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113- No end

"Hostage" | Bradford

Non mi importava avere le idee chiare e sapere per filo e per segno cosa Zayn mi stesse ancora nascondendo, cosa c'era sotto al suo cambio radicale e quale fosse il macrabo piano che gli era improvvisamente scappato di mano.

Era tutto così dannatamente confuso e surreale che non osavo neppur sforzarmi per capire a fondo ciò che stava succedendo.

I miei occhi si abbassarono ad osservare il palmo della mia mano: le mie dita tremavano, la pelle era arrossata e i miei denti si serrarono istintivamente.

Non potevo credere di averlo fatto davvero, non potevo credere di aver realmente reagito in maniera dignitosa e di esser riuscita a portarmi rispetto.

Per una volta, seppur avessi fatto qualcosa di poco ammirevole, ero fiera di me stessa.

Chloé teneva la mano ferma sulla guancia che le avevo colpito e mi guardava con gli occhi sbarrati, con le labbra socchiuse e con lo sguardo stravolto di qualcuno che si era riconfermato fin troppo sicuro di se stesso.

'M-mi hai picchiata', i suoi occhi vagarono confusi sul mio volto e attorno ad essa, quasi come se non fosse in grado fissarsi in testa ciò che era appena successo.

La vidi cercare qualcosa di preciso attorno a se, qualcosa che probabilmente avrei potuto indovinare; non appena il suo sguardo incrociò quello di Harry alla sua destra, la vidi stringere furiosamente le palpebre: 'è così che difendi qualcuno che conosci da una vita?' Gli chiese, con l'ovvio tentativo di farlo sentire in colpa.

Il riccio sembrava aver ripreso da poco il respiro, da quando finalmente ero riuscita a tirar fuori il mio carattere e mi ero liberata dalla sua presa.

La guardò con rabbia, con la mascella così tesa che potrei giurare di sentire i suoi denti far male dalla pressione: 'non era questo ciò che volevo', ringhiò.

'E cosa volevi?' Gli domandò, facendo qualche passo nella sua direzione, 'volevi che venissi qui e stringessi amicizia con la ragazza per la quale Zayn ha perso la testa!?'

Gli arrivò così vicino che Harry sembrò indietreggiare di qualche passo, cercando di tenersi alla larga dalle sue mani, dalle sue occhiatacce; da ogni cosa sbagliata comprendesse quella ragazza.

E per me, almeno per il momento, la situazione continuava ad esser caotica e colma di tensione.

'Volevo semplicemente che sapeste la verità!' Sbraitò il riccio, allargando le braccia.

'Zayn si vede con Bee, non ha mai smesso di frequentarla', sembrò confessare qualcosa di incredibile, qualcosa di molto importante per la mora.

Mentre per me, tutto ciò che stava dicendo a proposito di me e suo fratello, non era altro che normalità.

'Non l'ha mai dimenticata', la sua mano mi indicò, mentre il suo viso prendeva un colorito piuttosto rossastro e le vene si gonfiavano lungo il suo collo: 'non è mai stato solo con te!' Sputò.

A quel punto vidi Harry spostare il suo intero sguardo su di me, oltre alle spalle della ragazza, e prendere un profondo respiro: 'non odiarmi Bee', mi supplicò.

Tutto ciò che potrei fare fu semplicemente aggrottare la fronte, esprimendo al massimo la confusione che stava invadendo il mio cervello.

Chloé scosse nervosamente la testa, e non potei vedere quale fosse stata la sua espressione, considerando che le sue spalle furono fortunatamente l'unica parte visibile di essa.

'Sono stato io a dirle delle chiavi...' Harry sorpassò la sua amica, evitò totalmente quella che era la sua figura, e venne nella mia direzione.

Non potevo credere a ciò che stava dicendo: a ciò che mentre camminava verso di me con un'espressione disperata cercava di spiegarmi, lasciandomi a bocca asciutta.

'Perché?' Deglutii a vuoto, cercando la saliva necessaria per poter aprir di nuovo bocca: 'perché lo hai fatto?' Domandai.

A quel punto, quella che senza il proprio volere prese ad indietreggiare, fui io.

'Volevo soltanto che sapeste tutto e che finisse questa farsa'. Si fermò improvvisamente, rimanendo immobile in mezzo alla stanza, a qualche metro da me.

Capii che puntò i suoi talloni a terra soltanto per evitare che mi allontanassi più del dovuto.

I suoi occhi erano colmi di dolore, le sue iridi verdi sembravano racchiudere così tanta pietà che per un attimo mi mancò l'aria, quando vidi i capillari che le circondavano farsi rossastri e i suoi occhi riempirsi di lacrime.

'H-ho chiamato Chloé stamattina, subito dopo aver scoperto che quelle chiavi fossero di Zayn'. Prese a balbettare, le sue mani gesticolavano con ansia e la sua bocca si apriva e richiudeva costantemente, quasi come se non riuscisse a trovare le parole adatte per spiegare cosa avesse fatto.

'Era troppo pericoloso Bee', abbassò lo sguardo e scosse la testa, passandosi una mano sul volto: 'sapevo che Zayn e Chloé stessero insieme e-e con le chiavi saresti potuta andare a casa sua da un momento all'altro ed avreste scoperto tutto da sole...' scosse la testa, 'sarebbe stato fin troppo crudele'.

Qualcosa dentro di me sentiva di esser arrivato al culmine della sopportazione, al limite di ogni barriera; là dove non sarei più riuscita a reggere.

Non riuscii a captare perfettamente tutto ciò che aveva appena confessato con tanta sofferenza, in maniera così disperata da lasciarmi intendere che avesse recitato più è più volte quella scena.

Mi soffermai soltanto ad alcune delle cose che aveva appena detto, a poche delle sue parole.

'Insieme?' I miei occhi si catapultarono con delusione sull'immagine della mora, proprio dietro alle spalle di Harry.

Indugiai ad osservare il suo viso, a guardare ogni particolare del suo trucco marcato, delle sue sopracciglia disegnate e nere come la pece, mentre aggrottate seguivano il nostro discorso.

Era tutto così diverso tra noi, ogni singolo particolare, ogni minimo dettagli del nostro corpo, del nostro carattere, del nostro aspetto.

E non potei fare a meno, quando riuscii a connettere il mio cuore a ciò che avevo appena sentito, di domandarmi quale parte di me fosse sbagliata.

'Stanno insieme da qualche settimana dopo che vi siete lasciati, Bee', ripeté Harry, confermando ciò che avevo appena sussurrato a me stessa, incapace di credere alle mie orecchie.

'E Zayn le aveva assicurato che fosse tutto finito tra voi', continuò: 'a partire dai vostri incontri fino alla vostra relazione'.
Harry parlava con fermezza, con una certa impassibilità che se soltanto lo avessi scrutato più a fondo, avrei potuto considerarlo forzato.

'Non posso credere che tu me lo abbia nascosto Harry'. Il tono della ragazza divenne ben presto più flebile e ben diverso da quello che utilizzava fino a qualche istante prima.

Spostai per un secondo la mia visuale su di lei, per la centesima volta in quella giornata, e potei vedere i suoi occhi delusi mentre ascoltava le parole del riccio.

La rabbia crebbe dentro di me, come ogni volta in cui desideravo auto controllarmi e focalizzare alla perfezione ciò che stava succedendo attorno a me, prima di agire.

Ma quella, a differenza delle tante altre volte in cui ero in grado di respirare e contare fino a dieci, era una circostanza nettamente diversa ed incontrollata.

Non avevo le carte in regola per mantenermi tranquilla, per non agire d'impulso e per non risultare una pazza isterica.

'Cosa diavolo c'è di sbagliato in tutti voi!?' Sbraitai.

Il mio cuore batteva all'impazzita, il mio respiro accelerava di volta in volta, con irregolarità: 'perché mi hai messo in testa che avrei potuto rimediare, allora!?'

Harry non ci mise molto a trovare delle spiegazioni adatte; fece per parlare, aprendo bocca e rinchiudendola un'istante dopo, quando lo fermai: 'no Harry, tu sapevi che Zayn stesse con questa puttana!' La indicai con disgusto, con così tanto odio che se soltanto avessi potuto fulminarla con il mio indice, lo avrei fatto.

E non spostai per un attimo lo sguardo da quello di Harry, da quel colore verde e luminoso che si era fatto cupo e scuro come la notte.

'Mi hai sempre illusa che saremmo potuti tornare insieme e che Zayn fosse ancora innamorato di me Harry, lo hai fatto fino a ieri!' Continuai ad urlare con tutta la forza che avevo in corpo, con tutta la voce che riuscivo a far scappare fuori e con tutta la rabbia necessaria per poter ridurre a brandelli il corpo di qualcuno.

Ero straziata, ero stravolta, ero qualsiasi altro aggettivo negativo e pessimo esistente.

'Lo so Bee, cazzo, lasciami parlare!' Cercò di intervenire.

'No Harry, è tutto fottutamente disgustoso!' Sbottai, 'tu sei disgustoso', lo indicai, mentre un'espressione ripugnante prese parte sul mio volto, dimostrando quanto realmente mi facesse schifo: 'tuo fratello, i tuoi amici, il tuo cervello!' Elencai.

Ed avrei potuto continuare a dilungarmi per altri venti minuti, se soltanto avessi voluto parlare di quanto tutto mi facesse

'Bee cazzo, volevo soltanto aiutarti!' Cercò di giustificarsi.

'Aiutarmi!?' Ripetei le sue parole con incredulità, spalancando quasi gli occhi dall'assurdità delle sue parole: 'mi hai soltanto illusa Harry, tu sapevi tutto!'

'Sì Bee, diamine, io speravo che non dicendotelo avresti continuato ad insistere e Zayn si rendesse conto di star facendo una cazzata'.

'E così hai deciso di prendermi per il culo?' Domandai, sbarrando gli occhi con sarcasmo.

'Non ti ho presa per il culo', puntualizzò a denti stretti.

'No esatto, mi hai solo fatto credere che Zayn fosse ancora innamorato di me quando condivide già il suo appartamento questa tizia e passa la sua inutile vita con lei'. Parlai velocemente ed arrivai alla fine della frase con il fiato corto, con la sola voglia di sostituire quello squallido discorso in un semplicissimo vaffanculo e scappare altrove, lontano, dove tutto sarebbe finito.

'Zayn è innamorato di te!' Si ostinò.
La sua voce marcò quel verbo al presente come per lasciarmi intendere che il suo pensiero fosse perennemente lo stesso, nonostante il paradosso di stronzate che mi aveva appena dimostrato il contrario.

Una risatina sfuggì nuovamente dalle mie labbra, irreparabilmente; ormai potevo considerare impossibile smettere di deridere le sue affermazioni fuori senso: 'ancora con questa storia?'

'Lo sta soltanto negando a se stesso, Bee', si puntò: i suoi occhi vagarono freneticamente sul mio volto e mi supplicarono indirettamente di ascoltarlo, mentre le sue braccia gesticolavano con ansia: 'ed è questo che volevo fargli capire', sospirò.

Sembrò a calmarsi a malapena quando restai per qualche secondo ad osservarlo, cercando di rielaborare al meglio le sue parole.

'Certo', risi.

Alla mia ennesima risposta piena di ironia, lo vidi alzare gli occhi al cielo e portare le mani tra i suoi capelli, mentre cercava di riempire abbastanza i suoi polmoni d'aria da riuscir ad affrontare a lungo le mie insistenti prese in giro.

Sbuffò, probabilmente dopo aver accumulato abbastanza tranquillità da potermi reggere di nuovo: 'se avessi saputo di Chloé, avresti già perso tutte le speranze dall'inizio'. Mi guardò diritto negli occhi, senza battere ciglio, con l'ovvio intento di convincermi.

'Perciò certo, perché non darmi false speranze!?' Allargai le braccia.

Harry sbuffo e i suoi occhi si chiusero per qualche secondo, qualche lungo secondo; il tempo necessario per auto convincersi di potermi tollerare ancora: 'ho sbagliato Bee, ne sono consapevole', rispose seccato.

'Oh sì , quante altre volte vorrai ripetere questa frase?'
Non sarebbero bastate due mani se soltanto avessi voluto contare tutte le volte in cui lo avevo sentito dire quel cose.

E alla mia ennesima battuta piena di provocazione, Harry sembrò non sopportare più le mie continue risposte prive di argomentazione e camminò verso il tavolo, dove mollò un violento pugno: 'è la verità cazzo! Avrei dovuto usare un altro modo per far capire a Zayn che stesse facendo una stronzata nell'abbandonarti, va bene!?' Sbraitò.

I suoi occhi si spalancarono, le iridi verdi sembrarono scappare fuori dalle sue orbite mentre mi fissavano con odio e tensione, cercando di farsi credere: 'ma non è colpa mia se il tuo ragazzo non sa tenersi il cazzo nelle mutande!', concluse.

E quelle parole, soprattutto da parte sua e in quella situazione, attraversarono il mio petto come una lancia infuocata e pronta a distruggere il mio stomaco.

Ogni mio minimo segno di impassibilità divenne vano, ogni mia dannatissima briciola di speranza crollò e i miei occhi bruciarono come mai avevano fatto, assieme al resto dei miei organi, in quel momento.

Ogni cosa sembrò tacere, ognuno di noi sembrò ferirsi.

Seppur non prestai troppa attenzione a Chloé, potei sentire i suoi sospiri lontani e riuscii a percepire il suo pensiero su ciò che stava accadendo.
Così come con Harry, potei sentire il dolore delle sue nocche arrossate e il suo stesso rimpianto di aver davvero detto una cosa del genere.

La sua bocca si aprì all'istante e come tante altre volte si rinchiuse nell'esatto momento in cui il suo sguardo notò le lacrime riempire i miei occhi e quel falso sorrisetto colmo di odio, abbandonare le mie labbra.

Mi fermai a pensare soltanto alla sua spietatezza sommata a tutto ciò che aveva nascosto fino al giorno prima, quando mi invogliava a parlare con suo fratello e a darmi false allusioni sul nostro futuro insieme, nonostante passasse già la sua vita con qualcun'altra.

Pensai soltanto di aver speso troppe buone parole e tempo per qualcuno di sbagliato, per l'ennesima persona che non meritava neppur il mio sguardo.

'Oh Liam', quel nome affiorò la mia mente impulsivamente, quasi come una lampadina automatica e pronta ad accendersi nel momento sbagliato: 'anche lui è nel club?'

Lo guardai diritto negli occhi, con lo stesso coraggio che davo per disperso fino ad un secondo prima, quando potevo letteralmente definirmi straziata da ogni singola cosa.

'No Bee, io...' Harry fece un passo verso di me, cercò subito di giustificarsi e correggere ciò che aveva appena detto senza alcun cenno di delicatezza, ma ancor prima che potesse scomodarsi, alzai una mano e gli feci cenno di fermarsi, scuotendo la testa: 'rispondi e basta'.

Sospirò, puntando i suoi talloni a terra: 'mi ha soltanto dato una mano per far capire a Zayn quale grave errore stesse commettendo nel lasciarti', spiegò, arreso.

'Sapeva di lei?' Il mio dito la indicò ancora, quasi come una piccola e persistente scheggia nel mio cervello.

'No'.

'Mi fai davvero pena Harry', commentai.

Non riuscii ad essere più sincera di così: arrivai ad un punto in cui non tentai più nemmeno di controllarmi e badare alla mia bocca, prima di trasformare i miei pensieri in parole.

Dissi tutto ad alta voce, ogni minima cosa, tutto ciò che mi passava per la testa: 'e mi fa pena anche sapere che hai coperto i giochetti sporchi di tuo fratello fino ad oggi, facendo come se non sapessi nulla davanti a me e a tutti quanti'.

'Hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi'. Le sue labbra si strinsero in una linea sottile, si premettero tra loro come probabilmente voleva spremere il suo fottutissimo cervello inesistente, in quel momento.

'E non sarò l'unica a farlo', ammiccai.

E dette quelle parole, non mi interessai molto di lui e della nuova ragazza che aveva preso parte al cast della serie 'come rovinare la vita di Bee Tomlinson'; camminai semplicemente con un passo spedito verso la porta e, in silenzio, me ne andai.

***

"Hostage" | Doncaster

Harry mi aveva richiamato più e più volte mentre con rapidità e con alcuna intenzione di fermarmi, scendevo tutte le scale del suo palazzo e mi sforzavo a non riprendere fiato, pur di non farmi raggiungere.

In un certo senso ero convinta che l'ascensore fosse molto meno sicuro e più pericoloso delle mie stesse gambe: se soltanto le porte automatiche non si fossero rinchiuse in tempo, sarei finita per ritrovarmi un Harry pronto a pregarmi di ascoltarlo.

E volevo evitare di prolungare a lungo quella patetica tortura alla quale mi ero sottoposta da tempo e dalla quale non sapevo liberarmi.

Chiamai un taxi non appena arrivai a pochi isolati da casa sua, lontano da dove abitava, così da potermi assicurare la strada libera e nessun riccio supplicante durante il percorso.

Potevo benissimo prendere un bus o una metropolitana per spostarmi ma, in preda al panico ed intenta ad ignorare le migliaia di chiamate che Harry stava facendo sul mio cellulare; non fui in grado di pensarci.

Mi feci accompagnare a Bradford, dove sapevo che lo avrei trovato, esattamente sotto alla sua abitazione e dove per tanto tempo avevo creduto abitasse soltanto lui.

Durante tutto il tragitto, fu irreparabile non pensare a ciò che avevo appena scoperto, a Zayn, ad Harry, a quella donna che avevo conosciuto e dimenticato contemporaneamente e che, sotto sotto, senza che io potessi minimamente immaginare, stava frequentando il mio ragazzo.

Nonostante la valanga di cose alle quali concentrarmi, non riuscii del tutto a distrarre la mia mente e a tenermi occupata da quei pensieri vomitevoli e a dir poco imprevisti.

Tuttavia, seppur fossero mesi e mesi che il mio cervello non si staccava da quelle persistenti paranoie, quella volta potevo dire di essere piuttosto contenta di non cercare inutili metodi per non pensare a Zayn e di affrontare piuttosto la cosa.

Avrei preferito piangere davanti all'uomo che guidava quell'auto e che probabilmente non avrei mai più rivisto, piuttosto che davanti a chi non meritava niente di ciò che stavo facendo.

Non ero mai stata capace di far pace con la mia testa e di sentirmi pronta ad affrontare le mie preoccupazioni; spesso, per quanto fossi ripetitiva e noiosa, mi sforzavo a cercare stupidi oggetti sui quali concentrarmi.

Quella volta obbligai me stessa a pensare a come fosse possibile che Zayn, dopo tutto ciò che mi aveva detto e promesso, si fosse riconfermata una persona letteralmente opposta e sconosciuta, ai miei occhi. 

Mi chiedevo come fosse possibile, quali cose avessi sbagliato e quale parte del mio amore costante lo avesse messo nella condizione di prendermi in giro spudoratamente, senza troppi scrupoli.

Mi chiedevo chi avessi amato, chi stavo amando, chi fosse quella persona che avevo conosciuto e che in un istante si era trasformata in un accumulo di cattiveria e spietatezza nei miei confronti.

Le lacrime correvamo lungo le mie guance, rigarono le mie gote durante tutto il tragitto e costantemente, come se ad ogni mio pensiero su cosa stava capitando, fossero direttamente collegati i miei occhi.

Piansi perché detestavo l'idea di aver sempre sperato di essere amata da qualcuno che mi aveva già dimenticata, piansi perché non riuscivo a capacitarmi del fatto che fossi stata così dannatamente ingenua.

Piansi perché amavo Zayn, perché amavo quell'uomo riservato che mi stringeva di nascosto durante la notte, amavo quelle braccia che mi consolavano dopo le dolorose parole di mia madre, amavo quei baci e quelle mani sul volto che ogni volta mi trasportavano in un mondo parallelo, lontano da tutto ciò che mi circondava quotidianamente.

Piansi per così tanti motivi che in fin dei conti non seppi neppur capire quali.

E non riuscivo a farmene una ragione concreta, un immagine limpida di quell'uomo che aveva decisamente stravolto le mie aspettative, confermandosi la persona che io non avevo mai visto in lui

Ed arrivai al punto in cui non m'importai neppure di cosa sarei potuta sembrare agli occhi di chi mi stava osservando con preoccupazione dallo specchietto retrovisore e da chi aveva spento la radio già a metà percorso, probabilmente considerandola fuori luogo.

Scesi dal taxi sotto allo sguardo indiscreto dell'autista, sotto allo sguardo dell'uomo dai capelli brizzolati e dagli occhi color cielo che non avevano mai smesso di lanciarmi occhiate comprensive.

Mi fece scendere proprio sotto al palazzo di Zayn, là dove spesso vi erano parcheggiate tutte le auto delle persone che vi abitavano lì.

Mi guardai intorno, spostai dietro alle orecchie le numerose ciocche dei capelli che cadevano sul mio volto e cercai la macchina di Zayn con lo sguardo, piombandomi a guardare dove spesso lui era solito parcheggiare.

In un certo senso speravo che fosse a casa, che fosse tranquillamente nel suo appartamento a fare chissà cosa e che lo sorprendessi presentandomi lì di punto in bianco senza preavviso.
Ma d'altra parte, quando riconobbi la sua automobile parcheggiata in mezzo ai tanti altri veicoli, una certa angoscia crebbe dentro di me, inevitabilmente.

Presi un profondo respiro e senza tergiversare a lungo presi a camminare verso il portone principale, quello che mi avrebbe condotta al familiare appartamento dove avrei dovuto trovarlo.

Mi fermai non appena arrivai all'ingresso, difronte a quell'enorme portone di vetro che sembrava esser diventato improvvisamente inquietante e poco rassicurante.

Restai a lungo lì fuori, difronte alla vetrata che mi lasciava intravedere le numerose scale del condominio e di fianco agli infiniti campanelli che probabilmente non avevo mai perso tempo a suonare.

Passai comodamente il mio sguardo tra i nomi elencati e deglutii istintivamente quando i miei occhi vennero attratti dal nome Zayn Malik, impresso in nero accanto al campanello.

In realtà ero particolarmente agitata, nonostante sapessi di essere l'unica ad aver ragione, una volta entrata, e di dover soltanto urlargli contro tutta la verità, dimostrandogli quanto dannatamente facesse schifo.

In altre circostanze avrei sfondato la porta e mi sarei piombata in casa sua, cominciando a sbraitare come una psicopatica.

Ma non in quel caso, non quando il dolore che costantemente non lasciava il mio petto aveva il sopravvento sul rabbia e l'odio nei suoi confronti.

'Signorina, deve entrare?' Udii la voce rauca di una signora anziana, alle mie spalle, e di scatto mi voltai a guardarla, trovandola ferma sulla soglia della porta.

La sua mano reggeva il portone con cortesia, mentre i suoi occhi mi osservavano con gentilezza, aspettando che dicessi qualcosa.

'Oh, sì, grazie mille', sorrisi e mi affrettai ad entrare all'interno del palazzo, sorpassando l'anziana signora.

Una volta dentro non ci misi molto a ricordare il suo piano e a premere il giusto pulsante dell'ascensore, aspettando che mi trasportasse davanti al suo appartamento.

Una volta che le porte automatiche si aprirono, presi l'ennesimo carico d'aria e riempii i miei polmoni, stringendo gli occhi.

Li riaprì un'istante dopo, quando la porta del suo appartamento apparve davanti ai miei occhi e quando, a sorprendermi maggiormente, notai che fosse stranamente socchiusa.

Camminai verso di essa fin quando non raggiunsi lo zerbino e posai una mano sulla maniglia, aprendola più di quanto già non lo fosse, e lasciando ai miei occhi l'intera visuale del suo ingresso.

Ma quando quell'asta di legno si spalancò difronte a me, potei vedere cosa ci fosse all'interno, annullando ogni mia insignificante aspettativa.

E i miei piedi avanzarono istintivamente, senza alcun comando, mentre nel mio petto saliva un profondo ed incolmabile vuoto.

I libri che riempivano la libreria alla mia destra erano spariti, lasciando gli scompartimenti spogli e privi di ogni decorazione; così come i quadri appesi da qualche parte sulla parete e i giubbetti che sempre lasciava attaccati all'appendiabiti.

Ogni cosa era svanita, ogni minimo particolare era scomparso dall'ingresso, lasciando quelle mura bianche e limpide, lasciando quell'odore insopportabilmente nuovo e senza alcuna traccia di lui.

Feci qualche passo all'interno, senza fiatare, senza il coraggio necessario per trarre delle conclusioni.

La mia bocca era secca, il mio cuore batteva all'impazzata e dentro di me fu come se qualcosa avesse improvvisamente stretto il mio stomaco in una morsa.

Arrivai fino al soggiorno, là dove vi era il divano sul quale avevamo dormito insieme l'ultima volta, a casa sua.

La Xbox non c'era più sopra al piccolo tavolinetto adiacente e tutte le cose erano tristemente al loro posto, senza alcuna cosa che potesse ricordare la sua presenza.

I miei occhi si spostarono impulsivamente alle mie spalle, dove ricordavo la volta in cui avevamo lasciato da parte ogni discussione ed eravamo finiti sopra alla sua credenza, là dove invece del tostapane e la caffettiera che sempre lasciava sui fornelli, vi erano i soli sportelli spalancati e sforniti di ogni sua cosa.

Fu doloroso più di ogni altra visuale, più di ogni altra cosa vista in quel breve percorso che avevo fatto per arrivare fin lì.

Abbassai lo sguardo al tavolo e almeno lì, al suo centro, potei vedere un libro dalla copertina rigida, probabilmente lasciato lì da qualcuno che sarebbe poi tornato a riprenderlo.

Camminai verso di esso e presi tra le mani quel libro, aprendolo sotto ai miei occhi.

Le numerose pagine bianche voltarono rapidamente tra le mie dita, mentre cercavo di capire cosa fosse esattamente; fin quando non arrivai alla prima pagina, dove qualcosa attirò abbastanza la mia attenzione da lasciarmi fermare.

"Per tutte le volte in cui la mia matita ha accarezzato la tua pelle al mio posto; Zayn".

Era scritto a penna sul retro della copertina, al centro del foglio, e riconobbi quasi subito la sua scrittura e ciò che finalmente avevo tra le mie mani.

Quell'album, così lo definiva, fino a qualche giorno primo era una delle cose che più desideravo esplorare ed avere.

Era la sua sorpresa, ciò che aveva comprato per me e che mai mi aveva regalato materialmente.

Girai una pagina e sotto ai miei occhi potei trovare quel che forse mi aspettavo e che speravo di vedere da tempo: il disegno di me nella sua auto, con il capo contro il finestrino e con lo sguardo rivolto verso l'esterno, verso dove il paesaggio correva audace là fuori.

Non riuscii a controllare la lacrima che in quell'istante corse lungo il mio viso e cadde poi sulla carta bianca e ruvida di quell'album.

Un enorme nodo salì lungo la mia gola, facendomi mancare l'aria, e rinchiusi di colpo quel maledetto ricordo che avevo sfortunatamente deciso di perlustrare, stringendolo contro il mio petto.

Restai per qualche secondo in silenzio, nella quiete di quel posto a me nostralgico e in bilico tra il rancore e la mancanza di quei vecchi tempi che tenevo ben saldi tra le mie braccia, all'interno di uno stupido album.

'Non dovresti essere qui'.

Prima di ogni altra cosa udii la sua voce fredda e priva di emozioni alle mie spalle, e poi, a farmi voltare, furono i suoi passi lenti che a causa del vuoto rimbombarono sonoramente nella stanza, tra quelle mura.

Percepii una strana fitta invadere il mio cuore, mentre immancabilmente i miei occhi bruciavano, bruciavano come fiamme adenti attraverso le mie palpebre e pregavano di lasciarli sfogare in un pianto isterico e colmo di confusione.

Lo vidi infilare le mani nelle tasche dei suoi jeans ed osservarmi con rimprovero, mentre, incapace di dire qualunque altra cosa, passavo lo sguardo lungo il suo corpo

Non riuscii a porre una vera e propria domanda, lo guardai diritto negli occhi e le mie braccia si allargarono d'istinto, indicando quell'immenso orrore che mi circondava, mentre la mia mano stringeva quell'album, disperatamente.

'È così che doveva andare'. Le sue spalle si alzarono con quell'assidua noncuranza che sempre prendeva il sopravvento, scegliendo le situazioni peggiori.

Abbassò il capo, forse osservando gli stivaletti in pelle nera che aveva ai piedi, o forse evitando semplicemente il mio sguardo.

'Così come!?' Ripetei la sua definizione di come sarebbero dovute andare le cose ad alta voce, aggrottando caoticamente la fronte e cercando di attirare la sua completa attenzione, inutilmente.

'Così come era prima di cominciare', affermò con calma, 'io da una parte del mondo e tu dall'altra', considerò.

Le mie palpebre si sbarrarono furtivamente ed ogni singolo cenno di dispiacere abbandonò il mio corpo, quando quel qualcuno che da qualche ora avevo definito un bastardo, si stava riconfermando peggiore.

'Te ne stai andando!?' Lo guardai incredula, fissando la chioma di capelli corvini che aveva preso il posto della sua faccia, 'hai passato la notte con me e te ne stavi fottutamente andando senza dirmi niente!?' Boccheggiai.

Lo vidi scuotere il capo, rialzando il suo sguardo al mio: i suoi occhi si assottigliarono nella mia direzione e mi fissarono con attenzione per qualche secondo, 'non ho passato la notte con nessuno, Bee'.

La sua risposta mi confuse abbastanza da non lasciarmi riflettere, abbastanza da occupare la mia intera mente, 'stai scherzando!?' Lo sfidai, senza staccare gli occhi dai suoi, 'dimmi che stai scherzando Zayn, non puoi averlo dimenticato', scossi la testa.

E alle mie ennesime parole, negare ancora a lungo l'innegabile, divenne impossibile.

Zayn scosse il capo e prese il suo labbro inferiore sotto ai denti, 'è stato un errore', confessò.

I suoi occhi tornarono a fissare il vuoto e le sue braccia si allargarono miseramente, lasciando spazio alla sua delusione: 'sapevo che avrei fatto una cazzata, non dovevo fumare quella roba'.

'E le chiavi?' Quella domanda scappò dalle mie labbra senza troppe pretese, senza alcun doppio fine, col solo intento di capire ciò che passava nella sua mente: 'perché diavolo mi hai dato le chiavi del tuo appartamento se...'

'Non ero cosciente Bee...' Cercò immediatamente di giustificarsi, ma con dall'inizio in maniera spropositatamente sbagliata: 'Non centra un cazzo Zayn!', sbraitai.

'Non so perché l'ho fatto, va bene?' Scattò.

Le sue iridi castane si fermarono improvvisamente nelle mie, con decisione e durezza, con quel cenno di arroganza che mai sarei riuscita a tollerare.

Il suo respiro divenne ben presto irregolare, mentre con un cenno di orgoglio mi fissava e cercava di assimilare ogni mia singola reazione.

La mia mente sembrò oscurarsi per l'ennesima volta, come tutte le volte in cui lasciavo che le cose importanti mi sfuggissero e prendesse spazio il mio cuore.

'Voglio fermarti, Zayn', mormorai, mortificata.

Non riuscii ad evitare il suo sguardo, quel suo modo di osservarmi e di attendere una mia mossa.

E per questo vidi il solo ritratto del dispiacere nel suo volto, e quel vano tentativo di farmi cambiare idea: 'non dovresti farlo Bee, se soltanto...'

Capii al volo dove volesse arrivare, conoscevo fin troppo bene il suo modo di rispondere per lasciarmi intimidire da ciò che stava dicendo.

Per questo lo precedetti e strinsi dolorosamente i denti, fermandolo a metà frase: 'so di Chloè'.

Fu indescrivibile quelle che fu la sua espressione, alle mie parole.

'E nonostante questo sono qui a chiederti di restare', osservai, svuotando il capo.

Riuscii a rendermi conto di quanto stupido potesse sembrare il mio comportamento, soltanto in quell'istante.

Fino a qualche ora prima, quando avevo scoperto tutta la verità, non avevo nemmeno considerato l'idea di poter affrontare una conversazione con lui senza gridare.

I miei occhi si abbassarono al suo petto, al suo maglioncino color grigio e a quel ciondolo che immancabilmente pendeva sul suo petto: scossi nuovamente la testa, rivalutando per l'ennesima volta il mio carattere: 'potrei mai sembrare più patetica di così?'

'Ho sbagliato tutto con te ma non meritavo così tanto'.

Il mio divenne un improvviso sfogo a me stessa, un pensiero estremamente intimo ma esposto ad alata voce, senza alcun scrupolo.

E seppur fosse stupido mettersi a nudo dopo tutto ciò che mi aveva fatto, non riuscivo fermare la mia bocca e a far cessare i miei pensieri mentre i miei occhi erano fermi su quel ciondolo, su quella c, su quella ridicola lettera che aveva addosso.

Strinsi gli occhi e trattenni quella cascata di lacrime che inondavano i miei occhi, mentre il mio cuore non si fermava e batteva; batteva all'impazzita: 'mi hai presa in giro per tutto questo tempo e...' La voce mi si spezzò a metà, là dove avrei potuto dire tutto ciò che mi turbava.

E Zayn ne approfittò del mio stato per intervenire: 'non ti ho mai assicurato di saper amare', affermò.

'Ma non ho mai finto su nessuno dei miei sentimenti per te, Bee', aggiunse poi, con sicurezza.

Potei sentire una risatina nevrotica vibrare nella stanza, insieme al suono leggero ed incerto dei suoi passi.

'E ti ho sempre amata, Bee', la sua voce si fece più vicina, più tremolante, più vicina alla sincerità che da sempre mi aveva negato.

E percepii il tocco delle sue dita sulla mia guancia, delicato come la carezza di qualcuno che con la paura di rompermi, si limitava a sfiorare la mia pelle.

Riaprii così i miei occhi, nonostante le lacrime, nonostante la vista appannata mi permettesse di vedere ben poco.

E lo vidi passare nervosamente la lingua tra le sue labbra, inumidendole, e scuotendo il capo: 'ti ho amata a tal punto da rovinare me stesso', confessò.

In quel momento, fu infattibile frenare le mie labbra e non permettere loro di inarcarsi in un sorriso.

Un sorriso impulsivo però, perché dentro me, più di ogni altra volta, crebbe la rabbia ed il rancore di chi infondo mi aveva ferita fon troppo per meritare comprensione.

Abbassai il capo e feci in modo che la sua mano smise di sfiorare la mia pelle, rendendomi vulnerabile.

Guardai il basso, dove sapevo che la persona della quale ero innamorata non mi avrebbe portata ad agire stupidamente.

'Come le rondini amano l'inverno, Zayn', risi delle sue affermazioni, sminuendo ogni cosa detta.

E alle mie parole dette con freddezza, senza troppi scrupoli, Zayn sembrò perdere la pazienza ed approfittò della mia distrazione per strappare il suo album dalle mie mani.

Restai immobile davanti al suo cambio d'umore, difronte al suo gesto poco carino e al suo volto impassibile: restai quasi a bocca aperta e con lo sguardo bloccato sulle mie mani vuote.

E fui abbastanza cosciente di me stessa soltanto quando un singhiozzo scappò dalle mie labbra e la figura di Zayn venne sostituita dalle sue spalle, mentre si allontanava da me con un paso spedito.

Le lacrime presero a correre lungo le mie gote, scavando il mio viso come mai avevano fatto prima: 'n-non puoi davvero andartene Zayn', deglutii a vuoto, cercando di inghiottire quel profondo dolore che invadeva il mio petto.

'Non farlo Zayn, non...non farlo', continuai, singhiozzando.

Decise allora di fermarsi: quando la mia voce divenne un lamento e il mio respiro si accorciò a tal punto da non lasciarmi respirare.

I suoi talloni si piantarono a terra e il suo corpo rimase inerme a qualche metro da me, di spalle, quasi come se la mia insistenza fosse stata in grado di fermarlo.

Restai per qualche secondo con il fiato sospeso, con il cuore a mille e il bisogno di sentire di nuovo la sua voce.

E soltanto quando parlò, la mia bocca si aprì a vuoto, senza dire una parola, dando il libero sfogo ai miei polmoni.

'Le rondini migrano soltanto perché non potrebbero mai sopravvivere all'inverno, Bee'.

Si voltò per un attimo nella mia direzione, il giusto necessario per incontrare nuovamente i miei occhi ed iniettare per un'ultima volta le sue iridi castane nelle mie.

'Buon proseguimento'.

Fu bizzarro il modo in cui il mio cervello si incise in mente le sue ultime parole, il suo delicato movimento delle labbra e il tono basso e pacato con il quale mi abbandonò.

Mi soffermai ad ogni suo singolo movimento; mi soffermai a quelli che consideravo sempre gesti abituali e banali, trattenendoli nella mia testa come se fossero destinati a restare lì per sempre, fissi nei miei ricordi.

Con la mente annebbiata ed un persistente dolore che lentamente mi stava divorando lo stomaco, ammisi a me stessa che quell'immagine mi avrebbe occupato la mente per il resto della vita.

Lo osservai andarsene in silenzio, con il respiro corto ed i pugni stretti.
Senza obiettare.

Fu come se ogni speranza ed ogni altro cenno di ambizione avesse deciso di spegnersi dentro di me, lasciando spazio alla sconfitta.

Fine.

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