15- Cancer
"Hostage" | Doncaster
Il ragazzo dai lunghi capelli ricci restò a tavola con noi a lungo per parlare con Louis: fra i due sembrava esserci una grande amicizia, un amicizia che non immaginavo a fatto ed un legame che credevo svanisse nei ragazzi esattamente dopo la terza media.
Parlarono del più e del meno, con così tanto affiatamento che per quanto mi riguardava, preferii restare a mangiare in silenzio per il resto della serata, fino a quando non restammo da soli.
Il suo amico mi sembrò un ragazzo gentile, un tipo tranquillo e decisamente diverso da mio fratello; ma nonostante questo, dovevo ammettere di aver delle precise domande in mente dal primo istante in cui aveva messo piede al nostro tavolo.
Erano domanda da fare a mio fratello e per quanto fosse stato gentile e carino il ragazzo riccio, Harry, non vedevo l'ora che se ne andasse e ci lasciasse da soli, per indagare a fondo sulla sua espressione e sul turbamento di mio fratello quando il riccio aveva detto di non essersi sentito molto bene.
La diceva lunga; conoscevo abbastanza bene mio fratello da sapere esattamente cosa passasse nella sua mente ad ogni minimo cambio della sua espressione.
Conoscevo ogni emozione o risentimento per tutte le volte in cui i suoi occhi si abbassavano al suolo e sembravano non voler guardare in faccia qualcuno.
Non appena uscimmo dal locale, il ragazzo salutò Louis con una strana stretta di mano, poi salutò me con un gentile abbraccio ed un ampio sorriso che per tutto il tempo non aveva mai abbandonato le sue labbra sottili.
Si allontanò lungo il viale stra-colmo di gente e seguimmo con lo sguardo i suoi passi, attentamente, fin quando non imboccò un vicolo stretto alla sua destra e non fummo più in grado di intravedere la sua figura alta e riccioluta.
Io e Louis ci incamminammo in silenzio verso la macchina, vedevo come quel velo di tristezza aveva riconquistato i suoi occhi azzurri.
Non appena salii in macchina, Louis si prese un po' di tempo per guardare il suo telefono mentre io mi allacciai la cintura prima di fare lo stesso.
Non c'era un motivo preciso per il quale lo facevo, ma era come se qualcosa i richiamasse e mi dicesse di controllare, mi succedeva spesso da quando ero in Inghilterra, forse la lontananza mi portava a farlo.
Mi accorsi immediatamente della presenza di due messaggi sul display, e quando lessi il suo nome stampato al centro dello schermo, accadde qualcosa di strano in me.
"Prenderai l'aereo stanotte?"
Aggrottai la fronte quando lessi quelle parole, scritte con interesse e senza un motivo logico sullo schermo del mio telefono.
Tutto ciò che potei fare, fu domandarmi quale fosse il suo problema è perché gli interessasse così tanto sapere cos'avrei fatto.
Prima di rispondere e di pormi altre numerose domande però, passai direttamente all'altro messaggio da parte sua e mi concentrai a leggere cos'altro lo spingesse a scrivermi e ad avere contatti con me.
"Odio aspettare giornate intere prima che qualcuno risponda".
Quando lessi il secondo messaggio e mi accorsi della particolare irritazione che comprendeva le sue parole, non riuscii a focalizzare minimamente cosa gli passasse per la testa e lasciai soltanto che le mie dita prendessero il sopravvento.
Scrissi rapidamente una risposta cercando di inclinare il telefono nella mia direzione e di nasconderne i contenuti a mio fratello, considerando che con tanto interesse lo avevo appena sentito armeggiare al mio fianco.
Conoscevo abbastanza bene il suo carattere da sapere anche che probabilmente non avrebbe perso tempo a sbirciare, se ne avesse avuto l'occasione.
Quando lo feci, a confermare le mie teorie, fu mio fratello che sbuffò sonoramente e si arrese, girando le chiavi per mettere in moto.
"Credi davvero che io debba per forza risponderti?"
Mi affrettai a spegnere lo schermo del telefono e a posarlo sopra alle mie gambe, non appena finii.
'Chi era?' Domandò improvvisamente Louis, voltandosi verso di me.
'Perché ti interessa?' Replicai, guardandolo anche io.
Louis si voltò verso la strada e continuò a guidare in silenzio, facendo finta che nessuno avesse parlato.
Ed entrambi saremmo rimasti in silenzio a lungo se non fosse stato il mio telefono a vibrare, richiamando l'attenzione di entrambi.
Mio fratello fece un verso di seccatura ed alzò gli occhi al cielo, ridendo.
'Non sei mai stata così ossessionata dal telefono', commentò.
Decisi di non rispondere, considerando che aveva ragione.
Non ero una tipa che senza il telefono poteva morire, ma di certo non era colpa mia se quello che fino a pochi giorni prima aveva cercato di rapirmi e di ricattare mio padre, tenendomi come ostaggio, aveva felicemente deciso di intraprendere una conversazione con me.
"Beh, direi di sì".
Sorrisi istintivamente alla sua risposta e spensi il telefono, facendo lo stesso di poco prima.
'Oh, e adesso ridi anche!' Esclamò Louis, ghignando.
Buttò all'indietro la sua testa e sbatté la nuca contro il sedile, continuando a ridere delle mie azioni: 'comincerò a credere che sei diventata pazza'.
Dopo qualche minuto di silenzio, Louis allungò una mano verso l'interruttore della radio e premette, facendo partire una strana e piuttosto assordante musica.
Seguii i movimenti della sua mano fino a quando non tornò ad afferrare il volante.
Stavo pensando che forse quello era un ottimo momento per chiedergli del ragazzo, Harry e della sua strana reazione. Ma ancor prima che il mio cervello potesse elaborare una frase di senso compiuto, parlai.
'Chi era quel ragazzo?' Chiesi, maledicendomi subito dopo.
Non era una domanda schietta, quella; e sicuramente Louis non avrebbe perso tempo a rispondere alle centomila domande che avevo in testa.
Sinceramente potevo considerarmi già fortunata se si fosse scomodato a rispondere ad una di esse.
'Harry?' Chiese, guardandomi.
Io annuii, continuando a fissare il panorama all'esterno del finestrino.
'Un mio amico', disse soltanto, tornando a concentrarsi sulla strada.
'E perché eri così nervoso quando ti ha detto di essere andato al bagno?' Domandai ancora, con insistenza.
Questa volta mi voltai verso di lui e lo fissai a lungo, applaudendo me stessa per il coraggio che avevo avuto nel porgergli già la seconda domanda, nettamente più precisa.
Notai subito come i suoi occhi fermi sulla strada si incupirono gradualmente, e come le sue mani afferrarono il volante con una maggiore pressione.
'Sarà stata una tua impressione' mentì, alzando le spalle.
Capii che stava facendo di tutto per liquidarmi e per lasciarmi credere che la sua reazione non fosse stata nient'altro che il frutto contorto della mia fantasia.
Ma sapevo per certo ciò che avevo visto e lui, da ragazzo che mi aveva vista crescere, avrebbe dovuto sapere perfettamente che non mi avrebbe fatta fuori con una risposta così banale e priva di contenuti.
'Louis, l'ho visto!' Esclamai con ovvietà, continuando a tenere lo sguardo fisso su di lui.
Non volevo lasciarmi scappare alcuna delle sue azioni, ad ogni mia parola o affermazione.
'Ho visto come ti sei irrigidito', precisai, con un tono di voce leggermente più basso.
Louis non rispose, continuò a tenere le sue iridi immobili sull'asfalto della strada e a malapena le sue ciglia si muovevano.
Inclinai la testa e cercai di guardarlo negli occhi.
'Puoi dirmelo, lo sai'. Sussurrai.
Ma Louis non tentò minimamente di incrociare il mio sguardo, tutt'altro. Sorrise teneramente e annuì alle mie parole.
Il suo sorriso mutò improvvisamente, quando notai le sue labbra socchiudersi per dire qualcosa.
'Harry è malato'. Affermò con voce flebile.
Le sue ciglia si mossero rapidamente, forse cercando di trattenere la tristezza, mentre io allungavo una mano per raggiungere la sua, sul manubrio.
'Per questo è stato al bagno; spesso gli capita di aver delle crisi e di non riuscire a trovare l'aria necessaria per respirare', mio fratello continuò a parlare e questo mi sembrò piuttosto ambiguo.
Non era un tipo così, non si sfogava spesso e se lo faceva, significava che ne aveva davvero bisogno.
Così mossi il pollice sulla pelle della sua mano, accarezzandolo e lo incitai a continuare.
'I suoi genitori abitano altrove con degli zii.' Sospirò.
'Mentre lui si è rimasto qui a Londra con i suoi fratelli per trovarsi un lavoro.' Louis si girò verso di me, quando sul suo tono di voce placato si udii un flebile stono, causato dalla tristezza.
Sorrisi, assicurandolo che non lo avrei affatto giudicato anche se si fosse buttato addosso a me in lacrime, doveva saperlo.
Così ricambiò il mio sorriso, con uno leggermente più tirato e tornò a guardare la strada, sospirando.
'Avevano un lavoro ma poi hanno scoperto questa malattia' Disse. Si fermò per qualche secondo, il tempo di riprendere fiato.
E nell'arco di quei pochi istanti, la mia testa si ritrovò altrove, a pensare a chissà cosa, a qualcosa che non centrava assolutissimamente niente.
A Zayn.
'I suoi fratelli hanno perso il lavoro a causa delle tante assenze per portarlo in giro negli ospedali, mentre lui non può più praticarlo.'
Sentivo tutto ciò che mio fratello stesse dicendo, e ad ogni parola, sentivo un pesante vuoto dentro che mi stringeva lo stomaco. Come poteva essere così crudele la vita con un ragazzo così giovane?
Ma nonostante questo, i miei pensieri erano mescolati e confusi con dei ricordi.
Era come se le parole di Louis mi stessero facendo ripensare a quelle di Zayn, di quella mattina prima dell'arresto.
Qualcosa li legava, e la mia mente stava andando fuori di senno.
Louis si girò a guardarmi mentre lo fissavo, con gli occhi spaesati.
Alternò più e più volte lo sguardo fra me e la strada, per assicurarsi che stessi bene.
'Come fa di cognome, Harry?' Scattai di colpo, dopo aver fermato per un attimo la mia mente.
'Malik è il cognome di suo padre ma lui è cresciuto con un'altra donna...' Stentò a parlare e socchiuse le palpebre, come per rielaborare i ricordi.
Dopo qualche secondo si girò verso di me con un'espressione caotica in volto ed alzò le spalle, parecchio confuso dalla mia infondata curiosità: 'perché me lo chiedi?'
Ma non riuscii a concentrarmi del tutto alle sue parole, al suo indiretto modo di sapere cosa mi passasse per la testa e ai suoi inutili tentativi di comprendere cosa tanto mi interessasse del suo ami.
Riuscii soltanto a pensare a ciò che mi aveva già detto, rispondendo a quello che ormai poteva sembrare un irritante questionario; evitando totalmente la sua domanda.
'Un'altra donna?' Ripetei, spaesata.
Louis, alla mia ennesima domanda, sembrò non riuscire più a tollerare la mia curiosità e tornò con concentrazione a ciò che stava facendo; rispondendo in maniera comprensibilmente seccata: 'sono tre fratelli, Bee', sospirò, 'ma due sono di una madre mentre Harry è di un'altra donna', concluse.
'Perché?' Questa volta il suo tono sembrò più marcato, voleva una spiegazione alle mie tante domande.
Lasciai la sua mano e tornai composta al mio posto, cercando di ricomporre quei tanti pezzetti del puzzle che senza tregua sembrava essere sparso nel mio cervello.
'E chi è il più grande?' Chiesi ancora, guardandolo accigliata.
Gli occhi di mio fratello si alzarono al cielo per l'ennesima volta e, quando per fare chiarezza nella mia mente rispose all'ennesima domanda, sembrò assumere un tono parecchio chiaro e simile a quello di qualcuno che non avrebbe continuato ancora a lungo: 'Harry', sbuffò, 'lui è il più grande', precisò.
E dopo aver stretto maggiormente le mani attorno al volante, con nervosismo, mi lanciò una rapida occhiata: 'adesso smettila di far domande', mi ammonì.
Ed io, come aveva appena richiesto, mi azzittii all'istante, restando immersa nel bel mezzo dei miei numerosi ed incolmabili dubbi.
***
Non appena arrivammo a casa, Louis si sfilò le scarpe e le posò all'angolo della porta sgranchiendo mano a mano i suoi piedi.
Io feci lo stesso, posai le scarpe accanto alle sue e mi incamminai verso la cucina, dalla quale provenivano dei rumori provocati dalla televisione.
Posai una mano sulla porta e mi affacciai, cercando di intravedere chi vi fosse all'interno. 'Papà?' Domandai, a denti stretti.
'Hei tesoro, sono qui.' Mi lasciai scappare un sospiro di sollievo quando mio padre comparve da dietro lo sportello del frigorifero; stava sicuramente cercando qualcosa da mangiare.
'La mamma è andata a fare spesa.' Mi informò, afferrando distrattamente una mela dall'interno del frigo.
La addentò, chiudendo lo sportello, poi masticò a lungo prima di parlare nuovamente.
'Noi abbiamo già fatto cena, visto che sono tornato prima... Magari tu e tuo fratello potreste-' Lo interruppi mentre veniva nella mia direzione continuando a parlare.
'Abbiamo fatto.' Ammiccai, varcando la soglia.
Oltrepassai mio padre e mi diressi verso il bancone della cucina, dove notai in lontananza una busta da parte di qualcuno.
'Da chi è?' Domandai, osservandola.
La afferrai e la rigirai velocemente fra le mani, cercando da quale parte fosse scritto il destinatario.
La busta era pesante e ben riempita, sembrava contenere qualcosa di troppo grosso per le sue dimensioni.
'Non lo so, ma è per te.' Commentò mio padre, alle mie spalle.
Sorvolai il fatto che lui avesse già controllato, come suo solito e strappai rapidamente il lato della busta per vedere cosa ci fosse all'interno.
I miei occhi si spalancarono quando dall'interno scivolò un iphone fra le mie mani. Lo guardai attentamente e sorrisi, quando mi accorsi che quello era il mio iphone che Zayn aveva scaraventato a terra.
Non sapevo se essere felice per aver indietro il mio telefono o se scoppiare a piangere perché, insomma, il telefono che avevo fra le mani aveva lo schermo praticamente in frantumi.
Ma in ogni caso mi affrettai ad infilare una mano in tasca per sfilare il mio altro telefono.
Cercai il numero di Zayn in rubrica, e quando lo trovai, scrissi un messaggio.
"Grazie del telefono, come hai trovato il mio indirizzo?"
Non appena finii di scrivere, bloccai lo schermo e feci per riportare il telefono in tasca; ma qualcosa mi fermò.
Esso vibrò e non ci pensai nemmeno a capire chi fosse, ovvio che era Zayn e sembrava stesse incollato sul telefono ventiquattr'ore su ventiquattro.
"Ho fatto un giretto nel tuo iphone, dovresti mettere un pin".
Louis me lo aveva ripetuto più o meno cento volte di inserire un pin sul telefono, ma sapevo quanto la mia memoria fosse limitata e non volevo affatto rischiare di doverlo formattare ogni volta.
Ancor prima che potessi rispondere, un altra vibrazione partì dal mio cellulare.
"Chi è Louis?"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro