55- The old Zayn
"Hostage" | Doncaster
Accompagnai Trishar in soggiorno e mi sedetti accanto a lui sul divano.
Inizialmente pensai che Zayn sarebbe arrivato da lì a poco; soltanto il tempo di eliminare la schiuma da barba dai capelli e sarebbe venuto da noi, per conoscere Trishar.
Ma in realtà era qualche minuto che stavamo in silenzio, seduti senza qualcosa da dire.
'Hai detto che devi presentarmi qualcuno, no?' La sua voce richiamò la mia attenzione, facendomi sobbalzare.
Erano anni che non passavo del tempo da sola con lui e mi sentivo evidentemente a disagio accanto a lui, più di quanto lo fossi con uno sconosciuto.
Sorrisi imbarazzata e dissi la prima cosa che mi passò in mente, 'sì, è un mio amico e...' Mi interruppi quando parlò ancora: 'un amico?' Sì accigliò, mostrandosi notevolmente interessato.
'Sì...' Abbassai lo sguardo e pensai a cos'altro dire per sospendere quel discorso.
Sentii il suo braccio circondarmi le spalle, e dopo avermi carezzato la spalla con la sua mano, sospirò rassegnato. 'Sei a disagio' affermò.
Sì, aveva ragione e neanche lui immaginava quanto.
Rialzai lo sguardo al suo e lo vidi sorridere dolcemente, forse con la vaga intenzione di fami sciogliere un po'.
'E tu? Hai trovato una ragazza in India?' Non sembrava essere così imbarazzante chiederglielo vista la sua disinvoltura, per questo mi azzardai a far una domanda così intima.
'Seriamente?' Alzò un sopracciglio, 'no, una ragazza seria no'. Scosse la testa e poi tolse il braccio dalle mie spalle, per passarsi la mano fra i sui capelli scuri.
'Mi dispiace...' Feci un falso sorriso e lui si affrettò ad interrompere la tensione, battendo le mani. 'Beh, non mi sono neanche sforzato in realtà quindi non dovrei lamentarmi'. Alzò le spalle, ridacchiando.
A quell'affermazione risi anche io insieme a lui e poi mi voltai nuovamente verso il corridoio per vedere se Zayn stesse arrivando.
Ma il lungo corridoio era vuoto e spento: l'unica luce che si intravedeva, era quella che proveniva a dalla porta del bagno, ancora socchiusa.
Sospirai rassegnata e mi voltai verso il mio amico, seduto accanto a me.
'Vado un attimo a vedere dov'è' lo informai, alzandomi.
Lui annuì ed io mi incamminai verso il corridoio, con la speranza di trovarlo seduto con le braccia conserte e non con della schiuma fra le mani, intento ad imbrattate il bagno per vendicarsi di me.
Quando arrivai davanti alla porta, non ci pensai neanche, la spalancai bruscamente e mi catapultai all'interno del bagno.
Mi guardai intorno alla ricerca di Zayn e capii immediatamente cosa aveva fatto quando vidi lo specchio, appannato dal vapore.
Sposati lo sguardo dalla sinistra verso la destra, dove vi era la vasca da bagno: Zayn era seduto su di essa ed aveva sfilato la maglia, aveva un asciugamano bianco appoggiato su una spalla e mi osservava divertito.
'T-ti sei...' Mi precedette, 'lavato i capelli'. Prese l'asciugamano che teneva sulla spalla e lo portò sulla sua testa, per tamponare i suoi capelli ancora bagnati.
'Ah', non dissi altro.
Restai abbastanza scossa nel trovarlo a petto nudo, nel mio bagno e con quell'espressione maliziosa in volto.
Deglutii rumorosamente e poi mi presi il labbro inferiore sotto ai denti, cercando qualcosa da dire o qualcosa da fare al più presto, per evitare di restare lì impalata.
In realtà non volevo affatto andarmene da lì e tornare a parlare con l'altro, quando uno Zayn dalla pelle ambrata, bagnata e dai tatuaggi in mostra, era nel bagno di casa mia...
Ma non avevo alternative visto che Ttishar era a pochi metri da noi, ad aspettarci con le braccia conserte sul divano e tuttavia, anche senza di lui, non avrei fatto altro che restare ad osservare in silenzio i suoi muscoli flettersi sotto alla pelle scritta dal l'inchiostro.
A risvegliarmi dai miei pensieri su come trascorrere una giornata a casa con Zayn, fu lo stesso Zayn che mi si piantò difronte e mi prese i fianchi.
Non dissi niente, non ebbi neanche il tempio focalizzare cosa stesse succedendo: mi spinse contro il lavandino e mi ritrovai con la schiena contro di esso.
Senza neanche esitare mi baciò con passione ed insinuò la sua lingua nella mia bocca, mugolando contro le mie labbra.
Il mondo si spense nell'istante in cui mi sfiorò con le sue labbra morbide e nello stesso istante, capii che se soltanto avessi potuto farlo, avrei continuato a baciarlo fino a finire il fiato.
Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lui e del suo contatto.
Dopo qualche minuto, che mi sembrarono millesimi di secondo, si allontanò di qualche centimetro da me e socchiuse le labbra per riprendere fiato.
'Il tuo amichetto potrà anche conoscere tutto di te, ma posso giurarci che questo non glielo permetteresti', mormorò con il fiato corto, fissandomi intensamente negli occhi, mentre mi teneva stretta per i fianchi.
'Chi te lo dice?' Socchiusi gli occhi e lo guardai con sfida.
Alla mia affermazione, Zayn alzò un sopracciglio e lasciò i miei fianchi. 'Mh, vuoi dirmi che ti lasci baciare da chiunque?' Le sue mani si posarono ai lati dei miei fianchi, sui bordi del lavandino, ed io mi trattenni a non ridere.
'Non ho detto questo' posai le mani sul suo petto nudo ed accarezzai delicatamente il suo torace con la punta delle dita. 'Io e Trishar ci conosciamo da anni e...' Non feci in tempo a concludere di parlare che mi interruppe, afferrandomi il viso e posando nuovamente le sue labbra sulle mie.
Lasciò dei baci rapidi e dolci e poi si staccò di poco dalle mie labbra per sussurrare, 'dovresti sparare meno stronzate', accarezzò il mio labbro inferiore con il pollice e poi si leccò le labbra, trattenendo un sorriso.
'Vedo come mi guardi...' I suoi occhi si abbassarono ad osservare la mia bocca mentre il suo polpastrello passò sul mio labbro inferiore.
'E come ti guardo?' Sussurrai.
Adoravo guardare i suoi occhi mentre parlavamo, anche se lui fissava altro, potevo forse definirli la cosa che più adoravo in lui.
'Mi guardi come io guarderei te se fossi mezza nuda', alzò lo sguardo ai miei occhi e sentii il suo corpo spingersi leggermente più vicino al mio.
'Cioè?' Chiesi.
'Cioè che se fosse per il tuo corpo mi scoperesti qui, in questo istante, con il tuo amico di la e la porta aperta', non batté ciglio, parlò con calma senza staccare gli occhi dai miei e quando concluse, restammo entrambi in silenzio.
Sentivo il mio cuore battere fortissimo, tanto forte che se soltanto Zayn fosse stato contro il mio petto, avrebbe potuto sentire ogni singolo battito.
Dopo qualche secondo le sue mani lasciarono il mio viso e scivolarono ai lati del mio corpo, arrivando ai miei fianchi.
Mi strinse e lentamente chinò il suo capo verso il mio, con l'ovvio intento di baciarmi ancora. Quando le sue labbra erano a pochissimi millimetri dallo sfiorare le mie...una voce interruppe quel piccolo momento composto da interminabili minuti.
'Ah eccovi!' Zayn sobbalzò e mi lasciò i fischi, mentre io scattai a guardare verso la posta.
Trovai Trishar sull'arco della porta con un enorme sorriso stampato in volto: i suoi occhi neri erano fermi su di Zayn e poi si spostarono su di me, 'lui è il tuo amico?' Domandò, indicandolo.
Seguii il suo sguardo e mi fermai a fissare Zayn; quest'ultimo aveva la mascella contratta e gli occhi socchiusi verso Trishar. Abbassai lo sguardo alle sue mani, immaginando già da prima di trovarle strette in due pugni.
Sentii il mio viso accaldato ed intuii di esser già arrossita dalla vergogna.
Un amico. Non era così tanto stupido da credermi dopo averci sorpresi in un momento così intimo, né tanto meno avevo il coraggio ed il motivo di dire che invece c'era qualcosa di più tra noi.
Mi morsi il labbro inferiore ed annuii semplicemente, cercando di sembrare il più possibile tranquilla.
Trishar mostrò un sorriso enorme e senza aggiungere altro per il mio bene, camminò verso di noi ed allungò un braccio verso di Zayn.
Osservai la sua mano dalla carnagione scura sotto agli occhi del moro e sentii l'ansia crescere in me, quando Zayn afferrò la mano di Trishar e la strinse ben saldamente, senza accennare alcun segno di flessibilità nei suoi confronti.
'Come ti chiami?' Trishar nascose le braccia dietro alle spalle e sorrise, osservando Zayn che non fece altro che alzare gli occhi al cielo.
'Zayn, ma immagino di doverlo ripetere altre venti volte prima che tu lo pronunci esattamente', lo guardò storto e poi infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, restando in silenzio.
Non mi azzardai neanche a guardare la faccia di Trishar in quell'istante, mi guardai intorno presa dal panico e maledissi il momento nel quale, la mia testa sempre piena di originalità, aveva deciso di programmare un incontro tra i due.
'Io sono Trishar', la sua voce era leggermente meno entusiasta e potei immaginarlo già a disagio, 'ma non preoccuparti, mio papà è indiano e mia madre ha origini arabe quindi...' Era ovvio dove voleva arrivare e mi meravigliai di sentirlo ancora parlare dopo la risposta di Zayn; tempo prima sarebbe restato in silenzio, offeso.
'Fantastico', la voce di Zayn uscì con un cenno evidente d'ironia e non potei far a meno di ricordare i primi giorni trascorsi a casa sua, quando ancora non avevamo un buon rapporto ed era così scontroso anche con me.
Mi voltai verso di lui vedendolo muovere e lo trovai con la sua maglietta bianca fra le mani, intento a rigirarla.
'Potremmo...uhm, isomma...' Le parole mi morirono in gola quando gli occhi straniti di Zayn si posarono su di me.
Non sentendo altre parole da parte mia tornò alla sua maglia e dopo averla rigirata infilò la testa al suo interno e poi le braccia, tornando finalmente vestito.
-
Porsi la tazzina di caffè a Trishar, seduto sul divano accanto a Zayn e lui la prese con un mezzo sorriso, come per ringraziarmi.
Ero riuscita a portarli in soggiorno se pur con difficoltà, vista la situazione abbastanza complicata.
'Siete davvero solo amici?' Alzai di scatto lo sguardo verso il mio amico mentre mi sedevo su un lato del divano, in modo da poter guadare entrambi.
Perché diavolo parlava senza pudore e senza preoccuparsi delle reazioni di Zayn, visto già il suo naturale atteggiamento? Diamine.
Imbarazzata non feci altro che posare lo sguardo su di Zayn che era chinato verso il tavolino, per ciccare la sua sigaretta sul posacenere.
Colpì il mozzicone con l'indice facendo cadere la cenere all'interno del contenitore e poi tornò con le spalle contro il divano, sospirando bruscamente.
'Potremmo non essere soltanto amici', alzò le spalle, 'a te non dovrebbe importare', lo vidi rivolgere la sua intera attenzione a Trishar e guardarlo con un aria falsamente gentile; con quella faccia da schiaffi che soltanto lui e pochi altri sapevano fare.
'Beh, in realtà sì', l'altro si affrettò a rispondere in maniera sfacciata, con una voce irritante, tanto quanto quella di Zayn, forse.
Sorrise in maniera da provocarlo, evidentemente, e a quel gesto Zayn prese un profondo respiro e portò la sigaretta fra le sue labbra, voltandosi.
'Io e Bee siamo amici da anni e mi interessa sapere!' Disse, portando la tazza di caffè alla bocca e bevendolo tutto d'un sorso.
Zayn non fece altro che continuare ciò che stava facendo poco prima, evitandolo e a quel punto capii di non aver scampo e di dover essere io a parlare.
'Beh in realtà è complicato spiegare cosa...' Trishar mi interruppe, sopraffacendo la mia voce: 'ho capito'. Si sporse in avanti per guardarmi con complicità e poi posò la tazzina sul tavolo, con un ghigno stampato in faccia.
Non osai neanche immaginare cosa aveva intuito, sicuramente nulla di buono, ma preferii non andare avanti ed insistere sull'argomento.
Mi alzai, presi la tazzina usata da sopra il tavolino e mi diressi verso la cucina per riportarla nel lavandino ed approfittandone per allontanarmi un attimo da loro.
Appoggiai le spalle contro la credenza e presi un profondo respiro.
Non mi aspettavo nulla di buono da parte di Zayn, non mi aspettavo gratitudine e gentilezza nei confronti di Trishar ma se dovevo essere sincera, non immaginavo neanche che il suo carattere scontroso fosse riaffiorato in lui nel giro di neanche un secondo.
Se soltanto avessi potuto, sarei restata lì per il resto della giornata ed avrei evitato di passare un altro minuto insieme a loro due. E
se soltanto avessi saputo tempo prima che sarebbe stato così imbarazzante e fuori luogo, avrei ritirato la proposta di farli incontrare.
'Sei di qui?' Sentii la voce di Trishar provenire dal soggiorno, ovviamente riferendosi a Zayn e decisi di restare per un attimo ad origliare.
'Non proprio, ma perché sei così interessato a farti i cazzi miei?' Rispose lui.
Cazzo, non sapeva essere cordiale almeno ad una domanda? Non chiedevo molto ma a quanto sentivo stava davvero dando il peggio di se stesso.
'Siamo qui per conoscerci', si giustificò l'altro.
'Bee ha avuto proprio una buona idea', l'ironia nelle parole di Zayn superava ogni barriera e cazzo, aveva fottutamente ragione.
Prima che Trisahr potesse rispondere alle fantastiche provocazioni da parte di Zayn, udii il rumore delle chiavi provenire dall'ingresso.
Entrambi restarono in silenzio quando la porta si chiuse in un tonfo abbastanza violento ed io mi catapultai all'esterno della cucina per vedere chi fosse arrivato.
Quando tornai, trovai Zayn con lo sguardo rivolto verso l'ingresso e Trishar invece, si era alzato ed era andato incontro a mio padre che a quanto pareva, aveva appena varcato la soglia.
Gli strinse la mano con una stretta abbastanza amichevole e mio padre gli diede una pacca sulla spalla, 'mi fa piacere rivederti qui ogni tanto', commentò.
Si voltò poi verso di me e quando mi trovò irrigidita ad osservarli, spostò lo sguardo sul divano dove Zayn era ancora seduto.
Sbarrò gli occhi quando lo vide ma capii immediatamente che la sua espressione non era dovuta dalla scortesia di non averlo visto prima, ma per la sorpresa di trovarlo lì.
'Ci sei anche tu!' Esclamò, passandosi una mano sulla barba che aveva sul mento, 'hai conosciuto anche tu Zan, allora!' Si voltò verso Trishar ed indicò Zayn con orgoglio.
'Sì anche io ho avuto il piacere di conoscerlo' rispose, con un falso sorriso.
Si girò anche lui verso di Zayn ed infilò le mani nelle tasche della sua felpa, osservandolo sottocchio.
'Diciamo che non immaginavo di conoscerlo così ma d'altra parte sono felice che mia figlia abbia un ragazzo tatuato, ma carino' precisò. La sua voce marcata sottolineò la parola 'tatuato' e poi, per evitare di far brutta figura, mio padre fece una risatina sarcastica; la stessa che imitò Zayn.
A quelle perole mi soffermai sullo sguardo di Trishar, che nel giro di qualche secondo divenne confuso.
Aggrottò la fronte e guardò prima verso di me e poi verso mio padre, cercando spiegazioni.
Cercai di fargli qualche gesto pregandolo di non commentare, ma invano, visto che il suo sguardo confuso si scuriva sempre di più, non capendomi.
'Bee, vieni un attimo di là con me?' La voce di mio padre mi riportò alla realtà, facendomi perdere qualche battito.
Annuii rapidamente e lui sorrise ai ragazzi, per poi dirigersi verso di me.
Quando mi arrivò accanto, mi prese sotto braccio e si puntò minacciosamente davanti a me.
Il suo sorriso svanì subito dopo avermi guardata negli occhi, il suo sguardo diventò severo e le sue labbra si strinsero in una linea sottile prima di parlare.
'Non mi piace che questo ragazzo stia da solo con te quando non ci sono', disse fra i denti, assicurandosi che nessuno lo sentisse.
Allarmata guardai oltre le sue enormi spalle ed intravidi Zayn che con disinteresse, teneva lo sguardo fermo su qualcosa di impreciso.
Tornai poi a mio padre che, con gli occhi azzurri puntati su di me, attendeva una risposta: 'pensavo ti fosse simpatico...', dissi sottovoce.
'Non che mi sia antipatico ma non mi fido...' Si voltò alle sue spalle e poi tornò a me, con un tono di voce ancora più basso: 'lo conosco così bene per lasciarti stare con lui, da sola?' Domandò.
'Papà, stiamo insieme...' Sbuffai.
Cercai di fargli capire che sì, lo conoscevo più di quanto immaginava, ma lui scosse rapidamente la testa.
'Non mi interessa', il suo tono leggermente più alterato mi fece intendere che sarebbe stato meglio non aggiungere altro.
'Chiaro?' Mi scosse leggermente la spalla ed io abbassai lo sguardo, mortificata.
Non mi piaceva il fatto che nonostante la mia età si permetteva di decidere al posto mio, come se fossi una bambina e in più, detestavo quando giudicava qualcuno dall'apparenza dicendo di non fidarsi soltanto perché non lo conosceva tanto quanto me...
Senza aggiungere altro, mio padre si voltò di nuovo verso i ragazzi e camminò verso di Zayn. 'Vi va di restare per il pranzo?' Chiese, alternando lo sguardo fra l'uno e l'altro.
Zayn subito aprì la bocca per dire qualcosa ma poi di voltò verso di me e si morse il labbro inferiore, 'devo andare da mio fratello', mentì, abbassando la testa.
Capii immediatamente che non era la verità, ormai riconoscevo le sue bugie soltanto guardandolo negli occhi.
'Resterei con piacere Andy, ma devo andare a lavorare tra un po'.' Trishar alzò le spalle, dispiaciuto.
'Che lavoro fai?' Scattò papà.
Gli occhi di mio padre si illuminavano quando si trattava di 'lavoro', fece un passo verso di lui e chinò la testa per ascoltarlo. 'In pratica un mio amico ha aperto una piscina pubblica e gli do una mano con i corsi...' spiegò.
Quelle parole mi fecero ricordare di quando eravamo piccoli e andavamo insieme nella piscina pubblica: lui era sempre molto bravo a nuotare mentre io restavo attaccata al bordo per evitare di affogare.
Cercava sempre di insegnarmi ed aveva sempre avuto un debole per l'acqua; ce lo vedevo a svolgere un lavoro simile.
'Una volta potete venire', disse, rivolgendosi a me. 'Posso farvi entrare senza problemi', strizzò l'occhio e poi spostò la sua attenzione a Zayn che sorrise lievemente.
Mi accorsi dei suoi occhi leggermente più spenti del solito, le sue labbra inarcate dolcemente come se quella volta, le parole di Trishar non lo avessero innervosito ed il suo sguardo, che tornò abbattuto al pavimento.
***
Zayn e Trishar se ne andarono prima di pranzo: Trishar aveva detto di avere i suoi impegni mentre Zayn aveva mentito per andarsene.
Per l'intera giornata pensai a lui e a cosa lo avesse portato ad andarsene, dicendo di dover andare da Harry o Niall.
A quanto sapevo non si parlavano e Zayn era abbastanza arrabbiato con li, ultimamente, dopo ciò che aveva fatto.
Sperai di ricevere una chiamata da parte sua almeno nel pomeriggio oppure un semplice messaggio...insomma, uno di quei piccoli gesti capaci di farti andar via l'angoscia e di farti capire che in realtà sono soltanto paranoie.
Ma non era successo, forse era arrabbiato o forse qualcosa gli era andato storto? Non ne avevo idea.
Decisi di aspettare almeno fino al giorno dopo per capire cosa fosse successo o se ce l'avesse con me per qualche motivo a me sconosciuto e, nel caso non si facesse sentire, avrei provveduto a chiedere spiegazioni io.
"Hostage" | Doncaster
Il suono del mio telefono mi fece svegliare quella mattina.
Aprii gli occhi assonnata e portai una mano davanti alla bocca, sbadigliando.
La sveglia segnava le dieci e mezzo del mattino e quando lessi l'orario impresso il rosso, scattai a metà busto sul letto ed afferrai il telefono che squillava da sopra comodino.
Prima di rispondere sbattei più volte le palpebre per leggere il nome impresso sul display, ma quando vidi numerose cifre, ci rinunciai.
'Pronto?' Speriamo di non avere la voce abbastanza assonnata visto che per colpa di mio padre, ero restata sveglia fino a tardi per guardare con lui la partita di calcio.
'Pronto, la signorina Tomlinson?' Una voce femminile ed abbastanza matura mi fece accigliare. 'Si?'
'Salve, la chiamo dal ristorante dove ha chiesto un posto di lavoro tempo fa...' La signora, imbarazzata, fece due colpi di tosse e poi continuò, 'ricorda?'
Sentii il mio cuore sussultare a quelle parole, non mi piaceva trarre conclusioni affrettate ma forse, per una volta, la fortuna era dalla parte mia? 'Certo, mi dica!'
'Volevo avvisarla già da ora che purtroppo non possiamo darle il posto...' Appunto. La voce delusa e dispiaciuta della signora riuscì ad evitare un mio sfogo visto che, quando ero andata a chiedere il lavoro, sembravano avere davvero buone intenzioni.
Finii per sospirare e scesi con le gambe dal letto: 'non si preoccupi' dissi, mi alzai ed infilai le ciabatte.
Mi diressi poi verso il bagno mentre la signora dall'altra parte continuava a parlare e a scusarsi per il loro comportamento: con gli occhi ancora assonnati, aprii la porta del bagno e la rinchiusi violentemente alle mie spalle, seccata.
'Ripeto, non si preoccupi, le auguro una buona giornata'. Detto ciò, scaraventai il telefono sul lavandino e cominciai a spogliarmi per fare una doccia.
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