80- Confessions
"Hostage" | Sheffield
La luce del sole si stava nascondendo dietro agli edifici bassi di Sheffield, riscaldandomi debolmente la pelle.
La strada correva veloce dal finestrino dell'auto di Harry.
Lo sguardo del riccio era concentrato sulla strada e le sue mani erano strette al volante.
Io ero seduta sul sedile in una posizione scomoda in modo da non trovarmi troppo vicina a lui, intenta ad ammirare il paesaggio che si stagliava di fronte a me.
Infilai la cintura quando eravamo già a metà del tragitto ed avevamo raggiunto la città; non riuscivo a realizzare il fatto che, tutto sommato, era Harry ed Harry non era così stronzo.
Niall mi aveva praticamente traumatizzata e persino l'idea di averlo accanto mi faceva mancare il fiato.
Sapevo di esagerare ma non potevo farci niente: il suo viso concentrato alla strada ed il silenzio che le sue labbra si ostinavano a non interrompere, erano stremanti.
Presi un profondo respiro e, dopo aver accumulato tutto il coraggio possibile, mi voltai nella sua direzione.
'Guidi da sempre?' In un certo senso non aveva senso quella domanda, considerando che nei primi tempi lo incontrammo al ristorante, da solo, e con la sua macchina.
Ma per cercare di scaricare la tensione poteva andare, no?
'Sì, certo', non spostò minimamente ma sua attenzione, 'perché questa domanda?' Domandò, incuriosito.
'Per...credo per star tranquilla'. È quello era uno dei casi nei quali no, non ringraziavo il mio modo di buttar fuori fiato senza riflettere.
La gente che passeggiava lungo i marciapiedi, divenne di colpo interessante.
'Hai paura di me, esatto?' Una risata si schiuse tra le sue labbra, ed io sbarrai di colpo li occhi; programmando già la mia fine. 'Non è nuovo per me, sin da ragazzino la gente ha sempre creduto che, vista la mia parentela con Niall, fossi della sua stessa pasta'. Le sue parole mi apparirono dolci ma al contempo stesso, fredde.
Lo guardai, e per un attimo mi passò per la testa l'idea di sentirmi in colpa. Mordicchiai nervosamente il mio interno guancia.
'Beh, quella volta in cui ti trovai a casa di Zayn, non ti comportasti in maniera differente da tuo fratello', gli ricordai con indifferenza, ripercorrendo in silenzio l'immagine di un Harry ubriaco.
Lo vidi aggrottare la fronte e perdere qualche secondo in silenzio, forse per ricordare.
I suoi occhi pur essendo cerchi di quel verde intenso, sembrarono diventare cupi e gelidi come il ghiaccio.
'Ero ubriaco', si giustificò. Dalla sua voce leggermente provata potei capire che si fosse offeso. 'Non ti metterei mai e poi mai le mani addosso'. Asserì.
'Non in quel modo', aggiunse subito dopo, con un tono leggermente più basso.
Intuii che non fosse sua intenzione fami udire quelle parole dal fatto che poi, snervato, lanciò un'occhiata al di fuori del suo finestrino.
'Siamo arrivati', due colpi di tosse lo fecero ricomporre e seguirono le sue parole.
Isuoi occhi si fermarono sullo specchietto retrovisore.
Non seppi il motivo esatto; come tutte le volte che ero in ansia, non ne conoscevo le cause principali.
Mi saliva un nodo alla gola e basta, nonostante attorno a noi, moltissime persone vivevano la propria vita quotidiana ed altre numerose macchine andavano e venivano, eliminando letteralmente la paura di restar sola con lui.
Harry ci mise un po' per trovare un posto vuoto e per poi parcheggiare la sua macchina fra altri due veicoli, in uno spazio stretto.
Aprii lo sportello della macchina e il fresco vento di quella città, a me sconosciuta, mi fece svolazzare i capelli.
Li afferrai e li portai tutti su una spalla, poi infilai le mani nella felpa non troppo pesante che avevo indossato, nascondendole al suo interno.
Mi guardai intorno: degli enormi edifici circondavano il parcheggio nel quale Harry aveva sistemato la sua macchina.
'Seguimi'. La voce di Harry fu preceduta dalla sua mano che, con delicatezza, si posò sulla mia schiena e mi spinse leggermente, invitandolo a seguirlo.
Mi sorpassò e si incamminò verso uno dei grandi palazzi, con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni.
Feci come aveva detto: in realtà non ero così tranquilla come credeva, le sue parole mi avevano quasi rassicurato, ma fino ad un certo punto.
Camminai con lentezza, ma comunque riuscii a tenere il passo con i suoi stivaletti in pelle, raggiungendo insieme a lui il portone.
'So che la situazione è strana Bee', Harry tenne il suo sguardo sul portone in ferro e scosse lievemente la testa, 'lo e anche per me, ma ti prego di comprendermi'. A quelle parole, i suoi occhi si spostarono supplicanti sul mio volto e mi osservarono in silenzio.
'Cercherò di capire', annuii con distacco e subito dopo spostai lo sguardo sulla lunga lista di campanelli.
Il dito di Harry apparse sotto ai miei occhi e si fermò su uno dei tantissimi nomi: Chloé Khan.
***
La porta davanti a noi si spalancò, mostrando dietro di essa una ragazza dai lunghi capelli neri.
I suoi occhi erano azzurri ed erano contornati da una matita nera che li evidenziavano al massimo, sul suo volto: le sue labbra rosse, un rosso acceso ed un piercing al centro del labbro, mentre sul suo collo, numerosi tatuaggi coprivano la sua pelle bianca.
'Harry?' I suoi occhi scrutarono il riccio con confusione.
'Dobbiamo parlare, posso entrare?' Harry, che ancora teneva la sua mano sulla mia schiena, mi spinse leggermente dentro e la ragazza si spostò di lato, lasciando che entrassi.
Feci qualche passo con difficoltà e varcai la soglia accanto ad Harry, facendo ogni sua singola mossa.
Improvvisamente tutto si era capovolto. Harry mi metteva sicurezza e sì, stavo impazzendo.
'Chi è lei?' Domandò la ragazza, rinchiudendo con un tonfo la porta.
'La ragazza di mio fratello...' Harry mi lanciò un'occhiata e sorrise appena, 'Zayn', aggiunse, tornado a lei.
'Oh, piacere di conoscerti'. Quest'ultima mi mostrò un enorme sorriso, facendo spuntare delle evidenti fossette ai lati della sua bocca, e mi porse la sua mano.
La afferrai con titubanza, ma comunque cercai di sembrare sciolta; giusto per non fare la figura della cogliona.
'Bee', dissi, sorridendole cordialmente. 'So come ti chiami', ammiccò, 'io sono Chloé, Bee Tomlinson, giusto?' Chiese, scuotendo le nostre mani e lasciandomi subito dopo, interessata.
Come diamine conosceva il mio nome quella tizia?
'Si', affermai.
Le mie mani avevano ormai cominciato una tortura senza fine sulla stoffa dei miei jeans, che pizzicavo leggermente, agitata.
'È un piacere averti qui' annuì e si rivolse ad Harry, che al suo sguardo fece scivolare via la sua mano dalla mia schiena, fermandola sul mio fianco.
Non sapevo il motivo del suo contatto, non mi aspettavo tanta spensieratezza da parte sua, né tanto meno mi aspettavo che una ragazza totalmente sconosciuta ai miei occhi, conoscesse il mio nome. Per questo mi resi, cercando di sorvolare la sua mano sul mio corpo.
'Venite in soggiorno', fece ad entrambi un cenno con la mano e si incamminò davanti a noi, mostrando perfettamente il suo fondoschiena da sotto i leggins bianchi.
Visione che Harry sembrò apprezzare.
'Allora, di cosa dovremmo parlare?' La ragazza si sedette sul divano difronte a noi, accavallando le sue gambe, e guardò attentamente Harry, sbattendo rapidamente le ciglia.
Se soltanto non fosse stata gentile e poco irritante, mi sarebbe stata sul cazzo.
'Delle nostre cose, di quella roba...' Harry si sporse in avanti ed appoggiò i gomiti sulle sue ginocchia, 'se puoi spiegarle la nostra situazione te ne sarei grato', disse, battendo le sue mani.
Di colpo, il nodo alla gola che con il tempo si era alleviato, salì nuovamente, facendomi aumentare di nuovo il respiro.
Puntai i miei occhi sulla mora della quale, ormai, avevo persino dimenticato il nome, ed inarcai debolmente le labbra.
'Della droga?' Domandò audacemente, alzando un sopracciglio verso di Harry.
Le sue parole però, se pur dette con superficialità, infastidirono Harry, che girò il suo capo dall'altra parte della stanza dove, un'enorme finestra illuminava la stanza. 'Anche', borbottò.
Il mio cuore, nel frattempo, aumentava secondo dopo secondo la rapidità dei battiti.
Droga? Droga.
'Ah, allora la situazione non è complicata come sembra'. rispose con un tono tranquillo e, oserei dire, interessato dalla discussione.
Annuii lievemente, per invitarla a procedere.
'Io e Niall ci serviamo dallo stesso tipo da anni e, qualche mese fa, pensammo di coinvolgere Harry', Schietta, senza vergogna ed insensibile di fronte a ciò che aveva detto.
Mi sentii improvvisamente mancare l'aria: fissai il capo e posai i miei occhi su di lei, in attesa che continuasse a parlare. Se pensava che con quelle quattro parole messe in riga mi soddisfacesse, si sbagliava di grosso.
Esigevo una spiegazione lunga ed argomentata nei particolari.
Mi fissò di rimando e sollevò un sopracciglio. 'Cosa cavolo devo dire, ancora?' Lanciò uno sguardo ad Harry, confusa, ma da parte del riccio non ricevette alcun aiuto.
Considerando che ormai stava fissando il cielo al di fuori della finestra.
'Voglio sapere il problema, cos'ha fatto Harry?' Tagliai corto e mi resi subito conto di aver parlato con arroganza.
La ragazza alternò, caotica, il suo sguardo tra me e il suo amico, cercando di capire cosa ancora potesse dire.
'Ha...insomma...Harry devo parlare?' Scosse la testa, era ovvio che fosse a disagio, ma poteva impiegare più tempo a ragionare che a mettersi accuratamente le ciglia finte.
'Devi dirmi le cose come stanno', intervenni, alzando gli occhi al cielo, 'se sono qui è per questo, perciò parla'. Ci mancò poco, davvero poco, che non ribaltassi il tavolo e sfogassi la mia rabbia su di lei.
Lei che, in fin dei conti, non aveva fatto niente di male.
'Calmati sorella!' La mora strinse gli occhi, riprendendomi infastidita. 'Siete a casa mia, ringraziatemi di avervi fatto mettere il culo sul mio divano!' Si indicò con l'indice e per un attimo sperai che le sue lunghe unghie le trafissero il petto.
Di risposta alzai gli occhi al cielo, evitando palesemente la sua sceneggiatura da montata psicopatica.
Con la coda dell'occhio intravidi i movimenti di Harry, ed intuii che fosse tornato seduto comodamente.
'Praticamente ho iniziato a drogarmi, più di quanto lo facevano loro, Bee', di nuovo, la sua mano addosso, sul mio ginocchio.
Non riuscii a capire se furono le sue dichiarazioni o il fastidio della sua mano che mi fece tendere i nervi, più di quanto già non lo fossero.
Rimasi in silenzio, allibita dalla sua spiegazione grottesca. Non riuscivo a capire se mi avessero scossa più le sue parole o i suoi modi disinvolti nei quali mi raccontava le cose.
'Sì ma ora non dar la colpa a noi', ribatté Chloé accigliata, svegliandomi dal mio stato di shock.
'Non sto dicendo questo'. Harry la freddò in un attimo, facendola azzittire.
'Ma in tutto questo, cosa c'entra Zayn?' Intervenni, riferendomi ovviamente al riccio accanto a me.
I suoi occhi verdi si abbassarono alle mie parole, guardarono per qualche secondo il vuoto e poi si rialzarono rassegnati; 'in questo niente'.
Immediatamente le mie labbra si distesero e tirai un piccolo sospiro di sollievo.
Sentii la sua mano muoversi sulla mia gamba: mi accarezzò il ginocchio con il pollice, forse cercando di controllare se stesso.
'Vuoi che te lo dica, vero?' Sì assicurò, annuendo alle sue stesse parole.
'Sono qui per questo', lo ammonii.
Risposi con schiettezza, senza pensarci neanche. Se avevo percorso chilometri e chhilometri nella sua auto, oltre ad averlo fatto per il suo bisogno...dovevo ammetterlo, lo avevo fatto anche per saperne di più su tutto.
Finalmente stavo per sapere tutto ciò di cui non ero a conoscenza: ogni mio dubbio sarebbe svanito e forse, il mio cervello perennemente affollato di pensieri, si sarebbe controllato.
L'unica cosa negativa era che non sarebbe stato Zayn a dirmelo; e questo mi rammaricava, in parte.
'Bee, hai capito?'
Non sapevo con esattezza se fossi pronta a saperlo, se il mio cuore e i miei stati d'animo fossero abbastanza forti da reggere un segreto apparentemente enorme.
La cosa che forse mi rendeva più incerta, era il fatto che non sarebbe stato Zayn a sfogarsi con me.
'Mi stai ascoltando?'
Se Zayn aveva scelto di non parlarmene, lo aveva scelto per se stesso.
E, in parte, sentivo di fargli un torto.
'Bee, cazzo!' sbottò Harry, scuotendo brutalmente la mia gamba per richiamare la mia attenzione.
Sobbalzai scossa e piantai i miei confusi occhi su di lui.
Che cosa era successo mentre la mia mente vagava per terre proibite? A giudicare dallo sguardo severo di Harry, sembrava che mi fossi persa molte cose.
Deglutii imbarazzata e schiarii la mia voce con due colpi di tosse: 'scusami, dicevi?'
'Io non ho un cancro, Bee'.
Non contai i secondi, ma sono sicura che ne fossero passati molti prima che la mia mente focalizzasse le sue parole.
Tra i nostri occhi correva paura, pura paura.
Sarebbe stato impossibile non notarla.
Improvvisamente la mia bocca risultò asciutta, le mie mani gelide e il mio cuore impazzito.
Lo sentivo battere così forte che, incredula, posai una mano sul mio petto.
'Non sono giustificabile, lo so, ma credimi che ero disperato'. I suoi occhi non mentirono al tono della sua voce; entrambi sembravano disperati.
Mentre io ero immobile.
'Non far la lagna Harry...' La voce stridula della ragazza difronte a noi, interruppe quell'area piena di panico che si mixava con i miei stati d'animo; letteralmente incomprensibili.
'Noi ci servivamo da Odell da anni, sei stato tu ad esagerare!'
Non mi preoccupai nemmeno di guardarla.
'Chloé, un attimo lasciami parlare', la riprese Harry, con fin troppa calma.
'Ero un cadavere ormai, facevo davvero pena a chiunque Bee, e non avevo un soldo per riscattare il debito con Odell'. Mi guardò incerto, forse cercando di capire se stessi già morendo dalla voglia di picchiarlo.
Mi limitai a muovere il mio capo nuovamente, annuendo.
'Così...così un giorno presi ed andai da Niall, a chiedere aiuto', raccontò, gesticolando; quei suoi movimenti dimostravano la difficoltà che trovava nel confessare tutto.
'Lui si propose con l'idea del rapimento, disse che sarebbe stata una buona idea ed io pensai subito a Louis...' Vidi i suoi occhi farsi leggermente più lucidi al ricordo; ma non mi toccò minimamente.
Sembrai diventare di marmo; alcuna emozione traspariva dai miei occhi, alcuna reazione.
'La vostra famiglia è ricca e spesso, tuo fratello mi parlava di te', prese una pausa per deglutire, 'i-io sono stato una merda, lo so, ho praticamente pugnalato il mio migliore amico ma...ma avevo bisogno di soldi'. Strinse gli occhi e, quando lo fece però, delle lacrime riuscirono ad oltrepassare le sue palpebre e a bagnare le sue guance.
Era devastato dal pentimento. Ed io ero scioccata, totalmente scioccata.
'Niall decise di fingersi un complice di Zayn e di far passare Harry come l'ingenuo della situazione,' procedette Chloé il suo discorso ed io la bloccai, scattando verso di lei e parlando con impassibilità: 'così da non destare sospetti', conclusi, guardandola di traverso.
Harry tirò su col naso.
'Esatto'. La sua mano strinse il mio ginocchio, facendomi ricordare di averla ancora addosso.
A quel contatto non resistetti, senza pronunciare una parola strattonai via la mia gamba ed impedii alle sue mani di sfiorarmi.
Non avevo davvero parole.
Se soltanto avessi voluto fermarmi a pensare a tutto ciò che stavano dicendo, l'unica cosa che mi veniva in mente era 'schifo'.
Nient'altro.
Alcuna argomentazione.
Portai le braccia conserte al petto e quando lo feci, tornando con le spalle sullo schienale del divano, Harry mi richiamò.
'Però c'è dell'altro', disse.
Fantastico. Non osai nemmeno incrociare i suoi occhi: preferii procedere la conversazione con lo sguardo sul pavimento in cotto, che sembrò essere più interessante e dignitoso.
'Tutto ciò sarebbe finito bene...almeno credo', osservò, sospirando.
'Lo dicevo io che era assurdo!' Con voce lamentosa, la ragazza, fece tirare un profondo sospiro di irritazione ad Harry.
'Come lo ha scoperto Zayn?' La mia domanda poté sembrare strana, ma in realtà, era qualcosa che potevo definire 'protettivo'.
Ogni mio singolo pensiero, in quell'istante, andò a Zayn, a quali dolori e delusioni aveva dovuto sopportare.
Forse era quello ad alimentare la mia rabbia, a farmi infuriare ad ogni sua singola sillaba.
Mi stavo preoccupando soltanto di lui e, se avrebbe continuato a lungo con il suo piangersi addosso, avrei reagito in qualche modo pesante.
'Mi sentivo in colpa, Bee', affermò, pentito.
La sua voce poteva bastare per farmi rendere conto di quanto male gli facesse, ricordare ed ammettere tutta quella merda.
Ma comunque non mi interessavano i suoi sensi di colpa.
'Un giorno, eravamo noi tre a casa, non riuscii più a tenermi dentro così tante cose...' Lo vidi scuotere la testa con la coda dell'occhio.
'Zayn faceva tanto per me, si preoccupava e...e così gli dissi tutto'. Il silenzio, quello fu l'unica cosa che circondò i nostri corpi rigidi e nervosi in quella stanza.
Mi si strinse il cuore: le sue parole, in qualche modo, mi ricordarono i tanti gesti di Zayn nei confronti di Harry, pieni di premura.
Mi tornò a mente quella volta nella quale li beccò a fumare, e lo consolai nel suo bagno.
Era disperato, era un'immagine che mai avrei pensato di vedere sul volto di un ragazzo come Zayn.
Quella volta mi distrusse letteralmente.
Teneva così tanto a suo fratello, lo dicevo sempre che qualcosa doveva pur esser successo per farlo cambiare di punto in bianco.
E in quell'istante congiungeva tutto.
Ogni singola cosa, ogni punto si collegava perfettamente all'altro.
Fu troppo tardi per impedirlo, quando me ne resi conto, una lacrima aveva già solcato il mio viso.
Non avevo alcuna sillaba da pronunciare, nemmeno il pochissimo fiato necessario per urlargli quanto schifo facesse.
Il mio petto sembrò scoppiare letteralmente quando provai a mettermi nei panni di Zayn.
Di colpo mi alzai dal divano, abbassai il capo per evitare che chiunque potesse vedermi e, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano, mi incamminai verso l'uscita con un passo spedito.
Volevo soltanto abbracciare Zayn.
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