Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

81- Don't lie me

"Hostage" | Sheffield

Scesi con un passo spedito tutte le scale di quel palazzo, fino ad arrivare all'ingresso.

Durante tutto il tragitto però, i passi fatti dagli stivaletti di Harry risuonavano costantemente alle mie spalle, facendomi comprendere che non avrebbe mollato.

Non appena arrivai all'ingresso, mi piombai sul portone ed afferrai avidamente la maniglia, per poter uscire da quel posto prima che Harry intervenisse.

'Bee, ascolta un attimo!' Sentii i suoi passi farsi più rapidi e nello stesso istante, finii di frugare sulla serratura e riuscii ad aprire il portone.

Quando la porta davanti a me si spalancò, l'aria fresca di Sheffield mi colpì il viso e i raggi del sole mi impedirono l'intera vista del panorama difronte a me.

Ma senza tener conto di questo, non esitai minimamente e corsi via: attraversai la strada, di corsa, senza mai guardarmi indietro, così da evitare che l'ansia crescesse dentro di me.

Ma quando pensai che ormai Harry fosse troppo lontano per raggiungermi e che la strada avrebbe eliminato ogni sua singola speranza di prendermi; dei fari mi abbagliarono.

Non mi resi conto di tutto ciò che successe: le luci di quel veicolo, sommate a quelle naturali del sole, mi fecero bloccare immediatamente in mezzo alla strada e i miei occhi si strinsero d'istinto, lasciando che l'autista di quella macchina decidesse il mio destino.

'Bee, porca puttana spostati!'

Nemmeno il tempo di pensare o di distinguere quella voce; soltanto pochissimi secondi e il buio che persuadeva i miei occhi, fu accompagnato da un fortissimo tonfo.

Non riuscii a distinguere quale fosse stata la causa di quel rumore.

Non riuscii a comprendere come, ma l'unica cosa della quale fui certa, fu che il mio capo toccava l'asfalto.

La mia testa prese a pulsare: un improvviso dolore mi fece gemere e le mie mani, anch'esse distese sul cemento della strada, si strinsero in due pugni.

'Guardami, Bee...' La voce di Harry mi fece per un attimo sobbalzare il cuore, accelerando i battiti già irregolari: lo sentii prendere aria dal naso e contemporaneamente posare le sue mani sulle mie spalle.

'Guardami, diamine!' Imprecò, scuotendomi leggermente.

Alla sua richiesta, socchiusi lievemente gli occhi e cercai di non pensare alle mie ossa indolenzite e al fatto che, di nuovo, Harry stava avendo un approccio con me.

I miei occhi focalizzarono un'immagine, tutto tranne che limpida.

Intravidi i suoi lunghi capelli e il suo sguardo preoccupato su di me.

'Cazzo!' Una voce maschile e, forse più squillante della sua, intervenne. 'Dimmi che sta bene', si affrettò a dire, facendo dei passi incerti.

'Non l'hai investita'. Harry alzò il capo alla figurava maschile sopra di me, 'l'ho buttata a terra, penso di averle fatto male'.

'Ma sta bene?' Insistette ancora, con un tono disperato.

Nello stesso istante, altre voci presero parte alla conversazione. Voci esterne però, voci di persone sconosciute e di età diverse, sicuramente lontane da noi.

'Bee, come ti senti?' Harry spostò una mano dalla mia spalla, posandola delicatamente sul mio viso.

In altre circostanze, con più forze in corpo, lo avrei scaraventato via da me.

'Vuoi che chiami un'ambulanza?' Continuò, afferrandomi il viso con la mano.
Mi voltò il capo a destra e poi a sinistra e lo rigirò sotto ai suoi occhi, cercando di osservare al meglio ogni minimo dettaglio.

'Sto...sto bene', la mia voce era flebile e il mio corpo indolenzito.

Lentamente, i contorni del posto in cui mi trovavo mi apparvero più definiti. Potei vedere il cielo sopra di me, completamente spoglio di ogni minima nuvola.

Di lato, notai le lunghe gambe di Harry; era inginocchiato accanto a me e, salendo con lo sguardo, trovai i suoi occhi verdi e pieni di terrore immobili sul mio volto.

Distolsi immediatamente l'attenzione e tornai a me stessa, cercando di concentrarmi e di trovare un modo per lasciare quel luogo.

Posai i palmi delle mie mani a terra e cercai di farmi forza su di essi, per alzarmi a sedere.
Le pochissime energie che avevo in corpo mi permisero di tirarmi su faticosamente, fino a sedermi sull'asfalto bollente di Sheffield.

'Harry...' mi voltai lentamente verso di lui ed incrociai il suo sguardo preoccupato, 'che cosa vuoi da me? Cosa vuoi ancora?', domandai con freddezza, cercando di controllare il tremito della mia voce.

Non volevo che lui capisse quanto ero terrorizzata da quella situazione, non volevo che l'accaduto gli permettesse di avere il controllo su di me o di rendermi vulnerabile.

Volevo comunque mostrarmi forte.

'Voglio portarti a casa', rispose con cautela, senza perdere quell'espressione vagamente angosciata che mi faceva quasi sciogliere il sangue nelle vene.

Non volevo farmi condizionare.

Senza dire altro, allungò una mano nella mia direzione, e appoggiò con prudenza due dita sulla mia gota.

'Non voglio niente da te', risposi gelida, scostando immediatamente il mio volto dal suo tocco.

Ero spaventata e dentro di me tremavo, ma davanti a lui volevo mostrare di avere autocontrollo, di essere coraggiosa, e di non aver alcuna intenzione di lasciarmi manipolare da lui come un burattino.

'Posso andarmene da sola', affermai, sforzandomi ad alzarmi.

Senza rivolgergli la minima attenzione, riuscii a far forza sul mio corpo e a tornare sui due piedi, se pur barcollante.

La mia testa pulsava, sentivo un piccolo dolore incessante sulla mia nuca e le mie gambe tremolare instabili.

'Va tutto bene?' La voce schietta del ragazzo dall'aspetto sconosciuto mi fece sobbalzare quando, animatamente, posò una delle sue mani sulla mia spalla.

Davanti a me spuntò una chioma di capelli castani e ben pettinati: due occhi marroni ed una faccia colma di apprensione, 'sto bene, posso andare per favore?' Chiesi seccata, senza sforzarmi minimamente a comprendere le sue paure.

Il ragazzo sembrò rimanere scosso dalla mia brutalità, tolse immediatamente la mano dalla mia spalle ed indietreggiò di un passo, annuendo con incertezza.


"Hostage" | Doncaster

Girai le chiavi nella serratura ed aprii la porta davanti a me, sbuffando sonoramente.

'Sono a casa!' Esclamai, con un falso entusiasmo.

Rinchiusi il portone d'ingresso con un enorme tonfo e mi tolsi la felpa che avevo addosso, dirigendomi verso l'appendi abiti.

Lì mi alzai sulle punte, come facevo ogni volta a causa della mia altezza, e l'appesi ordinatamente per evitare eventuali urla di mia madre.

Mi incamminai con un passo lento ed insicuro per la casa e percorsi il corridoio, guardandomi attorno.

'Papà?' Chiamai.
Intravidi il giornale piegato sul divano accanto al telecomando e la televisione spenta.

Intuii che in casa non ci fosse nessuno e, in un certo senso, fui sollevata dall'idea che sarei stata per un po' da sola, con i miei pensieri e con un po' di silenzio.

Sospirai e mi precipitai direttamente in bagno dove mi sarei fatta una lunghissima doccia, mi sarei cambiata in tutta tranquillità ed avrei riflettuto alle infinite cose che stavano prendendo parte nella mia vita, capovolgendomela radicalmente.

Mi infilai sotto al getto d'acqua calda e chiusi gli occhi, rilassandomi, e lasciando che i miei ormai fin troppo lunghi capelli bagnassero la mia schiena.

Finalmente, quel dolore persistente e fastidioso aveva smesso di persuadermi la testa ma, a farmi pagare le conseguenze della mia testardaggine e di cosa era successo a Sheffield, restò un interminabile appesantimento.

Mi insaponai i capelli, profumandoli con il solito shampoo alla pesca, e passai poi al mio corpo, che sciacquai attentamente sotto al getto d'acqua. 

Non appena conclusi di farmi la doccia, uscii dalla cabina ed avvolsi un enorme asciugamano attorno al mio corpo bagnato fradicio.

Arrivai difronte allo specchio e, a causa del vapore, quest'ultimo era completamente appannato.
Passai una mano su di esso e lo ripulii, così da poter vedermi riflessa su di esso.

Osservai a lungo la mia figura.

Quel succhiotti fatto da Zayn poco tempo prima, copriva ancora un piccolo strato della mia pelle.
Il rossore era quasi scomparso, ma lo si poteva ancora benissimo vedere.

Posai una mano sul mio collo e, con delicatezza, sfiorai la pelle arrossata con la punta del mio indice.

A differenza di quando Zayn lo aveva fatto, non faceva più male toccarlo, nè bruciava minimamente.

Mi girai per aprire lo sportello del lavandino per prendere il phon, ma quando lo feci, qualcosa mi fermò o meglio, qualcuno.

Sentii la porta aprirsi e, di scatto, mi voltai per vedere chi fosse, portando entrambe le mani a reggere l'asciugamano.

'Louis...' Pronunciai il suo nome con sollievo, tirando un lungo sospiro.

Vidi la sua mano stretta sulla maniglia staccarsi lentamente e il suo corpo appoggiarsi contro lo stipite della porta.

I suoi occhi azzurri vagavano fermamente su di me, in silenzio.

'Louis?' Il pochissimo conforto che avevo provato nel trovarmi difronte mio fratello e non un maniaco qualsiasi svanì subito, quando mi resi conto della maniera severa nella quale mi guardava.

'C-cos'è quella faccia?' Mi accorsi di star balbettanti soltanto quando sentii un grosso nodo salirmi in gola e mozzarmi il fiato.

'Dove sei stata?' Domandò con un tono rigido, come se quello fosse un ordine a rispondere più che una domanda.

A quella frase, l'ansia salì nel mio petto e centinaia di scuse si affollarono nella mia mente, lasciandomi senza parole.

Persi pochissimi istanti a fissarlo in silenzio, sconcertata, prima di deglutire rumorosamente: 'con Trishar', mentii.

La sua faccia era un invito a non dir cazzate, e lo avevo appena fatto.

Sembrava volesse dirmi di parlare sinceramente e di non dire bugie, altrimenti sarebbero stati guai. E non appena parlai, i suoi occhi si assottigliarono e la sua espressione divenne quasi inquietante: 'pensi davvero che ti creda?' Domandò, quasi infastidito dalla mia falsa onestà.

Annuii, ero consapevole del fatto che fu un gesto inutile, ma lo feci comunque.

'A-abbiamo fatto un giro...' La mia voce si spezzò in un attimo, il pochissimo tempo necessario per lasciarmi colmare dall'ansia.

Lo guardai intimidita, e lui fece una risatina nevrotica, 'incredibile', commentò, scuotendo il capo.

'Credi che io sia tuo padre?' Si indicò con quella faccia ironica tanto quanto arrabbiata e di colpo, fui incapace di rispondere.

Restai a guardarlo con la bocca asciutta e con le mani strette sulla stoffa morbida dell'asciugamano.

Potevo sentire le gocce d'acqua colare dai miei capelli e correre lungo la mia schiena, gelide, come se la freddezza di mio fratello non bastasse a farmi accapponare la pelle.

'Puoi prendere per il culo papà, mamma, ma non me', asserì, facendo un passo verso di me.

Rabbrividii.

'Sono tuo fratello, ne abbiamo sparate di stronzate, insieme, pensi che io non ti sgami?' Mi chiese.

A quel punto era chiaro che Louis sapesse qualcosa in più degli altri, era chiarissimo che si stesse alterando all'idea di sentirmi mentire in maniera spudorata, davanti a lui.

Abbassai lo sguardo, concludendo che ormai fosse l'unica cosa da fare.

'Eri con Harry, ho indovinato?' Lo sentii dire, quasi con sarcasmo.

Presi un profondo respiro e, senza lasciare l'asciugamano con una mano, portai l'altra tra i miei capelli e li scompigliai, 'hai indovinato', bisbigliai.

Il silenzio calò tra noi.
Potei udire il suo respiro regolare e calmo, nonostante fosse incazzato, potei sentire il mio cuore battere rapidamente nel mio petto e il rumoroso sospiro che scappò in fine dalle labbra di Louis.

'Perché mi dici le cazzate?' Domandò. La sua voce tornò calma, potei definirla anche un po' delusa.

'Volevo soltanto che tu non mi fermassi...' Alzai lo sguardo al suo, con timore, e lo guardai come una bambina guarda sua madre dopo esser stata sgridata da quest'ultima.

'Non ti avrei fermata', ammiccò.

'Ne dubito', borbottai, guardandomi attorno.

'Mi dispiace sapere che ne dubiti, ma è così', rispose con ovvietà, alzando poi le spalle, 'non ti avrei affatto fermata, ti avrei direttamente impedito ogni singola parola con quel coglione', la sua correzione mi fece riportare l'intera attenzione sul suo volto.

'Chi ti ha detto che non ero con Trishar?' Aggrottai la fronte, Louis mi aveva detto di sapere la verità è lo aveva dimostrato; ma come faceva a saperlo?

'Ho chiamato Trishar', alzò le spalle con superficialità, 'era dal veterinario con il suo cane', rise.

'Se ho mentito l'ho fatto perché volevo parlare con lui, Louis', dissi con calma.

D'altronde i nostri caratteri erano simili e, se avessi mandato avanti il mio lato scontroso, avrei ricevuto la stessa dose di arroganza da parte sua.

E così non saremmo andati lontano.

Ero incastrata, questo era ovvio, ma non volevo che la conversazione degenerasse in urla.

'Non devi farlo!' La sua voce di alzò involontariamente, ma Louis si rese conto di aver già esagerato e si ricompose immediatamente, sbuffando: 'non puoi renderti conto di chi è davvero'.

'Posso invece', mi ostinai; e capii che la mia testardaggine si stava facendo avanti.

'No Bee, non puoi nemmeno lontanamente immaginare cos'ha fatt...' La voce severa e le parole sapienti di Louis mi irritavano, soprattutto se era uno di quei casi dove, nonostante sapessi le cose, qualcuno si ostinava a dire di saperne più di te, quando in realtà sapevate lo stesso.

Insomma, lo interruppi, sopraffacendo la sua voce con la mia: 'so che non ha un cancro', lo immobilizzai.

Potei vedere i suoi occhi sbarrarsi e le sue sopracciglia aggrottasti, mostrando un misto tra la rabbia e lo stupore nel suo volto.

'Cosa cazzo ne sai?' Domandò, infastidito.

'È per questo che sono uscita con lui, oggi,' spiegai.

'Ma...' Potei rendermi conto di quanto fosse confuso, dalla sua espressione contorta e nello stesso tempo seccata, 'mi aveva detto di non aprir bocca con te...' Farfugliò, perso.

Dovevo aspettarmi una risposta simile, d'altronde lo stesso Harry aveva detto di non potermi dire tutto perché voleva accontentare Zayn, nel mantenere segreta quella cosa.

'Ma ci ha ripensato, voleva sfogarsi e mi ha chiesto aiuto', cercai di far svanire ogni suo dubbio con le mie parole ma, se avessi deciso per un futuro da psicologa, avrei fallito miseramente.

Louis scosse la testa, ancor più disorientato di poco prima.

'Aspetta', mi fermò, mettendo le mani avanti, 'cosa ti ha detto esattamente?' Chiese.

'Di non aver un cancro, ma di aver dei debiti con la droga', raccontai. Con entrambe le mani afferrai i bordi dell'asciugamano e lo tirai ancor più su, evitando che il tempo perso a parlare con lui, avrebbe permesso a quest'ultimo di scivolare via.

'Bah'. Lo vidi alzare le spalle, sconnesso, ed appoggiare nuovamente la sua spalla allo stipite della porta.

'E cosa gli hai detto a proposito?' Domandò, a quel l'unto incuriosito.

'Che fa schifo', sputai.
Alzai le spalle e mi voltai di nuovo verso lo specchio, sospirando: 'è davvero penoso', commentai, afferrando la spazzola sul lavandino.

Lo sentii fare dei versi di approvazione e sospirare di seguito, rimanendo sull'arco della porta ad osservarmi.

'Tempo fa non avevi così tante tette', dal tono della sua voce potei intuire che fosse serio e ciò mi rattristava.

Scossi la testa per evitare di commentare la sua improvvisa affermazione che, forse involontariamente, aveva permesso al nostro discorso di concludere letteralmente.

'Dico davvero!' Esclamò, lo vidi con la coda dell'occhio venirmi incontro.

Ma lo evitai e continuai a spazzolare i miei capelli, sperando che la mia indifferenza bastasse per fargli passare la voglia di fare il simpatico.

'E questo?'
Feci per voltarmi per capire a cosa si stesse riferendo ma, purtroppo, non ne fu necessario.

Louis posò il polpastrello del suo indice sul mio collo e, dallo specchio, potei vedere il suo dito fermo sulla pelle morsa tempo prima da Zayn.

'É...è una...' Balbettai cose insensate e posai rapidamente la mano sul succhiotto, coprendolo.

'Ho ventiquattro anni, so cos'è', mi precedette Louis, afferrandomi il braccio.
Cercò di tirarlo verso di se, così da scoprire nuovamente il segno, cosa che gli impedii.

Gli lanciai un'occhiataccia e lui la smise di tirarmi, portando seccamente le mani ai fianchi, 'avete scopato?'

Scattai a guardarlo, sconvolta. 'Sempre molto diretto, tu', mi lamentai.

'Beh?' Louis inarcò un sopracciglio, evitando completamente le mie parole.

'Puoi essere più carino, Louis?' Domandai, imbarazzata. Volevo fargli capire che non era la cosa più normale al mondo, parlare di certe cose al proprio fratello maggiore, soprattutto in maniera così esplicita.

Mio fratello roteò semplicemente gli occhi verso il soffitto. 'Allora, avete scopato sì o no?'

Le mie guance presero fuoco, e tornai a guardare la spazzola tra le mie mani, sperando che una voragine si aprisse sotto i suoi piedi e lo inghiottisse, facendolo ammutolire per sempre.

'Posso avvalermi della facoltà di non rispondere?', chiesi, girando la spazzola tra le mie mani.

'Ovvio che no', affermò immediatamente Louis, scuotendo il capo.

Sospirai; ormai mi aveva messo con le spalle al muro e, se non avessi detto nulla, Louis sarebbe stato capace di torturarmi in eterno con quelle domande.

E la cosa peggiore era che non mi sentiva nemmeno a suo agio a parlarne, soprattutto nel bagno di casa mia, con i capelli bagnati ed un solo asciugamano addosso; ero sempre stata una tipa timida, e non sentivo il bisogno di sbandierare le mie esperienze ai quattro venti, si trattava pur sempre di fatti personali.

'Se te lo dico, prometti di cambiare argomento dopo?' Domandai, voltandomi a guardarlo con intensità.

'Sì', giurò Louis, poggiandosi la sua mano destra sul cuore.

'Non mi interessano neanche i dettagli', aggiunse poi, con una faccia schifata.

Lo guardai per qualche secondo in più, assicurandomi che alcun cenno di ironia fosse presente nella sua faccia, e riabbassai poi il capo, leggermente più convinta: 'Okay...'

Mi schiarii appena la voce prima di parlare, cercando di ingoiare il tanto imbarazzo che mi stava divorando. 'Sì, lo abbiamo fatto'.

'Cosa!?' La voce stridula di Louis mi fece sobbalzare.

'Avevi promesso', gli ricordai, intenzionata a non scucire più nemmeno mezza informazione a riguardo.

Lo guardai con un'espressione di rimprovero e lui sbuffò, 'va bene', si arrese, seccato. 'Finisci di asciugarti, che è meglio'.


Quella sera la passai in camera mia, dopo aver mangiato insieme alla mia famiglia.
Non facemmo niente di importante, se non discutere sul lavoro di mio padre.

Zayn sparì per il resto della giornata, mentre io me ne andai a letto per guardare qualcosa in tv; qualcosa che si trasformò in in intere ore insonni.

"Hostage" | Doncaster

Ad interferire il mio sonno e i miei sogni, quella mattina, fu la suoneria del mio telefono che, al massimo del volume, mi fece svegliare.

Sbadigliai e mi rigirai nel letto, allungando un braccio verso il comodino, ancora ad occhi chiusi.

Tastai il legno di esso, alla disperata ricerca del mio telefono e, quando sentii sotto alle mie dita il freddo schermo del mio iPhone, lo presi e lo portai davanti ai miei occhi.

Li aprii a malapena; facevo sempre fatica a mettere a fuoco le cose, di prima mattina, figuriamoci se davanti ad uno schermo fottutamente luminoso.

Mi stropicciai un'occhio con l'altra mano e, a fatica, riuscii a leggere il nome di Zayn sul display.

I miei occhi si catapultarono istintivamente all'orario, scritto in minuscolo sul bordo dello schermo: le 8:00.

Mi affrettai a rispondere alla sua chiamata, ancor prima che potesse rinunciarci e chiudermi il telefono in faccia.

'Zayn', risposi, con voce impastata.

'Amore!' La voce squillante di Zayn e il suo nomignolo mi lasciarono intendere che forse, quella era una delle pochissime giornate nelle quali si era alzato il piede giusto.

Sentirlo, mi fece immediatamente riempire il cuore di gioia.

'Cosa succede?' Domandai, tentando di nascondere l'eufuismo, causato da ciò che aveva appena detto.

Piegai le mie gambe sul letto e tornai supina, accomodandomi per quella che sarebbe stata una lunga conversazione.

Lo sentii esitare prima di ripondere: 'sto...sto guardando un appartamento'. Disse.

'Un appartamento?' Ripetei, stupita. 'Sono le otto di mattino, Zayn', disi in tono lamentoso.

Era sconcertante il modo in cui il suo umore cambiava; in altre giornate avrebbe continuato a russare o a rispondere in maniera scontrosa fino alle undici.

Per di più non me ne aveva parlato, nonostante ci fossimo visti il giorno prima, e come sempre se ne usciva ovvio con delle novità.

'Sì', ammiccò. Sentii il rumore dei suoi passi dall'altra parte della cornetta, 'praticamente Liam mi ha presentato un suo amico ed abbiamo parlato...' Raccontò, restando per un attimo in silenzio.

Udii un piccolo rumore simile alla rottura di qualche vetro e, subito dopo,  Zayn imprecò contro qualcosa.

'Tutto bene?' Domandai, preoccupata.

'Una lampada di merda è appena caduta ma comunque, stavo dicendo, mi ha proposto degli appartamenti che suo padre tiene in affitto', spiegò, svincolando rapidamente il discorso.

'E com'è l'appartamento?' Chiesi, incuriosita.

Presi nel frattempo il telecomando che avevo affianco, lo stesso che avevo lasciato lì la serata precedente, dopo aver visto una serie tv per ben quattro lunghissime ore.

Premetti un pulsante qualsiasi, lasciando che la televisione difronte a me si accendesse. 

'Quello di prima faceva schifo...' Commentò, facendo poi un verso di disgusto, 'non mi servono grandi cose ma almeno un letto matrimoniale!' Protestò, sbuffando subito dopo.

Una risatina scappò alle mie labbra, immaginando le sue guance gonfiarsi e il suo sguardo seccato che, inevitabilmente, trovavo fottutamente adorabile.

'Non ridere', mi riprese, ridendo a sua volta, 'altrimenti dovrai accontentarti di dormire sopra di me quando passerai la notte da me'.

'Non è una cattiva idea', e quello era uno di quei tanti pensieri che avrei dovuto tenere per me.

'Vuoi passare la notte sopra di me?' Nella sua domanda potei trapelare un leggero cenno di malizia.

'Sarebbe carino', ammisi, alzando spontaneamente le spalle.

'Non penso che lo definiresti ancora carino se sapessi cosa intendo io, tesoro'. Parlò con un tono basso e soddisfatto; lo sentii sghignazzare alle sue stesse parole.

Per un attimo mi venne voglia di picchiarmi per la mia ingenuità.
Stavo parlando con Zayn, lo stesso che avevo ritrovato seduto sulla mia schiena nel pieno della notte, come potevo pensare che stesse semplicemente dicendo qualcosa di carino?

'Sei disgustoso', borbottai, alzando gli occhi al cielo.

Zayn scoppiò a ridere e subito dopo sospirò, interrompendo di colpo quel discorso perverso e dannatamente poco centrato.

'Che ne dici se chiudiamo questo fottuto telefono e ci vediamo?' La sua proposta mi prese alla sprovvista.

Sbarrai gli occhi e catapultai lo sguardo sulla televisione accesa e sulle sue figure che si muovevano in silenzio, 'v-vuoi vedermi?' Domandai, incerta.

Mi ero appena sveglia, ero assonnata e per di più stavo già affrontando un discorso con qualcuno ancor prima di scendere dal letto.

Come pretendeva di passare da un discorso all'altro?

Ma Zayn non alleviò affatto le mie confusioni, tutt'altro, mi mise maggiormente in soggezione chiedendo: 'tu vuoi?'

'Beh...sì', vederlo non era affatto un problema per me.

'Allora dammi il tempo di avvisare Kip e sono da te, okay?' La sua non fu una domanda complicata, insomma, sarebbe bastato un 'okay' per chiudere la conversazione.

Ma la mia mente si concentrò alle sue parole e a quel nome, Kip, che sicuramente avevo già sentito da qualche altra parte.

'Kip?' Ripetei quel nome, sperando che Zayn mi avrebbe dato ulteriori dettagli capaci di schiarirmi le idee.

'Uhm...sì', rispose, confuso. 'È il proprietario dell'appartamento, dovrei avvisarlo che mi allontano un attimo e poi torno con te, no?' Ammiccò, come se fosse la cosa più semplice al mondo.

'Sì', affermai, non troppo convinta.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro