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42- Blood

"Hostage" | Doncaster 

Non potevo credere che proprio lui stesse cercando di fare una cosa del genere a qualcuno; chiunque lui fosse lo stava praticamente massacrando.

Il modo in cui colpiva quella povera persona sotto di se era spaventoso.

La rabbia in lui, la forza dei suoi pugni...tutto ritraeva una persona opposta a quella che consideravo mio fratello.

Sentii un profondo gemito scappare dalla bocca del ragazzo sotto di lui e a quel punto mi convinsi di fare qualcosa.

Corsi verso di Louis e lo afferrai per un braccio, cercando di tirarlo via, 'cazzo Louis, lo ucciderai!' Strillai.

Non riuscii a muoverlo di una virgola, lo sentii ringhiare in faccia all'altro povero ragazzo con delle parole di disprezzo per poi colpire nuovamente la sua faccia.

Vedevo il sangue correre sulle sue nocche e non sapevo se prendere e tirare un calcio a mio fratello od iniziare a piangere senza fine.

Stavo tremando.

'Louis!' Insistei.
Portai le mani sulla mia testa e a quel punto mi guardai intorno, alla ricerca del telefono: dovevo assolutamente fare qualcosa per fermarlo.

Ero presa dall'ansia. Avrei potuto tirare una sedia in tesa a Louis o prenderlo a calci o muovermi e cercare il telefono e fare qualcosa, ma ero sconvolta.

Tornai a guardarlo e le lacrime mi contornarono gli occhi.
'Louis cazzo!' Urlai.

Non soltanto la sua rabbia mi spaventava, ma anche il fatto che continuasse a picchiarlo in modo violento senza ricevere alcuna reazione, alcun segno...alcun lamento.

Non aveva più dato segnali di vita e a quel l'idea mi si contorceva lo stomaco.

'Chiamo la polizia', affermai in fine, allontanandomi da lui.

Decisi così di mettermi alla ricerca del cordless che, come ogni volta avrei dovuto perlustrare ogni angolo della casa prima di ritrovare qualche traccia di lui; considerando che mia madre si divertiva a lasciarlo ovunque, dopo aver parlato con le sue amiche.

Andai qualche metro più in là, proprio davanti ad uno stupido mobiletto, che mia madre aveva comprato per decorazione, ed aprii i cassetti.
fugai invano tra le varie cose, trovando documenti di mio padre e persino degli auricolari.

C'era di tutto, ma non un telefono.

Chiusi i cassetti in un tonfo e mi abbassai per aprire gli sportelli; ma contemporaneamente, la voce di mio fratello, mi fermò.

'Sta ferma', disse. Sentii i suoi passi alle mie spalle e mi bloccai immediatamente.

Girai il capo per guardarlo e quando lo trovai accanto a me, torreggiandomi, non potei far altro che alzare lo sguardo alle sue iridi azzurre.

Era rosso, rossissimo.
Aveva una vena gonfia sulla fronte e gli occhi socchiusi in due sottili fessure.

'Sei cretina o cosa?' Chiese, aggrottando la fronte. 'Volevi mandarmi in galera per averti parato il culo?' Chiese ancora, facendomi un arrivante cenno col capo.

Eh? Mi alzai lentamente e lo guardai diritto negli occhi, decisamente ancor primi confusa di quando lo avevo visto sfogare tutta la sua rabbia sul corpo innocente di un'altra essere umano.

La mia bocca si spalancò a vuoto, senza pronunciare una parola, mente lui non faceva altro che respirare profondamente e buttare aria come se avesse appena corso per dieci chilometri.

'Cosa hai fatto!?' Chiesi ancora. Soltanto in quell'istante potei udire la mia voce alzarsi spropositatamente, assieme al panico che man mano stava invadendo il mio cervello.

'Te l'ho tolto dalle palle Bee', ripeté con sufficienza, alzando le spalle.

Per un attimo sentii il mio cuore smettere di battere. Le mie gambe tremavano e i miei occhi cominciarono a bruciare.

Non sapevo cosa pensare, sembravo essere presa da uno stato di trance e che non riuscissi a mettere a fuoco tutto.

Ma in me, già sapevo chi fosse quel ragazzo steso a terra dai suoi infiniti colpi.

Abbassai lentamente lo sguardo alle sue mani e le trovai strette in due pugni, due pugni talmente tirati che potei percepire la sua rabbia.
Erano macchiati di sangue e le sue nocche biancastre erano spaccate.

Spintonai velocemente Louis e lo feci barcollare, corsi verso l'ingresso, dove sapevo cos'avrei trovato. Sapevo cosa mi stava aspettando. Infondo, il mio cuore immaginava tutto.

Arrivai davanti alla porta e quando le mie iridi incontrarono il volto di colui che era steso a terra, non potei far altro che sbarrai gli occhi.

Zayn. Era steso, inanimato.

Le sue mani erano distese lungo i suoi fianchi e i suoi occhi erano serrati ed ormai violacei nei contorni.
La sua bocca era la parte peggiore del suo viso: ai lati perdeva del sangue e sulle labbra screpolate si intravedevano dei lividi scuri, segno di quanti colpi avessero dovuto subire.

Il suo naso, per quanto fosse inondato dal rosso del suo sangue, era forse l'unica cosa che, guardandola, non era in grado di raggelarti.

'Zayn', chiamai il suo nome con il poco fiato che avevo in gola e portai le mani davanti alla mia bocca.

Sapevo che non mi avrebbe sentito, ma mi venne spontaneo.

Mi inginocchiai accanto a lui e gli presi il viso fra le mani, lo spostai a destra e poi a sinistra e quando vidi il suo corpo muoversi in base ai miei movimenti...scoppiai a piangere.

***

'Per me potevi anche sbatterlo fuori e lasciarlo morire sulla strada', questo era stato l'unico commento di Louis alla mia proposta di portarlo sul letto.

Ma nonostante questo lo costrinsi ad aiutarmi e a stenderlo sul mio letto per poter controllare le sue ferite.

Il suo cuore batteva e la sua pelle era calda; può sembrare ovvio ma le sue condizioni non erano molto differenti da quelle di un morto.

Louis prese Zayn per le gambe ed io per il busto, con fatica lo portammo in camera mia e lo stendemmo sul letto.

Louis si fermò davanti all'armadio con le spalle appoggiate su di esso e con le braccia conserte, mentre mi osservava.

Dopo aver preso del disinfettante in bagno e tutte le cose necessarie per ripulirgli la faccia, mi sedetti su un angolo del letto, accanto a lui.

Versai del disinfettate sul cotone ed allungai una mano verso al suo volto.
Non sapevo da dove cominciare, se gli avessi svitato il disinfettante in faccia forse avrei fatto prima, viste le condizioni.

'Non posso credere che tu lo abbia fatto, Louis' mormorai, posando l'ovatta sulle sue labbra ed incominciando a rimuovere il sangue.

Non sentii alcuna risposta da parte sua, così continuai a sfogare la mia rabbia e la mia ansia su di lui.

'Davvero, che schifo...' Scossi la testa, allibita.

Non appena finii di curare la sua bocca piena di ferite e spacchi, passai il pollice sul duo labbro inferiore.

'Addirittura', sembrava offeso dalle mie parole.

Non osai alzare lo sguardo ed incrociare il suo.
Sapevo perché lo aveva fatto, ne ero consapevole, ma niente giustificava il male che gli aveva procurato.

Continuai a curarlo per tutto il tempo: graffi e i lividi erano più di quanti immaginassi e sanguinavano ininterrottamente, rendendo il suo viso una vera e propria tortura per le mie pupille.

Ma per il resto, almeno sui suoi occhi, oltre a delle leggere sfumature violacee attorno al suo occhio sinistro, non vi era niente di così grave.

Il suo volto era scolpito e rilassato nonostante il dolore, i tratti del suo viso sembravano meno tesi di quanto lo fossero poco prima.

Louis restò notevolmente scosso dalle mie parole e sospirando uscii dalla camera.
Non si preoccupò nemmeno di aiutarmi a disinfettargli le ferite o a prendermi qualche altro batuffolo di cotone in bagno; se ne uscì e basta.

E pensai semplicemente di evitare la sua presenza in casa, almeno per quella volta.

'Zayn...' Lo chiamai a bassa voce, provando a scuotergli il braccio, ma non ricevetti alcuna risposta da parte sua, ovviamente.

Era bruttissimo vederlo steso sul mio letto, conciato in quel modo; era bruttissimo vederlo in quello stato quasi per colpa mia e, in quel momento come mai, sarei voluta tornare indietro per fare qualcosa ed impedire quella rissa.

L'unica cosa bella della situazione era il fatto che così indifeso e rannicchiato nel mio letto sembrava come se le cose si fossero aggiustate o semplicemente, non fossero mai successe.

Ed era strana la vita e il modo in cui andavano le cose, ma in quel momento potei giurare di sentire il mio cuore a posto e la rabbia svanire.
Non ce l'avevo con lui per quello che era successo, non volevo tirargli uno schiaffo ed urlargli per ciò che aveva fatto.

Sembrava riposare con così tanta tranquillità ed io ero lì, accanto a lui, ad osservarlo con premura.

Per un attimo il passato si era cancellato e provai soltanto tantissima nostalgia di lui: nostalgia di vederlo vicino a me e di accarezzargli il viso, nostalgia di guardarlo semplicemente così da vicino.

Posai una mano sulla sua guancia e gli accarezzai la pelle calda con il pollice.

'Sei così bello quando dormi...' Sussurrai, mi chinai verso il suo viso e posai le mie labbra sulle sue.

Mi alzai dal letto e mi diressi verso l'armadio. Lo aprii e mi abbassai per cercare una coperta di cotone che non tenesse troppo caldo.

Sapevo che eravamo in pieno agosto ma Zayn indossava una misera canotta nera con quei soliti jeans e mi sembrava troppo debole per lasciarlo in balia della temperatura della mia camera.

Stesi la coperta sopra di lui e lo coprii per bene gin sopra il bacino, non di più, non volevo farlo risvegliare bagnato di sudore.

E dopo aver concluso di prendermi cura del suo corpo indolenzito, andai a sedermi sul letto, appoggiando la schiena alla spalliera.

Decisi di aspettare accanto a lui che si sarebbe svegliato e non trascorsi il mio tempo a giocare con il telefono, come avevo intenzione di fare. Rimasi ad osservarlo, ad osservare quella barba incolta che gli contornava la mascella e le labbra e ad accarezzargli i capelli neri corvini, ogni tanto.

Dopo qualche ora trascorsa in quel modo, vidi le palpebre di Zayn stringersi e la sua cassa toracica alzarsi eccessivamente.

'Zayn, tutto bene?' Chiesi, allarmata. Scattai verso di lui, posai una mano sul suo petto ed aspettai invano una sua risposta.

Lentamente, molto lentamente, alzò un braccio e portò la mano sul suo volto.
Sentii un soffocato gemito di dolore scappare dalle sue labbra socchiuse e stupidamente, quel piccolo suono mi fece tirare un sospiro di sollievo.

Si strofinò il viso e poi lasciò scivolare la mano sul suo petto, per riaprire gli occhi.

'Finalmente...' Sospirai, sorridendo come una cretina.

Inizialmente le sue palpebre si aprirono di poco e non poté focalizzare la mia immagine. Ma dopo qualche secondo aprì per bene i suoi occhi e mi guardò.

'Bee', la sua voce era bassa, lo si poteva considerare labiale il suo, ma riuscii comunque a sentirlo.

'Stai bene?' Chiesi ansiosamente.

'Adesso...forse sì'. Mugolò.

Era così bello: steso con gli occhi che quasi gli brillavano e con la voce così profonda che non potei far a meno di fissare il movimento delle sue labbra.

Sorrisi imbarazzata e spostai lo sguardo dal suo viso alle mie mani, intrecciate.

'Ero venuto per vederti', lo sentii parlare ma non mi mossi. Sentii la sua mano posarsi sulla mia coscia e quasi non sussultai a quel contatto.

'Ah sì?' Feci, evidentemente a disagio.

'Sì', sospirò ed un attimo di silenzio inondò la stanza.

Il suo pollice mi accarezzò la gamba delicatamente, quasi come per scacciare il suo nervosismo.
Quel gesto poteva tranquillizzare lui in qualche modo, ma non me.

Avere nuovamente le sue mani addosso non era per niente ciò che mi aspettavo. Mi rabbrividiva, mi bloccava il respiro e mi impediva di pensare come avrei dovuto.

'Posso chiederti un favore?' Chiese, interrompendo quell'aria tesa che ormai aveva stancato entrambi.

'Certo...' Risposi senza pensare, ma mi corressi subito con un: 'se posso'.

'Ti sdrai qui, in braccio a me?' Domandò.

A quella domanda, mi girai istintivamente a guardarlo e lui spostò immediatamente lo sguardo altrove, con timidezza.

'Il fatto che tu sia qui non significa che tra noi sia tutto a posto', spiegai.

Non volevo metterlo a disagio più di quanto lo fosse ma doveva capire che ciò che aveva fatto non sarebbe stato dimenticato così presto.

'Già...non sto insinuando il contrario', commentò, alzando le spalle.

'Allora?' Chiesi.

'Allora niente', Zayn si alzò su a metà busto ed afferrò il lembo della coperta che aveva addosso per scostarla dal suo corpo.

Mugolò quando piegò eccessivamente il suo corpo, ma non aggiunse altro.
Posò le mani ai lati del suo corpo per farsi forza e riuscire a scendere dal letto, ma ancor prima che potesse farlo afferrai il tessuto della sua canottiera.

'Perché te ne vai?' Domandai, tirandolo leggermente verso di me per farlo sdraiare.

'Dovrei restare?' rispose bruscamente. Girò il capo per guardarmi e poi aggrottò la fronte.

'Forse sì Zayn', lo rimproverai. 'Con il tuo orgoglio e con questo atteggiamento non risolverai niente, sappilo, non verrò a cercarti', sbottai.

Zayn tese la mascella e fece per intervenire, ma alzai il tono e non lo lascia fare. 'Voglio delle scuse da te e delle dimostrazioni, per perdonarti'; ammisi, 'non pensare che così facendo si risolverà qualcosa'.

Detto ciò, lasciai la sua canottiera come per invitarlo a concludere cosa stava facendo.

'Non è orgoglio il mio',si giustificò. 'Ti ho detto già che ho scopato con una prostituta soltanto perché sono un cretino e che non sapevo cosa passasse nella mia testa in quel momento!' I suoi occhi si sbarrarono e mi guardò come se fra i due, fossi io quella dalla parte del torto.

Si alzò dal letto ed invece di prendere ed uscire dalla stanza, come mi aspettavo, si voltò verso di me.

'Cos'altro devo fare? Eh?' Insisté, allargando le braccia.

A quelle parole restai in silenzio.

Sì, me lo aveva detto già più di una volta, ma mi sembrava abbastanza ovvio non crederlo e non prendere troppo sul serio le sue affermazioni colme di convinzione.

Abbassai lo sguardo mortificata, più dalla sua disperazione che dalle sue parole, e sospirai.

'Ti ho detto anche che mi manchi', il suo tono sembrò tornare stabile ma malinconico. 'E tanto' aggiunse. 

Udii i suoi passi nella stanza e mi irrigidii soltanto all'idea che potesse avvicinarsi a me.

'Io stavo provando a capirti Zayn' mormorai. 'Capisci che tu mi hai dato tutti i motivi per credere che volessi soltanto scoparmi con quelle scuse?' Mi guardai le unghie e cercai di concentrare la mia mente su quel movimento e non su quelli di Zayn.

Ad un tratto, il materasso dalla parte dove ero seduta si abbassò scricchiolando ed intuii fosse lui.

'Capisco ma sappiamo entrambi che non è così', ribadì.

Alzai la coda dell'occhio e lo vidi seduto vicino a me, con lo sguardo fermo sul mio capo abbassato.

'Capisci anche che non è facile crederti?' Continuai.

'Capisco, ma devi farlo', lo sentii prendere fiato per poi posare le sue mani sulle mie spalle.

Doveva smetterla di toccarmi se voleva avere un discorso sensato con me.

'Non sto mentendo...' Esitò prima di continuare, mi scosse leggermente richiedendo il mio sguardo ed io lo accontentai.

Lo guardai diritto negli occhi e non nascosi la difficoltà nell'essere li così vicina e nell'affrontare quel discorso.

'Era tutto vero, io te lo giuro', non batté ciglio, mi guardò con certezza.

'Anche...quando abbiamo fatto quelle cose...?' Borbottai, mordendomi nervosamente l'interno guancia.

Zayn si accigliò, confuso. 'Tipo quando ti ho toccata ne...' tentò di farmi quella domanda con l'ovvio intento di farmi imbarazzare e con quell'evidente cenno di divertimento nel suo tono, che non potei far altro che prender fuoco.

Ma non lo lasciai concludere: gli tappai velocemente la bocca con una mano ed annuii, mentre lui sghignazzava sotto al mio palmo.

Senza dire altro, Zayn sorrise e si buttò letteralmente su di me, circondando il mio corpo con le sue braccia e stringendomi fortissimo contro il suo corpo.

E non potei far a meno di avvolgere le mie braccia attorno al suo collo e di affondare il mio viso sulla sua spalla, mentre con l'ennesima fitta al cuore cercavo di sforzarmi a non scoppiare a piangere.

Sentii il suo fiato caldo solleticarmi la pelle e le sue labbra sfiorarmi il collo quando mormorò un: 'perdonami', sul mio orecchio.

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