62- Fucking you!
"Hostage" | London
Non avevo comperato la colazione per me e Bee, avevo salutato il barista in maniera alquanto sfacciata e stavo percorrendo la strada per ritornare alla macchina, e in tutto ciò, Janette non mi si era staccata di dosso: continuava a farmi domande e proposte raccapriccianti davanti a chiunque, chiunque ci passasse davanti.
'Voi fottutamente smetterla!?' Sbraitai. Scattai a guardarla frustrato e lei inizialmente sembrò sobbalzare, non aspettandosi un gesto simile, ma poi tornò con il suo solito sorriso languido stampato sulle labbra.
Sospirai e tornai a camminare, cercando in tutti i modi di evitarla e di fingere che non mi stesse dietro con i suoi tacchi a spillo.
Non poteva semplicemente inciampare e rompersi una caviglia?
'Non so ancora quanto tu possa resiste con questo falso menefreghismo' commentò: la sentii ridere per poi continuare, 'mi hai scopata qualche mese fa, vuoi dirmi che ora non ti interesso?'
Alzai gli occhi al cielo e mi trattenni a non parlare.
Non volevo sembrare interessato neanche ai suoi modi di provocare una reazione da parte mia ma sapevo che, se avesse continuato così, me la sarei portata dietro fino alla mia macchina e a Bee non avrebbe fatto piacere.
'Cosa ne pensi del bagno dell'autogrill?' La sua voce maliziosa mi fece quasi venir voglia di vomitare, diamine, avrei voluto sbatterla per terra a suon di schiaffi.
Tesi la mascella, sapevo di non poter resistere a lungo, così cercai di farla smettere in un modo tranquillo così da evitare una presunta rissa.
'Sono fidanzato' dissi, continuando a camminare, 'potresti gentilmente toglierti dalle palle, ora?' Non mi voltai neanche, continuai verso la mia macchina che ad ogni passo, sembrava avvicinarsi sempre di più.
'Fidanzato?' Strillò. La sua voce sembrò penetrarmi nel cervello, odiavo quei timbri così marcati.
Sentii i suoi passi accelerare alle mie spalle e i suoi tacchi far un continuo ed irritante rumore, a contatto con la ghiaia. 'Fidanzato sul serio?' Domandò ancora.
'Sul serio', confermai, sbuffando.
'Wow, davvero un uomo che va a puttane può fidanzarsi in maniera seria?' Alla fine di quella domanda, la bionda scoppiò a ridere in maniera snervante, tanto snervante che nel giro di pochi istanti mi ritrovai addosso a lei, con le mani avvinghiate sulla sua maglia scollata e lo sguardo su di lei.
Vidi il suo viso mutare, dall'espressione divertita e sghignazzante che la affiorava poco prima, la sua faccia sembrava aver visto un mostro.
'Stavo...stavo scherzando' cercò di dire, terrorizzata, ma io la azzittii.
'Non scherzare con me, Janette' la fissai, 'non scherzare con me', ripetei lentamente quella frase come per incidergliela bene in mente.
Il mio tono di voce così freddo e le maniere con le quali la stavo tenendo non sembrarono però, colpirla. Sbarrò gli occhi, incredula e subito dopo divertita, di nuovo. 'Ricordi il mio nome?' Domandò, o meglio, urlò.
Chiusi gli occhi, strinsi maggiormente il tessuto della sua maglia e presi un profondo respiro dal naso, prima di strattonarla lontano, con così tanta forza che mi ritrovai a spalancare gli occhi, con la paura di aver esagerato.
La vidi barcollare sui suoi stessi tacchi, per poi riprendersi. Abbassò il capo e portò le mani al suo seno enorme, per sistemare la stoffa stropicciata.
La guardai, la fissai mentre si sistemava. 'Ti è chiaro che devi toglierti dai coglioni?' Domandai.
'Mi è chiaro quanto tu sia ridicolo', alzò il capo e mi fissò con i suoi occhi azzurri. 'Sa cosa stavi facendo, nessuno crede a questa falsa scenetta', ridacchiò, scuotendo la testa.
A quelle parole alzai un sopracciglio e la fissai confuso.
Janette portò una mano fra i suoi capelli ondulati e li mosse, sistemandoli.
Quel sorriso malizioso e quasi divertito non aveva abbandonato le sue labbra rosse; sembrava volermi dire quanto fossi coglione, ma in realtà, io non volevo assolutamente niente da lei, niente di tutto ciò che stava dicendo.
''Sa cosa stavi facendo, nessuno crede a questa falsa scenetta'', le sue parole mi tornarono in mente.
Socchiusi gli occhi ed osservai il suo volto magro spostarsi dalla mia faccia, fino alle mie spalle.
E soltanto quell'azione sembrò bastare per trafirmi lo stomaco. Un enorme dolore mi fece mancare l'aria, uno di quei dolori che vengono quando sai che sta per succedere un casino.
Mi voltai lentamente per guardare dietro di me, oltre alle mie spalle, dove i suoi occhi azzurri erano proiettati; e quando mi girai, trovai Bee, Bee e le sue braccia conserte, Bee e i suoi grandi occhi lucidi, Bee e la rabbia, Bee e il suo vecchio sguardo pieno di odio.
Mi aveva letteralmente messo nella merda.
Fissai Bee per qualche secondo, i suoi occhi si alternavano tra me e Janette: volevo spiegarle che era tutta una grande cazzata ed abbracciarla, non farla soffrire ancora.
Dopo qualche attimo perso a guardarci, Bee prese un profondo respiro e si girò di scatto, cominciando a camminare.
'Dove vai?' La mia voce si spezzò quando allungai la mano per prenderle delicatamente il braccio, ancor prima che fosse troppo lontana.
'Lontano da te,' gridò, senza neanche voltarsi. Strattonò il suo braccio e riuscì immediatamente a liberarsi della mia presa; la sua rabbia riusciva a farla diventare isterica, come ogni volta.
Riprese a camminare con rapidità ed io non esitai a seguirla; udii lo sghignazzare della bionda alle mie spalle ma evitai di fare un'altra scenata e velocizzai il passo, cercando di raggiungere Bee, che grazie alla rapidità dei suoi passi, era già lontana
Bee attraversò la strada davanti a me e quando mi ritrovai io, sulla soglia della strada, le macchine sfrecciarono davanti a me, obbligandomi a fermarmi.
Aspettai che le numerose automobili mi passassero davanti fino a quando il traffico non diminuì e ne approfittai per attraversare velocemente la strada.
Non appena fui dall'altro lato della strada, delle macchine suonarono il clacson e mi gridarono qualcosa, visto che mi ero imbucato nella strada senza alcuna attenzione...ma li evitai, piuttosto, guardai difronte a me e la vidi da lontano, tornare nel parcheggio dove la mia macchina era parcheggiata.
Era lontana, così lontana che se soltanto non mi fossi dato una mossa, l'avrei persa di vista.
Cominciai così a correre, nonostante odiassi farlo capii di non aver altra via di scampo. Corsi con così tanta velocità come non facevo da anni.
Quando arrivai a qualche metro da lei, la vidi voltarsi verso di me soltanto con il capo per vedere dove fossi, per poi accelerare il passo, irritata.
'Per favore, fermati e lasciami spiegare' la supplicai, con il fiato corto.
Continuai a seguirla, diminuendo ovviamente il passo se non volevo ritrovarmi a terra, a corto d'aria.
'No, Zayn', la sentii dire. 'Non voglio alcuna spiegazione', le sue parole mi fecero capire che i suoi occhi oramai, erano pieni di lacrime. Tirò su col naso perdendo il controllo della sua voce isterica, 'puoi dirmi tutto quello che vuoi, ma niente potrà mai cambiare quel che ho visto e quel che ho sentito!'
La sua voce spezzata e piena di disperazione mi fece tremare il cuore, accelerai nuovamente il passo, nonostante fossi al limite e questa volta però, allungai una mano così da prenderle il polso.
La strinsi tanto forte da sentire la sua pelle delicata affondare sotto alle mie dita. La strattonai verso di me e la costrinsi così a tornare faccia a faccia con me, se pur contro il suo volere.
Avevo il fiatone, non sapevo cosa dire. Sentivo la milza pulsare sotto alla mia pelle ed il mio cuore accelerare i battiti, poco abituato a correre.
La fissai con le labbra socchiuse e lo sguardo sfinito, 'hai capito male Bee, io non-' lei mi interruppe ancora, cercando di tirar via il suo polso, ma invano. 'Vuoi dirmi che ho sentito male!?' Sbraitò.
Le sue guance erano rigate dalle lacrime e i suoi occhi contornati dal nero del mascara, leggermente colato.
Era distrutta, nessun altro termine poteva descriverla.
Mi distrusse vederla in quella maniera: il male al petto e il fiato corto sembrò essere niente in confronto al male che provavo nel vederla stare così, per colpa mia.
'Mi ha seguito e mi è stata addosso, te lo giuro, io non ho fatto niente con lei', cercai di spiegare.
'Certo', Bee fece un falso sorriso e distolse il suo sguardo dal mio per sospirare profondamente.
'Cazzo, come puoi pensarlo? Secondo te scoperei ancora con una puttana dopo tutto ciò che è successo?' Mi ritrovai ad urlare anche io, non poteva credere una cosa simile e soprattutto, cazzo, non poteva arrabbiarsi e trattarmi così per qualcosa che non avevo fottutamente fatto.
Bee scosse la testa, indignata, senza dire una parola.
'Merda, mi fai incazzare Bee!' urlai, scuotendole il braccio.
Di risposta, lei, mi lanciò uno sguardo più che sconvolto per poi tornare a guardare il vuoto accanto a se. 'Ora sei tu ad incazzarti', borbottò, ironica.
'Sì, cazzo!' Strillai.
Lasciai il suo polso e le afferrai subito le spalle, per evitare che ne approfittasse e scappasse di nuovo via.
Chinai il capo verso di lei e la scossi, sperando di attirare il suo sguardo al mio. Ma lei, testarda come sempre, non fece una mossa.
'Hai detto di amarmi', borbottò, fissando il vuoto.
'Ti amo, cazzo, lo capisci?' La scossi lievemente, ancora, e sospirai non ricevendo alcuna reazione da parte sua. Era frustrante.
'Ero andato a comprare la colazione, volevo farti una sorpresa e l'ho incontrata', spiegai. Doveva credermi, non ero così coglione da cadere di nuovo a letto con una puttana, merda, avevo lei, cos'altro potevo desiderare?
Bee spostò il suo sguardo su di me, per un attimo sembrò quasi credermi e mettere da parte la rabbia, ma mi accorsi di aver capito male, quando, con gli occhi nei miei, parlò.
'Non dovevo neanche passare la notte con te', commentò. La sua faccia assunse una smorfia schifata e i suoi occhi si abbassarono a guardare una delle mie mani, ferma sulla sua spalla.
'Stai ripudiando tutto Bee? Stai ripudiando tutto quello che abbiamo fatto?' Parlai con il fiato mozzato, non potevo credere a cosa stava dicendo.
Sentii quasi il cuore cedermi nel petto.
'Non dovrei!?' Mi fulminò con lo sguardo. 'Non dovrei dopo averti trovato con quella puttana!?' Mi guardò con gli occhi sbarrati, tanto sbarrati che sembrava volermi gridare che era sua la ragione, soltanto sua...
E merda, non era così.
Presi un profondo respiro. 'Dovresti', confermai, cercando di calmarmi. 'Ma soltanto se questa non fosse una cazzata', puntualizzai.
Bee mi guardò ancora, ancora a fondo, con quello sguardo falsamente divertito che mi faceva venir voglia di prendere a pugni qualcuno. 'Dovrebbe essere una cazzata ciò che ho sentito con le mie stesse orecchie?' Rise nervosamente. Il suo tono tornò stridulo, così stridulo che mi fece ribollire il sangue.
Odiavo sentir qualcuno strillare per qualcosa che non esisteva, odiavo semplicemente non aver ragione quando ero sicuro al cento percento di avercela!
'Sai cosa?' Feci. Lasciai le sue spalle e la guardai con sfida, stringendo le mani in due pugni: 'credi a chi cazzo ti pare, fai come cazzo ti pare, ma tornatene a casa a piedi', conclusi.
"Hostage" | Doncaster
[Bee Tomlinson's pdv]
Zayn se ne andò sotto ai miei occhi.
Girò i tacchi e se ne andò verso la sua macchina, con un passo svelto ed infuriato.
Era arrabbiato, ovvio che lo fosse dopo avergli sbattuto in faccia la realtà. E quella reazione da parte sua aveva dimostrato quanto fosse dalla parte del torto.
Faceva male, faceva male più di quanto lui credesse.
Avevo fatto l'amore con lui, gli avevo dato tutta me stessa fidandomi per la seconda volta di lui.
Lo amavo davvero tanto e tutto ciò che avevo fatto l'avevo fatto con tutto il cuore, con tutto l'amore che potevo dargli.
Sentivo di fare la cosa giusta la serata prima, e invece non era così. Non potevo pentirmene completamente, nonostante tutto ciò che aveva appena fatto, lo amavo con tutta me stessa ed avevo fatto l'amore con chi amavo davvero.
Spalancai la porta di casa mia con le lacrime agli occhi. Non volevo che qualcuno mi vedesse, ne tanto meno che qualcuno mi chiedesse qualcosa.
Mi avrebbero tempestata di domande visto che avevo passato la notte fuori e visto che, per colpa del tempo, ero bagnata fradicia.
I taxi non arrivavano fino a casa mia, o meglio, non avevo con me i soldi necessari per pagare l'intero tragitto ed avevo percorso metà della strada a piedi, infreddolita.
Entrai in camera e chiusi la porta alle mie spalle. Girai la chiave, così che nessuno potesse disturbarmi, e quando mi voltai, sobbalzai nel trovarmi gli occhi azzurri di mio fratello puntati nei miei.
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