67- Forget the past?
"Hostage" | Wolverhampton
Restai chiuso nel bagno per circa un'ora. Feci la doccia e finii con l'asciugarmi rapidamente i capelli, lasciandoli inumiditi.
Non sopportavo l'idea di dover star a casa di qualcuno, figurarti a casa di Liam, dove, decine di ragazze con gli ormoni sballati, entravano ed uscivano continuamente.
Sospirai seccato e mi diressi davanti allo specchio appannato.
Soltanto allora mi guardai attentamente allo specchio e mi resi conto di quanto la barba stesse crescendo più veloce del dovuto, attorno alla mia mascella.
Andai in camera mia a cambiarmi ed indossai di nuovo i vestiti del giorno precedente: non avevo con me la valigia e i miei abiti, ero andato via da casa di Bee senza preavviso e le mie cose erano rimaste lì.
Di certo non sarei tornato a casa sua per riprenderle. Bee, come qualsiasi donna, avrebbe pensato che con la scusa dei miei abiti cercavo ancora di vederla per cercare di essere perdonato.
E nonostante volessi tornare come una volta con tutto me stesso, no, non glielo avrei dimostrato ancora.
"Hostage" | Bradford
Sfilai le chiavi ed aprii lo sportello per scendere dalla macchina.
Non appena fui fuori, l'aria fresca di casa mi invase le narici.
Puntai lo sguardo su quella che fino a qualche giorno prima era la mia casa e sospirai, incamminandomi verso il portone d'ingresso.
Non appena girai la chiave nella serratura, mi affacciai con la testa all'interno per vedere se ci fosse qualcuno.
A mio favore riuscii a vedere soltanto l'entrata dell'appartamento, deserta.
Sospirai di sollievo e spalancai la porta, rinchiudendola poi cautamente alle mie spalle.
Mi diressi direttamente in camera mia, dove avevo fortunatamente lasciato qualche abito che non indossavo mai.
Non appena aprii la porta della mia camera, rimasi sorpreso nel trovare pochissima luce mattutina penetrare all'interno, attraverso le serrande socchiuse.
Incapace di vedere qualcosa, appoggiai una mano al muro e cercai a tastoni l'interruttore della luce, per potermi orientare al meglio.
Dopo aver toccato circa metà della parete, alla ricerca della luce, riuscii a trovare l'interruttore e lo premetti, illuminando l'intera stanza.
Sbattei rapidamente le palpebre, colpito dall' enorme quantità di luce, e non feci neanche in tempo a guardarmi attorno che una voce isterica mi fece sobbalzare.
'Chi cazzo sei!?'
Mi portai una mano al petto e scattai a guardare verso il mio vecchio letto, spaventato.
'Louis?' Alzai un sopracciglio non appena vidi il castano seduto sul letto, con un telefono fra le mani, pronto ad essere scagliato contro di me.
Sospirai di sollievo, diamine.
'Zayn...' Sospirò. Quell'idiota buttò il telefono sul mio letto e poi portò una mano fra i capelli, sistemandoseli. 'Che cazzo ci fai qui?' Domandò.
Lo guardai male e portai le braccia conserte al petto, 'tu, cosa ci fai qui?' Sottolineai il tu, marcando il tono della mia voce.
'Sono rimasto a dormire qui', alzò le spalle e poi si guardò intorno, 'non te ne eri andato da qui?' Chiese poi, tornando a guardarmi col la fronte aggrottata.
'In effetti', strinsi le spalle e mi incamminai con indifferenza verso il mio armadio.
In realtà mi faceva uno strano effetto rientrare in quella casa nella quale avevo abitato per anni ed anni e dove avevo condiviso gran parte della mia vita.
Quando decisi di andarmene, lo feci con la consapevolezza che le cose sarebbero andate meglio e che non avrei mai più messo piede lì dentro.
Chi avrebbe ripensato alla mia vecchia casa con una ragazza come Bee al mio fianco e con tutto ciò che amavo attorno a me?
Insomma, mai avrei pensato di sentire del vuoto nel mio petto nello stesso istante nel quale calpestavo il terreno della mia ex cameretta.
In quella stanza erano successe così tante di quelle cose che quasi mi venne da ridere nel ripensare ad un Louis Tomlinson addormentato sul mio letto.
Era un pensiero davvero orribile ma, onestamente, preferivo riderci su.
Aprii le ante dell'armadio ed uno spazio vuoto comparve davanti a me.
Il legno di quel mobile non era mai stato così spoglio; solitamente i miei abiti lo riempivano e...fanculo i ricordi.
Mi abbassai per prendere quei pochissimi vestiti che avevo lasciato con il pensiero: 'non li indosserò mai'.
Li presi tutti e poi rinchiusi l'armadio, tornando a guardare Louis.
Quest'ultimo mi osservava. Lo trovai con lo sguardo attento puntato su di me e con un'espressione piuttosto inquietante.
'Allora, con mia sorella?' Chiese. Nello stesso istante si tolse le coperte di dosso, evidentemente per non guardarmi.
'Con tua sorella cosa?' Feci un passo verso il letto e lui scese da esso, si sedette sul bordo, afferrando una maglietta che aveva precedentemente appoggiato sul comodino.
'Beh, voglio dire...' Esitò, rigirando il suo indumento fra le mani, 'ci hai parlato?'
'Dovrei?' Quella domanda mi scappò spontanea.
'Ovvio'. Disse con certezza. Infilò il capo nella maglia e non appena la sua testa sbucò, si voltò con il capo verso di me: 'insomma, dimmi pure di farmi i cazzi miei ma sembrate due morti', esordì.
Lo guardai con incertezza e lui alzò le spalle, voltandosi ed infilando poi anche le braccia nella t-shirt.
'Tua sorella non è contenta della sua decisione?' Chiesi, innervosito.
Ovvio che lo era visto che il suo cervello fosse fermamente convinto di essere stata tradita da me.
'Non credo proprio', scattò in piedi e si sistemò la maglia addosso, senza rivolgermi alcuna attenzione.
Capii che tutti i suoi movimenti fossero dovuti più dal fatto che volesse evitare il mio sguardo ma, francamente, non mi interessava.
Mi ritrovai ad alzare le spalle; in fin dei conti nessuno l'aveva obbligata a star male, se soltanto mi avesse ascoltato e mi avesse dato retta, entrambi, avremmo evitato determinate situazioni.
Ero impassibile all'idea che non stesse bene per la decisione da lei intrapresa ma, se dovevo essere sincero, sapere che infondo anche lei stava male...mi distruggeva.
Sapevo di non essere complice del suo dolore, non avevo fatto niente per portarla a quel punto, ma qualsiasi cosa che portava un suo malumore mi rattristava.
Era ridicolo.
Abbassai lo sguardo al pavimento e restai in silenzio, a riflettere.
'Zayn', un richiamo calmo e paziente richiamò la mia attenzione.
Alzai lentamente il capo ed un Louis in tutta la sua sensibilità mi si piazzò davanti.
Posò le sue mani sulle mie spalle non appena lo guardai nei suoi occhi azzurri.
Non era mai successo. Non così d'improvviso. Non alla sprovvista. Non da lui.
D'impulso scattai ad afferrare i suoi avambracci, ma ci impiegai qualche secondo a capire che non aveva cattive intenzioni.
Sospirai e riportai le braccia lungo i miei fianchi, cercando di calmare quell'improvvisa carica di adrenalina che aveva colpito i miei muscoli.
Subito, il castano davanti a me, assunse un'espressione completamente spaesata, ma poi sorvolò e riprese a parlare.
'Noi non siamo amici', asserì. Lo vidi farmi un cenno col capo, come per chiedermi di seguire il suo discorso. Annuii.
'Sinceramente non mi stai neanche così simpatico', disse. Lo seguii immediatamente, rispondendo con uno schietto 'nemmeno tu'.
Mi ignorò.
'Ma tu sei colui che mia sorella ama e...credimi se ti dico che io voglio il meglio per lei'. Mi guardò diritto negli occhi ed io mi presi nervosamente il mio labbro inferiore fra i denti.
'L'hai tradita?' Scosse leggermente le mie spalle e mi guardò con attenzione, come per scrutarmi.
Scossi la testa.
'Giuramelo Zayn, dimmi che non l'hai fatto', insistette, invitandomi ansiosamente a parlare.
'Non l'ho fatto', mormorai, scuotendo leggermente il capo.
'E allora fa qualcosa!' Sbottò, lasciò le mie spalle e mi guardò confuso, allargando le braccia, 'perché vi state lasciando andare?' Continuò.
Me lo chiedevo anche io. L'orgoglio? Forse, forse era il mio orgoglio a portare il mio corpo lontano da lei e a farmi soffrire.
Sbuffai ed alzai gli occhi al cielo, andandomi a sedere sul bordo del letto.
Posai i gomiti sulle ginocchia e mi presi la testa fra le mani per la centesima volta da quando avevo conosciuto quella maledetta ragazza.
Sembrava così buona, così dolce e perfetta per me.
Quando la conobbi pensai che era una bella ragazza, che aveva una voce adorabile...
Quando le presi le mani, quando la abbracciai per la prima volta, quando la baciai...pensai fosse fottutamente adatta a me.
Sentivo il suo corpo animare il mio come mai alcuna ragazza aveva mai fatto.
Era esattamente l'esemplare di ragazza che volevo con me, la ragazza che cercavo, quella che volevo stesse ogni istante della mia vita accanto a me...
Tutto sembrava così magnifico ma il tempo e l'orgoglio lo aveva maledettamente incasinato.
Lei lo aveva incasinato, la sua stessa voce adorabile, il suo stesso bellissimo sorriso, la sua stessa testardaggine...lei.
Ero un coglione? Probabile. Probabile che non ero un genio se mi ritrovavo a sfogarmi e a parlare delle mie relazioni con lo stesso ragazzo che mi aveva rovinato l'infanzia.
Ma nessuno era da meno in quel momento e chiunque era adatto a svuotare la mia mente.
'Mia sorella è testarda, è gelosa, è paranoica...' Lo sentii dire.
Sapevo ogni caratteristica di sua sorella, forse più di quante ne sapeva lui, e di certo non avevo bisogno di un riepilogo per calmarmi.
'Ma ti ama Zayn, per questo voglio mettere da parte il passato e darti una mano'.
"Hostage" | Doncaster
[Bee Tomlinson's pdv]
'Pensi che tutta questa gente che si bacia sia davvero innamorata?' Domandò Trishar, leccando un lato del suo gelato.
Mi sedetti sul prato, accanto a lui, e mi guardai intorno prima di infilzare una patatina sul carroccio che avevo fra le mani.
'Forse', mormorai.
'Tu che te ne intendi, entro quando pensi che si lasceranno quei due?' Alzai il capo a guardare la povera coppia di cui stava parlando e seguii il suo capo,trovando davanti a me una ragazza dai capelli rossi seduta sulle gambe del suo ragazzo.
'Perché dovrei intendermene?' Chiesi, ridendo.
'Non so' alzò le spalle e leccò nuovamente il cornetto, 'sei fidanzata, io no', sputò.
'Beh...' Spostai lo sguardo intorno a me e sospirai.
'Tu te ne intendi di baci no?' Scattai a guardarlo ed aggrottai la fronte, scettica.
'Intendo, hai baciato per bene il ragazzo', cercò di spiegarsi ma notai l'imbarazzo nella sua voce.
Lo guardai ancora con più confusione ed intensità, così che nel giro di qualche sei canso Trishar potesse sbuffare e proiettare il suo sguardo sul gelato.
Afferrai un'altra patata e la portai in bocca intanto che lui potesse ragionare e farmi una domanda più precisa.
'Cosa stai blaterando?' Lo richiamai.
Lo vidi trattenere un sorriso con il suo sguardo ancora fermo sul cono che, da lì a poco, si sarebbe sciolto.
'Dai...', insistei con un tono lamentoso.
'Mi frequento con una ragazza', disse rapidamente.
Fece un morso al cornetto e spostò rapidamente lo sguardo nel vuoto, facendo finta di niente.
'Cosa?' Strillai. 'Davvero? E ti fai problemi a baciarla?' Posai velocemente il cartoccio accanto a me e mi sedetti comodamente difronte a lui per poterlo interrogare con più facilità.
'No, cioè...' Rigirò il gelato sotto ai suoi occhi e deglutì, impacciato.
'Wow', commentai, 'cosa vuoi sapere?' Andai al sodo visto che, ormai, avevo intuito che stesse cercando di capire come doversi comportare.
'Come funzionano i baci...quelli più spinti insomma...' Farfugliò.
Alzai un sopracciglio e portai le braccia conserte al petto, 'spinti?' Ripetei, dubbiosa.
Lo vidi annuire senza rivolgermi il minimo sguardo.
'Hai intenzione di andare al sodo?' Non mi piaceva l'idea che Trishar fosse quel tipo di ragazzo, lo avevo visto sempre come un bravo ragazzo con le idee chiare e ci la voglia di innamorarsi, per questo alzai la voce, piuttosto infastidita.
'No no', sbarrò gli occhi, alzando una mano come per difendersi, 'solo che mi piacerebbe essere pronto', si giustificò.
'Mh', lo guardai abbastanza male da farlo tornare a guardare da un'altra parte.
E così passammo metà mattinata. Scherzammo su qualsiasi cosa e parlammo di tantissimi argomenti che se soltanto avessi dovuto ricordarmeli tutti, avrei fallito miseramente.
Mi parlò di questa ragazza con la quale si frequentava e da come l'aveva descritta sembrava carina ed anche piuttosto seria.
Ero felice per lui ed ero contenta che nonostante la sua religione, il suo colore e tutto, fosse riuscir a trovare qualcuno che andava oltre a degli stupidi pregiudizi.
Da bambino, spesso, si lamentava di alcuni comportamenti cattivi e di alcune discriminazioni che i suoi compagni avevano, visto che era da sempre stato piuttosto mulatto.
Mi diressi verso casa per l'ora di pranzo, anche piuttosto stanca, con la speranza di ritrovare mio fratello e di potergli chiedere delle spiegazioni.
***
Entrai in casa e non appena varcai la soglia, i suoni della televisione mi lasciarono intuire che stranamente non era vuota come al solito.
Controluce il pavimento era lucido e un'odore di pulito colpì la mia attenzione, distraendomi dagli altri suoni.
Supposi che mia madre, o alla donna delle pulizie che chiamava una volta la settimana, avevano passato lo straccio, così mi sfilai le scarpe e le lasciai all'ingresso.
Mi diressi serenamente verso il soggiorno e quando arrivai, in punta di piedi, mi accorsi che la persona seduta sul divano a guardare la televisione, non fosse mio fratello, ma mio padre.
'Buongiorno tesoro', alzò la testa dal giornale e mi sorrise, tornando poi a leggere in tutta tranquillità.
'Anche a te, Louis?' Mi guardai istintivamente intorno, ma mio padre mi precedette, parlando ancora.
'Ha chiamato ed ha detto che sarebbe tornato per pranzo'. Esitò, alzando il braccio e proiettando lo sguardo sull'orologio che teneva al polso: 'presto sarà qui'. Concluse.
Annuii di risposta e mi diressi verso la mia camera per poterlo chiamare.
Papà aveva detto che sarebbe tornato a breve, ma conoscevo mio fratello, e sapevo che dopo aver fatto qualcosa di grave, cercava in tutti i modi di evitare una persona.
Mi sedetti sulla sedia della scrivania con il telefono fra le mani e digitai il suo numero, sospirando.
Non sapevo dove voleva arrivare: se voleva evitarmi per il resto della vita o se voleva semplicemente aspettare che mi dimenticassi di ciò che aveva fatto, per tornarsene a casa.
Portai il telefono all'orecchio e mi sdraiai comodamente sulla sedia, appoggiando i piedi sulla scrivania.
'Pronto?' La voce indifferente di mio fratello la diceva lunga visto che, a quanto ricordavo, aveva il mio numero salvato in rubrica.
'Louis, dove sei?' Domandai, con fin troppa freddezza.
Lo sentii trattenere il respiro, forse preso alla sprovvista, 'in giro...sto tornando', si affrettò a dire.
'Ah va ben...' Stavo per concludere la chiamata, quando, una voce a me familiare parlò in sottofondo, dicendo qualcosa di simile ad un 'è lei?'
Louis sopraffece immediatamente quella voce con un rapido 'shh!' e poi si rivolse di nuovo a me, 'ci vediamo a casa, va bene?' Domandò.
Sapevo perfettamente di chi era quella voce, ormai l'avrei riconosciuta fra mille.
Come potevano Louis e Zayn stare insieme? Perché mio fratello stava parlando con lui?
Non avrei continuato a farmi centinaia di domande insensate, mi conoscevo alla perfezione ed anche Louis mi conosceva abbastanza bene per sapere che non sarebbe finita lì.
'Chi c'è lì con te?' Chiesi.
Sapeva che avevo sentito, il tono con cui cercava di liquidarmi bastava per capire che era preoccupato di essere stato sgamato e...no, non avrebbe mentito.
Le mie supposizioni si riconfermarono non appena, dall'altra parte, un sono sbuffo scappò dalla sua bocca.
'Louis?' Lo richiamai.
Silenzio, potevo sentire soltanto il rumore meccanico delle loro azioni attraverso il telefono.
'Louis, rispondimi, so che c'è Zayn con te', cercai di convincerlo e, non appena finii di pronunciare quella frase, qualcuno dall'altra parte mi fece sobbalzare il cuore.
'Complimenti per l'intuito', Zayn.
Il mio cuore prese a battere fortissimo. Così forte che se soltanto non mi fossi sforzata a riprendere un profondo respiro, sarebbe scoppiato nel mio petto.
'Zayn...' Pronunciai il suo nome senza un esatto motivo; semplicemente, mi venne spontaneo.
Mi aspettavo una risposta; nonostante avessi parlato ed avessi detto qualcosa a caso, senza ragionar prima, qualcuno dall'altra parte avrebbe parlato ancora, no?
No. Il suono di chiusura sostituì quello della chiamata un'istante dopo, facendomi rattristare.
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