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52- Voices

"Hostage" | Bradford

Zayn mi guidò in una delle tante corsie dedicate ai bambini e, nonostante avessi provato a chiedere più volete per quale motivo fossimo li, lui continuava a star in silenzio con in labbro inferiore sotto ai denti; gesto che ripeteva quando era nervoso.

La corsia nella quale mi aveva portata, era quella maschile.
Vi erano modellini di macchine ovunque, da quelli per bambini piccoli a quelli per veri e propri collezionisti. 

Ci fermammo davanti ad uno scaffale dove le macchine erano tutte nere, lucidate da una lacca opaca e ben esposte in delle scatoline piuttosto sofisticate.

Zayn lasciò la mia mano e si alzò sulle punte per prenderne una che si trovava su in alto, dove io o mio fratello non saremmo arrivati neanche grazie ad una sedia. 

La rigirò fra le mani e poi me la mostrò. La osservai: per me era una delle tante macchinine delle quali non conoscevo il nome e che consideravo soltanto oggetto da collezione; ma subito dopo Zayn parlò.

'Questa ce l'avevo tempo fa', alzai lo sguardo dalla confezione e guardai Zayn.

Mi presi qualche secondo ad osservare i suoi occhi, notevolmente lucidi. 'Me l'aveva comprata mamma per il mio compleanno perché sapeva quanto fossi appassionato di queste cose'.

Girò la scatola fra le mani, osservandola con nostalgia e poi fece ciò che speravo non facesse in quel momento. Alzò lo sguardo a me.

Feci un live sorriso e mi sforzai a far finta di niente, mentre i suoi occhi marroni e pieni di ricordi mi osservavano. 

'L'ho amata', a quelle parole fece una risatina e poi tornò a guardarla.

'È stupido, ma io me la portavo anche a scuola' sospirò, 'era come un porta fortuna o una di quelle cose che vuoi tenere con te, sapendo che comunque non servono a nulla'.

Mi ritrovavo molto in quelle parole, da bambina lo facevo anche io con qualche braccialetto o con qualche collana e per alcuni oggetti mi ritrovavo a farlo anche alla mia età, quasi diciannove anni.

Era bello sentirlo parlare dei suoi ricordi, delle sue cose ed era altrettanto bello vedere i suoi occhi lucidi, al ricordo della sua infanzia.

'A cosa ti serviva la sua fortuna, Zayn?' Chiesi.

Lo vidi esitare prima di rispondere, restò con quell'oggetto fra le mani alla ricerca di cosa dire e poi alzò lo sguardo. 'Mi serviva a...a niente'. Distolse nuovamente lo sguardo e girò il capo altrove: prese un profondo respiro, fissando in silenzio le altre macchinette esposte sullo scaffale.

Presi quella che teneva fra le mani e persi qualche secondo a squadrarla, mentre Zayn mi osservava notevolmente a disagio. 'E se la comprassimo?' Alzai lo sguardo al suo ed il cuore mi si riempì di gioia quando vidi un enorme sorriso aprirsi sul suo volto.

'La compriamo e poi, un giorno, quando vuoi...mi racconterai tutto ciò che c'è dietro a questa macchinetta'. Sorrisi soddisfatta e lui annuì rapidamente.

'Ti do i soldi', portò una mano nella tasca posteriore dei suoi pantaloni e sfilò il portafoglio di pelle nero.
Lo aprì sotto a suoi occhi, 'tu vai a pagare e poi esci, perché io devo andare in bagno'. Aggiunse, sfilando una banconota da venti sterline.

Me li porse e pensai di insistere nel comprargliela io, ma conoscendolo, non mi avrebbe lasciata pagare ed avrebbe fatto di tutto per pagarla lui; quindi decisi di prenderlo con furbizia e di non contraddirlo.

Afferrai i soldi senza fare storie e mi girai per andare a pagare, quando la voce di Zayn mi interruppe.

'Non fare la furba', mi girai verso di lui e lo guardai con serietà, fingendo di non capire.

'Sai cosa intendo, non pagare quella macchinetta'. La indicò.
Era un ordine? Beh, allora aveva scelto la persona sbagliata. 

Annuii e poi mi diressi verso le casse, sapendo già cosa fare.

***

Appena finii di pagare infilai la confezione in una busta e poi mi allontanai dalla cassa per evitare di far fastidio a qualcuno.
Andai in una parte abbastanza isolata del centro commerciale, poco distante da lì, e proprio quando stavo per appoggiare le spalle al muro, il mio telefono vibrò nella tasca dei pantaloni.

Lo tirai fuori e sbloccai lo schermo, digitando il pin che da qualche settimana avevo messo per evitare che qualcuno potesse rubarmelo.

Message from Zayn to Bee:
Dove sei?

Mi affrettai a rispondere e non appena finii di digitare il messaggio, alzai lo sguardo alla ricerca di Zayn.
Mi guardai intorno fra la folla di gente: donne che portavano i loro bambini, uomini che vagavano da soli, vecchietti che tenevano la mano alla donna della loro vita e... Zayn.
Zayn aveva una piccola busta in mano e mi cercava con lo sguardo.

Alzai una mano per farmi notare e richiamai più volte il suo nome, attirando finalmente la sua attenzione.

'Eccoti' disse, venendomi incontro.

***

Uscimmo insieme dal centro commerciale ma nessuno dei due parlò per primo.
Ero curiosa di sapere cosa tenesse dentro a quella piccola busta e di chiedergli dove l'avesse presa, visto che sarebbe dovuto andare soltanto in bagno...ma non lo feci.

Chiusi lo sportello della macchina e posai la busta con all'interno la macchinetta di Zayn, sul cruscotto.
Zayn mi seguì, posando la sua busta di fianco alla mia.

Concentrai lo sguardo su di essa cercando di sbirciare cosa ci fosse all'interno, nel frattempo che Zayn girava la chiave per mettere in moto.

E quando uscimmo dal parcheggio, tornando alla strada principale...sì, io ancora stavo guardando oltre alla busta di plastica sperando di intravedere qualcosa.

'Smettila di sbirciare, è una sorpresa'. Disse Zayn.

Alla sua affermazione sobbalzai sul mio stesso posto e catapultai lo sguardo fuori dal finestrino. 'Non stavo sbirciando', mentii.

Dovevo ammettere che dopo averla chiamata sorpresa, ero ancor più curiosa di sapere cosa ci fosse all'interno e che da quel richiamo da parte sua, non potrò far a meno di diventare un peperone.

Guidò per la lunga ed affollata strada di Doncaster, la stessa che percorrevano ogni volta, in silenzio.

Nessuno dei due aveva qualcosa da dire, soprattutto io, che mi ero rinchiusa nell'imbarazzo più totale da quando mi aveva sorpresa 'con le mani nel sacco'.

'Stavo pensando...' Mi girai verso di Zayn quando lo sentii parlare ed aspettai che continuasse. 'È strano che tua mamma non si sia preoccupata di conoscermi, ieri'. A quelle parole si morse il labbro inferiore e continuò a guidare con gli occhi puntati sulla strada.

'In effetti può sembrare strano' confermai, tornando a guardare il paesaggio corrermi affianco. 'Ma mia mamma è così distaccata con me da quando mi trasferii in America' faceva male ricordare quel periodo. Ricordavo che a quei tempi, mia madre fu l'unica a rimaner delusa da me e dalle mie decisioni, di non andare a lavorare per la ditta di mio padre.

Udii un sospiro da parte di Zayn e subito dopo parlò, 'cosa c'è di male nell'andarsene in America?' Chiese.

Sembrava interessato nel conoscere la mia vita ed il mio passato e da una parte mi fece piacere.

'Nulla in realtà, ma lei voleva che restassi in Inghilterra per lavorare con mio padre...' Mi girai un attimo a guardarlo e Zayn era sempre nella stessa posizione di prima, soltanto con le sopracciglia abbassate.

'Nell'agenzia turistica intendi?' Alla sua domanda aggrottai la fronte e feci per chiedere come facesse a sapere del lavoro di mio padre. Ma subito dopo mi ricordai di come ci eravamo conosciuti e di quale fosse stato il motivo che li avevano spinto a rapirmi, e non abbi bisogno di altre domande. Era ovvio che sapessero tutto di noi.

'Sì, quella' confermai, appoggiando la testa contro il finestrino.

Non sentii alcuna risposta da parte di Zayn, soltanto un profondo respiro e dopo qualche secondo la sua mano si posò sul mio ginocchio.

Abbassai lo sguardo alla sua mano ambrata, piena di tatuaggi fino al dorso e la osservai mentre con il pollice mi accarezzava.

'Non c'è nulla di male nel voler cambiare la propria vita...' Lo sentii dire. Sembrava stesse parlando più con se stesso che con me, per questo non risposi e mi girai a guardarlo. 'Anche io lo farei, da bambino lo sognavo'. Sorrise e poi tolse la mano dalla mia gamba per passarla sulla sua barba fine, che a poco a poco cresceva sulla sua mascella.

'Vivere altrove e ricominciare tutto da capo è davvero una delle cose più belle che io abbia mai fatto...' Sospirai, mentre la mano di Zayn tornò a posarsi sulla mia gamba.

'Immagino, lo farei anche io sai?' Domandò. Lo vidi guardarmi con le sopracciglia alzate ed annuii soltanto, abbassando gli occhi alla sua mano che dal ginocchio ormai era arrivata alla mia coscia.

'Andrei altrove e ricomincerei tutto da zero' disse, 'con te'. Sussurrò subito dopo.

Pensai che il suo scopo non fosse stato quello di farmi udire la seconda parte della sua affermazione, ma il mio udito lo aveva fregato e non potei evitare di scattare a guardarlo mentre il mio cuore perdeva battiti...uno dietro l'altro.

'Con me?' Ripetei.

'Con te, sì'. A quelle parole annuì e strinse le labbra, concentrando gli occhi sull'asfalto.

'Cosa vuol dire questo?' Risultavo davvero così tanto stupida se già, nel mio cervello, centinaia di filmini si stavano sviluppando?

'Vuol dire che a parte le cose tra noi, mi piace passare del tempo con una come te e se dovessi ricominciare la mia vita da capo, sarei felice di farlo con te al mio fianco' alzò le spalle, 'tutto qui'. Concluse con naturalezza.

Mi succedeva spesso con lui. Soltanto da poco tempo mi ero resa conto che con Zayn, erano infinite le volte che finivo per emozionarmi troppo presto, perché poi lui si sbrigava a smontare tutto in due parole.

'Posso farti una domanda?' Chiesi.
Era una domanda patetica come sempre e fin troppo personale e forse non avrebbe nemmeno risposto volentieri, ma ormai avevo parlato.

Lo vidi annuire, così tornai a guardare davanti a me e posai la mano sulla sua, che teneva ancora la mia gamba.

'Come mi immagini al tuo fianco...insomma, noi...?' Doveva essere una domanda concreta la mia, ma non si dimostrò affatto qualcosa di sensato.

Zayn intuì subito la mia domanda è non esitò a rispondere. 'Non lo so, non so esattamente se immaginarci come ci immagini tu'. 

'Cioè?' Sapevo di cosa parlava, lo sapevo alla perfezione.

'Fidanzati'. Mi vennero i brividi soltanto nel sentir quella parola, scappar dalle sue labbra, in maniera così delicata.

Chiusi gli occhi e rielaborai tutte le cose che ci eravamo detti negli ultimi minuti, mettendole in ordine.

'Non pensi che il fatto che tu voglia ricominciare con me al tuo fianco, voglia dire qualcosa?' Non sapevo nemmeno io perché in quel momento mi ostinavo ad insistere così tanto, ma l'unica cosa certa era che non osavo aver alcun contatto con lui a parte quello fisico, fra le nostre mani.

Zayn restò qualche secondo in silenzio e poi mosse la sua mano, liberandosi della mia che lo stringeva. Prese la mia mano con la sua ed intrecciò le nostre dita. 'Vuoi dire che posso provare le tue stesse cose?'

'Non lo so Zayn, ma ciò che hai detto prima...' Cercai di finire anche se con imbarazzo perché sì, l'argomento era quel che era ed io mi stavo allargando abbastanza, ma Zayn mi interruppe.

'Ho detto soltanto che mi piace star con te come tempo fa ti ho detto che sento determinate cose, ma per me non è niente che possa portarmi a capire...' Una pugnalata allo stomaco sarebbe stata molto più piacevole.

'Tutto questo non mi permette di capire se il mio è amore, Bee, capisci?' Non risposi, presi soltanto un profondo respiro che mi permise di sopravvivere ancora per qualche secondo di più a quella conversazione. 

'Ti dico cosa provo e basta, io non so cosa sia amare sul serio qualcuno e non so come interpretare tutto ciò...' La frase restò a metà perché le parole gli morirono in bocca e ringraziai Dio per non averlo lasciato continuare.

Entrambi restammo in silenzio: io nella mia confusione e nella mia dannata voglia di scendere e scappare in un altro pianeta dove 'Zayn' sarebbe stato soltanto un aggettivo positivo scritto in arabo e non una persona capace di farmi impazzire.

"Hostage" | Doncaster

Dopo qualche minuto arrivammo davanti casa mia.
Le macchine di mio padre erano parcheggiate all'esterno e tutte le tapparelle erano spalancate.

Buttai un'occhiata all'orario segnato proprio sotto al manubrio e quando lessi le 10:00, mi chiesi per quale motivo fossero tutti a casa.

'Scendi?' Chiesi, rivolgendo uno sguardo a Zayn.
Lui si inumidì le labbra, passando la lingua  fra di esse e poi alzò lo sguardo oltre alle mie spalle, osservando qualcosa.

D'istinto mi voltai per vedere cosa stesse attirando la sua attenzione e puntai lo guardo proprio dove lo teneva lui, poco prima.
Proprio davanti alla porta d'ingresso vi era mio padre, in tutta la sua inquietudine, che ci osservava.

Quando vide i nostri sguardi su di lui alzò una mano, salutandoci, ed io sorrisi mentre Zayn alle mie spalle restò immobile con lo sguardo fermo su di lui.

Aprii lo sportello per scendere dalla macchina, ma prima che potessi mettere un piede fuori dall'auto mi ricordai di dover riconsegnare i soldi a Zayn.
Così tornai al mio posto sotto allo sguardo investigativo del moro, infilai una mano nella tasca dei miei pantaloni e frugai fino a trovare la banconota.

Quando la tirai fuori e la portai sotto ai suoi occhi, potei vedete il suo sguardo mutare dalla confusione alla completa serietà.

Osservò i soldi e poi alzò lo sguardo a me, 'avevo detto che non dovevi pagarla...' Respinse con la sua mano la mia e capii subito che se avessi insistito, non sarebbe servito assolutamente a niente.

Così decisi di scendere dalla macchina e di lasciare i soldi sopra al sedile.

Chiusi velocemente lo sportello, facendo in modo che non potesse protestare e mi diressi rapidamente verso mio padre.

'Come mai siete a casa?' Domandai, arrivando accanto a lui.

Mio padre posò una mano sulla mia spalla e rivolse lo sguardo alla macchina di Zayn. 'Perché non sono abituato a lavorare di domenica, tesoro' , sorrise, distratto.

Dunque era domenica ed io non me ne ero neanche resa conto.

Seguii silenziosamente sguardo di mio padre e vidi i fari della macchina di Zayn accendersi.

Subito dopo, il rumore del motore seguì la sua partenza.

Era sempre riservato e silenzioso con la gente e per me era tanto ciò che aveva fatto il giorno prima. Lo salutai con la mano quando partì e a causa dei vetri scuri, non riuscii a vedere se avesse fatto lo stesso anche lui.

Mi persi nei miei pensieri senza nemmeno rendermene conto e mi ritrovai a fissare lo spazio vuoto, dove poco prima, c'era l'automobile di Zayn.

'Bee, stai dormendo?' La voce divertita di mio padre richiamò la mia attenzione ed io sobbalzai, scattando verso di lui.

'Cosa?' Chiesi, battendo numerose volte le ciglia.

Guardai mio padre ridere e poi scuotere la testa. 'Stavo dicendo che dentro c'è qualcuno che tu conosci molto, molto bene', ripeté.

Le se labbra fini, come quelle di mio fratello, si inarcarono in un sorriso compiaciuto.
Si girò per aprire la porta alle sue spalle ed io entrai subito dopo di lui, che mi lasciò entrare, preoccupandosi di chiudere la porta.

'Seguimi tesoro'. Alle mie spalle, papà posò una mano sulla mia schiena e mi spinse lievemente.

Feci qualche passo poi mio padre mi sorpassò, fece un gesto con la mano invitandomi a seguirlo e così feci, senza protestare.

Lo seguii in soggiorno, in cucina e poi imboccammo il lungo corridoio che portava alle nostre stanze da letto.
Mio padre premette il pulsante della luce su un lato della parete e camminò spedito fino al fondo del corridoio e quando superò la mia stanza, intuii dove fosse diretto.

In camera di Louis.

Arriavammo davanti a quella porta marrone, in legno e sentii l'ansia salire nel mio petto.

Non sapevo chi avrei trovato all'interno ma le parole di mio padre mi facevano salire il panico. Chiunque avrei visto oltre quella porta, qualunque fosse stata la persona, in quell'istante, il mio cuore prese a battere fortissimo e delle voci riempirono il silenzio formatisi in quella casa.

Delle voci che servirono soltanto a farmi sbarrare gli occhi.

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