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57- Choose

"Hostage" | Doncaster

I messaggi di Zayn servirono soltanto a farmi agitare più di quanto no lo fossi già.

Ero stata felice di leggere quelle parole ed adoravo ricevere messaggi di quel genere.
Ma a parte le righe scritte sui nostri baci, rimasi molto colpita dall'ultimo messaggio.

A te piace davvero qualcosa di me.

Tralasciando le volte nelle quali mi ritrovavo con centinaia di pensiero in testa, con le lacrime agli occhi o con la voglia di rinunciare a tutto e tornarmene in America per colpa sua...beh, amavo ogni singola cosa di lui e della sua testardaggine.

Provai a chiamarlo più volte al suo numero di telefono ma gli squilli rimbombavano nella stanza, mentre il telefono era in viva voce, sopra al letto, e nessuno rispondeva; soltanto un lunga serie di suoni destinati a finire con la voce meccanica della sua segreteria telefonica.

Appoggiai il telefono sopra al comodino e saltai giù dal letto.

Mi diressi verso il bagno per fare una rapida doccia e poi mi sarei cambiata, avrei sistemato i miei capelli e sarei partita per andare a casa di Zayn, così che avrei potuto parlare con lui faccia a faccia.

"Hostage" | Bradford

Percorsi con fatica quella lunga e deserta strada che portava a casa di Zayn e, giusto per semplificarmi le cose, aveva cominciato a piovere a metà strada.

Mi restò difficile raggiungere la sua abitazione; nonostante fossi stata all'interno di quella casa per circa un mese, non ero riuscita ad imparare neanche un tratto del percorso a memoria.

Verso le sei di pomeriggio, arrivai davanti al portone d'ingresso, con il fiato corto e zuppa d'acqua.
I miei capelli, ormai erano tutti bagnati e la striminzita maglietta a maniche corte che avevo addosso era risuolata alquanto inutile.

Presi un profondo respiro prima di puntare lo sguardo sui nomi incisi prepuzi di fianco al campanello.

Premetti l'indice contro il bottone e sentii il suono rimbombare all'interno della casa.

Mi guardai un'ultima volta addosso e mi venne un colpo al cuore quando vidi anche i miei pantaloni bagnati e le mie converse naviganti nell'acqua piovana.

Rialzai lo sguardo seccata e nello stesso istante, il portone di legno davanti a me si spalancò, mostrando dietro di esso la figura ormai remota di Niall.

'Ci mancavi soltanto tu' commentò, alzando gli occhi al cielo.

Mi soffermai a guardarlo, incapace di dire qualcosa, e concentrai il mio sguardo sul suo viso pallido, dove un livido violastro ricopriva il suo zigomo sinistro.

Lo vidi passare lo sguardo sul mio corpo e soffermarsi sulle varie macchie d'acqua. 'Entra, sei fradicia'. Disse seccato, spostandosi di lato, per farmi entrare.

Così feci, entrai all'interno di quella casa che ormai non vedevo da tempo e mi allontanai leggermente da lui, per guardarmi intorno.

'Vuoi Zayn?' Lo sentii parlare alle mie spalle.

Spostai lo sguardo dal divano in pelle e mi voltai per guardarlo in volto.

Ero lì senza preavviso.
Zayn non sapeva del mio arrivo ed io ero partita da casa mia con l'intento di vederlo e senza pensare che magari fosse da qualche altra parte, a fare chissà cosa.

Al solo pensiero di essere da sola con il biondo, mi si contorse lo stomaco.

'Sì, è qui?' Domandai, fingendomi abbastanza distaccata.

Lo vidi alzare le spalle per poi saettare il suo sguardo di ghiaccio lungo il corridoio: 'è in camera sua'. Borbottò.

Così, senza dire altro, inarcai un lato delle mie labbra e gli feci un mezzo sorriso, per ringraziarlo, poi mi incamminai verso il corridoio che portava alle camere; quel corridoio buio che neanche Dio sapeva quanto volte, io stessa, mi ritrovavo a maledire.

Passai oltre a varie stanze che, a quanto ricordavo, non era la camera di Zayn e non appena mi fermai davanti ad una porta di legno in fondo al corridoio, proprio difronte al bagno, ricordai che quella fosse la sua.

Mi fermai davanti ad essa e chiusi un attimo gli occhi per prendere coraggio prima di bussare.

Non appena le mie nocche colpirono contro il legno massiccio della porta, udii uno strano rumore provenire dall'interno.

'Chiunque tu sia, non entrare'. La voce fredda di Zayn mi fece quasi rabbrividire.

Già per me era difficile presentarmi lì da un momento all'altro e lui, con le sue parole, non era fottutamente d'aiuto. 

Per un attimo pensai di far finta di niente e scappare via da quella casa per tornarmene da dove ero venuta...ma poi, pensandoci meglio, cercai di eliminare tutte le paure dalla mia mente e strinsi le braccia al petto, infreddolita.

'Sono Bee'.

Uno strano rumore provenne dalla sua camera, qualcosa di simile alle ante di un armadio, chiuse con la sua solita grazia.

La maniglia della porta si abbassò, la sentii scricchiolare con lentezza fino a quando non potei intravedere il suo corpo dalla piccola fessura.

Mi guardò per un attimo e dopo essersi assicurato che fossi io, spalancò del tutto la porta, trovandosi davanti a me.

'Sei fottutamente un pesce!' Esclamò, sbarrando gli occhi.

Fece un passo verso di me con ancora una mano sulla maniglia ed allungò l'altro braccio verso il mio viso.
Con la mano mi scostò i capelli bagnati dal volto ed aggrottò la fronte, nascondendo la ciocca dei miei capelli dietro all'orecchio. 'Sei venuta a piedi?' Domandò.

Soltanto quando parlò per la seconda volta mi ritrovai a fissare la sua bocca: le sue labbra erano rosse come non le avevo mai viste e delle ferite spaccavano il suo labbro inferiore.

'Ehi, mi ascolti?' Supposi che Zayn stava cercando di richiamare la mia attenzione da tempo ormai, così scossi la testa e sbarrai gli occhi, puntandoli nei suoi, 'si, si certo'. Dissi velocemente.

Zayn mi guardò per un attimo confuso e poi allungò un braccio verso di me, per prendermi il polso: 'vieni dentro, dai', mi attirò a se e in un attimo mi ritrovai all'interno della stanza, con la porta chiusa alle mie spalle.

Zayn mi sorpassò e camminò verso il suo comò, si chinò davanti ad esso ed aprì uno dei tanti cassetti che lo componevano.

'Ti do una coperta' disse, infilando le mani al suo interno.
Cominciò a frugare fra i numerosi abiti piegati ed io portai la mano dietro alla schiena, intimidita.

Non sapevo cosa dire o fare.
Ero andata lì per dirgli delle cose, per fargli delle domande e soprattutto per sapere cos'aveva fatto il giorno prima, quando se ne era andato.

Feci qualche passo nella stanza e con molta calma mi avvicinai a lui, ancora piegato alla ricerca di qualcosa.

Proiettai il mio sguardo sulla sua schiena nuda e poi scesi fino alle sulle sue mani tatuate, immerse fra i tanti capi ammucchiati in maniera disordinata nel cassetto.

Presi un profondo respiro e scollegai per un attimo la mia mente sempre occupata nel crearsi paranoie, per dire qualcosa di sensato: 'scusa se sono arrivata fin qui...'

Alle mie parole chiaramente dette con imbarazzo, Zayn si fermò ed alzò il capo verso di me.
Sentii il suo sguardo addosso nonostante stessi ancora guardando le sue mani e mi morsi il labbro inferiore, aspettando che rispondesse.

'Non chiedermi scusa per questo', mi riprese.

Tornò a ciò che stava facendo e in pochissimo tempo, tirò fuori dal comò una coperta blu, di pile e non troppo grande.  

La posò sul suo ginocchio e poi afferrò il cassetto per rinchiuderlo con forza.

Zayn si alzò da terra e fece qualche passo verso di me.
Stavo ancora con lo sguardo disperso altrove mentre la sua figura vagava nella stanza, avvicinandosi sempre di più; e quando lo sentii abbastanza vicino da farmi ombra, alzai i miei occhi alla ricerca dei suoi.

'Sembri strana' disse, porgendomi ciò che aveva tirato fuori dal cassetto.

Abbassai lo sguardo alla coperta e poi feci un piccolo sorriso, afferrandola e stringendola al mio petto. 

'In realtà sono molto confusa', spiegai.
Mi ritrovai a guardarlo con concentrazione: gli occhi socchiusi e le labbra strette in una linea sottile.

Un espressione alquanto inquietante, che solitamente avrei evitato.

Lui passò la lingua fra le sue labbra, inumidendole, e poi fece una risatina, portando le mani ai fianchi.

'Mh, e sentiamo, cosa ti confonde?' Assunse una espressione quasi divertente, ma concentrò comunque i suoi occhi marrone su di me, facendomi arrossire.

Di conseguenza abbassai lo sguardo alla morbida coperta che tenevo stretta fra le braccia e poi lo rialzai a lui, sospirando; 'davvero troppe cose, Zayn'. Asserii.

Di tutta risposta, Zayn alzò gli occhi al cielo e dopo aver borbottato qualcosa di incomprensibile, si allontanò e camminò verso il lato suo letto, dove si sedette.

Batté una mano sul posto vuoto, accanto a lui e mi fece un cenno col capo, invitandomi a sedermi.
Così feci, senza esitare andai verso di lui e mi sedetti sul letto, distante dal suo corpo.

Lo guardai immediatamente negli occhi. Lo guardai come qualsiasi persona confusa, piena di domande, ma nello stesso tempo innamorata, guarderebbe qualcuno.

Lo vidi spostare per un secondo lo sguardo, allo spazio vuoto che divideva i nostri corpi.

Poi, rialzò sguardo a me e sembrò darmi il permesso di iniziare.

'A parte i messaggi senza senso', vidi Zayn aprire bocca per fermarmi ed iniziare già con le infinite scuse, ma allungai una mano verso di lui e lo feci tacere. 'Cosa sono quei lividi?' Indicai il suo viso.

A quelle parole, i suoi occhi vagarono preoccupati all'interno della stanza e la sua bocca si aprì più volte, alla ovvia ricerca di una scusa.

'Non parlare neanche' dissi, facendolo scattare. 'Se devi dire una stronzata preferisco non saperlo'. Portai le braccia conserte al petto e fissai il vuoto, innervosita.

Zayn mi guardava con gli occhi sbarrati, ma nel giro di qualche secondo riuscì a ricomporsi, 'ho semplicemente litigato con Niall', rispose.

Mi girai a guardarlo ed esaminai per qualche secondo il suo viso, incerta.

Non mi importava sinceramente. Avrei dovuto dire qualcosa a proposito delle sue continue risse ma in quel momento, in tutta onestà, preferii rispondere ad altre domande che mi frullavano nella mente.

'E ieri?' Domandai, ancora con freddezza.

Le mie parole lo confusero abbastanza: aggrottò la fronte e si alzò di poco dal letto, risedendosi subito dopo, ancor più vicino a me.

'Eri strano, hai detto di dover andare da Harry ma so benissimo che non è così Zayn'. Sentivo il suo sguardo attento su di me, fino a quando non parlò e il suo tono assunse una sfumatura, tutt'altro che seria. 'Volevi che restassi a cena?'

Quella domanda mi fece innervosire più del dovuto; era ovvio che lo volevo e a parte il fatto che lo sapesse, non capii il senso di rigirare sempre il discorso a modo suo.

'Sì, ma non è questo il punto'. Dissi, guardandolo storto.
Strinsi ancora più forte le braccia al petto e lo vidi alzare gli occhi al cielo prima che potessi voltarmi dall'altra parte, per non guardarlo in volto.

'Sei sempre così fottutamente paranoica, Bee' sospirò, potei vederlo con la coda dell'occhio, gesticolare. 'Perché ti chiedi sempre il perché di tutto ciò che faccio, di tutto ciò che dico e di tutto ciò che ti succede?' La sua voce divenne acuta ed improvvisamente sembrava essersi trasformato in un povero disperato, alla ricerca di un metodo per capire le donne.

Non osai rispondere perché, se solo lo avessi fatto, mi sarei messa ad elencare una lunghissima sfilza di motivi per i quali io mi comportavo in quella maniera e, nel caso volesse, avrei avuto anche la possibilità di rinfacciare alcune sue cose per spiegare in breve la mia ansia.

Presi soltanto un profondo respiro dalle narici e feci per alzarmi dal letto, quando la sua mano schietta, mi prese il polso.

Scattai a guardare la sua persa e il distacco fra la mia pelle chiara e la sua ambrata, incisa da scritte. 'Semplice alzarsi ed andarsene no?' Domandò.

Alzai lo sguardo dalle nostre mani al suo viso e lo fissai con rabbia per qualche secondo, 'io sono quella che prende e se ne va?' Alzai un sopracciglio.

'Oh ti prego Zayn, questo discorso fallo per qualcun altro ', risi dal nervoso e scossi la testa, pronta per guardare ancora una volta il pavimento quando lui, senza preavviso, lasciò il mio polso e con entrambe le mani mi afferrò il viso.

Lo vidi muoversi sul letto per avvicinarsi ancora di più al mio corpo e, quando fu abbastanza vicino da torreggiare sopra di me, incatenò le sue iridi con le mie in uno sguardo intenso che, neanche io stessa, seppi come gestire.

'Hai presente ciò che ha detto tuo padre?' A quelle parole, i miei occhi restarono immobili ma per un attimo scollegati dal mio cervello.

Il mio stomaco si contorse all'istante, sapendo già cosa Zayn intendesse.

Ripercorsi tutto ciò che ci eravamo detti io, Zayn, papà e Trishar il giorno prima e oltre ai vari inviti a cena e ai suoi falliti tentativi di pronunciare il suo nome, non mi venne in mente altro che la sua stupida romanzina...

Morsi il mio labbro inferiore e restai in silenzio, incerta su cosa dire e su come giustificarmi.

Zayn sospirò, sentii il suo fiato sul mio viso e le sue mani abbandonare contemporaneamente il mio volto. Tornò seduto al suo posto e si sdraiò sul letto, portando le braccia a coprire il suo viso scolpito.

Non potevo guardarlo in faccia ma era palese quanto ci fosse rimasto male.

Capii perché se ne era andato mettendo quella banale scusa e perché, di punto in bianco, era diventato taciturno ed abbattuto.

'Vorrei ampliare la nostra...la nostra...non so cosa sia, ma vorrei continuare a...' La sua voce soffocata marcò maggiormente l'imbarazzo nel dire tutto ciò che stava dicendo.

Sorrisi istintivamente a quelle parole e mi misi comoda, con le gambe incrociate, sopra al letto.

'Cosa vuoi dire?' Cercai di spronarlo, posando una mano sul suo petto, precisamente dove le labbra rosse erano tatuate, al centro delle grandi ali. 

'Voglio dire che mi ha dato fastidio'. Scoprì il suo viso per un attimo, poi portò le sue mani su di esso per strofinarsi la faccia, 'insomma, non si fida di me su quali basi?' A quella domanda, le sue grandi mani scivolarono velocemente via dal suo viso, lasciandolo scoperto a guardarmi.

Aveva ragione.
Se soltanto mio padre avesse saputo cos'aveva fatto Zayn insieme a suo fratello, poco tempo prima, potevo benissimo dirgli che era lui ad aver torto e che mio padre avesse tutte le ragioni del mondo per non fidarsi di lui, ma...no, per quanto poteva conoscerlo, non aveva motivo di parlare così.

Battei numerose volta le ciglia prima di abbassare lo sguardo al suo torace.

Non era una buona idea, guardare i suoi grandi occhi marroni mentre affrontavo un argomento così preoccupante per lui.

Iniziai a delineare le linee marcate dei suoi addominali, con la punta dell'indice.
Ricalcai delicatamente la forma dei suoi muscoli e non commentai neanche ciò che aveva detto poco prima.

'Mi credi se ti dicessi che passerei tutti i pomeriggi della mia vita a fissare le tue labbra e il tuo sguardo concentrato?' La sua voce, improvvisamente roca ed impastata mi fece spuntare un involontario sorriso.

Sentii una voragine di emozioni aprirsi nel mio petto; emozioni che impossibili da descrivere a parole o a gesti...semplicemente gioia e amore sovrapposti è tantissima voglia di sentirselo ripetere fino a lo sfinimento.

Continuai a fare ciò che stavo facendo, passando al tatuaggio scritto in arabo, che aveva sulla clavicola.
Mi fermai un attimo per mandare tutti i capelli su una spalla e poi, ripresi a percorrere quella scritta nera che significava chissà quale cosa nascosta e sicuramente intima.

Con la coda dell'occhio vedevo la sua cassa toracica alzarsi ed abbassarsi lentamente, i suoi occhi puntati intensamente su di me e la sua mano... La sua mano sinistra, poco prima stesa lungo il suo fianco, li alzò nella mia direzione e mi afferrò il braccio libero, tirandomi verso di se.

Tirai immediatamente indietro la mia mano e smisi di toccarlo, intimidita.
Non volevo infastidirlo e di certo non l'avrei fatto in una maniera così stupidata.

Alzai lo sguardo a lui e lo trovai con un enorme sorriso stampato in viso.
I suoi occhi sembravano brillare quando sorrideva ed il suo naso incresparsi, come quello di un bambino.

'Cosa c'è...?' Chiesi, a bassa voce.

La sua mano tirò il mio braccio nuovamente verso di se e nel frattempo, i suoi occhi, mi indicarono il suo corpo sdraiato, facendomi cenno di salire su di lui.

Non gli lasciai il tempo di chiedermelo ancora: mi alzai dal posto dove ero seduta ed andai a sedermi sopra di lui, a cavalcioni sul suo corpo.

Posai le mani sul suo petto mentre Zayn mi prese semplicemente i fianchi, aspettando che ricominciassi a fare ciò che stavo facendo poco prima.

Adoravo sfiorare ogni tratto della sua pelle e poter toccare quei disegni che aveva inciso perennemente sul suo corpo; ed adoravo anche il fatto che lui, come me, amava rilassarsi seguendo con lo sguardo le linee tracciate dalle mie dita.

Abbassai lo sguardo al suo corpo supino, sotto di me, ed osservai per qualche secondo il suo petto.

'Hai pochi tatuaggi qui', osservai.

Zayn alzò un po' la schiena alla mia affermazione, il giusto per riuscire a guardarsi, e poi fece una risatina, buttandosi di nuovo a peso morto sul letto.

'Beh, allora facciamo qualcos'altro', un tono pieno di desiderio persuase le sue labbra e non potei trattenermi a guardarlo, mentre i suoi denti mordevano lentamente il suo labbro inferiore.

'Ad esempio parlare', ammiccai, guardandolo con con un sorrisetto sghembo.

Zayn strinse le labbra in una linea e poi spostò il suo sguardo al soffitto, prendendo un profondo respiro.

'È strano passare da un litigio a quasi...' Lasciai la mia frase incompleta pur di non pronunciare ciò che lui avrebbe voluto sentire e lui non esitò a concludere, dicendo 'scopare'.

Riportò i suoi occhi su di me per dire qualcos'altro quando la porta alle nostre spalle si spalancò e sbatté contro il muro, facendoci sobbalzare.

Io scattai a guardare alle mie spalle, mentre Zayn portò i gomiti sul letto per poter alzar su la sua schiena, e vedere chi fosse.

Niall, con una valigia al suo fianco, venne verso di noi, tirandola per il manico e facendola camminare con le proprie rotelle.

Dal rumore che faceva potei intuire che la valigia non fosse vuota.

Sentii Zayn sbuffare dietro di me: 'ti avevo detto di non farvi vedere'. La sua voce fredda non aveva alcuno spiraglio di seccatura, sembrava stesse cercando di fulminarlo con le sue stesse parole.

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