79- Green eyes
"Hostage" | Doncaster
Scesi dal corpo di Zayn e mi accoccolai accanto a lui, con la nuca sul suo petto e le braccia attorno al suo torace.
Zayn attorcigliava delicatamente le lunghe ciocche dei miei capelli fra le sue dita e fissava il soffitto in silenzio, respirando ormai regolarmente.
'Comunque volevo chiederti scusa per ieri', lo informai, facendo passare il mio dito sulla pelle ambrata del suo petto.
'Per cosa?' Domandò; dalla sua voce, piuttosto spaesato.
'Per come mi sono comportata e per...' Non conclusi la frase perché Zayn intervenne di colpo, facendomi ammutolire: 'hai le tue ragioni, Bee', disse, sospirando poi.
Restai in silenzio e lui affondò le dita fra i miei capelli, per poter toccare la mia testa.
Sapevo di averne: sapevo di aver i giusti presupposti per innervosirmi con lui ma, d'altronde nessuno mi obbligava a star con lui e a costruire così tanto insieme, nonostante tutte le cose nascoste.
Potevo benissimo lasciar perdere e trovare qualcuno con le idee più chiare; ma non lo facevo e, d'altra parte, ero consapevole di stare con qualcuno riservato come Zayn, all'oscuro di molte cose e nonostante tutto; non avevo alcuna intenzione di lasciar perdere.
Non sapevo cosa dire, in un certo senso, entrambi potevano aver ragione.
'Mi hai dato tutta te stessa, nel vero senso della parola: facciamo l'amore e nonostante questo non sai tutto di me', ammise. Quelle parole mi fecero mancare per un attimo il respiro perché, sì, era la verità è ne ero a conoscenza, ma sbattuta in faccia faceva un altro effetto.
Sospirai anche io e strinsi ancora più forte il suo petto, inalando il suo fresco profumo che da sempre, immaginavo come qualcosa di misterioso e riservato, proprio come lui, ma nello stesso tempo forte. Era un mix di odori indefinibili, non un semplice profumo ad un gusto particolare; sembrava rappresentarlo.
'Voglio parlarti di alcune cose...' Dissi, mordendomi il labbro inferiore.
Ed ero già pronta a prendere il coraggio per parlare di Harry, parlare di Harry e il suo litigio con Louis, così da chiedere per l'ennesima volta delle spiegazioni e per ricevere un rifiuto da parte sua.
'Quello che vuoi', rispose, 'ma penso sia meglio cambiare prima le lenzuola, rivestirci ed uscire da qui, prima che torni tuo padre'. Una risatina seguì le sue parole ed io sbarrai gli occhi, scattando a sedere sul letto.
Proiettai immediatamente il mio sguardo sulla sveglia e il mio cuore perse qualche battito quando, ahimè, lessi le 11:30.
'Cazzo, Zayn!' Tirai via tutte le coperte dal mio corpo, scalciandole via con i piedi, e saltai in piedi, portando la mia pelle a contatto con il pavimento.
'Louis torna tra mezz'ora, questo è il suo fottuto letto!' Strillai, indicandolo e guardandolo con disperazione.
Zayn ridacchiò e, per niente agitato, si passò comodamente le mani sul viso. 'Pensa ad una cosa', affermò, stropicciandosi svogliatamente gli occhi.
Alzai un sopracciglio ed aspettai che parlasse ancora mentre, con calma, stiracchiava le sue braccia.
Non appena finì di fare i suoi comodi, sospirò e mi guardò con superficialità.
'Tuo fratello dormirà qui, stasera' esordì, tirando fuori una gamba da sotto le lenzuola ed intrecciando le braccia dietro alla sua nuca, soddisfatto.
Scossi la testa, ovviamente disgustata dai suoi pensieri e camminai verso il fondo del letto, dove a terra giacevano i suoi abiti.
Mi chinai e, sbuffando, raccolsi i pantaloni che indossava poco prima e i suoi boxer neri.
'Tieni', gli lanciai i suoi indumenti addosso e Zayn non fece una mossa, lasciando che gli abiti cadessero in pieno sul suo viso.
Sorvolai la sua improvvisa voglia di irritarmi e mi voltai verso l'armadio di Louis dove, solitamente, mamma piegava tutte le lenzuola.
Aprii le ante e spostai il mio sguardo interrogativo fra i vari abiti appesi, sicuramente nuovi e mai indossato da mio fratello.
Abbassai lo sguardo al fondo dell'armadio e, fortunatamente, intravidi un mucchio di lenzuola piegate accuratamente.
Mi chinai e frugai fra le varie stoffe colorate, cercando di trovarne una bianca come quella che era già sul letto.
Se soltanto ne avessi trovata una uguale, nessuno avrebbe fatto domande e, una volta lavate quelle vecchie, nessuno si sarebbe accorto di nulla.
Ma tra le lenzuola azzurre con su disegnati i supereroi di qualche cartone animato e quelle verdine, nessuno bianco capitò sotto ai miei occhi.
Sbuffai e ne tirai fuori una a caso, facendo attenzione a non capovolgere tutto.
***
'Possiamo dirgli semplicemente che si è rovesciato il latte e per questo le abbiamo cambiate'. Zayn tirò un angolo della tovaglia e la allargò ordinatamente sul tavolo, ridacchiando.
'Fai schifo', affermai, facendo i suoi stessi movimenti, senza degnarlo di uno sguardo.
Zayn ghignò e si tirò su, portando le mani ai fianchi.
Potei vederlo soltanto con la coda dell'occhio visto che, per mia scelta, avevo deciso di evitare le sue battutine e la sua faccia piena di gioia.
'Altrimenti digli che non sapevamo cosa fare insieme e ci siamo dati alle pulizie', esclamò, come se avesse appena detto la cosa più intelligente del mondo.
Mi rifiutai di rispondere e mi allungai verso il centro del tavolo, per afferrare il mucchio di piatti e bicchieri che avevo tirato fuori dalla credenza.
Posai un piatto difronte ad ogni sedia, silenziosamente, e continuai ad apparecchiare fino a quando non fu la voce di Zayn ad interrompermi: 'di cosa volevi parlarmi?' Chiese, attirando completamente la mia attenzione.
Alzai il capo e lo guardai difronte a me, se pur dall'altra parte del tavolo: era strano il modo in cui, da sempre, capovolgeva le situazioni.
'Stanotte è venuto Harry', affermai, voltandomi poi verso la cucina.
'Come?' La sua domanda non risultò affatto originale.
Aprii un cassetto e presi dall'interno di esso le posate, sbuffando sonoramente.
'E cosa cazzo voleva da te!?' Domandò, con un tono di voce leggermente più stranito.
Se si stava innervosendo, doveva capire che non era l'unico al quale la situazione scappava di mano.
Mi voltai con superficialità e sorvolai il suo viso contratto, nonostante fosse rimasto stranamente fermo al suo posto.
'Da me niente', spiegai, posando le forchette accanto ai piatti, 'ha litigato con Louis, tutto qui'. Alzai le spalle non appena finii di mettere tutto in ordine ed alzai lo sguardo a Zayn.
Sbuffò semplicemente; forse sollevato da qualcosa, più che irritato dai suoi affrettati presentimenti.
'Vuoi dirmi che il loro litigio non ha niente a he fare con quello tra te ed Harry?' Portai le mani ai fianchi, pronta ad ascoltare l'ennesima scusa.
'Questi non posso saperlo, Bee'. A quelle parole spostò con compostezza lo sguardo e si pizzicò il ponte del naso, pensieroso.
'Immaginavo', risi appena, cercando di trattenere la mia frustrazione.
Il suo comportamento mi infastidiva, ormai era ovvio. Non riuscivo a tollerare il fatto che nonostante pensasse lui stesso che, nascondermi le cose, era sbagliato; si ostinava a rimanere in silenzio.
Non era soltanto la curiosità a farmi arrabbiare, né era per colpa di ciò che stavamo costruendo insieme.
Ma anche il fatto stesso di esser all'oscuro per sua scelta mi dispiaceva.
Cosa c'era di sbagliato in me, in noi, in qualunque cosa...? Cosa gli impediva di dirmi tutto ciò che lo opprimeva?
'Ti fidi di me?' Rialzai il capo soltanto per vedere la sua espressione alla mia domanda.
Mi pentii spesso di agire senza riflettere o di parlare senza accorgermene, esponendo i miei pensieri o i miei interrogativi.
Ma quella volta non lo feci.
Tutt'altro; ringraziai il mio difetto che avevo ereditato da Louis, quello di aprir bocca troppo preso, senza farmi troppe paranoie. A volte era utile.
Volevo che si fidasse di me e se soltanto avessi saputo che, invece, non aveva così tanta stima nei confronti della persona alla quale dichiarava amore...beh, ci sarei rimasta male.
Molto male.
Zayn mi guardò abbastanza confuso, e strinse i suoi occhi, concentrando la sua piena attenzione a me.
'Perche questa domanda?' Aggrottò la fronte.
'Perché...perché me lo chiedo Zayn'. Sorreggere il suo sguardo insistente mi stava risultando impossibile. Sembrava volesse penetrarmi dentro e scovare ogni singola cosa che tenevo per me, scoprendomi completamente.
'Forse hai paura che mi arrabbi...forse non vuoi una mia reazione o forse ancora non....' La mia infinita lista si fermò di colpo; non per mia volontà.
Zayn posò due dita sul mio mento e lo alzò, portando il mio viso difronte al suo.
Onestamente non lo sentii nemmeno avanzare verso di me.
'Mi fido di te Bee, come potrei non farlo?' Sussurrò, guardandomi con rassicurazione.
Sentivo il battito del mio cuore rimbombare nelle mie orecchie e le mani sudare; forse a causa del rapido contatto.
'Puoi, più e più volte ho esagerato con le mie reazioni e tutto ciò potrebbe portarti a non parlare'. Mi morsi il labbro inferiore, imbarazzata dal suo perenne sguardo.
Mi stavo comportando come una ragazzina, me ne rendevo conto. Ma non riuscivo a controllare le mie reazioni, quando si trattava di quell'argomento. Non ne ero capace.
Zayn sospirò semplicemente, scuotendo poi il suo capo.
'Baciami un attimo, Bee'. Le sue parole furono seguite dalle sue labbra che, immediatamente, annullarono ogni sua richiesta, trasformandola in fatti.
Portò entrambe le sue mani sul mio petto, sopra la mia canottiera, e strinse leggermente la stoffa di essa, tirandomi verso di lui.
La sua lingua guizzò rapida fra le mie labbra, giocando appassionatamente con la mia, mentre cercavo invano di fare mente locale.
Fu un bacio caldo e umido, intenso. Ma nello stesso tempo...particolare; visto il discorso che stavamo affrontando.
Rischiai seriamente di impazzire.
Sfiorai timidamente i suoi fianchi. Ero così presa dalla situazione, che non riuscivo a controllare il tremore delle mie mani.
Si staccò di colpo dal bacio. Un sottilissimo filo di saliva congiungeva le nostre labbra ancora semi aperte; lui lo eliminò, passando rapidamente la sua lingua fra di esse.
Mi attirò a se, stringendo ancora il tessuto che avevo addosso, e fece aderire i nostri corpi, incollandosi a me; le sue mani si mossero lentamente sul mio petto, sulle spalle, e in fine si incrociarono dietro il mio collo.
'Non voglio che tu pensi questo', sussurrò, annuendo poi alle sue parole.
'Ed io non voglio che questa situazione continui a lungo'. Lo freddai con pochissime parole, girando leggermente il capo altrove.
'Non continuerà a lungo...' Le sue parole furono seguite dalle sue dita che, con delicatezza, sfiorarono le mie labbra, 'dammi il tempo di...dammi tempo'. Si corresse, facendo in modo che le sue parole risultassero il più credibili possibile.
Annuii lievemente, se pur poco convinta.
Se la mia testa faceva quel movimento era semplicemente per chiudere il discorso.
Non ero d'accordo sul lasciargli perdere dell'altro tempo, né credevo a tutte le sue promesse.
Sapevo come era fatto: per lasciargli comprendere i suoi sentimenti, dovetti far passare mesi e mesi di continue discussioni.
***
Si fecero le quattro di pomeriggio: Zayn aveva lasciato casa mia poco prima che i miei genitori e mio fratello tornassero.
Facemmo pranzo tutti insieme, nonostante l'aria attorno a noi rimase per tutto il tempo testa, a causa del malumore di Louis.
Non parlava con nessuno, non rispondeva nemmeno a mia madre, ogni volta che gli chiedeva il permesso di mettergli qualcosa nel piatto.
Con papà era freddo: sapeva che con lui poteva permettersi ben poco e che, il rispetto nei suoi confronti, doveva essere sempre presente; ma nonostante questo parlò a malapena e rispose a monosillabi, ogni volta che lui provava a chiedergli cosa fosse successo.
Con me invece, non parlò direttamente: nell'arco di quattro ore, l'unico contatto visivo fra noi, fu quando Louis mi lanciò un'occhiata, assicurandosi di non sentirmi proferire parola sulla discussione con Harry.
Ero sul divano, i miei genitori non lavoravano e fu una delle pochissime volte in cui tutti eravamo a casa; a parte mia mamma che, assieme alle sue amiche, se ne andò al centro commerciale.
'Bee, sai qualcosa a proposito degli atteggiamenti di tuo fratello?' Papà attirò la mia attenzione, distraendomi per un attimo dalla televisione.
Lo guardai, seduto a tavolino con un giornale aperto sotto ai suoi occhi: 'no papà, perché?' Domandai, fingendomi indifferente.
'Non so', alzò le spalle, facendo tirare la stoffa della sua camicia bianca, 'è da oggi che non mi rivolge la parola', affermò, riportando il suo sguardo al giornale.
'Forse si è alzato con il piede sbagliato...no?' Morsi il mio interno guancia, agitata.
Non avevo idea di come giustificarlo e su cosa dire, di certo non potevo dirgli che Harry era la causa del suo comportamento...Louis mi avrebbe uccisa letteralmente.
Mio padre sospirò, scuotendo la testa, e girò svogliatamente una pagina del giornale, portando gli occhi su uno degli articoli scritti.
'Il tuo ragazzo?' La sua voce era colma di tranquillità, era come se volesse sapere qualcosa ma nello stesso tempo stesse cercando di non farmelo capire.
'È andato via poco prima di pranzo', spiegai, sperando che la mia risposta bastasse per non dover subire altre domande.
Ma il sangue che scorreva nelle sue vene era lo stesso di mio fratello e no, non finì: 'è stato carino a venirti a trovare', osservò, senza guardarmi minimamente.
Mi accigliai; non avevo idea di dove voleva arrivare e di cosa stava dicendo.
'In che senso?' Lo fissai, scettica.
'Nel senso che...' Guardò per qualche secondo, con più attenzione, una foto stampata sul giornale, e poi tornò a parlare: 'mi ha detto di non volerti svegliare e che se non avrebbe disturbato, gli sarebbe piaciuto aspettare il tuo risveglio'. Raccontò, con tutta la sincerità che aveva in corpo.
Mi fece piacere che Zayn avesse dato un'impressione gradevole a mio padre.
'Come avete passato la mattinata?' Chiese ancora, curioso.
E in quell'istante benedissi quei fogli di carta che aveva sotto agli occhi, così da non potersi accorgere del mio colorito, improvvisamente acceso.
'Bene', dissi soltanto, cercando di ricompormi.
Mio padre aggrottò la fronte e si girò verso di me, facendo uno strano sorriso: 'bene?' Ripeté, quasi divertito.
'Ehm...sì', non sarebbe finita bene.
'Ma non era questo che volevo sapere...' Disse, ridendo appena.
Sperai vivamente che il suo strano ghigno non fosse dovuto dal rosso che colorava le mie guance.
'Beh, abbiamo guardato qualcosa in tv', sparai la prima cosa che mi passò per la testa e, per fortuna, mio padre sembrò bersela e tornare a ciò che stava facendo con un rapido 'mh mh'.
Feci per riportare lo sguardo alla televisione per poter riprendere a guardare il film ma, nello stesso istante in cui voltai il capo verso di essa, il campanello di casa mi fece scattare in piedi.
'Puoi aprire tu?' Domandò mio padre, distratto.
Senza fiatare mi diressi verso la porta e non appena vi fui davanti, afferrai il citofono e lo portai all'orecchio: 'chi è?'
'Harry'. La voce rauca e come sempre bassa del riccio, mi fece balzare il cuore.
Per un attimo pensai di sbattere al suo posto il citofono e far finta di niente, scappando in camera.
Deglutii rumorosamente e cercai di calmarmi, lanciando un'occhiata a mio padre, tranquillamente seduto sul tavolo.
'Harry, Louis è davvero di cattivo umore'. Parlai a bassa voce, senza staccare gli occhi dalla figura di mio padre.
'Non sono qui per questo'. Lo sentii sospirare e prendere un profondo respiro, prima di parlare ancora, quasi scocciato: 'aprimi, per favore'.
Restai per qualche secondo in silenzio, a riflettere su cosa fare: non volevo che entrasse senza il suo permesso e che succedesse un casino, facendolo infuriare.
Aprii bocca per rispondere, ma quando lo feci, la voce di Harry intervenne: 'almeno esci fuori, possiamo parlare?' Insistette.
'Okay'. Senza esitare, riportai il citofono al suo posto e decisi di accontentarlo, almeno per sapere cos'avesse da dire.
Mi rivolsi a mio padre: 'papà, esco un momento', lo avvisai, facendolo girare il capo nella mia direzione.
Afferrai la maniglia per uscire, ma papà parlò ancora, fermandomi: 'chi è?' Domandò, indicando la porta con il capo.
'È...è Trishar', mentii.
Finsi un sorriso, cercando di non sembrare forzata, e mio padre ricambiò annuendo e riportando lo sguardo assorto al giornale.
Abbassai la maniglia ed aprii di poco la porta davanti a me, sbirciando fuori.
Non appena intrico Harry, mi sforzai ad uscire senza aprire troppo la porta e la rinchiusi poi alle mie spalle, portando le braccia conserte al petto.
'Cosa c'è?' Chiesi, guardandomi nervosamente intorno.
Harry, difronte a me, passò una mano fra i suoi capelli ricci e li sistemò come era solito fare, 'io ho bisogno di te', confessò.
I suoi occhi verdi mi squadrarono il viso con intensità e percepirono ogni mia minima emozione; lo stupore, l'ansia ed altre migliaia di cose che, lì per lì, non riuscii nemmeno a comprendere.
'In che senso..' I miei piedi indietreggiarono di qualche passo, involontariamente, mentre i nostri occhi si intrecciavano.
I nostri sguardi erano un misto fra l'attenzione e la paura: sembravamo entrambi agitati e, nonostante fosse egoista da parte mia, la cosa mi confortava minimamente.
'Non preoccuparti'. La sua mano piena di anelli afferrò il mio avambraccio, facendomi percepire il freddo tocco del metallo.
Rabbrividii a quel contatto, ed Harry sembrò accorgersene: 'sto perdendo tutto quanto: Zayn, Niall, Louis...' I suoi occhi vagarono attorno a lui, dispiaciuti.
Strinsi i denti; 'non sono la persona giusta', dissi, portando le mie iridi alla sua mano, stretta su di me, cercando di sembrare il più distaccata possibile.
'Non ho finito', mi riprese lui, togliendo finalmente la sua mano dal mio corpo.
'Ho bisogno di parlarti, di chiederti delle cose e di...di aiutarmi', le sue labbra rosee su strinsero in una linea sottile, 'mi manca la mia vecchia vita', sospirò, proiettando il suo sguardo ai suoi piedi.
'Beh...' Ne approfittai della sua poca attenzione per indietreggiare ancora, e morsi come sempre le mie povere labbra screpolate: 'non penso di poter far molto, non conoscendo la realtà', ammisi.
Tuttavia non sapevo niente di tutto ciò che succedeva attorno a me: a partire del litigio tra lui e Zayn fino ad arrivare a quello con Louis. Entrambi avevano ben deciso di non farmi essere a conoscenza delle cose anche se, il mio intuito, diceva che avevano a che fare l'uni con l'altro.
'Puoi invece', i suoi occhi mi ispezionarono il viso, impassibili.
'Come?' Domandai, quasi ironica.
'Raccontandoti tutto', asserì.
Le sue parole fecero svanire il divertimento dalle mie parole e il piccolo sorriso sarcastico che invadeva le mie labbra, facendomi tornare seria.
'Bee, se Zayn mi odia è colpa mia', si crucciò. La sua testa di scosse leggermente, quasi come se si stesse pentendo di cosa, i passato, aveva compiuto.
'Se Louis è così, adesso, non è colpa di nessun altro, se non la mia'. Mi fece uno strano cenno col capo, al quale risposi con un: 'ah'.
Harry prese un profondo accumulo d'aria dalle sue narici, e gonfiò il suo petto, portando le sue bellissime iridi verdi sulle mura della mia casa.
'Ora ho bisogno di liberarmi, di dirlo a qualcuno e di ricevere un aiuto', ammise, forse più a se stesso che a me.
Annuii, d'accordo con le sue parole.
'Ti va di venire con me, in un posto?' La sua domanda, soprattutto con quel tono pieno di responsabilità, mi fece sbarrare gli occhi.
Un'altra cazzata?
Un altro posto disperso e deserto dove stuprarmi, quasi come suo fratello?
Un'altra cosa fatta di testa mia, senza consultare Zayn?
Di nuovo guai? Non ne avevo la più pallida idea, ma se in quell'istante il mio capo fece cenno di sì, non fu tanto per la voglia di chiudere quel capitolo e di venire a sapere la verità.
Insomma, la mia curiosità non prese parte nelle mie scelte.
Quello che più mi portò ad accettare, fu il pertinente rimorso di non poterlo più aiutare con le cure e di dover far qualcosa per lui; soprattutto nel bisogno.
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