61- Old bullshits
"Hostage" | Doncaster
I miei genitori erano usciti; come ogni sera erano andati da qualche parte per passare la serata in allegria, ma stranamente, quella volta, mio padre impedì categoricamente a Louis di uscire e lo aveva lasciato a casa, con me e Zayn.
Ovvio che tutto ciò non era una casualità, ma sorvolai...infondo era una delle prime volte che Zayn si fermava a casa nostra e non poteva fidarsi completamente.
Mi allungai sul divano ed appoggiai il capo sulle gambe di Zayn che mi seguì, intrecciando le dita tra i miei lunghi capelli.
'Ho saputo che un mio amico cerca un'aiutante nel suo bar', mi girai a guardare Louis, seduto sul divano difronte al nostro, con un telecomando fra le mani ed uno sguardo completamente rivolto alla televisione.
'Pensi che io possa essere adatta?' Domandai.
'Gli ho già parlato di te'. La sua risposta fredda mi lasciò intendere che non voleva dilungarsi troppo e mi confermò quanto ancora ce l'avesse con me, per ovvie ragioni.
'Umh...grazie...' Mi sentii stranamente in colpa nei suoi confronti; insomma, lui aveva pensato per me nonostante quel che era successo e tutto accentuava i miei sensi di colpa.
'Ha detto che dovrà parlarne con suo padre e che ci farà sapere nel fine settimana', lo vidi spostare il suo guardo verso di noi, ma quando incontro i miei occhi fermi su di lui, scattò e tornò a guardare la televisione accesa, che parlava a basso volume.
Non risposi, mi soffermai a guardare la sua figura offesa e forse delusa nel più profondo del cuore, che fissava lo schermo senza alcuna concentrazione.
Sbagliava a comportarsi così con me e con tutto ciò che riguardava Zayn, era stato una persona orribile nella sua età più 'tenera', ma tutto ciò non toglieva il bene che aveva sempre dimostrato di volermi.
Zayn ormai non apriva bocca da quando aveva affrontato quella discussione con i miei genitori e capii che comunque, dovermi parlare davanti a mio fratello era abbastanza complicato per lui.
'Louis', lo chiamai a bassa voce e quest'ultimo guardò verso di me con poco interesse.
Quel poco interesse che tutti cerchiamo di far sembrare quando in realtà siamo davvero interessati.
'Scusa', dissi soltanto quello.
Lo guardai negli occhi con sincerità e vidi i suoi azzurri farsi più cupi.
Louis prese un profondo sospiro e distolse il suo sguardo dal mio; quel silenzio mi faceva crescere l'ansia, più di quanta ne avessi prima di chiedergli scusa, ma quell'enorme groppo alla gola si appesantì quando lo vidi alzarsi dal divano ed andarsene, pronunciando semplicemente 'penso sia il caso di andare a dormire, buonanotte'.
Restai quasi scioccata da quel gesto, sentii i miei occhi bruciare e le mie mie guance accaldarsi. Volevo piangere o magari corrergli dietro, abbracciarlo e dirgli che ero la persona più stupida di questo mondo.
Ma mi limitai a prendere un profondo respiro, così da rilassarmi, e mi alzai dalle gambe di Zayn. Tornai seduta al mio posto e mi passai le mani sul volto.
'Ti perdonerà domani', la voce di Zayn mi rassicurò in parte, mi voltai a guardarlo con titubanza e lui fece un mezzo sorriso, 'fa male prenderle lì, è ovvio che ti faccia aspettare!' La sua affermazione fu seguita da una risatina e non potei far a meno di ridere anche io.
Mi sfilai la maglia e i pantaloni, restai in reggiseno e mutande, incosciente.
Zayn era alle mie spalle e neanche persi tempo a pensare che sarebbe stato opportuno cambiarsi in bagno.
Ero troppo presa a pensare a cosa fare per far ragionare mio fratello, nonostante non fossi io, quella dalla parte del torto.
Lanciai la maglia sul letto ed andai verso la scrivania dove un mucchio di abiti piegati erano stati lasciati lì da mia madre.
Spostai i vari indumenti prima di trovare una canottiera ed un paio di pantaloncini corti.
'Se stai cercando di tentarmi, credimi, sei sulla buona strada'. Scattai a guardare alle mie spalle e quando mi resi conto delle mie condizioni e di chi avevo nella stessa camera, mi sentii rabbrividire.
Era stupido provar ancora vergogna ma non ero mai stata una ragazza piena di autostima o abituata a trovarsi ragazzi nella stessa stanza, per questo, strinsi gli abiti al petto e guardai Zayn con gli occhi sbarrati.
Lui rise ancora e poi scosse la testa, portando le mani alla fibbia della sua cintura. La slacciò con un movimento abituale e lasciò che i suoi pantaloni scivolassero lungo le sue gambe snelle, proprio sotto ai miei occhi.
Il suo sguardo pieno di divertimento non si staccava dalla mia faccia, continuò a fissarmi per tutto il tempo, anche quando si piegò per raccogliere i pantaloni per poi posarli sul comodino.
Quando tornò in piedi, pronto per sfilarsi la maglia, afferrò i bordi della t-shirt e cominciò ad alzarla leggermente. Intravidi le scritte incise in nero il suo inguine, ma finalmente, riuscii a tornare cosciente quando sbuffò e portò le braccia conserte al petto, fingendosi frustrato.
'Finirai per consumarmi', commentò, con tono lamentoso.
Di tutta risposta aggrottai la fronte ed alzai una mano verso di lui, mostrandogli il dito medio.
Alla mia azione, Zayn scoppiò in una fragorosa risata mentre io mi voltai di spalle e cominciai a vestirmi.
"Hostage" | Doncaster
Sbarrai gli occhi: la cosa strana era che alcun rumore aveva fatto irruzione nel mio sonno e nemmeno i raggi del sole, che ogni mattina penetravano oltre le tende, mi stavano accecando.
Feci un verso di lamento ed allungai un braccio sul mio letto, per trovare il corpo di Zayn.
Ma quello che sentii sotto alle mie dita, fu soltanto il freddo e stropicciato lenzuolo;nessun corpo caldo da abbracciare.
Feci per voltarmi, ma soltanto quando provai a tornare supina mi resi conto di aver qualcosa sopra. Qualcosa di pesante, esattamente sopra al mio fondo schiena...qualcosa che mi impediva ogni singolo movimento.
'Zayn?' chiamai il suo nome senza un motivo ben preciso.
'Shh, dormi', udii la sua voce soffice e bassa proprio dietro di me.
'Che diavolo stai facendo?' Cercai di rigirarmi nel letto e poterlo guardare in faccia, ma il suo corpo sopra al mio me lo impediva drasticamente.
Per questo sbuffai ed aspettai la sua risposta, che non tardò ad arrivare. 'Non riuscivo a dormire...' La sua voce suonò lamentosa, come se mi stesse incolpando di qualcosa.
'Sei un pervertito del cazzo, Zayn!', Esclamai, cercando di non urlare troppo.
Lo sentii ridacchiare per poi posare le sue mani sulla mia schiena, 'lo vuoi un massaggio?' propose lui, con una voce tanto roca che mi fece raggelare. 'Sono bravo', aggiunse un attimo dopo, con un tono così malizioso che prima di rispondere pensai a quanto mi sarei dovuta fidare di quello che lui reputava 'massaggio'.
'Va bene', ammiccai, incerta.
Prima che potessi rendermene conto, Zayn, seduto a cavalcioni sulle mie gambe, cominciò a fare pressione con i palmi delle sue mani verso la fine della mia colonna vertebrale, giusto sopra il sedere.
Stavo per dirgli di spostare le mani da lì e di placare i suoi ormoni, per la millesima volta, quando lui cominciò a calibrare la pressione aumentandola per tre secondi, per poi diminuirla gradualmente nei tre secondi successivi.
Provai immediatamente piacere in quel gesto, fu come se le sue mani mi stessero rilassando gradualmente, senza che io potessi rendermene conto. Sebbene fosse così vicino al sedere e mi mettesse un po' in imbarazzo.
Decisi così di chiudere gli occhi e di godere il tocco delle sue grandi mani.
'Amore', bisbigliò al mio orecchio.
La sua voce cauta mi risvegliò da quella sensazione nel giro di qualche secondo, 'ti sei addormentata?' Domandò.
'No', borbottai, non aprii neanche gli occhi, non mossi alcun muscolo, sospirai soltanto.
'Vuoi che continui?' chiese, divertito, tanto quanto soddisfatto.
'Mmh', quel mugolio da parte mia bastò per farlo ricominciare.
Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, così da poter godere a pieno del suo tocco.
Lo sentii salire lentamente fino alle mie spalle, raggiungendo la base del mio collo e lì, fare dei circolari movimenti con i polpastrelli delle sue dita.
'Se a te va, potremmo uscire' lo sentii dire.
Deglutii soltanto, mentre le sue mani corsero di nuovo fino al centro della mia schiena, dove il gancetto del reggiseno mi teneva addosso uno dei pochi indumenti che indossavo.
Mi ci volle un attimo per riuscire a connettere il cervello e formulare una risposta, dopo ciò che aveva fatto, ma ci provai subito dopo aver deglutito rumorosamente.
'Uscire?', Ripetei.
'Londra', la sua risposta mi lasciò con il fiato corto; volevo dirgli che sarebbe stato complicato raggiungere la città, ma non ne trovavo le parole adatte perché in realtà, morivo dalla voglia di rivisitarla con lui.
'Sono stato a Londra con i miei, anni fa', aggiunse.
Quelle parole mi fecero pensare al fatto che, nonostante ci conoscessimo da tempo ormai, non lo avevo mai sentito parlare di loro.
'I tuoi dove sono ora?' Domandai.
Alla mia domanda, Zayn si allontanò dal mio collo e tornò seduto su di me, prima di scavalcarmi e tornare seduto, con le gambe incrociate, accanto a me.
'Si sono trasferiti in America', spiegò, si sistemò un cuscino sulle gambe e strinse le sue labbra, pensieroso, 'per Harry non ho mai comprato un biglietto e non li vedo da tempo', lo guardai negli occhi e percepii la nostalgia in quello sguardo fermo e perso, contemporaneamente.
'Ora potrai rivederli!' Esclamai, cercando di interrompere quell'atmosfera.
Zayn alzò le spalle ed abbassò lo sguardo alle sue mani che, nervosamente, giocherellavano con la fodera del cuscino.
"Hostage" | London
'Bella la notte, no?' Zayn fece un tiro dalla sigaretta e poi tirò la mano fuori dal finestrino, per poter ciccare.
Non udendo alcuna risposta da parte mia, lo vidi alzare lo sguardo allo specchietto retrovisore e puntare il suo sguardo su di me, sdraiata nei sedili posteriori.
'Ho sempre adorato viaggiare di notte', confermai, allungai una mano al retro del sedile che avevo difronte e tracciai il tessuto nero con la punta dell'indice, sospirando.
'Sai cos'è Zayn?' Sentii gli occhi pizzicarmi.
Quella domanda da parte sua, mi fece tornare in mente la mia infanzia, la mia età più bella e la mia vecchia vita, prima che andassi a vivere in America.
Sentii il suo sguardo su di me, pronto ad ascoltarmi.
'Essere la figlia di un uomo ricco è bello, in alcuni casi', spiegai.
Chiusi gli occhi e in mente mi tornarono le immagini di mio padre, di mia madre, della mia famiglia e di tutte le volte che mi guardavano storto perché io no, non ero come loro.
'Mio padre basa la sua vita sul lavoro, sulle aziende e spesso chiedevo ai miei genitori di uscire con loro, di andare in montagna, in gita, o da qualche parte che non comprendesse enormi hotel di lusso', le mie parole mi fecero salire un enorme nodo alla gola, così grande che sembrava mancarmi l'aria.
'Mi consideravano strana, per loro è strano tutto ciò che rende una persona umile ed io ho sempre odiato tutto questo', ripresi fiato, 'sai quante volte ho chiesto loro di portarmi fuori, la notte, semplicemente per vedere la città al buio e le strade deserte?'
La mia domanda sembrò cogliere i sentimenti di Zayn; vidi attraverso lo specchietto, le sue labbra stringersi e il suo sguardo farsi cupo.
'Anche per questo sono innamorata di te', confessai, era tutto ciò che provavo e sentivo di doverlo tirare fuori una volta per tutte, 'adoro il fatto che tu viva ogni minimo dettaglio, anche il più stupido'.
Non volevo neanche guardare la sua reazione alle mie parole, ma mi costrinsi a farlo e mi scoppiò il cuore quando lo trovai nuovamente con gli occhi su di me.
'Ti porterò fuori tutte le notti, se lo vuoi', una delle sue mani si staccò dal volante per insinuarsi tra i due sedili, e raggiungere quelli posteriori, dove ero sdraiata io.
Non riuscii ad afferrare la sua mano ma gli presi le dita e lasciai che il suo palmo mi avvolgesse completamente la mano nella sua, più grande.
[Zayn Malik's pdv]
Bee dormì per tutto il resto del tragitto, nonostante avesse detto di adorare la notte e la vita notturna, non aveva resistito ad addormentarsi, visto l'orario.
Quando arrivai a Londra, mi fermai nel primo autogrill vicino alla città e parcheggiai la macchina in uno dei parcheggi più lontani e deserti, Mi slacciai la cintura e mi voltai a guardarla dormire, nei sedili posteriori.
Aveva la testa appoggiata al sedile, un'espressione rilassata sul viso. Sembrava fragile, ancora più piccola di quanto non fosse già. Il corpo era girato a tre quarti, la gonna era completamente scomposta, oramai lasciava scoperte tutte le gambe, anche la canottiera era messa male, i capelli in disordine.
Morsi il mio labbro inferiore e mi girai a guardare l'ora. Le otto, neanche così tardi.
Sospirai e decisi di lasciarla dormire in pace mentre io me ne andavo a prendere la colazione.
'Buongiorno', salutai l'uomo dai capelli castani dietro al bancone, che ricambiò con un cordiale sorriso ed abbassai lo sguardo alle brioche, esposte in dei lunghi vassoi di ferro.
'Vorrei...' stavo per indicare due paste al cioccolato quando, una voce isterica mi interruppe, facendomi sobbalzare.
'Ehi moro!'
Sbarrai gli occhi, conoscevo quella voce, era un timbro che avevo sentito da qualche parte e non ricordavo dove; soltanto, l'enorme vuoto che si era aperto nel mio petto, non prometteva nulla di buono.
Sbarrai gli occhi e scattai a guardare alle mie spalle.
Lunghi capelli biondi, quelle lunghe ciocche boccolate mi fecero mancare il fiato. Deglutii rumorosamente e scostai il mio sguardo sulle iridi azzurre e sulle lunghe ciglia che incorniciavano il suo viso.
Non avevo fiato per parlare, sembrava mancarmi l'aria.
Ogni singolo muscolo del mio corpo irrigidì, come se qualcuno mi avesse appena congelato.
'Ti ricordi di me?' domandò, mostrando un enorme sorriso. I suoi denti bianchissimi sembravano voler emanare solarità, ma peggiorarono soltanto la situazione, facendomi salire un nodo alla gola.
La ragazza camminò verso di me. Mi venne spontaneo abbassare lo sguardo alle sue scarpe dai tacchi alti e alle sue gambe, sta volta ricoperte da delle calze a rete.
'Sono contenta di rivederti', disse, in modo languido.
La sua mano si posò sulla mia spalla e scattai a guardare le sue dita scheletriche, seguite da delle lunghe unghie rosse: 'mi piace la tua riservatezza'.
La sua mano scivolò, gelida, lungo il mio collo. La sentii percorrere la mia pelle con sensualità; sensualità che però, a differenza delle altre volte, mi fece rivoltare lo stomaco.
Ricordavo perfettamente quel tocco, ricordavo il suo sguardo, i suoi movimenti, la sua voce colma di piacere e la sensazione di piacere che mi aveva invaso il cervello, facendomi fare un'enorme stronzata.
Un brivido mi percorse la schiena, un brivido di terrore, però.
Mi concentrai a percepire le sue dita addosso, quelle dita che non erano le dita di Bee; e l'unica cosa che riuscii a comprendere fu quanto fossi stato coglione ad aver passato una notte con una di quelle gatte morte, abituate ad aprire le gambe a chiunque.
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