scarpe non ebbi molta scelta.
Già ero una ragazza imbrancata di mio, in più sarei dovuta andare in un locale, tra tanta gente e quasi all'ottanta percento sarei inciampata in mezzo alla folla; se soltanto avessi messo i tacchi.
Per questo scelsi delle converse alte, nere.

Finii di prepararmi, sistemi per l'ultima volta i miei capelli mossi su entrambe le spalle e nello stesso istante, il suono del campanello mi fece salire il cuore in gola.

Per una volta nella mia vita, forse, le cose stavano andando dritte.
Ero riuscita a prepararmi come volevo, ero soddisfatta e per la prima volta non ero in ritardo.

Non dovevo far altro che sperare che la fortuna mi avrebbe accompagnata per il resto della serata.

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