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84- Truth

"Hostage" | Doncaster

Rinchiusi con cautela la porta alle mie spalle, facendo attenzione a non provocare alcun rumore; dopodiché mi voltai verso il riccio che, senza lasciarmi focalizzare la situazione, mi afferrò il viso con le sue mani.

Mi trovai immediatamente faccia a faccia con lui, le sue mani ossute tenevano fortemente il mio volto, senza lasciarmi muovere.

Sentii il mio cuore perdere qualche battito: quella vicinanza non mi piaceva affatto e l'ansia mi stava facendo tremare.

I suoi occhi verdi scrutarono con attenzione il mio volto, assicurandosi che fosse tutto apposto.

Vidi il volto di Harry, davanti a me, chinarsi leggermente ed avvicinarsi man mano al mio, facendo accelerare il mio respiro.

La mia schiena si inarcò all'indietro, impulsivamente, ma ogni mia ansia e paura si placò quando le sue labbra si posarono con leggerezza sulla mia guancia.

'Sei scappata e sono stato in pensiero...' Spiegò, guardandomi di nuovo con preoccupazione.

'Non avresti dovuto', risposi fredda.

Spostai i miei occhi dalle sue iridi versi e fissai il leggero giubbetto nero che aveva addosso, evitando palesemente il suo sguardo.

'Sono venuto qui stamattina ma tuo fratello non mi ha aperto la porta...' Le sue mani lasciarono finalmente la presa dal mio viso e tornarono lungo i suoi fianchi, facendomi scappare un silenzioso sospiro di sollievo.

'Prevedibile', commentai, alzando le spalle.

'Fa schifo questa situazione', lo sentii dire.

'Già, fa tanto schifo quanto chi l'ha creata'. I miei occhi vagarono dal suo corpo al pesto sotto ai miei piedi, incapaci di reggere il minimo contatto visivo.

Sentii un profondo sospiro scappare dalle sue labbra.

'Avevi detto che avresti provato a capirmi', bisbigliò, con una voce che, se quello non fosse stato Harry e se quel riccio non fosse stato così falso, avrei definito disperata.

'Ci ho provato', senza lasciarmi intimidire dalla sua improvvisa vulnerabilità portai le braccia al petto.

E ci sarei riuscita, ma non davanti ad un gesto così orribile nei confronti di Zayn.

'No', alzai il capo e lo vidi scuotere la testa, 'se soltanto ci avessi provato, ora, avresti capito quanto Zayn sia importante per me'. Non batté ciglio, mi guardò con così tanta intensità che mi trovai in difficoltà a sostenere il suo sguardo.

E forse aveva ragione.

Nonostante Harry mi avesse raccontanto delle cose a due poco raccapriccianti sul suo conto, non potevo affatto contraddire in suo rapporto speciale con Zayn.

Lo aveva praticamente pugnalato alle spalle in uno dei peggior modi ma se soltanto i suoi occhi verdi non si sarebbero incupiti assieme al suo sguardo provato, mai avrei creduto che ad Harry importasse realmente qualcosa di Zayn.

Questo non lo si poteva negare.

Deglutii a vuoto, cercando di ricapitolare al meglio la situazione e di controllare almeno per una volta le mie azioni.

'Ti rendi conto di star chiedendo una mano alla stessa persona che hai deciso rapire ed ingannare per i tuoi disgustosi scopi personali?' Alzai un sopracciglio, ritraendo la mia mano.

Non volevo aiutarlo; tuttavia i suoi gesti mi avevano radicalmente cambiato la vita, sì, mi aveva mentito su cose gravissime e si era approfittato di me al massimo, ma non era quella la causa principale.

L'unico motivo per il quale non volevo più cedere alle sue suppliche, era Zayn.

Zayn meritava delle vere e proprie scuse, no soltanto si era ritrovato solo, pugnalato da parte dei suoi fratelli, ma aveva sofferto per davvero troppo tempo, con la convinzione che una delle persone più importanti della su vita fosse malata.

E non meritava di ricevere una mano; meritava tutto il tempo che Zayn si stava prendendo.
Meritava ogni singolo insulto da parte sua, ogni suo singolo rifiuto.

'Lo so'. Non aggiunse altro, semplicemente proiettò le sue iridi al terreno sotto di noi.

'Tutti possiamo sbagliare', aggiunse poco dopo, con un tono lievemente più basso.

Ed aveva ragione; molto spesso ero io la prima a combinare casini o a mettermi nei guai.
Ma di certo non arrivavo ai suoi alti livelli da professionista.

'Ma ci sono diversi tipi di sbagli, Harry', lo corressi con freddezza, osservando l'unica parte del suo corpo che potevo vedere: i suoi ricci castani, ben definiti.

'Dovrei pagare a vita per questa enorme cazzata?' Scattò a guardarmi, il suo sguardo dimostrava vera e propria disperazione. 'Ho sbagliato, fantastico, ma sono cambiato, riconosco i miei errori, voglio rimediare!' Allargò le braccia, arreso, 'cos'altro dovrei fare? Eh!?'

Fissai per qualche secondo i suoi occhi sbarrati e il suo volto, il volti sincero di qualcuno che, a parer mio, voleva davvero ricominciare da capo, cancellare il passato e cambiare il suo stile di vita.

Ma non dovevo lasciarmi condizionare, in quel momento volevo soltanto non vedere più il suo volto dai tratti inglesi e a primo impatto devastato dai rimorsi.

'Niente'. Lo guardai con più leggerezza e le sue mani tornarono al suo posto, assieme al suo sguardo, che mutò immediatamente in un'espressione speranzosa.

'Parlerò con Zayn', annuii con rassicurazione e, con quelle parole, lasciai che il riccio la smettesse di implorarmi o di trovare un modo di farsi comprendere, andandomene.

Sapevo che non avrebbe insistito, avevo detto ciò che lui desiderava dicessi e, se soltanto un minimo del suo carattere combaciava con quello di Zayn, non mi avrebbe seguita.

Così fu, non disse una parola quando mi voltai e riaprii il portone di casa mia, rientrando silenziosamente in casa.

E ne fui felice.
Mi sentivo già abbastanza in colpa per tutto ciò che avevo fatto e per tutto ciò che ormai stavo nascondendo a Zayn; figuriamoci se come una persona paranoica come me, sarebbe sopravvissuta all'idea di aver stretto un patto con il così detto 'nemico' del suo ragazzo.

Mai avrei parlato con Zayn, non importava dei miei rimorsi, volevo semplicemente aiutarlo a ritrovare la fiducia in suo fratello man mano, senza forzature e con le attenzioni necessarie.

Per quanto mi riguardava, Zayn era stato usato e tenuto all'oscuro di già fin troppe cose.

Quando tornai in soggiorno, proiettai con ovvietà il mio sguardo sul divano, sapendo di trovare Zayn.
Ma quando davanti a me trovai il posto vuoto e la coperta stropicciata di lato, i miei occhi si sbarrarono e, d'istinto, mi guardai attorno.

Non c'era traccia di lui.

Accorciai i miei respiri e cercai di concentrami al massimo per poter udire tutti i rumori attorno a me, così da poter capire dove fosse andato.

'Non mi piace la marmellata, grazie'. Sentii la voce di Zayn provenire dalla cucina e, subito dopo la sua, quella opposta e impastata di mio fratello: 'non sai cosa ti perdi', mugugnò, evidentemente a bocca piena.

Nel mio petto, un sospiro di sollievo mi fece alleggerire e, senza esitare mi diressi verso il posto da dove li avevo smettiti parlare.

Varcai la soglia della cucina ed immediatamente gli sguardi di Zayn e quello di louis si proiettarono su di me, 'ehi', mi richiamò Zayn, ancora appoggiato con una spalla al frigorifero.

'Chi era?' Mio fratello non mi lasciò rispondere e si voltò dal bancone dove stava preparando con impegno qualche schifezza.

'Uhm...il corriere', inventai. Fu la prima cosa che mi passò in mente e mi meravigliai di me stessa.

'Il corriere?' Ripeté mio fratello, leccando il cucchiaino zuppo di marmellata che teneva in mano, 'cosa doveva arrivare?' Domandò, accigliato.

'Niente, cercava delle informazioni sul vicino', alzai superficialmente le spalle e camminai verso di loro.

'Bah'. Notevolmente confuso, Louis tornò a fare cosa stava facendo ed io portai lo sguardo si Zayn che, forse richiamato dalla mia attenzione, si voltò a guardarmi.

'Cosa ne pensi del fatto che io e il tuo ragazzo stiamo iniziando a starci simpatici?' Mio fratello si voltò nuovamente verso di me e mi fece voltare a guardarlo mentre, voracemente, faceva un morso al suo panino.

'Parla per te', vidi Zayn alzare gli occhi al cielo e staccarsi dal frigorifero, per allontanarsi da lui.

'Ne sono contenta', affermai, alzando il tono di voce. Lanciai un'occhiataccia a Zayn e lo vidi far di nuovo un verso di disapprovazione, venendo nella mia direzione.

Io e Zayn tornammo insieme in soggiorno. Zayn mi afferrò il braccio e mi obbligò a seguirlo fuori dalla cucina.
Non esitai ad accontentarlo: era strano vederli insieme e sentire determinate parole da parte di mio fratello e sapevo che, se soltanto avessi forzato ancora Zayn, avrebbe risposto male, mandando tutto da capo.

Ci sedemmo di nuovo sul divano ma Zayn, a differenza di poco prima, mi fece sedere sulle sue gambe ed avvolse le sue braccia sul mio bacino, stringendo la mia schiena contro il suo petto.

'Non so cos'abbia, ultimamente'. Lo sentii posare la testa sulla mia spalla e strofinare il suo viso sull'incavo del mio collo.

'In che senso?' Domandai.

'Nel senso che il suo comportamento è cambiato da un momento all'altro...' Una delle sue mani si spostò dalla mia vita per posarsi sul mio braccio, delicatamente.

'Lo avevo notato...' Sospirai.

Zayn non rispose, sentii semplicemente un profondo respiro e poi la sua mano calda che, con dolcezza, cominciò ad accarezzare il mio braccio. 

'Cosa c'è?' Domandai.
Non lo avrei chiesto se soltanto Harry non mi avesse svelato quanto Zayn nascondesse dietro di se.

I suoi comportamenti mi sarebbero sembrati strani, sì, ma avrei concluso che come sempre si trattava della sua personalità.

'Ci sono tante cose, Bee', sospirò, forse deluso.

Cercai di chinare leggermente il capo per poterlo vedere in volto, ma mi risultò impossibile.

'Vorrei parlarti di...di Harry, di noi, di...di tutto'. Nonostante stentasse a parlare, capii al volo cosa volesse dirmi.

Deglutii, cercando di sembrare il più tranquilla possibile: 'ti ascolto', affermai; cercando di voltarmi nella sua direzione.

'Non qui', mi fermò, tornando ad afferrarmi i fianchi con le mani e mantenendomi immobile sopra di lui, 'voglio stare da solo con te', aggiunse.

E anche la sua richiesta, in parte, poteva essere giustificata.
Non era una cosa banale quella che mi avrebbe raccontato e lo capivo, capivo la sua ansia e tutte le sue premure prima di arrivare al punto.

'Zayn,' dissi improvvisamente, girandomi per poterlo guardare. 'Che ne dici di andare in camera mia?' Proposi.

Zayn, alla mia proposta, fece un mezzo sorriso ed annuì, 'sì'.

Ricambiai il sorriso e posso una mano sul suo viso: gli accarezzai la guancia, indugiando leggermente sugli angoli delle labbra con il pollice. 'Si tratta di quella cosa che non mi hai mai detto?' Chiesi, incerta.

Lui annuì, guardandomi con quel suo sguardo intenso, quello sguardo che mi rendeva vulnerabile e che mi faceva arrossire. Sembrava, però, assente.

'Zayn, mi stai ascoltando?' Corrugai la fronte, osservandolo con più attenzione.

Lui annuì di nuovo, evidentemente distratto.

'Zayn!' Lo richiamai strillando e di colpo lo vidi sbarrare gli occhi, proiettando il suo sguardo confuso su di me: 'eh?'

'Andiamo?' Lo invitai a seguirmi, con un cenno di capo.

'Dove andiamo?' E come avevo già previsto, non mi stava ascoltando minimamente.

Alzai gli occhi al cielo e scesi sbuffando dalle sue gambe, 'ti ho detto se vuoi venire in camera mia a parlare', ripetei, mi chinai per sistemare il bordo della mia maglia.

'Oh...okay'. Parlò con incertezza e spostò il suo sguardo dal mio corpo: non gli diedi peso, forse era già agitato all'idea di ciò che avrebbe dovuto dirmi e, in parte, sapevo che fosse un argomento delicato.

Per questo mi incamminai silenziosamente verso la mia camera e lasciai che fosse lui a seguire i miei passi.

Zayn si sedette sul bordo del letto ed afferrò il cuscino sul quale spesso dormivo, posandolo sulle sue gambe.

'È un discorso che spesso evito', cominciò a parlare con lo sguardo fermo sulla fodera del cuscino, e a bassa voce.

Io afferrai la sedia della scrivania e la feci scivolare sul pavimento, arrivando proprio difronte a lui.
Quando mi sedetti, la vicinanza dei nostri corpi, permetteva alle nostre ginocchia di toccarsi.

'Se non te ne ho parlato, non è perché non mi fido di te', a quelle parole alzò leggermente il capo e mi guardò in volto, sorridendo appena.

Un sospiro di sollievo, se pur inaudibile, scappò dalle mie labbra.

'Mi fido ciecamente di te, mi preoccupano spesso le tue reazioni, ma questo è un altro discorso...' Mi spiegò.
Il suo sguardo lasciò di nuovo il mio, non appena concluse la sua frase e lo sentii trattenere un sorriso.

Parlare dei difetti del mio carattere lo divertiva.

Zayn cominciò a tracciare delle linee immaginarie sul cuscino, con il suo indice; forse tentando di mantenersi calmo.

'Io...Io so che la mia testa non riesce ad accettare quel che è successo', ammise, 'sono troppo orgoglioso per ammettere a me stesso che sono stato preso per il culo'. Aggiunse.

A quel punto, potei capire che l'ansia stava prendendo parte nelle sue emozioni, quando si morse nervosamente l'interno guancia.

'Non è facile nemmeno ammettere che tuo fratello ti ha voltato la faccia'. Quelle parole, dette con quella consapevolezza da parte sua, mi fecero stringere lo stomaco.

Non doveva essere facile, affatto.
Soltanto ad immaginare mio fratello ed un comportamento del genere da parte sua, mi veniva da piangere.

'Non fare quella faccia'. Zayn mi riprese con freddezza, di colpo, facendomi scattare a guardarlo.

'Non voglio far pena a nessuno, per favore, non guardarmi in quel modo...' Sospirò. I suoi occhi si staccarono da me e tornarono a guardare il pavimento.

'Non mi fai pena, Zayn', mi chinai per posare le mani sulle sue ginocchia e lo scossi leggermente, cercando di attirare il suo sguardo, 'puoi sfogarti con me, lo sai'.

Lo sentii prendere un profondo respiro ed afferrare rapidamente il mio cuscino, per scaraventarlo via.

Posò subito dopo le sue mani sopra alle mie.
Afferrò le mie mani e, senza staccare lo sguardo dal basso, mi tirò nella sua direzione.

Mi attirò a se e con un gesto rapido mi fece sedere a cavalcioni sulle sue gambe e mi prese i fianchi.

Subito dopo, nemmeno il tempo di abituarmi a quella posizione e di squadrargli il volto, le sue labbra si posarono sulla mia spalla e lasciarono un casto bacio su di essa.

'Sono un coglione, non dovevo crederli', mugolò, posando la fronte sull'incavo del mio collo.

Potevo perfettamente percepire i ciuffi dei suoi capelli, solleticarmi la pelle.

'Non sei un coglione', lo corressi, con un tono abbastanza severo.

Portai una mano sulla sua nuca ed intrecciai le dita fra le ciocche corvine dei suoi capelli, tentando di metterlo a proprio agio.

'Sì, Bee', sospirò.
Morsi nervosamente il mio labbro inferiore e nella mia testa, centinaia di frasi cominciarono a formarsi, con la speranza che una di esse sarebbe sembrata adatta come risposta.

'Quando ho deciso di rapirti, l'ho fatto per lui', disse, tirandosi leggermente su, 'la situazione stava degenerando e anche se il piano sarebbe sembrato surreale...io...' Mi guardò negli occhi: i suoi occhi castani sembravano voler ricordare per forza quelle scene, nonostante il suo cuore fosse troppo debole per rivederle ancora.

'Va tutto bene', lo rassicurai, annuendo con sicurezza.

Zayn scosse nervosamente la testa e, come se il mio gesto lo avesse infastidito, si voltò a guardare altrove con distacco. 'Non va bene un cazzo, Bee', disse tra i denti, sospirando.

'Zayn...' Lo richiamai.

'Harry mi ha preso in giro come un fottuto coglione, ho passato notti intere a pensare a lui, alle sue cure...' I suoi occhi si posarono disperatamente su di me, 'non sapevo cosa cazzo fare per curarlo e lui? Lui stava bene'. Concluse.

Le sue ultime parole furono seguite dal suo sguardo deluso che, vulnerabile, si spostò sul mio petto, 'avrei voluto non essere così stupido'.

'Sei stato buono', lo ripresi. Non mi piaceva vederlo in quello stato, distrutto e pronto ad incolparsi di qualcosa che non aveva assolutamente fatto. 'Chiunque lo avrebbe fatto, Zayn'.

Lo vidi spostare una mano dal mio fianco e portarla al suo volto, sicuramente già colmo di dolore è pronto a scoppiare in lacrime.

'Avevi immaginato fosse questo il segreto?' Alzò il capo, guardandomi.

I suoi occhi lucidi e pieni di lacrime mi fecero stringere il cuore.

Annuii.

'Che coglione', ribadì, scuotendo nervosamente il capo.

Era Zayn, era ovvio che oltre al male che i suoi fratelli gli avevano fatto, ad infliggere sulla ferita ci si sarebbe messo il suo carattere.
Ma non era giusto. Non tolleravo vederlo così, in quelle condizioni, maledicendo se stesso.

Afferrai il suo volto e lo portai faccia a faccia con me, obbligandolo a tenere gli occhi nei miei.

'Hai fatto quello che tutti avrebbero fatto', cercai di fargli capire che, prendersela con se stesso, non lo avrebbe portato da nessuna parte.

Zayn si leccò avidamente le labbra, forse cercando di mantenersi calmo e di restare in silenzio.

'Non devi vergognarti di me'.

'Non lo faccio', rispose subito, con fermezza.

'Lo fai, non voglio che te la prendi con te stesso'. I miei pollici accarezzarono delicatamente le sue guance, cercando di ammortizzare la freddezza con la quale stavo parlando.

Gli occhi di Zayn si abbassarono, con l'ovvio intento di evitare il mio sguardo.

Avvicinai la mia fronte alla sua, volevo poterlo consolare come necessario e fargli capire che sempre ci sarei stata.

Riuscivo a sentire il suo contatto ed il calore del suo fiato sfiorarmi la pelle.

Tutto ciò che volevo in quel momento era sentirlo ancora più vicino a me, così da eliminare la distanza e il disagio che si stava creando tra noi.

Senza esitare, posai le mie labbra sulle sue.

Dentro di me qualcosa si tranquillizzò. Zayn, al mio contatto, sembrò non stupirsi affatto.
Afferrò fortemente i miei fianchi e premette maggiormente le sue labbra sulle mie, lasciandomi percepire il suo sapore.

Le nostre bocche cominciarono a muoversi con lentezza: mentre le mie mani gli accarezzavano dolcemente il viso, le nostre labbra sembravano godersi ogni singolo millimetro di quel bacio, con cautela, come se fosse il primo.

Sentirlo così vicino e preso da qualcosa che non fossero le sue più grandi paure, mi consolava.

Mi piaceva poterlo tranquillizzare con un gesto così semplice e delicato.

Qualche istante dopo, senza lasciarmi riprendere il fiato, sentii la sua lingua insinuarsi all'interno della mia bocca e sfiorare la mia.

Centinaia di emozioni si stavano scatenando nel mio petto, improvvisamente, l'angoscia che stava appesantendo il mio respiro era stata sostituita da un'emozione unica, indescrivibile.

Feci scivolare via una mano dal suo viso e la portai sulla sua pancia.
Lì salii lentamente sul suo petto, toccando i suoi addominali.
Potevo sentire il suo respiro rilassato, i suoi muscoli distesi ed il calore che soltanto il suo corpo, poteva trasmettermi.

Appoggiai la mano sul suo cuore, batteva fortissimo.

'Sei l'unica persona con la quale mi sento bene'. Le sue parole scapparono dalla sua bocca in un ansimo, 'con te sto bene', dopo di che riprese a baciarmi, senza lasciarmi minimamente il tempo di aprir bocca.

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