77- Plot
"Hostage" | Wolverhampton
Scattai in piedi dal letto ed afferrai il braccio di Zayn.
Cominciai a camminare con un passo spedito verso l'uscita e a trascinare contemporaneamente il moro dietro di me, se pur con difficoltà.
Durante il tragitto domandò più volte cosa mi fosse preso e cercò di divincolarsi, così da provare a calmarmi.
Ma non mollai e quando raggiungemmo a fatica le scale, lo lasciai e presi a correre.
Sapevo che dopo quella reazione da parte mia non mi avrebbe lasciata uscire da sola, per questo scesi rapidamente tutte le scale e diedi per scontato che Zayn mi seguisse.
Quando girai la maniglia per aprire il portone d'ingresso però, la mano di Zayn afferrò saldamente il mio polso e con forza mi fece voltare verso di lui; impedendomi di eliminare l'ultima barriera che mi divideva dall'esterno.
'Dove cazzo stai andando, Bee?!'
Mi riprese.
Il suo petto si alzava ed abbassava rapidamente a causa del fiatone e i suoi occhi castani erano sbarrati.
'Louis', dissi.
Pensai che quella parola potesse bastare per farlo smettere di parlare e di convincerlo a seguirmi; ma non andò così.
Strattonai via il mio braccio dalla sua presa e senza esitare mi voltai di nuovo verso il portone.
Feci per aprirlo definitivamente girando la maniglia, ma quando un piccolo raggio di sole attraversò il sottile spiraglio che avevo aperto; la mano di Zayn colpì brutalmente il ferro della porta e la rinchiuse, lasciando che il suo braccio teso mi imprigionasse sotto di lui.
Presi un profondo respiro ed alzai lo sguardo alla sua mano tatuata che, ancora immobile scopra di me, teneva la porta serrata e il mio corpo bloccato.
'Tu, da qui, non esci'. La voce calda di Zayn sottolineò attentamente ognuna di quelle parole, facendomi innervosire.
Mi convinsi e senza pensarci due volte, mi voltai verso di lui e lo guardai con freddezza: 'me lo impedisci tu?' Domandai con arroganza, rispondendo a tono.
Zayn sostenette con semplicità il mio sguardo, 'ovvio che te lo impedisco, Bee', affermò, sospirando poi con seccatura.
Alle sue parole aggrottai la fronte e da sola mi resi conto di star scatenando un mezzo litigio per una grandissima cazzata; ma quando faceva così non lo sopportavo e non riuscivo a tollerare il suo modo di fare da 'so tutto io'.
'Non sei tu a decidere cosa devo o non devo fare, Zayn'. Risposi con irritazione e ne ero consapevole: il mio orgoglio si stava facendo avanti, sfuggendomi di mano.
'Chi se ne fotte!' Zayn alzò le spalle e strinse gli occhi, già abbastanza alterato: 'hai già fatto troppo di testa tua, perciò ora te ne vai a fanculo tu e il tuo 'faccio come cazzo mi pare'', puntualizzò. Staccò finalmente la mano dalla porta per afferrarmi con superficialità il braccio e poi mi tirò nella sua direzione, dando per scontato che facessi ciò che voleva lui.
Lo guardai con sfida e portai le braccia al petto, serrandole, ed impedendogli di muovermi da lì.
'Non fare la dura con me, Bee'. Sussurrò. La sua voce divenne improvvisamente più bassa quando tese la mascella.
'Non mi muovo di qui fino a quando non mi ascolterai e valuterai l'idea di far ciò che dico io', proposi, guardandolo con ancor più intensità.
Zayn alzò gli occhi al cielo, evidentemente seccato dalla mia idea. Sbuffò e mi lasciò il braccio, sospirando: 'avanti, sentiamo questa cazzata', esordì, con noncuranza.
'Louis ha scoperto di ciò che ha fatto Niall, è abbastanza?' Alzai la voce per ripicca; sapevo di aver ragione una volta ogni tanto e, infatti, mi aspettai fin da subito quella reazione da parte sua.
Zayn sbarrò i suoi occhi e corrugò le sopracciglia: 'eh?'
'Esatto', affermai con sicurezza.
'Chi cazzo glielo ha detto a lui!' Sbraitò.
'Non ne ho idea' alzai le spalle e persi qualche secondo a riflettere sulla situazione: 'Harry?' Proposi, mordendomi il labbro inferiore.
'Harry?' Zayn ripeté immediatamente il nome di suo fratello e mi guardò incredulo.
'Era un'idea', vista la sua reazione pensai che sarebbe stato meglio mettere le mani avanti sin da subito.
'Ho pensato a lui visto che a quanto pare, ultimamente, sa più di quanto dovrebbe'. A quelle parole abbassai lo sguardo e mi portai un'unghia tra i denti, stuzzicandola.
'Cosa vuoi dire'. Quella di Zayn non sembrò affatto una domanda. Parlò con fermezza.
Di risposta alzai semplicemente le spalle. Volevo che fosse lui a capire: stavamo insieme, ormai credevo fosse così, era successo di tutto ed era arrivata l'ora di eliminare quelle barriere tra noi e di svelare tutti i segreti.
'Bee, dimmi di cosa stai parlando'. La sua voce si fece più cupa e preoccupata: posò una mano sulla mia spalla e cercò di cogliere il mio sguardo, chinandosi leggermente.
'Sai di cosa parlo', lo freddai.
Il silenzio regnò sovrano fra di noi. Passammo qualche secondo in quel modo e nessuno tra noi due sembrava convincersi ad aprir bocca per primo.
Odiavo il modo in cui Zayn doveva sapere tutto e prevedere le cose; a volte mi fermavo a pensare che detestavo quel lato del suo carattere, semplicemente perché era identico al mio.
Per questo, dopo una breve ed intensa riflessione; decisi di lasciar da parte la mia rabbia, che aumentava ogni volta che affrontavamo quel discorso, e feci il primo passo.
'Harry sa che tu e Niall mi avevate rapita, sa di tutto quanto'. Dissi, senza guardarlo.
Fissai per qualche attimo le mie unghie, aspettandomi una sua risposta, ma quando capii che fosse abbastanza scosso da non aprir bocca; intervenni di nuovo.
'Quando ho parlato con lui non ci ho fatto caso, ma riflettendo poi...ho notato che quando ho parlato del rapimento lui non ha fatto una mossa'. Spiegai. Mi resi conto che quella spiegazione serviva più a me stessa che a lui; Zayn aveva capito dove volevo arrivare, lo aveva capito eccome.
'Harry sa tutto, vero?' A quella domanda non potei farne a meno. Alzai lo sguardo al suo e puntai i miei occhi nei suoi, persi e profondi.
Quegli occhi, come qualsiasi altra parte del suo corpo; nascondevano cose immense.
Ne ero certa: bastava guardarlo con attenzione per qualche instare e potevi cogliere la rabbia, il rancore, la paura, la tristezza ed altre centomila emozioni che si celavano dentro di essi.
'Mi sento tremendamente in colpa', confessò.
Intuii che il suo sarebbe stato un lungo e complicato discorso quando chinò il capo e fissò il pavimento sotto ai suoi piedi, sospirando.
'Ti nascondo tante cose Bee...tante, credimi'. Deglutì ed io presi un profondo respiro, obbligandomi a mantenere la calma.
'Ne sono consapevole'. Affermai con durezza, distogliendo lo sguardo dal suo.
'So che ti fa male'. Sentii la sua voce ferma e subito dopo percepii la sua mano sul mio viso.
Mi accarezzò la guancia con la punta delle dita e scivolò fino alla mia mascella, facendomi irrigidire.
'Ricordi quando comperai qualcosa al centro commerciale ma ti dissi che sarebbe stata una sorpresa?' Domandò. Intravidi la sua sagoma avanzare verso di me e subito dopo la sua mano mi avvolse la parte posteriore del collo.
Ricordavo alla perfezione quella volta; ero curiosissima di sapere cosa ci fosse all'interno di quella busta, ma non ero capace di ascoltare quel discorso o di rispondergli; visti i pensieri che avevo in testa.
'Era per te...pensai che non fosse il momento adatto di dartelo e purtroppo non lo è neanche ora'. Subito dopo le sue parole, un soffocato bacio si posò poco distante dalle mie labbra, sulla mia guancia, 'sarebbe un po' come prenderti in giro...' Continuò, baciando poi l'angolo della mia bocca.
Sapevo che da lì a poco mi avrebbe baciata e sapevo anche che in un altro momento, lontana dalle preoccupazioni e da un Louis arrabbiato, sarei morta dalla curiosità di sapere cosa stesse dicendo e cosa volesse regalarmi.
Cosa voleva dire con 'sarebbe un po' come prenderti in giro'?
Quanto ancora non sapevo?
Sospirai e quando le sue labbra si staccarono dalla mia pelle per tentare di raggiungere la mia bocca e baciarmi, mi spostai di qualche metro.
'Voglio andare a casa', affermai con convinzione.
Portai le braccia dietro alla schiena e lo guardai con distacco, cercando di non lasciar trasparire alcuna emozione.
'A casa?' Ripeté, aggrottando la fronte.
'So che non mi porterai da tuo fratello per poter fermare Louis, perciò voglio aspettarlo quando tornerà e stare un po' da sola'. Le mie parole furono come una lama tagliente, sugli occhi di Zayn.
Quando parlai con così tanta freddezza sembrò cadergli il mondo addosso: le sue labbra si schiusero e i suoi occhi mi fissarono increduli e da una piccola parte, dispiaciuti.
'Da...da sola senza di me?' Domandò, indicandosi a malapena.
Annuii. Sapevo di farcelo restare male, ma non era nulla di grave né qualcosa per il quale restare deluso.
'Come vuoi'.
***
"Hostage" | Doncaster
'Grazie per avermi accompagnato'. Sorrisi cordialmente e chinai il capo per slacciare la mia cintura.
Nello stesso istante sentii il motore della macchina spegnersi e Zayn fare un profondo sospiro.
'Puoi almeno evitare di far così?' La voce di Zayn sembrò presentarsi scontrosa, per questo alzai di scatto il capo, accompagnando con la mano la cintura al suo posto.
'Così come?' Chiesi, confusa.
'La stronza', ammiccò, innervosito.
In realtà non sapevo perché mi trovasse stronza in quell'istante, forse mi ero comportata in maniera diversa da come facevo di solito senza neanche rendermene conto, ma di certo non avevo intenzione di cambiare atteggiamento.
Non sapevo di preciso cosa mi fosse preso o quale fosse l'esatto motivo della mia improvvisa rabbia.
A dire il vero non sapevo neanche se fosse Zayn la causa principale, o se fosse semplicemente una delle tante cose che mi rendevano lunatica.
Dopo qualche secondo mi resi conto di star con gli occhi fermi su di lui, persa nei miei pensieri e tra le mille cose che mi offuscavano la mente.
Scossi la testa e sorrisi leggermente, risultando quasi provocatoria.
'Non sto facendo la stronza, Zayn'.
Lui si limitò a sbuffare gonfiando le guance e ad alzare gli occhi al cielo, sprofondando con la schiena sul sedile della macchina.
'Possiamo tornare a quando volevi scopare?' Parlò a bassa voce, fissando il soffitto, quasi come se fosse incerto sul dirlo direttamente a me o a se stesso.
Non risposi, restai per pochissimi secondi in silenzio ad osservare la sua mascella candida e dalla carnagione olivastra.
Osservai anche le sue labbra, ormai morbide e bagnate dalla sua lingua.
'Ora scendo', dissi, guardandolo ancor più intensamente.
Non ne conoscevo la ragione, ma in qualche modo speravo che parlasse ancora e mi impedisse di scendere da quella macchina.
Eppure ero stata io a richiedere di passare un po' di tempo da sola.
'Vuoi che scendo?' La sua domanda fu seguita dal suo sguardo che, interrogativo, si fermò sul mio volto.
Ero confusa, tanto confusa da dimostrarmi incoerente alle mie stesse decisioni.
Scossi la testa ed abbassai lo sguardo, 'voglio andare a dormire e svegliarmi che Louis è già a casa e...' La mia voce si spezzò, ma non fu quella l'unica causa del mio improvviso silenzio.
Il palmo della mano di Zayn si posò sulla mia guancia e il suo pollice mi accarezzò delicatamente il viso, 'va tutto bene', sussurrò.
'Vedrai che quando ti sveglierai Louis sarà a casa e tutto sarà come prima', continuò. La sua improvvisa dolcezza mi faceva stringere il cuore; adoravo quando lo faceva, adoravo sentirlo rassicurarmi nonostante prima stessimo quasi litigando.
Ecco cosa intendo quando dico che siamo così uguali da non sopportarci.
Entrambi cambiavamo nel giro di due secondi, completando i vuoti dell'uno e dell'altro.
Sentii le sue labbra posarsi sulle mie: non notai neanche il suo spostamento; soltanto il calore e il suo tocco sulla mia bocca.
Posò un dolce bacio ed appoggiò la sua fronte contro la mia, sorridendomi: 'se lo vuoi, domani vengo da te e facciamo l'amore tutto il tempo necessario per farti dimenticare di lui', bisbigliò.
Percepii il debole calore del suo fiato sulle mie labbra e, sommersa da centinaia di brividi annuii, posando un altro morbido bacio sulle sue labbra.
***
"Hostage" | Doncaster
Spalancai gli occhi e scattai a metà busto sul letto, guardandomi intorno.
Delle grida avevano interrotto il mio pesante sonno, risvegliandomi.
Cercai di diminuire i miei affannati respiri per poter udire di nuovo quelle urla e spostai contemporaneamente il mio sguardo all'orologio sul mio comodino: i numeri in rosso segnavano le due di notte.
Non avevo idea di come si fosse fatto così tardi e di come fui capace di dormire così a lungo, saltando i pasti, sorvolando il ritorno dei miei genitori e senza esser richiamata da mia madre.
Ero spaesata.
Mi guardai intorno nella stanza buia, illuminata dalle piccole fessure della serranda; che lasciavano trapelare dei piccoli raggi di luce.
'Fa schifo!'
Una voce disperata richiamò la mia attenzione: la stessa che mi aveva svegliata...quella di mio fratello.
Sentii un forte colpo al petto. Risentire la sua voce dopo tutto ciò che era successo e dopo quella movimentata giornata mi faceva mancare il fiato.
Ricordai subito le sue grida al telefono, minacciandomi che avrebbe ammazzato Niall.
'Fa schifo tutto questo, Harry, davvero!' Sbraitò. Sembrava fuori di senno e se soltanto non avessi sentito il nome del suo amico, avrei pensato fosse impazzito.
Non riuscii a sentire l'altra voce, sembrava sommersa dalla paura e da mio fratello, che si ostinava a gridare come un pazzo.
'Siamo cresciuti insieme Harry, cazzo, avrei scommesso la mia vita sulla tua sincerità!' Subito dopo un'enorme tonfo, a primo impatto una porta.
'Vaffanculo!' La voce di mio fratello sembrò più distante, lontana.
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