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44- Not me

"Hostage" | Wolverhampton

'Non ho capito...' Liam gesticolò davanti alla mia faccia, pregandomi di stare zitto, e scosse la testa: 'le hai detto di voler capire i tuoi sentimenti e poi hai scopato con una puttana?' Ripeté le mie parole, aggrottando la fronte.

'No', dissi subito.

Ma poi tornai a guardare dietro alle sue spalle e mi morsi l'interno guancia, 'si...' Era inutile nascondere la realtà.

'Come cazzo ti è venuto in mente!?' Sbarrò gli occhi. Più che un rimprovero il suo, poté sembrare un lamento.

Gli sembrava facile urlare così alla cazzo, ma il punto era che nemmeno io conoscevo il problema principale.

'Hai ragione Liam, ma cazzo, ho fatto di tutto per farmi perdonare ' dissi rapidamente. Lanciai un occhiata al castano e lo vidi alzare un sopracciglio ancora più confuso di prima.

'Ma non ti perdona.' Tagliò corto. Ecco.

'Non lo so, merda' appoggia i gomiti sulle ginocchia e mi presi il viso tra le mani, sospirando.

Per l'ennesima volta ero finito a casa di qualcuno e cercavo di nascondere il mio viso, disperato.
Per l'ennesima volta stavo cercando di confessare tutto ciò che avevo fatto per avere le idee chiare in testa e per ricevere qualche consiglio... Ma finiva sempre così.

Stavo per aprir bocca e cercare aiuto dal mio amico, quando il suono del campanello mi fece sussultare e tornai a guardare Liam, pietrificato.

'Calma amico' rise, poi posò una mano sulla mia spalla. 'Sarà sicuramente Jenna'. Detto ciò si alzò dal divano e si diresse verso la porta d'ingresso.

Lo sentii aprire la porta e salutare qualcuno. A primo impatto udii una voce femminile e anche piuttosto , ma subito dopo in altra voce oltre quella di Liam, forse maschile...

Lanciai un'occhiata all'orologio proprio sopra al caminetto e mi chiesi chi diavolo era, incidendo nella mia mente l'orario: le ventitré e quindici minuti.

Non appena riabbassai lo sguardo, qualcuno attirò la mia attenzione, entrando dalla porta proprio davanti a me.

'Ciao' mugolai, osservando la ragazza.
Quest'ultima fece un sorriso forzato e si diresse verso il tavolo, posto proprio sotto ai miei occhi.

Aveva una lunga treccia bionda aggomitolata sulla testa e degli enormi occhi azzurri.
Indossava una felpa grandissima che quasi la faceva sembrare nuda; non avevo idea se sotto avesse dei pantaloni, una gonna o qualsiasi altra cosa.
Esitai per un attimo lo sguardo sulle sue gambe e poi lo rialzai a lei, che con le mani ai fianchi mi osservava in malo modo

'Ehi, lo dirò a Liam se continui!' Esclamò, con rimprovero.

Le lanciai un occhiata, facendole intendere quanto fosse ridicola, poi spostai lo sguardo dai suoi grandi occhi azzurri e lo posai sul tavolinetto, dove aveva appoggiato una busta trasparente.

La guardai attentamente e mi accorsi che all'interno vi era della roba verdastra, raggruppata in piccoli mucchietti. La guardai per un attimo poi tornai a lei: esaminai le sue sopracciglia ben colorate dalla matita marrone e il rossetto rosso che evidenza le sue labbra: 'è erba quella?' Domandai, indicando la busta.

'Sì, ma non per te' fece una risatina e poi venne a sedersi proprio accanto a me, a pochi centimetri dal mio corpo e posò una mano sulla mia coscia.

'Come ti chiami?' Domandò. I suoi occhi mi stavano praticamente ispezionando il volto ed io non mi scomodai nemmeno di guardarla.

'Zayn', mormorai.
'Figo, io sono Jenna', con la coda dell'occhio vidi la sua mano libera allungarsi sotto ai miei occhi e ne approfittai per voltarmi, stringendola.

'Sei di qui?' Domandò gentilmente.
'No, Bradford', ritornai a guardare la moquette e sospirai, seccato.

'Anche io!' Esclamò, sbarrando gli occhi.

Non riuscii a ricambiare al massimo quell'incompreso entusiasmo che per qualche motivo persuase la sua voce.

Accennai soltanto un forzato sorriso e quest'ultima concentrò maggiormente la sua visuale su di me, scrutandomi come se non avesse mai avuto l'onore di conoscere un ragazzo in vita sua: 'non ti ho mai visto prima...' osservò, in fine, perplessa.

'Ed era meglio non vedersi nemmeno oggi', la fulminai con un occhiata e portai le braccia conserte al petto.

Appoggiai le spalle allo schienale del divano e soltanto un'istante dopo mi resi conto di aver parlato ad alta voce.
Sbuffai e non potei far a meno di maledirmi mentalmente, immaginando già le lunghe ed insopportabili domande alle quali sarei dovuto sopravvivere.

Ma quando considerai di essermi ufficialmente messo in una situazione peggiore, la voce familiare e cordiale di Liam ci interruppe, piombando nella stanza.

'Eccoci, vieni...' parlò.

Alle sue spalle comparve un ragazzo dai capelli castani e dai numerosi piercing in volto: entrò con tranquillità, lasciandomi intendere che fosse stato spesso in quella casa.
Si sedette accanto alla bionda e circondò le sue spalle con un bacio, mentre Liam era intento a posare delle bottiglie sul tavolo.

Birrai, erba, ed una bionda dalla voce irritante; ottimo modo per farsi perdonare da Bee, pensai.

Liam però, si venne a sedere accanto a me e posò due bottiglie di vetro sulle sue gambe. Ne aprì unacon un aggeggio e lasciò cadere il tappo a terra, per poi porgerla al ragazzo seduto infondo.

Così fece per un altra bottiglia e intanto vidi la ragazza prendere la busta dal tavolo, aprirla e cominciare a rollare una canna.

'Non bevo', respinsi la bottiglia che Liam mi aveva appena allungato e sentii una risatina dal fondo, dalla bocca del cretino bucherellato.

'Avanti Zayn, è birra', la bionda accanto a me fece una risatina e Liam scosse la testa, portando la bottiglia alla bocca. 

A metà serata erano già tutti e tre mezzi ubriachi, la ragazza rollava con la velocità di una lumaca afflitta da una paresi e quando finì, più o meno verso mezzanotte, la accesse e la diede al tizio sconosciuto.

Fecero un tiro, prima lui e poi lei e per finire la porse a me. Osservai per un attimo il fumo e la cartina bruciarsi, poi scossi la testa.

'Non fumi neanche?' Strillò Jenna. Lanciai uno sguardo a Liam accanto a me e sperai che dicesse qualcosa al mio posto, ma ci rinunciai subito dopo averlo visto bere un altro sorso di birra.

'Non fumo', mentii, allontanando la sua mano scheletrica con la mia.
Ma invano, perché la ragazza non fece una mossa.

'Avanti Zayn, non dire stronzate', il castano, o meglio conosciuto come mio amico, scoppiò a ridere ed intuii quanto stesse chiaramente fuori soltanto dal suo tono: 'prendila', mi invitò.

Afferrai la canna che la bionda teneva ferma sotto ai miei occhi e dopo averla osservata per qualche secondo, la porsi a Liam, che subito mi guardò confuso.

'Non fumo, quindi prendila o te la spiegherò in fronte tra circa due secondi', minacciai.

Liam alternò lo sguardo esterrefatto tra me e il quasi mozzicone acceso, poi fece una risatina e dopo aver scosso la testa, lo prese fra le dita.

"Hostage" | Doncaster

[Bee Tomlinson's pdv]

Io e Louis avevamo parlato.
Mi aveva spiegato che non era riuscito a contenersi e che fosse anche molto confuso dai miei atteggiamenti nei confronti di Zayn.

'Mi ha fatto soffrire Louis...' Incrociai le gambe e portai la tazza di tè alla mia bocca. Bevvi un sorso e poi guardai ancora Louis, che mi ascoltava perplesso.

'Ma me lo ha chiesto in tutti i modi e mi ha giurato di non avermi presa in giro...' Lo vidi aprire bocca per ribattere e mi aspettavo persino un commento negativo.

'E cosa vuoi fare? Perdonarlo?' Chiese. Parlò con naturalezza, non sembrava prendermi per pazza. Quindi annui, incerta.

'Con il tempo magari...' Mi morsi il labbro inferiore. Guardai le sue mani stringere la tazza che teneva stretta per poi abbassare lo sguardo su di essa.

'Il cuore è il tuo, la vita anche...' Lo sentii prendere un profondo respiro per poi rialzare i suoi occhi azzurri ai miei, scurissimi. 'Fai ciò che ti senti'.

Non sapevo se lo diceva per farmi contenta e per non contraddirmi o se lo pensava davvero. D'altronde lo aveva preso a botte poche ore prima e mi sembrava strano che avesse già cambiato idea.

Abbassai lo sguardo alla tazza di tè e sospirai, sperando che Louis parlasse ancora.

'Sono le quattro' disse, alzandosi dal divano. 'Penso sia ora di dormire', detto ciò si incamminò verso la cucina.
Lo sentii aprire l'acqua e mettere al suo posto la tazza.

Non volevo andare a dormire: nonostante fossero le quattro di notte passate, volevo parlare ancora con Louis e farmi dare un consiglio sincero che non fosse influenzato dalla pietà nei miei confronti.

Volevo ascoltarlo, sapere quale fosse il suo pensiero reale sulla faccenda ed avere le idee chiare una volta per tutte.

Mi alzai e riportai anche io la tazza in cucina, la lasciai nel lavandino e poi mi incamminai per andare in camera quando il suono del campanello mi fece sobbalzare.
Guardai verso la porta e poi mi girai verso mio fratello, proprio fermo alle mie spalle, che teneva gli occhi puntati sull'ingresso.

'Chi è? Sono le quattro', bisbigliò spaventato, aggrottando la fronte.

'Non è il caso di aprire', cercai di fermarlo quando lo vidi camminare  verso la porta, ma Louis mi fece un cenno con la mano, mimandomi di star ferma.

Andò al portone e prese il citofono in mano, dicendo: 'chi è?'

A quell'affermazione la sua espressione divenne più seria e con arroganza ripeté, 'chi è?'

Andai davanti a lui e posai una mano sulla sua spalla, cercando di attirare la sua attenzione. 'Sento dei respiri', sussurrò.

Lo vidi concentrare ancora l'attenzione al citofono per poi allungare il braccio nella mia direzione, porgendomi la cornetta: 'ascolta', mi incitò.

Ci volle qualche secondo prima che mi convincesse ad afferrarla.
Lo fissai per qualche secondo con la fronte aggrottata e le ovvie intenzioni di nascondermi dietro di lui, aspettando che si facesse giorno.

Ma quando Louis fece per la seconda volta l'ennesimo cenno col capo, accumulai tutti il coraggio che avevo in corpo e presi la cornetta che reggeva in mano, posandola suol mio orecchio.

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