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7- Motivations

Zayn Malik's Point Of View

Bevvi un sorso di caffè dalla tazza che tenevo fra le mani ed alzai lo sguardo all'uscio della porta da dove sentii spuntare qualcuno.

Niall.

'Ha chiamato Harry', disse, venendomi incontro.

A quelle parole, quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva.

Posai con cautela la tazza sul bancone della cucina proprio alle mie spalle e sospirai rumorosamente, passando i palmi delle mie mani sul mio volto.

'Ha detto che non sta bene, oggi.' Continuò. Arrivò proprio davanti a me con le braccia conserte e gli occhi preoccupati, puntati addosso al mio corpo.

Prima di incominciare a parlare, morsi nervosamente il mio labbro inferiore ed agganciai le mani al bancone dietro di me; ma Bee, improvvisamente mi interruppe.

'Avrei bisogno di cambiarmi'. Disse, entrando bruscamente in cucina.

Entrambi ci girammo a guardarla, era alle spalle di Niall e teneva fra fra mani i bordi della sua maglia.

'Visto che avete ben deciso di farmi passare qui il weekend'. Aggiunse, abbassando lo sguardo al suo corpo e lasciandosi scappare un verso di disapprovazione.

Osservai i suoi movimenti senza rispondere e mi soffermai sul suo volto.

Nonostante fosse stata una notte intera nella mia stanza, non avevo nemmeno fatto caso a quanto i suoi occhi fossero gradi e scuri; come se all'interno, essi, fossero infiniti.

'Tesoro, piuttosto pensa a renderti utile per noi', mugolò maliziosamente Niall, andandole incontro.

Afferrò le sue spalle e la spinse contro il tavolo.
Bee posò le mani ai lati dei suoi fianchi ed indietreggiò leggermente con la schiena, cercando di ottenere più distanza da parte sua.

Niall, dalle sue spalle, cominciò a scivolare lentamente lungo il suo corpo; fino ad arrivare ai suoi seni.

Notai come Bee impietrì a quel tocco, e di come nei suoi occhi si leggeva palesemente il terrore.

Le mani del biondo strinsero leggermente i suoi seni, provocando un lamento da parte di Bee.
Ed io ero talmente immerso sui movimenti di mio fratello che ero rimasto immobile a guardarlo e ad esaminarlo su come si prendeva confidenza con il suo corpo.

'Non toccarmi', piagnucolò la ragazza, spostando le mani sul petto di Niall.

Cercò di allontanarlo, ma ogni sforzo sembrò inutile davanti alla forza di mio fratello.

Niall avvicinò il suo corpo al quello di Bee e spinse notevolmente il suo bacino contro il suo, gemendo.

E a quella mossa da parte del biondo, nel mio cervello si scatenò qualcosa di decisamente terribile.
Sentii il sangue correre velocemente lungo le mie vene e il mio corpo surriscaldarsi spropositatamente.

Era strano ciò che sentivo, era come se in qualche modo riuscissi a percepire il disprezzo necessario per la sua persona e il disgusto per ciò che stava facendo.
Volevo mettergli le mani addosso, allontanato da lei, evitargli di rendersi così ridicolo e patetico...ma in ogni caso pensai che non c'era alcun motivo o senso per controbattere.

Perciò, pur con difficoltà, non lo feci.

Bee Tomlinson's Point Of View

Era ovvio che volevo soltanto sparire.

Il biondo si allontanò da me, ghignando.
Portò le mani alle tasche dei suoi jeans e batté su di esse, fino a quando non trovò il telefono; lo stesso che sfilò dalla sua tasca subito dopo.

'Scrivi il numero di tuo padre', ordinò, porgendomelo.

A quell'affermazione lo guardai caotica ed alternai lo sguardo tra sua mano e al suo volto, cercando di capire cosa volesse fare.

'Scrivi quel cazzo di numero!' Urlò ancora, facendomi sobbalzare.

Così non esitai ancora, allungai la mia mano tremolate alla sua ed afferrai con titubanza quell'aggeggio, prima di portarlo sotto ai miei occhi.

Esitai qualche secondo, poi mi affrettai a scrivere il numero di mio padre. Rilessi velocemente il numero, per assicurarmi di non aver sbagliato, poi gli porsi per l'ennesima volta il telefono.

Al mio gesto, scosse semplicemente il capo. 'Chiama' disse, facendomi un cenno col capo.

Non osai aggiungere altro, non volevo irritarlo.

Premetti un ultimo tasto poi portai il telefono al mio orecchio, spostando lo sguardo su di Zayn, ancora alle spalle del biondo.

Lui mi guardava, con la mascella tesa ed ancora immobile al suo posto. Nei suo occhi non c'era alcun'emozione.

Sembrava fosse così perennemente stronzo e disinteressato a tutto, come se non se ne importasse del mondo che, persino guardarlo e cercare una risposta nei suoi occhi, stava risultando inutile.

Udii dei vari suoni dall'altra parte della cornetta, fino a quando una voce familiare non richiamò la mia attenzione.

'Pronto?' Sentii il suono della voce di mio padre.

'Papà, sono Bee'. Dissi, con voce flebile.

Sentivo un grossissimo groppo alla gola e la mia voce svanire, lentamente.

Abbassai lo sguardo, i miei occhi erano dannatamente lucidi. Avevo i capillari arrossati e letteralmente contornati dalle lacrime.

Stavo per scoppiare a piangere, mi conoscevo abbastanza bene per aspettarmelo.

'Bee tesoro, dove diavolo sei finita?' Urlò mio padre, allarmato, dall'altra parte.

'P-papà...i-io, ecco...', la mia voce già bassa di suo, svanì fra i singhiozzi provocati dalle mie lacrime e non fui più in grado di rispondere.

Percepii una lacrima percorrere lentamente la mia gota lievemente arrossata, e di colpo, il biondo intervenne.

Strappò il telefono dalle mie mani e lo portò al suo orecchio.
'Andy Tomlinson?' Domandò, aggrottando la fronte.

Dall'altra parte si sentii un lungo silenzio da parte di mio padre e poi, come se avesse appena trovato le risposte necessarie, riprese a parlare.
'Con chi sto parlando?' Domandò.

Il tono della sua voce si fece subito preoccupato e stridulo.

'Signor Andy, stiamo tenendo sua figlia in ostaggio', spiegò frettolosamente il biondo, cercando di mantenersi più calmo possibile.

'Cosa!?' Mio padre urlò talmente forte che notai Niall allontanare il telefono dal suo orecchio, con disprezzo.
'Ha capito bene, e le consiglio di non fare un passo falso se vuole rivederla viva'. Disse subito, alzando lo sguardo a me per sorridere maliziosamente.

'Non ho intenzione di pagare nemmeno un soldo!' Urlò mia padre, dall'altra parte, 'rivoglio mia figlia e basta!'

'Oh, no...' Niall rise con divertimento, alle sue parole. Scosse istintivamente la testa e cominciò a camminare nervosamente per la stanza.

'Deve darci almeno diecimila sterline', sentii dire, 'dieci mola sterline in contanti e riavrà sua figlia sana e salva', spiegò.

Il suo passo era così rapido e nervoso nella stanza che dubitai fosse solto fare quel genere di cose.

E in fine, dopo aver ascoltato a lungo ciò che stava dicendo mio padre e che a causa della lontananza non potevo più udire, sbuffò sonoramente, puntando i suoi talloni a terra.
'Una decina di giorni', decretò.

'Okay, ci faremo sentire noi', concluse.

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