35- Bullying
"Hostage" | Bradford
[Bee Tomlinson's pdv]
Non appena chiusi la chiamata con il mio datore di lavoro, mi lasciai scappare un profondo sospiro e scivolai con le spalle sullo schienale della sedia.
Aveva fatto centomila domande sul perché mi stessi licenziando e sul perché mi fossi ridotta a dirlo all'ultimo minuto.
E inevitabilmente mi aveva chiesto più e più volte se fossi sicura della mia scelta.
Questa cosa mi gratificava, ma per colpa della sua insistenza, ci misi più del previsto al telefono con Alex; questo era il suo nome.
'Tutto a posto?' Mi domandò Zayn, distratto.
Lo guardai mentre era di spalle, sulla cucina, ed era indaffarato nel riempire un bicchiere d'acqua.
'Tutto a posto...' confermai: 'piuttosto, cosa mangiamo per pranzo?' Domandai.
A quelle parole, mi alzai dalla sedia e lo raggiunsi, cingendogli la vita ed appoggiando la guancia sulla sua schiena.
Lo sentii sospirare bruscamente, mentre il suo corpo sembrò rimanere immobile nella sua posizione, pietrificato.
'Mangiamo qualcosa fuori'. Disse freddo, posando il bicchiere proprio sopra al lavandino.
'Potrei cucinare io!' Esclamai, entusiasta.
'No', rispose subito. Ma la sua risposta, seguita da quel tono fermo, sembrò eccessivamente arrogante anche a lui, tanto quanto a me; per questo si corresse subito dopo, con più calma: 'non oggi...'
Sentii le sue mani bagnate posarsi sulle mie e poi, lentamente, si girò verso di me, arrivando faccia a faccia.
'Voglio portarti in un posto', sorrise e salì con le mani lungo il mio corpo, fino a raggiungere il mio viso.
'Come l'ultima volta?' Chiesi con un minimo di fastidio, allontanando il mio viso dal suo.
Ma lui non rispose e si apparse maggiormente nella mia direzione, stampando un sonoro bacio sulle mie labbra, scuotendo la testa.
'Dimmi almeno cosa andiamo a fare...' Mi lamentai, avvolgendo le mani attorno al suo collo.
Zayn alzò gli occhi al cielo e scosse la testa 'non ti piacciono le sorprese?' Sbuffò.
In realtà odiavo le sorprese ma da una parte ero curiosa di sapere dove aveva in mente di andare e a fare cosa.
'No, non mi piacciono. Soprattutto le tue' ammiccai.
'Mh, non importa' mi prese i fianchi e mi attrasse a se.
Nascose il suo volto sullo cavo del mio collo e mi lasciò in umido bacio, stringendomi ancora più forte.
'Cos'è tutto questo, Zayn?' Lo strinsi anche io, per carità. Sapevo benissimo quanto amavo averlo vicino a me, ma ormai le cose erano sfuggite di mano.
Non stavamo insieme, io ero l'unica dei due ad amare e lui si comportava in quel modo.
'Cosa?' Chiese, con la voce soffocata dal mio collo.
'Io, tu... Non puoi dire che non c'è niente fra di noi' sentii il suo corpo irrigidirsi e non udii alcuna risposta da parte sua.
Si scostò dal mio corpo ed appoggiò nuovamente il fondoschiena al bancone della cucina, osservandomi in silenzio.
'Ne vorrei parlare più tardi'. Non vi era alcun modo di fargli cambiare idea. Il suo tono di voce diceva tutto.
Ma infondo aveva detto che ne avremmo parlato la sera stessa e non aveva fatto storie.
Così sorrisi e non aggiunsi altro.
Osservai per qualche secondo il suo petto pieno di tatuaggi, ogni volta ne trovavo uno nuovo, come se ne aggiungesse alcuni. Ma non era così, il punto era che ne erano talmente tanti che mai riuscivo ad esaminarli tutti.
Spesso mi chiedevo se avessero un significato, dove li avesse fatti se lui non amava così tanto andare in giro e con quali soldi.
Alzai lo sguardo sul suo collo, ma a colpire la mia attenzione non furono le solite scritte d'inchiostro.
Ben altro.
Proprio sotto al suo orecchio vi era un enorme livido rosso... Inutile chiamarlo livido per trovare via di fuga dai miei pensieri, quando era un succhiotto.
'Quello?' Domandai, fissando gli occhi sulla sua pelle.
Vidi Zayn sbarrare gli occhi ed allungare una mano verso il punto arrossito, quasi come se sapesse a cosa mi stessi riferendo: toccò con i polpastrelli quei segni e contorse la bocca in un gemito di dolore.
'È tuo Bee'. Disse subito, con troppa prontezza.
Mi sentii avvampare: davvero avevo stampato quell'enorme segno sul suo collo senza neppur rendermene conto?
Lo fissai più intensamente, tralasciando per qualche secondo la sua faccia.
Non ricordavo di avergli fatto un succhiotto, ed era strano. Era strano perché ricordavo ogni dettaglio di quel rapporto ed ero certa di non aver tralasciato niente.
Per un attimo, un presentimento attraversò la mia mente contorta, facendomi quasi accapponare la pelle.
Ma non era possibile e dovevo smetterla di farmi paranoie: la notte l'aveva trascorsa da Harry, con Harry e nessun'altra.
'Non è possibile',scossi la testa, battendo rapidamente le ciglia.
'Invece sì' ammiccò, con un sorriso sornione stampato in volto. 'Questo dimostra quanto sei stata bene in quel...' Fece per continuare ma lo fermai.
Era davvero troppo parlare di quella cosa e tutto nella mia mente era completamente confuso.
Ricordavo di come i suoi occhi guardano altrove mentre mi parlava di dove era stato quella notte...
'Okay Zayn, okay.' Posai una mano davanti alla sua faccia pregandolo di azzittirsi e così fece.
-
Dopo essermi vestita con dei jeans a vita alta ed una camicetta nera, infilata al loro interno, uscii di casa con Zayn e partimmo verso chissà quale meta.
'Voglio sapere dove stiamo andando' ordinai, guardandolo con prepotenza.
Zayn alzò gli occhi al cielo e strinse le mani sul volante, facendo come se non avessi parlato.
Tenevo d'occhio la strada e mi assicuravo che non intraprendesse alcun vicolo oscuro o qualche altro parco deserto.
L'ultima volta che mi chiese di uscire con lui non andò a buon fine; se ricordavo bene.
'Zayn, se non me lo dirai finirò per aprire e buttarmi', lo minacciai e accennai una sfumatura di sarcasmo pur di sapere qualcosa senza innervosirlo.
Lo guardai con la coda dell'occhio ed esasperato sospirò brutalmente:
'e se non stai zitta una buona volta ti ci lancio io fuori dal finestrino', ribatté.
Spostai lo sguardo fuori, sbuffando, ed osservai la città correre, mentre l'auto di Zayn sfrecciava quasi con troppa velocità lungo la strada.
Ero davvero preoccupata, e non stavo affatto scherzando.
Volevo sapere dove mi avrebbe portata ed avrei insistito fino a finirmi la voce o fino ad adottare metodi peggiori.
'Non mi interessano le tue sorprese, Malik'. La mia voce scappò quasi con troppa sensualità e sentii lo sguardo si Zayn posarmi si addosso.
Non era da me parlare così: mi morsi la lingua continuando a fissare fuori dal finestrino e mi sforzai a non ridere.
'Malik?' Ripeté, scettico.
'Non è il tuo cognome?' Mi girai a guardalo con un ghigno malizioso in faccia ed incrociai subito le sue iridi marroni puntate su di me.
Zayn distolse immediatamente lo sguardo e si sistemò con prontezza sul sedile, cercando di evitarmi.
'Mi chiamavano così alle medie e non c'è nome peggiore', commentò, facendo una smorfia.
Di tutta risposta allungai una mano e la posai con dolcezza sulla sua coscia, sfiorando il tessuto dei suoi jeans.
In un attimo sentii il suo corpo irrigidire sotto al mio tocco delicato, e vidi il suo sguardo diventare più incerto, disperso.
'Cosa vuoi sapere?' Chiese dubito, deglutendo rumorosamente.
Ridacchiai, 'dove siamo diretti?' Lo chiesi per la millesima volta e sentii Zayn sbuffare.
Si aspettava quella domanda, ma era ovvio che non voleva darmi la soddisfazione di parlare; così si limitò a togliere una mano dal volante per prendere la mia e spostarla dalla sua gamba.
'Non funziona, dimmi dove stiamo andando altrimenti ti farò soffrire come non lo hai mai fatto, Zayn'. Acquistai molta sicurezza ma Zayn non era altrimenti.
'Non te lo dirò, mettitelo in tes...' Appoggiai ancora la mano sulla sua coscia, facendola scivolare fino al ginocchio sta volta, e la voce di Zayn si incrinò, lasciandolo ammutolito.
'Lo dirai', affermai.
La sua mascella si tese spropositatamente e le sue nocche diventarono bianche dal tanto stringere il manubrio; capii che da lì a poco avrebbe rinunciato.
'Non sarà come l'ultima volta se proprio ti interessa'. Confessò, lanciandomi una rapida occhiata.
'Ma ora toglila, per favore', mi pregò. Prese rapidamente la mia mano e fece lo stesso di poco prima, lasciandosi scappare un sospiro di sollievo.
Ormai ero leggermente più tranquilla; in certi casi come quelli non sapevo se fidarmi di lui o meno, ma almeno per quella volta ci provai.
Concentrai il mio sguardo sulla strada ed un attimo dopo, la sua macchina si fermò proprio davanti ad un enorme edificio abbandonato; letteralmente poco invitante.
Vi era un ampio parcheggio all'interno, ma non era una casa, assolutamente.
Ogni minimo particolare mi permetteva di capire che si tartasse di una scuola, un università i qualsiasi altra cosa attinente allo studio.
Zayn attraversò il cancello di ferro che la circondava ed entrò: guidò all'interno di esso e non appena parcheggiò attentamente la sua macchina in uno dei tantissimi posti liberi, spalancò la portiera, voltandosi verso di me.
'Seguimi', si voltò e scese dalla macchina.
Restai per qualche secondo ad osservare il posto, quegli alberi fitti e trascurati tanto quanto tutto il resto delle cose che lo circondavano.
Le mura erano scolorite e alcune finestre erano persino rotte.
Dovevo davvero fidarmi?
Ormai sapevo per certo di provare qualcosa per lui: all'inizio ero insicura e non me ne rendevo nemmeno conto di cosa stava crescendo dentro di me ogni giorno; fino ad arrivare al giorno in cui mi portò in quel maledetto boschetto per poi deludermi.
Da quella delusione capii che io, Bee Tomlinson, stavo nascondendo dentro di me qualcosa di profondo ed impensabile nei suoi confronti.
Quella delusione mi svegliò la mente, lasciando da parte il cuore; perché provare delusione e non disprezzo per qualcuno come lui?
E soprattutto, perché fidarsi per tutto quel tempo di qualcuno come Zayn Malik, o anche conosciuto come il mio rapitore?
Perché sì, che me ne potessi accorgere subito o più tardi: io adoravo quegli occhi castani, quel carattere irascibile e lunatico.
Adoravo la sua superficialità che a volte si trasformava in dolcezza ed adoravo ogni altro minimo difetto lui e del suo carattere.
Forse sin dall'inizio il suo modo di essere mi aveva trasmesso sicurezza; ma l'unica cosa certa era che io mi stavo lentamente innamorando di lui, ogni ora di più.
E da quel punto in poi non vale nemmeno la pena continuare a perdere tempo in lunghi monologhi; tutti voi sapete cos'è successo.
Scossi la mia testa, quasi come se mi fossi appena persa in un lungo stato di trance, ed alzai lo sguardo fuori dal finestrino, trovandomi Zayn con le mani ai fianchi, spazientito.
'Scusa, arrivo subito', mi affrettai ad aprire lo sportello e a scendere per raggiungerlo.
Camminammo l'uno di fianco a l'altro per qualche metro: sotto ai nostri piedi vi era l'erba ormai troppo alta ed abbandonata da tutti.
Dopo qualche passo, la mano di Zayn afferrò saldamente la mia ed io gli lanciai un occhiata; un'occhiata che fece abbassare i suoi occhi automaticamente al prato.
'Sei congelato Zayn', osservai. La temperatura era ancora calda ad agosto ed era strano sentire la sua pelle così fredda.
Sicuramente era nervoso per ciò che doveva dirmi o per chissà quale altra cosa aveva intenzione di fare; e in ognuno dei due casi, la sua ansia mi contagiava alla grande.
'Per questo ti ho preso la mano', rispose.
Lo guardai con la coda dell'occhio e per fortuna trovai un sorrisetto trionfante stampato sulla sua faccia, dimostrandomi che stesse scherzando.
E se soltanto avesse detto sul serio lo avrei rispedito in macchina a suon di calci.
'Simpatico', ironizzai, riportando il mio sguardo su quella che, a mio parere, doveva essere una scuola.
'Perché siamo in questo posto?' Chiesi, osservando le ampie crepe che percorrevano il vecchio muro.
'Perché è di questo che devo parlarti', mi informò.
Zayn svoltò a sinistra e ci ritrovammo davanti all'entrata di quel luogo inquietante.
Numerose scale portavano all'entrata principale, ovviamente chiusa, ed un enorme albero secco si trovava al lato di esse; tanto per renderla più terrificante.
'Seguimi', mi invitò, lasciando la mia mano.
E a quell'azione mi girai di scatto per ribattere e potergli dire che non avrei fatto alcun passo da sola; considerando che stavo morendo dalla paura.
Ma Zayn non mi diede nemmeno il tempo di prendere fiato che mi sorpassò rapidamente e prese a camminare davanti a me.
Restia immobile nel punto esatto dove mi aveva lasciata e lo fissai attentamente mentre saliva i gradini per poi sedersi su uno di essi.
'Muoviti, vieni qui', mi fece un cenno con la mano, colpendo lo spazio vuoto del gradino sul quale era seduto.
Ed io lo raggiunsi con un
passo svelto.
Quando gli arrivai difronte, feci per sedermi a terra, ma lui mi fermò, afferrando saldamente il mio polpaccio.
'Siediti sopra di me'.
A quella richiesta battei numerose volte le ciglia e restai a fissarlo negli occhi, mentre mi guardava con confusione.
'Zayn cos'hai intenz...' Stavo già per intraprendere un lungo discorso e sentivo già il tono della mia voce aumentare a dismisura; quando lui sembrò capire al volo cosa avevo inteso e mi fermò.
'Cos'hai capito?' Chiese, aggrottando la fronte, 'siediti e basta, devo parlarti', la sua mano mi tirò verso di se, nuovamente.
Perché sedermi sopra di lui? Potevamo benissimo parlare seduti l'uno accanto all'altro come ogni essere vivente o...
'Ho bisogno che tu non mi guardi perché altrimenti non riuscirò mai a dirtelo, quindi mettiti qui', posò le mani sulle sue cosce e mi incitò a fare ciò che mi aveva appena detto.
Ed ovviamente fece tutto con lo sguardo già proiettato verso il basso, pur di evitare ogni minima possibilità di incontrare il mio.
Così, senza aggiungere altro mi andai a sedere sopra di lui.
Zayn mi afferrò i fianchi e mi sistemò in modo tale da far coincidere perfettamente la mia schiena contro il suo petto, ed appoggiò poi il suo mento sulla mia spalla.
'Avevi detto di fidarti di me', mi fece notare, avvolgendo le braccia attorno al mio corpo.
'L'ultima volta che siamo usciti non è finita bene', gli ricordai, parlando a bassa voce.
Lo sentii sospirare bruscamente.
Odiava che gli ricordassi quell'accaduto, ma dovevo farlo. Non era giusto che soltanto io ricordassi le sue parole e la prima volta che piansi davanti a lui.
Era umiliante.
'Ti ho già spiegato e comunque lasciamo stare', riprese velocemente fiato, senza lasciarmi il tempo di ribattere, e subito dopo ricominciò a parlare: 'non ne parlo mai con nessuno perché non mi piacerebbe esser guardato con occhi diversi'.
La serietà persuase la sua voce e sentii le sue mani muoversi nervosamente fra di loro, contro la mia pancia.
Capii di cosa stava per parlare e un nodo mi si formò lungo la gola.
Parlare, in quel momento, fu l'ultima cosa che pensai di fare.
Volevo ascoltare in silenzio ciò che aveva da dire ed ero quasi contenta che non avesse davvero altre intenzioni oltre a quelle di confidarsi con me.
'Questa era la mia scuola e spesso la scuola serve per farci crescere, per creare il nostro carattere...' Lo sentii deglutire: 'e come con tutti, questa scuola e la gente che ne ha fatto parte hanno creato il mio'.
'Spesso mi rinchiudevano nei bagni durante la ricreazione ed a volte capitava che rimanevo chiuso lì, fino a quando Harry - che era il più grande - non veniva a cercarmi', a quelle parole sentii la voce di Zayn cambiare e il mio cuore perse qualche battito.
Era strano sentirlo parlare di lui, delle sue cose, e percepire quella parte vulnerabile del suo carattere, che spesso nascondeva.
'Era questo il motivo per il quale litigavo con Niall...' mi riprese subito dopo, immaginando i numerosi pensieri che stavano invadendo la mia mente.
'Lui spesso contribuiva a farmi dispetti con gli altri e sì, Bee, ero uno sfigato del cazzo', i miei occhi si spostarono nervosamente sul panorama che avevo difronte, visto che non potevo guardare nient'altro, e per un attimo mi azzittii, cercando qualcosa da dire.
'Tu, Zayn...' Ero incredula, era fottutamente impensabile che un tipo come lui si facesse mettere i piedi in testa persino da quello che era suo fratello.
'Sì, ovviamente preferisco non raccontarti i dettagli di quando andavo dallo psicologo, di quando mi ruppero il braccio o meglio ancora di quando mi rinchiusero nell'armadietto della classe, facendomi svenire...' Sentii la rabbia crescere in lui, ad ogni racconto, attimo dopo attimo.
Dal modo in cui parlava sembrava semplicemente ripercorrere con la mente i vecchi tempi ed innervosirsi alla sola di non essersi mai difeso.
'È orribile', commentai, incapace di dire altro.
'Ma non importa, volevi saperlo ed ora lo sai', concluse.
Le sue labbra stamparono un rapido bacio proprio sotto al mio orecchio.
E non potei far a meno di pensare a come stesse cercando di sdrammatizzare e rendere quel discorso poco importante; riconfermandosi sempre come Zayn, come il ragazzo poco emotivo e pronto a non perdersi nel passato.
E questo lo rendeva lui. Il suo carattere sbagliato ma in qualche modo suo.
Restammo per qualche minuto in quella posizione, ad ascoltare i suoni della natura, soltanto perché non volevo parlare troppo o dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato.
E perché sapevo che infondo, nonostante Zayn soffrisse ancora per quella cosa, non era il tipo da troppe attenzioni che amava sentirsi dire 'mi dispiace'.
'Che ne dici di parlare di noi due, ora?' Il suo fiato si scontro sulla mia pelle e in un umile sussurro mi resettò il cervello, facendomi riempire di gioia.
Magari non dovevo illudermi, soprattutto perché la situazione non mi permetteva di farlo, ma era difficile; desideravo da tempo, poter parlare di noi, di un noi, di qualcosa che comprendesse noi due.
E lo aveva appena fatto.
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