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53- Trishar


"Hostage" | Doncaster

Mio padre spalancò la porta davanti a me e per un attimo concentrai lo sguardo su mio fratello.

Lo osservai e mi soffermai al suo sguardo distaccato, al suo sorriso spento e ai suoi occhi solitamente azzurri e brillanti, ormai vuoti. Era arrabbiato come ed era ovvio che non potevo aspettarmi di trovato con un sorriso smagliante stampato in faccia.

Sospirai semplicemente, decidendo di preoccuparmi di lui e del nostro rapporto in seguito.

Distolsi quindi lo sguardo da lui e lo portai al suo fianco, sul letto, dove vi era un ragazzo dalla carnagione abbronzata e dagli occhi scuri.
Portava una maglia semplice, bianca, a maniche corte e dei jeans chiari, strappati sulle cosce.

Mi soffermai a fissare il suo corpo, i particolari dei suoi abiti ed ogni minima ed inutilissima cosa pur di non arrivare al suo volto. Non trovai il coraggio di guardare la sua faccia: sentivo il mio cuore esplodere all'interno del mio petto e le mie mani tremolanti congelarsi secondo dopo secondo.

Sapevo chi era e mi era mancato per così tanto tempo che a distanza di anni non riuscivo nemmeno a guardarlo in volto.

'Com'è cresciuta'. Commentò, rivolgendosi a mio fratello.

La sua voce, prima di qualunque altra cosa, attirò la mia attenzione e rispedì il mio cervello al passato come una dannatissima macchina del tempo.
Ricordai molte delle giornate passate insieme a lui, ricordai per filo e per segno tutte le volte in cui avevo udito la sua voce ed avevo conversato con lui, dando tutto per scontato.

A quelle parole da parte sua non riuscii minimamente a controllarmi o a dare peso alle tante paranoie; alzai istintivamente lo sguardo al suo viso, senza alcuno scrupolo, ed il ragazzo si alzò venendomi incontro, mostrando un enorme sorriso che metteva in mostra i suoi denti bianchi.

Venne verso di me e non riuscii nemmeno a formulare una frase di senso compiuto: aprii la bocca per parlare e la rinchiusi un'istante dopo, quando Trshar si avventò addosso a me, abbracciandomi.

Mi strinse fortissimo al suo petto ed avvolse le braccia attorno al mio collo.

Fu improvviso il suo contatto ed indiscutibilmente inaspettato.
Forse per questo restai rigida sotto al suo abbraccio fraterno e quasi non riuscii a focalizzare tutto ciò che stava succedendo.

Per un attimo crebbi di aver appena perso la cognizione del tempo e quell'ultimo briciolo di coscienza che mi restava.

Ma quando le sue mani si posarono sulle mie spalle e mi tirarono all'indietro, non potei far a meno di reagire e scuotere velocemente la testa, tornando a ciò che stava accadendo.

Lo guardai con gli occhi fissi, immobili, mentre i suoi scurissimi mi osservavano rapidamente dalla testa ai piedi con attenzione.

'Come sei stata in America?' Chiese in fine, guardandomi.

'Bene', risposi subito, sorridendo falsamente.
E non appena dissi quelle parole, mi resi conto di sembrar ancora eccessivamente stralunata e distratta da ciò che mi stava dicendo. Decisi così, presa dal panico e dalla pura di sembrare stupida ai suoi occhi, di correggermi: 'insomma, mi sei mancato...'

E dette quelle parole, proprio come se avessi appena detto ciò che si aspettava di sentirsi dire, mi riabbracciò fortissimo e soffocò degli inaspettati è decisamente imbarazzanti baci sul mio collo.

'Come sei cresciuta', mormorò.

Avvolsi le braccia intorno al suo corpo muscoloso e nascosi il viso sulla sua spalla, aspirando il fortissimo profumo dolce che proveniva dalla sua maglia.
Era lo stesso che portava tanti anni prima, quando io ero ancora una bambina di tredici anni e lui era partito per l'India con la sua famiglia, lasciandosi gli amici e le vecchie abitudini alle spalle.

'Sei tornato per sempre?' Domandai.

Quella fu l'unica curiosità che avvolse la mia mente, mentre ancora avvinghiata al suo corpo cercavo di non trasformare quella situazione in qualcosa di imbarazzante.
Solitamente ero la prima a pormi migliaia di interrogativi e ad avere numerose domande da fare, ma non in quel caso, nel caso in cui ne avevo probabilmente più bisogno. 

'Tu?' Chiese, prima di rispondere alla mia precedente domanda.

Le sue mani dietro alla mia schiena mi accarezzavano con nostalgia e sentii i miei occhi pizzicare, pronti ad esplodere in un infinito pianto di confusione e sconvolgimento.

Strinsi gli occhi ed evitai così di mettermi in ridicolo difronte a lui, difronte a chi era veramente contento di rivedermi e a chi, a differenza mia, non aveva la stessa faccia di qualcuno che aveva appena visto un cadavere.

Cercai di concentrarmi, di lasciare da parte il passato e tutti qui pensieri almeno per un secondo.

Scossi la testa e mi staccai dal suo corpo, indietreggiando di qualche passo e facendo così in modo di guardarlo negli occhi e riuscire ad aprir bocca.

Tornai così difronte a lui e, ad incentivare nuovamente il mio disagio però, furono le sue mani che prontamente afferrarono le mie e precedettero i suoi occhi interessati, che si posarono sul mio volto e mi osservarono aspettandosi una risposta.

'Forse sono qui per sempre', risposi velocemente, con voce strozzata, con il vano tentativo di sembrare contenta forzando un sorriso.

Sentivo il mio cuore battere velocemente, il mio corpo accaldarsi smisuratamente e i miei muscoli tendersi con eccessività, probabilmente a causa dell'assurdità di quella improvvisa situazione. 

Non riuscii a prestare troppa attenzione al suo viso, alle sue reazioni, alla gioia e alla dolcezza con la quale stava affrontando il nostro incontro.
Per questo forse non diedi nemmeno peso al suo sorriso e non mi accorsi nemmeno delle sue mani, quando lasciarono le mie e mi afferrarono il volto.

Ero distaccata, proiettata dall'altra parte del mondo ed offuscata da quegli infiniti pensieri negativi e persistenti che non mi permettevano di agire lucidamente.

'Come sei bella' osservò con tenerezza, osservandomi il viso cresciuto è notevolmente cambiato con attenzione.

Ed io sorrisi imbarazzata, distogliendo lo sguardo dal suo e portandolo al suo petto, al colore genuino della sua maglia e a ciò che forse avrebbe evitato di farmi venir voglia di scappare.

'Dovrai raccontarmi molte cose', affermò, misterioso.

La sua voce era simile a quella di qualcuno che conosceva qualcosa di interessante, qualcosa di proibito e segreto che forse non avrebbe mai dovuto sapere da parte di qualcun altro.
E mi agitai all'istante, non appena quel cenno di misteriosità avvolse la sua voce e potei fare migliaia di viaggi mentali, procurandomi infinite paranoie sulle quali concentrarmi.

Scattai a guardarlo e sbarrai gli occhi, iniettandoli con terrore nei suo: 'l'America, il lavoro...' Continuò, guardandomi con incomprensione, con suoi grandi occhi scuri. 'Mi racconterai, no?' Chiese incerto.

E dette quelle parole capii di aver letteralmente esagerato e di esser andata fuori strada per l'ennesima volta, lasciandomi prendere da quella patetica ansia che quotidianamente mi assisteva.

Feci sospiro di sollievo e, convincendomi una volta per tutte a non portare la mia testa altrove, annuii.

"Hostage" | Bradford

[Zayn Malik's pdv]

Se soltanto suo padre non avesse deciso di passare la domenica a casa, sarei potuto entrare e passare dell'altro tempo con lei e lontano da casa, lontano da tutta quella merda e quell'incomprensione che vi era all'interno.

Sapevo che non potevo scappare alla mia routine ed evitare i miei fratelli per sempre, ma non era quello il girono adatto per rivederli ed affrontare nuovamente un discorso più grande di me stesso.

Ero profondamente deluso da quello che ritenevo forse la mia seconda parte del cuore, Harry.
Ero deluso dalla sua stupidità e dall'immaturità che aveva trasmesso a suo fratello, Niall. Lo facevo molto più serio e responsabile, soprattutto dopo la sua malattia.

Beccarlo a fumare erba era stato un colpo duro, e trovare tutta quella roba che per un attimo classificai come pastiglie, a casa sua, mi aveva letteralmente spiazzato.
Era stato abbastanza pesante per me scoprire una parte di lui che neanche immaginavo.
Una faccia di Harry che immaginavo in qualsiasi altra persona al di fuori di lui.

Litigare con lui non era nei mei piani, tanto meno per determinati motivi...non lo facevo tanto stupido da arrivare a conservare della droga nella sua camera e non lo facevo neanche così tanto stronzo da rispondermi così, quando l'unico mio scopo era quello di aiutarlo.

Per questo avevo quasi pensato di smettere di provare e di non preoccuparmi più di trovare i soldi per curare la sua malattia.

Ma era un atteggiamento sbagliato ed estremamente fuori luogo, nonostante  da una parte lo meritasse davvero e fossi tentato di smettere di preoccuparmi per lui.

Sbattei la porta alle mie spalle e camminai con un passo spedito, superando Harry e Niall, seduti sul divano.
Mi diressi in camera e non mi scomodai neanche a guardarli in faccia, passando silenziosamente davanti a loro.

Quando stavo per imboccare il corridoio e tirare un sospiro di sollievo, alle mie spalle, la voce roca e pentita di Harry mi fece bloccare.

'Zayn, parliamo un attimo?' No.
Non volevo, non potevo dargli la soddisfazione di avere la mia attenzione.

Restai fermio sul l'arco della porta e presi un profondo respiro dal naso, stringendo le palpebre.

'No'. La mia voce uscì fredda ed impassibile.

'Se vuoi possiamo parlare da soli, io e te, senza Niall', sentii una mano posarsi sulla mia spalla e subito dopo Harry comparve accanto a me con i suoi occhi verdi abbassati al pavimento. 'Ti devi delle spiegazioni, Zayn, ascoltami soltanto'. La sua voce calma e rassicurante sembrava aver calmato la mia tensione e i muscoli delle mie mani sembravano essersi rilassati.

Sentii un enorme sollievo nel mio petto quando parlò, come se le sue parole fossero state capaci di alleviare il dolore di una ferita aperta.

'Parla', dissi soltanto, alzando gli occhi ai suoi.

Lo guardai con i denti stretti e con uno sguardo investigativo; uno sguardo attento che andava oltre alla solita occhiata colma di attenzione.

Le narici di Harry si allargarono quando prese un profondo respiro e cominciò a tamburellare la punta del piede sul pavimento; gesto che stava a dimostrare il suo nervosismo.

'La droga...la droga non è mia' disse a bassa voce, portando le mani dietro alla schiena. Lo sentii deglutire rumorosamente e prendere un altro profondo respiro,  cercando di trovare il coraggio di parlare: 'È di Niall in realtà, lui può confermartelo', abbassò lo sguardo ed io mi voltai con il capo per guardare il biondo oltre alle mie spalle.

'E dovrei crederti?' Domandai, tornando ad Harry.

'Dovresti', ripeté a bassa voce.

'Ma chi me lo dice che tu mi stia mentendo, che tu e tuo fratello non vi siate messi d'accordo, che tu non ti droghi e che...' Harry mi interruppe improvvisamente, puntando gli occhi nei miei, 'mio fratello?' Si indicò con l'indice e potei vedere il terrore nei suoi occhi sbarrati.

'Sì, tuo fratello' annuii senza scrupoli ed aggrottai la fronte, senza lasciar trapelare neanche un minimo di pietà.

'Chi mi dice che le tue condizioni non siano peggiorate per la droga?' Il mio tono di voce si alzò a quelle parole e sentii un colpo al cuore, quando pronunciai quella frase.

Afferrai il suo polso, ancora fermo davanti al suo petto, indicandosi. 'Non sai cos'ho fatto per te!' Gridai. Scaraventi ai via il suo braccio e feci un passo verso di lui, facendolo sussultare. 'Lo sai cos'ho fatto!? Eh?' Mi ritrovai a stringere i pugni ancor più forte di prima e ad urlare come un pazzo, davanti agli occhi impauriti di Harry.

Quell'immagine mi stringeva il cuore, ma nessun dolore o sentimento potevo fermarmi quando per colpa sua, rischiavo di perderlo e di piangere per anni interi.

'Non lo sai, ecco cos'è...non sia un cazzo Harry, non sai cosa farei per te e cosa ho fatto fino ad oggi, che ti importa!? Alzai ironicamente le spalle e poi scossi la testa, 'l'importante è prendere la dose giusta e non finire in overdose'.  Deglutii.

Neanche io sapevo da dove stavi trovando tutta quella cattiveria per sbattergli in faccia le cose.
Mi ritrovai ad essere più sorpreso di lui, lui che con gli occhi lucidi non smetteva di fissarmi e con la schiena inarcata all'indietro si teneva lontano da me, da suo fratello, da quello che si era dimostrato criminale per salvargli la pelle... 

'Come posso non incazzarmi se ora rischio di perderti per una cazzata, quando ho fatto tutto questo...' Quelle parole mi fecero crollare.
Abbassai la testa e mi stropicciai gli occhi pieni di lacrime, obbligandomi a non piangere.

L'avrei fatto, cazzo se l'avrei fatto, ma non davanti a loro.

'Possiamo ricominciare?' La voce di Harry era flebile, sembrava essere quasi un sussurro.

Non risposi, scossi la testa per la delusione ed ingoiai tutta la saliva che avevo in bocca, sperando di inghiottire anche quell'enorme nodo che si era aperto lungo la mia gola.

'Rifarò le analisi e verrai tu all'ospedale con me...' Si fermò ed udii una risatina isterica da parte sua, poi continuò, 'ti dimostrerò dalle analisi che non ho fatto uso di niente e che potremmo continuare a...'

'Cosa!?' Alle mie spalle, la voce di Niall mi fece scattare nella sua direzione.

Ero quasi convinto a fare tutto ciò che aveva detto con la speranza di non avere degli esiti negativi o peggiori dalla volta scorsa, ma forse lui sembrava non esser d'accordo.

Saltò su dal divano con le sopracciglia incurvate e con i suoi occhi azzurri addosso a noi. 'Come cazzo ti viene in mente?' Urlò, rivolgendosi ad Harry.

Lo vidi gesticolare al mio fianco, ma il biondo non gli lasciò la possibilità di ribattere. 'Lui non può accompagnarti a fare le analisi, ragioni o sei impazzito!?' Fece qualche passo verso di noi senza degnarmi di una minima occhiata, la sua visuale sembrava essere totalmente focalizzata sul riccio.

'Niall...' Harry cercò di intervenire, seccato.

'Niall cosa?' Urlò, in un secondo lo ritrovai accanto a me, proprio difronte ad Harry, con le mani sul suo petto.

'Lui non può venire con te, non può accompagnarti in ospedale, lo sai!' Gridò, spingendolo.

Non può accompagnarti in ospedale, lo sai! Cosa sapeva che io non conoscevo? Perché non potevo accompagnarlo io?

La pelle pallida del suo viso era sostituita da un rossore e i suoi occhi gelidi erano come coperti da un velo scuro, che lo rendevano ancor più spietato.

'Lo so Niall, ascolta...' Tentò di nuovo di parlare, ma Niall lo spinse ancora, facendolo barcollare.

A quel gesto non riuscii più a controllarmi; per quanto fossi furioso con entrambi, non riuscivo a vedere un tale atteggiamento nei confronti di Harry.

Andai fra di loro e posai una mano sul petto di Niall ed un'altra su quello di Harry, dividendoli; 'cosa cazzo non so?' Alzai un sopracciglio non staccai per un attimo lo sguardo dal viso di Niall.

Il suo viso arrogante divenne improvvisante serio, sostituendo i lineamenti decisi con una espressione notevolmente più impacciata.

Lo vidi spostare lo sguardo tra me ed Harry, difronte a lui. 'Noi...ecco...' Fece uno strano gesto con il capo, al riccio: un gesto difficile da decifrare, ma che, secondo me, stava a dirgli di intervenire.

Scattai verso di Harry e non esitai nei fulminate lui, con lo sguardo. 'Niall ha il permesso di accompagnarmi in ospedale...' Disse, incerto.
Guardò Niall con la coda dell'occhio e il biondo si morse nervosamente il labbro inferiore, annuendo: 'sì ecco...abbiamo firmato delle carte'. Aggiunse.

'Quali carte?' Socchiusi ancor di più gli occhi nel guardarlo; volevo assicurarmi che quello che stesse dicendo non fosse l'ennesima stronzata uscente dalla sua bocca.

'Quelle per permettere a me di accompagnarlo', la sua voce pacata e il suo viso colmo di sicurezza mi fece tirare una sospiro di sollievo.

Non stava mentendo, non poteva mentirmi.

***

Finii di farmi la doccia ed erano già le sette di sera: infilai un paio di pantaloni di una tuta ed una canottiera bianca.

Avevo pensato di chiamare Bee o mandarle un messaggio per dirle di uscire o di incontrarci da qualche parte, per passare la serata insieme...
Provai più volte a chiamarla ma il telefono suonava a vuoto e, in fine, usciva la segretaria.

Quindi decisi di lasciar perdere ed andai in camera: accesi la televisione come sottofondo, posai il telefono sopra al comodino e presi il pacchetto di sigarette che, per quanto mi riguardava, era lì fermo da fin troppo tempo.

"Hostage" | Bradford

Sentii il mio telefono squillare sopra al comodino e mi rigirai nel letto, frustrato.
Odiavo svegliarmi nel bel mezzo della notte. Socchiusi gli occhi per leggere l'orario e quando lessi le 03:15 am, decisi di rispondere.

'Pronto', non mi ero nemmeno preoccupato di far caso al numero.

'Zayn...scusa se ti ho svegliato...' La voce imbarazzata di Bee mi fece spalancare gli occhi.

'Eh? No, non c'è problema' dissi velocemente, 'cosa succede?'

'Niente, non riesco a dormire ed ho pensato di chiamarti per...per parlare'. A quelle parole presi un profondo respiro; solitamente avrei gridato come un pazzo per avermi svegliato, e giuro che lo avrei fatto anche con lei se non fosse stato per il mio autocontrollo, legato al fatto che il mio cuore si fosse già sciolto al suo tono così dolce ed impacciato.

'Ah, e perché non riesci a dormire?' Domandai, sdraiandomi supino sul letto.

'Non lo so...Cos'hai fatto oggi?' Alla sua domanda ripensai al litigio con Niall ed Harry, ripensai alle loro parole e al patto che avevamo fatto... Dovevi parlargliene?

'Niente di che...tu?' Sbadigliai ed affondai la testa sul cuscino: stavo morendo al sonno.

'Oggi ho rivisto un mio amico' raccontò, con un tono abbastanza superficiale. 'L'ultima volta che l'ho visto avevo tredici anni ed è cambiato parecchio...' Continuò, vaga.

Non seppi descrivere le sensazioni che suscitarono in me, quelle parole.
Mi aveva chiamato alle tre di notte per raccontarmi del suo amico?

'Cambiato in che senso?' Chiesi.
In realtà credo che non mi interessava più di tanto, ma non capii neanche io il motivo per il quale feci quella domanda.

'Fisicamente, è cresciuto e...' La bloccai, con un'altra domanda insensata. 'È bello?'

Un silenzio imbarazzante prese spazio fra di noi, facendomi pentire immediatamente di aver chiesto una cosa così stupida.

'Beh...un girono me lo farai conoscere', cercai di rimediare, ma peggiorai notevolmente la situazione.
Strinsi le labbra per evitare di ridere e dopo qualche secondo di silenzio, Bee parlò.

'Mi vuoi bene, Zayn?' chiese.
La sua voce più bassa del solito non bastò per evitarmi di sentirla.

Non mi aspettavo quella domanda; mi aveva spiazzato, ma mi sorpresi di me stesso quando risposi con disinvoltura. 'Ti voglio un mondo di bene'. E lo pensavo davvero.

'Ti va di venire da me, domani mattino?' Il suo tono di voce sempre impaurito mi lasciava intendere che la sua paura di ricevere una risposta negativa, era tanta, e forse dimostrava quanto tenesse a me.

'A che ora?' Chiesi subito.

'Alle nove? Trishar viene da me alle novero mezza, e vorrei presentartelo' ancora lui.

'Mh...' Persi qualche secondo a pensare, 'beh, allora penso sia il caso di dormire'.

Non volevo dimostrare che, in qualche modo, soltanto il suo nome mi innervosiva... Per questo feci una risatina e dopo averla salutata, riattaccai e tornai a dormire.

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