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73- Panic

"Hostage": Bradford

Camminai con titubanza dietro di Niall, seguendolo.

Il piccolo tragitto che dall'ingresso portava al soggiorno, sembrò durare un'eternità.

Ogni tanto lo vedevo voltarsi ed assicurarsi che gli stessi dietro e, ogni volta, il mio cuore sussultava nel mio petto, facendomi trattenere il respiro.

'Allora, di cosa devi parlarmi?' Niall si sedette tranquillamente sul tavolino al centro della stanza.

Io, intimidita, restai difronte a lui, con il volto rivolto verso il basso e le mani nascoste dietro alla schiena.

'Immagino che vuoi parlare di Zayn?' Alla sua domanda, posta con un tono leggermente più naturale, alzai il capo e scossi la testa.

'Vorrei parlare di voi...' morsi il mio labbro inferiore, 'di Harry e del vostro litigio', precisai.

Mi sentii subito più ansiosa; non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione e di certo non volevo irritarlo e mettermi in qualche guaio dal quale non sarei potuta scappare.

Niall aggrottò la fronte e strinse le mani sui bordi del tavolino: 'vuoi dire il litigio tra noi e Zayn?' Domandò, sembrando interessato.

Annuii e lui fece subito una risatina.

'Devi sapere che non mi è permesso parlarne', appoggiò un piede sopra ad una sedia, nascosta sotto al tavolo, e con un calcio la lanciò verso di me.

Mi fece un cenno col capo, indicandomela.

Intuii subito la sua richiesta; per questo, senza esitare, mi sedetti ed appoggiai le mani sulle mie ginocchia.

'So che Zayn non vuole ma...' Guardai le mie mani e le strusciai nervosamente lungo le mie cosce.

'Onestamente non me ne frega un cazzo se lui vuole o se ho il suo permesso di dirtelo', sbottò, spiritosamente.

Alzai di colpo la testa e lo guardai per un attimo, illusa.

'Vuoi sapere perché Zayn se ne è andato e non vuole saperne di noi?' Mi chiese, guardandomi intensamente.

Per la millesima volta annuii; sembravo quasi stupida ma, in realtà, ogni volta che le sue labbra pronunciavano qualche parola, restavo bloccata.

'Te lo dirò', ammiccò.

Alzò le spalle, sembrando quasi convincente.

Ma un istante dopo, le sue labbra si inarcarono in uno strano sorriso, un sorriso a dir poco inquietante.

Saltò giù dal tavolo ed unì le sue mani, strusciandole fra di esse.

'Di certo, se non te lo dirò è soltanto perché non accetterai la mia proposta...' La sua voce, improvvisamente, mi fece mancare il fiato.

Divenne più bassa, sensuale.

La sua risatina maliziosa si alleviò lentamente quando, con un passo calmo e quasi stroncante, cominciò a camminare verso di me.

La distanza fra noi era minima e i suoi passi la divorarono letteralmente.

Mi ritrovai a premere la schiena contro lo schienale della sedia mentre le sue gambe, ormai troppo vicine, sfioravano le mie ginocchia.

'Niall...' Le parole mi si fermarono in bocca.

Non fui capace di procedere.
Lo fissai soltanto, terrorizzata dalle sue iridi azzurre, ferme sul mio viso.

Sentii la sua gamba fermarsi fra le mie, strette, e fare pressione, facendo in modo di separarle.

Inizialmente cercai di resistere: strinsi maggiormente le mie ginocchia, impedendogli di infilarsi fra di esse.

Ma quando il suo corpo avanzò maggiormente verso di me, facendo in modo che la sua figura mi facesse ombra...mi accorsi che la sua gamba aveva ormai smesso di tentare e che, i suoi polpacci, stringevano le mie cosce.

Deglutii, fissando con terrore il suo viso.

Avevo fatto un casino: era una stupida, semplicemente una stupida.
Come cavolo mi era venuto in mente di agire da sola, sapendo a cosa andavo incontro?

Niall restò per qualche secondo a fissarmi, facendomi seccare la gola.

Nemmeno un attimo dopo, senza darmi neanche il tempo di connettere il mio cervello alla mia vista; e il suo corpo si ritrovò sopra di me.

'Niall, no!' La voce mi scappò stridula, tutta d'un fiato, ed afferrai disperatamente le sue spalle.

Era ovvio che volevo allontanarlo da me.

'Cosa c'è, non vuoi saperlo?' La sua voce divenne più docile, come se stesse parlando con una bambina.

Mi stava prendendo in giro, sapeva che non sarei riuscita ad oppormi.

Mi afferrò i polsi e con il solito sorrisetto stampato in volto mi strappò via le mani dal suo corpo, le portò con forza lungo i miei fianchi e mi strinse maggiormente, bloccandomi.

Il mio petto di alzò disperatamente mentre tentavo di prendere un profondo respiro.

'Che belle labbra...' Mugolò, fissando le sue iridi azzurre sulla mia bocca.

'Le ricordavo proprio così, fatte apposta per succhiarmi il cazzo'. Sembrò gemere mentre fissava le mie labbra, leccando avidamente le sue.

'Lasciami, per favore'. Cercai di intervenire e feci forza sulle mie braccia, tentando inutilmente di liberarmi dalla sua presa.

Sospirai quando, a corto di forze, conclusi che non sarei mai riuscita a divincolarmi dalle sue grandi mani.

Il suo viso si chinò verso il mio collo. Cercai di allontanarmi da lui, buttando la testa all'indietro; ma ogni tentativo risultò inutile.

Sentii il suo naso posarsi sulla mia mascella e scendere avidamente fino alla base del mio collo.

Gemetti, infastidita.
Non volevo le sue labbra addosso, non volevo percepire la sua pelle a contatto con la mia, né volevo che la punta della sua lingua inumidisse la mia pelle e, lentamente, tracciasse una lunga scia fino a raggiungere il mio orecchio.

Inclinai il collo tentando di allontanarmi il più possibile da lui, mentre Niall, insistentemente, teneva la sua lingua contro la mia pelle.

La sua saliva addosso mi faceva accapponare la pelle; soltanto sentirlo sopra di me mi metteva i brividi.

'Un succhiotto', lo sentii mugolare contro il mio collo.

I suoi capelli mi solleticarono la mascella mentre il biondo, con attenzione, fissava la pelle arrossata del mio collo.

'Vi date da fare, mh?' La sua domanda maliziosa fu seguita da un mio gemito.

I denti di Niall morsero il lembo precedentemente succhiato da Zayn, facendomi sussultare.

'Mi concedi le tue labbra?' Percepii il suo alito caldo sulla mia pelle.

Scossi rapidamente la testa e nello stesso istante le dita del biondo strinsero maggiormente i miei polsi, facendomi mugolare dal dolore.

'Ora non fare la preziosa', sussurrò. Lo sentii salire fino al mio orecchio e mordere delicatamente il lombo.

Ridacchiò, la sua risatina rabbrividente fu seguita dalle sue labbra che, fin troppo vicine, sfiorarono la mia pelle quando cominciò a parlare; 'qualche mese fa infilavo le dita dentro di te'.

Scossi la testa. Non volevo sentirlo parlare di quella maledetta volta. Non volevo neanche che parlasse delle sue luride mani addosso al mio corpo.

'Non vuoi?' Mi chiese, ancora contro il mio collo.

'No'. Non seppi esattamente dove trovai il coraggio di parlare ma, nonostante la mia voce fosse flebile; lo feci.

'Cosa non vuoi?' Chiese ancora.

'Non...non voglio più saperlo', deglutii. 'Non mi importa, lasciami andare per favore'. Cominciai a respirare affannosamente, nonostante tentassi in tutti i modi di stare calma.

'Ma io voglio dirtelo...' Il suo tono falsamente dispiaciuto mi irrigidii più di quanto non lo fossi già.

Chiusi gli occhi deglutendo, cercando di mandare giù insieme alla bile anche tutte le lacrime che minacciavano di uscire.

Un'istante dopo, sentii il suo corpo pesante abbandonare il mio.
Le sue mani lasciare i miei polsi e il suo fiato smise di accarezzarmi in maniera squallida la pelle.

Aprii lentamente gli occhi e lo trovai in piedi, difronte a me.

Le sue mani strette in due pugni ai suoi fianchi, il suo sguardo fulmineo addosso a me.

Per un attimo mi ricordò Zayn, uno Zayn arrabbiato con qualcuno.

I suoi modi di gestire la rabbia.
Forse fu l'unica somiglianza che riuscii a notare in quei due fratelli, decisamente opposti.

'Alzati'. Ordinò.

Il mio corpo era in preda agli spasmi, sentii le mie gambe tremare, sentii che non avrebbero retto ancora per molto.

Sbarrai gli occhi e lo guardai supplicante.

'No, no no'. Scossi disperatamente la testa e per qualche motivo mi resi conto di star piangendo, quando una lacrima mi precorse la gota.

'Ti prego...' Riuscii a sussurrare quella supplica, ancor prima che la sua mano potesse afferrare la stoffa della maglia che avevo addosso.

Mi tirò violentemente su e mi attirò a se, portando il mio viso a pochi centimetri dal suo.

Sbattei rapidamente le ciglia, cercando di trattenere le lacrime. La gola mi bruciava ed improvvisamente sentivo di non avevo più la forza di fare nulla.

'Mi preghi...', scoppiò in una risata amara, nevrotica.

La sua mano mi strattonò e mi spinse lontano da lui, facendomi barcollare sulle mie stesse gambe.

In qualche modo mi ripresi, tenendomi con la parete dietro di me e, intontita, cercai di reggermi in piedi e di guardarlo negli occhi.

'Avresti dovuto pensarci prima', disse spalancando gli occhi e fissandomi con un ghigno spaventoso sul viso. 

'Adesso spogliati', affermò, passando il suo sguardo lungo il mio corpo.

Cominciai a piangere: incapace di trattenere le lacrime scoppiai in un pianto isterico e mi aggrappai disperatamente alla parete, quasi come se volessi sfondarla con la mia schiena. 

Niall sembrò infastidirsi.
Il mio gesto non lo toccò affatto.

Con un passo lanciato venne verso di me e  mi sbattè forte al muro, afferrandomi le spalle e mozzandomi il respiro.

Sentii qualcosa di caldo e bagnato colarmi dal naso e arrivare alla bocca. Sangue. Ne avvertii il sapore.

Nello stesso istante la mia testa sembrò scoppiare: un dolore lancinante mi annebbiò la vista per qualche secondo.

Lasciò la presa dalle mie spalle e spostò le mani sull'incavo del mio collo.

I suoi occhi erano fermi nei miei e sembravano volessero uccidermi.
Il suo sguardo urlava rabbia, rancore... Qualcosa di oppresso e a me sconosciuto.

Non riuscii a focalizzarmi oltre a quelle iridi azzurre, visto il forte dolore alla testa.

Le mie braccia erano stese lungo i fianchi, incapaci di reagire, e dai miei occhi rivoli verso di lui, sgorgavano fiumi di lacrime silenziose.

'Ti voglio così tanto da far schifo', affermò, pressando maggiormente la mia testa contro la parete.

Fortunatamente le sue mani non stringevano il mio collo, ma mi tenevano ben salda contro il muro, rendendomi immobile.

'Avete scopato?' La sua domanda mi prese alla sprovvista.

Inizialmente non sembrai capace di comprendere cosa stesse dicendo.
Lo guardai attonita, senza aprir bocca.

Ma a risvegliarmi da quell'enorme colpo, furono le sue stesse mani - le stesse che mi avevano ridotta in quella maniera, le stesse che stringevano il mio corpo contro le mie volontà.

Una di esse si spostò sul mio seno e mi strinse fortissimo, facendomi genere dal dolore.

Strinsi gli occhi e serrai i denti, cercando di trattenermi.

'Avete scopato, sì o no?' Ripeté la domanda: la sua voce fredda sottolineò le due opzioni. 

Sì o no?

A seguire la sua domanda fu il tocco brusco del suo bacino.
Lo sentii spingere la sua intimità eccitata contro la mia, obbligandomi a parlare.

Annuii, cercando di non concentrarmi al dolore che le sue dita provocavano al mio corpo ormai indebolito.

Senza aprire gli occhi annuii nuovamente, prendendo un profondo respiro.

La mia risposta però, piuttosto che accontentarlo, sembrò farlo impazzire.

Entrambe le sue mani lasciarono il mio corpo ed afferrarono i bordi della mia maglia.

La alzò avidamente scoprendomi la pancia e, con prontezza, afferrai i suoi polsi, sbarrando di colpo gli occhi.

Lo guardai diritto negli occhi.
I suoi incatenavano i miei, mettendomi in soggezione.

Non sapevo come ero riuscita a compiere quel gesto.

Strinsi le mie dita attorno alla sua pelle pallida ed affondai le unghie su di essa, immergendo ancor di più il mio sguardo nel suo.

'Non farlo, ti prego', deglutii, cercando di smorzare il fuoco che bruciava nel mio petto.

La mia gola sembrava pulsare dal dolore.

Sentivo i miei occhi gonfi, le mie labbra devastate dal sangue e la mia bocca cosparsa da io strano sapore.

Strinsi gli occhi e li riaprii un attimo dopo, lasciando che delle lacrime dolorose mi attraversassero il viso.

E quando il biondo difronte a me sembrò distaccare la sua attenzione dalle mie stupide suppliche: accumulai la poca forza che avevo addosso e ci misi tutta ne stessa per scaraventarlo via, lontano da me.

Non presi neanche fiato.
Quella mossa da parte mia mi aveva praticamente smorzato le forze.

Senza pensarci scappai via e corsi fino all'ingresso.

In qualche modo scappai e corsi via, lungo le deserte strade di Bradford.

Non capii dove trovai il coraggio e le energie per farlo.

Corsi calpestando le foglie sotto ai miei piedi, sfidando il vento che si scontrava bruscamente sul mio viso e corsi, corsi ancora, piangendo, fino a farmi mancare il fiato.

***

Sfinita, mi fermai.

Quando vidi una panchina non potei far a meno di smettere di correre e di sedermi su di essa.

Sentivo delle forti fitte al petto.
Sentivo il mio cuore battere fortissimo.
Sentivo ogni mio muscolo tremare.

Il mio corpo sembrava non voler più reagire.

Gli occhi mi bruciavano è soltanto quando abbassai lo sguardo mi accorsi delle maniche della mia maglia, macchiate di sangue.

Portai il dorso della mia mano sul mio naso e capii di star ancor sanguinando.

Soltanto la vista di quel sangue mi strinse lo stomaco.

Allungai una mano verso la tasca dei miei pantaloni e, con fatica, sfilai il mio cellulare.

Guardai per un attimo il display e i miei occhi si illuminarono quando, il nome di Zayn, comparve su di esso.

Tre chiamate perse.

Sentii il mio cuore perdere qualche battito e il mio petto esplodere.

Volevo ancora piangere. Avevo bisogno di farlo.

Ma forse un pianto liberatorio.
Uno di quei pianti dovuti dal fatto che, una piccola ma bella cosa aveva fatto capolino in mezzo alla totale disperazione.

Uno strano senso di nostalgia mi fece sentir meglio, un senso di protezione, di dolcezza.

Zayn, in quell'istante, era quella parte nostalgica e bella; il così detto raggio di sole dopo una lunga tempesta.

Per un attimo mi sentii più calma, più sicura.

Digitai il suo numero mentre le lacrime continuavano a devastarmi il viso, ormai per qualche assurdo motivo.

'Bee, ti stavo chiamando', rispose frettolosamente, facendomi spuntare un sorriso.

'Dov'eri?' Domandò, sentendo il silenzio da parte mia.

'Ero...lascia perdere', tirai su col naso e cercai di mascherare al massimo la mia voce strozzata.

Sapevo che aveva sentito quanto fossi tirata nel parlare e, infatti, neanche il tempo di concentrarmi che Zayn intervenne, notevolmente preoccupato: 'hai pianto?'

Cercai di deglutire, così da poter mandare via quel bruciore lungo la mia gola. 'No', mentii.

Un'altra lacrima corse lungo la mia guancia.

'So che lo hai fatto, Bee, cosa cazzo ti succede?' La voce di Zayn si alzò leggermente e ormai, la preoccupazione devastava letteralmente il suo timbro marcato.

'Perché mi stavi chiama-chiamando, Zayn?' Stavo singhiozzando. Oramai era ovvio per entrambi che stavo piangendo, ma non volevo rispondere. Non al telefono.

Lo sentii sbuffare nervosamente: 'merda, volevo chiederti di uscire ma ora dimmi che cazzo hai!' Lo sentii fare alcuni strani movimenti ed un tonfo mi fecero intuire che stava rinchiudendo furiosamente uno sportello.

'Sono a Bradford'. Con l'altra mano mi asciugai le lacrime che contornavano i miei occhi e mi guardai intorno, spaesata.

'Cosa?' Divenne immediatamente più serio e capii al volo che quel tono di voce non prometteva niente di buono.

Non risposi; avevo paura della sua reazione e non trovai il coraggio di aprir bocca, aspettai che fosse lui a farlo.

'Bee, cosa cazzo stai dicendo?' Domandò ancora, evidentemente stranito.

'Vienimi a prendere'. Un singhiozzo smorzò la mia voce, facendomi scoppiare nuovamente in lacrime.

Continuai a piangere, asciugando man mano le lacrime con il dorso della mano.

'Dove sei, dimmi il posto preciso Bee!' Zayn alzò la voce, allarmato.

Non sapeva cosa mi fosse successo ma era palese che udire il nome della sua città e sentirmi piangere contemporaneamente lo aveva fatto capire.

'Sulla strada per andare a casa tua...c'è una panchina' mi guardai ancora intorno, strizzando gli occhi appannati dalle lacrime: 'è deserto Zayn'.

E quando cominciai a prendere dei profondi respiri dal naso e ad aspirare con calma, pur di calmarmi; il suono di chiusura sostituì la voce di Zayn.

***

Passarono all'incirca venti minuti, passai tutto il tempo a fissare lo schermo del telefono per evitare che le uniche macchine che passavano di lì, si fermassero con cattive intenzioni.

Ero terrorizzata dall'idea di comunicare con qualcuno, di farmi vedere in quelle condizioni, o semplicemente di dover affrontare una persona che non era Zayn.

Lo schermo nero del mio telefono occupava la mia attenzione e l'aria fresca scompigliava i miei lunghi capelli, accarezzando la mia pelle bollente.

Improvvisamente, il rilassante silenzio della natura svanì.

Un forte colpo mi fece intirizzire.

Strinsi forte il telefono fra le mie mani e restai gelata per qualche secondo.

Capii fosse lo sportello di qualche macchina e percepii anche la vicinanza; per questo, dopo una breve pausa, alzai lentamente la testa.

Non appena guardai il panorama difronte a me però, non potei far a meno di ricominciare a piangere.

Tutte le numerose respirazioni che avevo fatto per calmarmi andarono improvvisamente a puttane quando lo trovai difronte a me, sconvolto, con i suoi occhi marroni sgranati.

Mi fissava.

La macchina alle sue spalle aveva ancora il motore acceso e, in quel preciso momento, fu l'unico rumore che riuscii a sentire oltre al battito accelerato del mio cuore.

Aveva fatto qualche passo per raggiungermi, ma gli bastò incontrare il mio viso per restare bloccato in mezzo alla strada.

Sembrava essersi immobilizzato.

Non resistetti però. Non mi preoccupai minimamente della sua faccia esterrefatta nel trovarmi in quelle condizioni.

Avevo bisogno di lui. Tutte le mie più grandi emozioni tornarono a farsi sentire nel mio petto non appena incrociai con lo sguardo il suo corpo ricoperto dagli abiti scuri.

Scattai in piedi e gli corsi incontro: agganciai letteralmente le braccia attorno al suo torace, nascosi il volto sul suo petto e lo strinsi fortissimo, riprendendo a lacrimare senza fine.

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