111- Bad habits
"Hostage" | Bradford
In tutta onestà, non seppi minimamente cosa fare o cosa dire.
Pensai che tacere ed osservare da lontano il loro confronto, sarebbe stata l'unica cosa saggia e giusta da fare, in una situazione del genere.
E forse fu la scelta migliore della mia vita, dopo svariati e ripetitivi errori.
Zayn non si mosse minimamente: mostrò la sua mascella tesa e scavata dalla peluria della sua barba, mentre con impassibilità reggeva lo sguardo persistente e deluso di suo fratello.
'Mi hai visto tradire le persone più importanti della mia vita per quella roba'. Harry parlò con voce tremolante, incredulo, fissando suo fratello.
A quelle parole, Zayn guardò il riccio con un cenno di malinconia, quasi come se gli facesse male tastare ancora quell'argomento, nonostante le circostanze.
'La tua roba era ben altra', rise amaramente, distogliendo lo sguardo dal suo e proiettandolo altrove, lontano dal suo volto.
Vidi Harry scuotere nervosamente la testa, 'Zayn, io ho cominciato così', cercò di convincerlo con più serietà, guardandolo con insistenza.
Il moro scattò nella sua direzione ed arricciò il naso, mostrando un'espressione di disgusto: 'non mi chiamo Harry', lo provocò, rinfacciandogli indirettamente e per l'ennesima volta, ciò che aveva fatto.
Probabilmente era l'ultima persona a poter dare giudizi o consigli in materia, ma Harry era cambiato, aveva ammesso e corretto i suoi errori.
Mentre Zayn continuava a rivangarglielo continuamente, ogni volta che ne aveva la possibilità. E addirittura era finito ad imitarlo, ad intraprendere un percorso ancora irrilevante ma potenzialmente pericoloso.
E il riccio, per quanto calmo e diverso da suo fratello potesse essere, sembrò cogliere al volo le sue provocazioni e non reggere ancora a così tanta sfrontatezza.
Strinse fortemente i denti, tentando di trattenersi.
Distolse lo sguardo dal suo e portò una mano tra i suoi capelli: 'perché stai prendendo la mia stessa strada!?' Domandò nevroticamente, scarfigliando le ciocche all'indietro, lontano dai suoi occhi.
Harry allargò le braccia e tornò a guardarlo con irritabilità: 'mi hai odiato per mesi e mesi, Zayn, quando sono finito in quella merda!' La sua voce aumentò spropositatamente, mentre i suoi occhi si sbarrarono.
I miei piedi indietreggiarono impulsivamente, a quella scena.
Fu come trovarmi in mezzo a due persone estranee e spaventose.
Zayn e la sua irascibilità, Zayn e i suoi continui sbalzi d'umore, Harry e la sua rabbia.
Entrambi mi trasmisero incertezza e tanta, davvero tanta paura:
'La mia strada è ben lontana dalla tua', rise superficialmente Zayn, prendendolo in giro.
'Non facevi tutto questo fino a qualche settimana fa', gli fece notare, riprendendo a fatica il respiro 'eri l'esatto opposto!' precisò.
E il dolore che persuase il mio petto, dopo aver udito quelle parole, non fu tanto forte a causa di ciò che aveva apertamente urlato senza troppi giri di parole; più che altro fu traumatico dover ammettere che, esattamente alla fine della nostra storia, ero tornata ad appoggiare indubbiamente i pensieri di Harry e tutto ciò che stava gridando.
Stavo ammettendo a me stessa che quelle di Zayn stavano davvero diventando cattive abitudini e che il ragazzo di qualche mese prima era totalmente svanito oltre quella tremenda soglia che era l'alcol, il rancore, la rabbia...
'Le persone cambiano', rispose freddamente.
Dette quelle cose, Zayn lasciò di parte Harry e il suo sguardo si spostò per la prima volta su di me, osservandomi intensamente, prima di alzare le sue spalle: 'i sentimenti no', aggiunse.
Quelle parole apparentemente sincere da parte sua, almeno in quel momento, in quella situazione e con così tanta rabbia dentro; fecero scaturire in me una reazione piuttosto incontrollata.
Senza neppur perder tempo a pensare o a comprendere il senso - probabilmente inesistente - delle sue frasi, aggrottai la fronte ed assottigliai le mie palpebre nella sua direzione: 'dove vuoi arrivare, Zayn?'
Il suo sguardo cambiò radicalmente alla mia domanda.
I suoi occhi colmi di noncuranza che poco prima si erano rivolti a me con onestà, mutarono in qualcosa di più snervante e si spostarono verso il basso. Osservarono qualcosa di impreciso ai suoi piedi, 'voglio soltanto informarti che la mia vita sta andando a puttane', sdrammatizzò, alzando nuovamente le spalle.
Subito dopo, il suo capo tornò difronte a quello di suo fratello e le sue sopracciglia si alzarono, mente puntò l'indice contro quest'ultimo: 'proprio come avete detto tu e Liam'.
'La mia vita è schifosamente condizionata da una ragazza', mi indicò, annuendo contemporaneamente, e fece istintivamente spostare l'attenzione del riccio sul mio volto.
'Mi manca più di ogni altra cosa nella mia vita e...ed hai ragione', si fermò per qualche secondo, giusto il tempo di deglutire, annuire a se stesso e convincersi di ciò che stava confessando a suo fratello, prima di procedere: 'non ho mai smesso per un secondo di pensarla, di desiderarla...' i suoi occhi si spostarono verso di me: 'ti amo da morire, Bee'.
Il mio cuore perse qualche battito quando, nuovamente, il suo discorso tornò a me.
Ogni cosa sembrava ricollegarsi a me, ogni sua parola sembrava trovare sempre un filo logico per il quale rivoltarsi nella mia direzione e schiantarsi diritta nel mio cuore, trafiggendolo di volta in volta.
Quasi come se fossi stata io a decidere il tutto, come se soltanto il mio errore avesse portato la nostra relazione ad un punto cruciale.
Come se lui non avesse mai deciso di allontanarsi drasticamente da me, nonostante gli avessi permesso di prendersi una pausa, di riflettere, di trovare i suoi spazi ed un modo per perdonarmi.
Sapevo benissimo di non esser la colpevole di così tanto casino, di così tanto rancore.
Avevo sbagliato sin dall'inizio, era ovvio ormai per tutti, ma era venuto fuori e sarei stata disposta a fare ogni cosa pur di farmi perdonare da lui.
E per quanti casini avessi sempre fatto in tutta la mia vita, in quel caso, sapevo di aver agito nel modo giusto e di non esser stata soltanto io la causa della nostra divisione.
Strinsi i denti e mi resi conto di poter fare la cosa giusta soltanto restando coerente a ciò che poco prima avevo deciso, considerandola anche l'unica buon idea.
Scossi la testa e feci per andarmene da quel lungo corridoio, da quella ripetitiva conversazione che forse avevo affrontato e sopportato già fin troppe volte, con la solita ed unica conclusione.
Evitai totalmente Zayn e i suoi discorsi privi di connessioni, voltai i tacchi e presi a camminare verso il soggiorno, verso la porta che sin dall'inizio era stata il mio solo ed unico scopo.
Ma non potei raggiungere il mio obiettivo nemmeno quella volta; tutt'altro, se poco prima ero arrivata a due passi dalla via di fuga, quella volta, non riuscii nemmeno a fare dieci passi che, prontamente, una mano afferrò il mio polso e mi strattonò nella direzione opposta, impedendomi ogni altra mossa.
il mio corpo sbatté nuovamente addosso a quello di Harry, ma quella volta fu tutto più ampliato e sincronizzato: le sue dita si strinsero spropositatamente attorno alla mia pelle e i suoi occhi saettarono sul mio volto, infuriati.
'Dove diavolo vai!?' Mi rimproverò.
Non esitai a rispondere, indicando il corpo di suo fratello alle sue spalle: 'lontano da lui'.
Harry sembrò non comprendere minimamente la mia idea o almeno ciò che avevo programmato nella mia testa, a sua insaputa.
Aggrottò la fronte e mi guardò con un'incomprensione disarmante: 'ti sta dicendo tutto ciò che vuoi sentirti dire, Bee', sbraitò.
'Me lo sta dicendo qualcuno che si è appena fatto una canna', ribattei, le mie palpebre batterono rapidamente e lo guardarono con dispersione, 'domani sarà tutto fottutamente come prima!' gridai.
E alle mie ultime parole, non c'era molto altro da dire. Riuscii ad azzittirlo totalmente e a chiudere definitivamente la sua bocca, mutando la sua espressione in qualcosa di più smarrito ed incerto.
Restò in silenzio e le sue mani si infilarono nelle tasche dei jeans che aveva addosso.
Pensai che non ci fosse altro da aggiungere, credevo di aver detto tutto per entrambi.
Così, convinta di esser arrivata al livello massimo di sopportazione, mi voltai a guardare Zayn e restai per qualche secondo ad osservare il suo viso mortificato, probabilmente colpito dalla realtà.
'Bee'. La voce del riccio richiamò il mio nome con un tono basso, con dispiacere.
Conoscevo perfettamente quel timbro, quel modo di chiamarmi e cercare la mia concentrazione pur di dirmi qualcosa, ancora una volta, ed insistere: 'ascoltalo almeno', mi supplicò.
A quella millesima lamentela da parte sua, il mio capo scattò esausti e le mie iridi ispezionarono con seccatura il suo volto, 'Harry, ti rendi conto di quanto io abbia sop...' E quando per l'ennesima volta tentai di mettergli in testa ciò che realmente sentivo e desideravo cancellare una volta per tutte, Harry mi interruppe bruscamente: 'un ultimo sforzo!'.
Non pensai nemmeno per un attimo all'idea di assecondarlo e fare ciò che mi stava proponendo, prendendolo come un buono e saggio consiglio.
Sarebbe stata una follia.
Scossi la testa, indignata: 'non ho intenzione di soffrire ancora per lui', lanciai un'occhiata alla figura del moro, oltre le sue larghe spalle, e tornai poi a trattenere una risatina nevrotica, trovandolo distratto, fermo a fissare il pavimento.
Zayn intervenne, fermando una volta per tutte la mia convinzione e il tanto controllo di me stessa che in quel momento potevo considerare letteralmente utile ed insolito: 'lo farai comunque'.
'Oh, grazie', borbottai, irritata.
La mano di Harry si posò sulla mia spalla e mi strinse leggermente: 'è così Bee', mormorò a bassa voce, assecondando suo fratello.
La sicurezza nella sua voce sembrava quasi volesse prendersi gioco di me, prendersi gioco delle mie aspettative e di tutto ciò che desideravo soltanto e che infondo mai avrei fatto davvero.
Non riuscivo a tollerare così tanta certezza da parte di qualcuno, soprattutto se riguardava i miei sentimenti e tutto ciò che con tutto il cuore desideravo di fare.
Mi ritrovai a stringere i pugni lungo i miei fianchi e a tenere lo sguardo assente verso il vuoto, oltre le spalle di Harry, dove non avrei trovato i loro volti, la loro visuale.
'Bee, per favore', mi pregò il riccio. La sua mano sulla mia spalla restò costante, ferma su di essa, e un'istante dopo venne raggiunta dall'altra, sulla spalla ancora libera: 'non saprei come comportarmi con lui', si ostinò, scuotendomi con assillo.
Provai in tutti i modi a non lasciarmi condizionare dalla sua voce carica di angoscia, ma nonostante fossi la persona più indignata ed insopportabile al mondo e sapessi di aver tutte le carte in regola per contraddirlo, non potei far a meno di sentire il mio stomaco stretto in una morsa, a quelle parole.
'Ma sei passato in situazioni peggiori...' Cercai di convincerlo e di trovare un modo per farlo smettere di supplicarmi, ma sapevo di non essere abbastanza brava da vincere quella battaglia.
'Lo so, lo so'.
'E inoltre lo hai vissuto in prima persona', tornai con lo sguardo al suo e morsi il mio interno guancia, impacciata da quella situazione: guardare i suoi occhi verdi, stravolti dalla speranza, mi rendeva instabile e facilmente suscettibile: 'non puoi non saperlo gestire', conclusi, turbata.
'Bee, mi dispiace tantissimo', le sue mani abbandonarono e mie spalle ed arrivarono al suo volto. Stropicciarono i suoi occhi e scivolarono con svogliatezza lungo le sue gote.
Lo guardai male. Avevo capito il suo ragionamento, avevo capito cosa voleva da me e quale fosse il suo scopo, ma in tutta onestà, la sua ultima affermazione mi aveva dissociata totalmente.
'Non riesco a vederlo così', mi spiegò, sbuffando.
'Oh, certo...'
'So quanto tu possa star male ma è mio fratello...' Harry smise per un attimo di parlare e rendersi patetico, scuotendo il capo, e si girò alle sue spalle, lanciando una rapida occhiata al moro, 'non voglio vederlo così', aggiunse poi.
'Me ne pentirò', mormorai. Il volume della mia voce si abbassò di colpo, come se qualcuno si fosse divertito a staccare la spina delle casse di un computer troppo noioso.
E i miei occhi seguirono quel calo di auto controllo, abbassandosi verso i miei piedi, alle scarpe che avevo scelto per passare una serata assieme ai miei amici e con la speranza di vedere e chiarire con mio fratello.
Non potevo credere a come quella che sarebbe dovuta essere un'uscita, si fosse rivoltata completamente, nel giro di pochissimi secondi, trasformandosi in un vero e proprio casino.
***
Indubbiamente non avrei dormito: passare la notte con Zayn non era una novità, tanto meno saperlo nella stessa camera e non capire come comportarmi con lui.
Ma in quel caso, almeno per quella notte, per quanto potesse sembrare insensato o altamente incoerente dopo tutto ciò che era successo poco prima, sentivo di dover aumentare un po' le distanze e restare nel mio piccolo spazio, evitando la sua presenza.
Per questo decisi di sdraiarmi lontano da lui, quasi al bordo del letto, e di rimanere in posizione supina per poter tener d'occhio ogni suo movimento sospetto.
Non mi andava di parlare con lui, di ribadire per la millesima volta il medesimo discorso o di avere a che fare con lui e la sua fastidiosissima mania di dire cose senza senso, ogni volta che il suo cervello era sconnesso.
Credevo di aver già fatto troppo, di avergli concesso fin troppe cose e parole.
Presi a fissare il soffitto sopra di me, una volta essermi assicurata che il suo corpo fosse al suo posto, fermo e senza strane intenzioni nella testa.
'Prendi le distanze?'
La sua domanda sembrò ovvia tanto quanto il mio comportamento in quel momento: chiunque avrebbe potuto calcolare che, una volta aver assecondato Harry ed esser tornata in camera, non avrei aperto bocca e mi sarei comportata come una sconosciuta.
Così come quelle parole, me le aspettavo, aspettavo che parlasse, aspettavo un suo commento a proposito della mia idea di stargli lontano.
'Prendo decisioni sensate, più che altro', lo corressi con fermezza, senza staccare gli occhi dall'alto.
Udii uno strano sghignazzo da parte sua, qualcosa di simile ad una risatina soffocata: 'uhm, direi che non è il tuo forte', mi prese in giro.
'Okay'. Quella fu la mia unica risposta.
Sapevo di essere l'ultima persona capace di compiere atti intelligenti e poco istintivi, ma ci stavo provando e non volevo ascoltare le sue frasi prive di fiducia.
'Ricapitolando', sentii lo spostamento dell'aria causato dai suoi movimenti, quando voltò il suo capo nella mia direzione: 'mi hai difeso da tuo fratello, mi hai...'
Interruppi all'istante il suo infinito elenco colmo di ironia pronto per contraddirmi, cercando di radere al suolo la sua irritante convinzione e di togliere quel fastidioso ghigno dalla sua faccia: 'ti ho semplicemente portato lontano da lui'.
'Ma hai preso le mie difese', ammiccò, con naturalezza.
A quell'ennesima affermazione, sbuffai seccata dalla sua insistenza ed alzai gli occhi al cielo: 'come ti pare', lo accontentai.
Una risatina vibrò nell'aria, probabilmente una risatina vittoriosa.
Dopodiché, senza troppi scrupoli, Zayn si mosse al mio fianco ed attirò la mia attenzione: spostai curiosamente la coda degli occhi e seguii i suoi movimenti mentre, con superficialità, portava le braccia dietro al collo.
'Mi hai portato qui, mi hai permesso di infilare la testa tra le tue gambe ed ora sei a quasi un metro di distanza da me, come se fossi un pazzo', considerò, facendo una risatina.
Udii la confusione più totale invadere il tono della sua voce e, onestamente, ciò non mi sorprendeva.
E forse non mi sorprendeva nemmeno sentirlo dire quelle cose, seppur la sua lucidità fosse limitata; conoscevo abbastanza bene alcuni suoi atteggiamenti da sapere che per ciò che lo riguardava personalmente, avrebbe fatto un ragionamento logico anche dopo una canna.
'Sto prendendo le distanze da ciò che dici', cercai di spiegarmi, leccando avidamente le mie labbra, 'so cosa faccio e cosa abbiamo fatto', dissi, piuttosto agitata.
'Perciò il contatto fisico non è un problema?' Domandò, continuando a tenere i suoi occhi castani e grandi fermi su di me, sul mio volto, su ogni mia minima azione.
'No', risposi subito.
Sentivo l'imbarazzo crescere, aumentare costantemente e a dismisura, contro le mie volontà.
Detestavo i suoi questionari privi di senso e la certezza con la quale poneva le sue domande, mettendomi a disagio.
Volevo essere abbastanza sicura di me stessa e di ciò che dicevo, da mettere lui in difficoltà ed impugnare il coltello dalla parte del manico, almeno una volta, nonostante stessi mentendo a me stessa.
'Quindi perché sei lontana da me?' Continuò, senza smetterla nemmeno per un secondo di parlare con così tanta sfacciataggine.
'Per evitare che tu dica quel genere di cose'. Dissi velocemente, alzando automaticamente le spalle.
Sapevo di esser poco adatta a quel genere di conversazioni botta risposta, soprattutto se stavo sparando un sacco di cazzate, ed ero fiera di me stessa.
'Mhh', un verso di disapprovazione scappò dalle sue labbra, 'quindi se ti chiedessi di fare sesso, lo faresti a patto di non dire cose sdolcinate?'
I miei occhi si sbarrarono letteralmente quando quelle parole uscirono dalla sua bocca, con davvero troppa serietà.
'Non si tratta di cose sdolci...' provai subito a giustificarmi, a trovare qualcosa di coerente e ragionevole da dire per rendere il mio discorso leggermente più intelligiente; ma lui fece fermare il mio fiato lungo la gola, intervenendo: 'lo faresti o no?' Ripeté.
Alla sua seconda domanda, il mio capo disobbedì totalmente a quelle che erano le mie intenzioni e scattò nella sua direzione.
Lo guardai, lo feci con la fronte aggrottata e con così tanta incomprensione negli occhi che fui decisamente incapace di aprir bocca e dare una risposta a quell'assurdità.
E quel silenzio sembrò dare le risposte necessarie alla sua domanda: risposte che in tutta onestà preferivo non capire quali fossero e che sicuramente sarebbero state prive di logica.
Zayn alzò le spalle, 'vedi?' Mi chiese, convinto.
'Cosa?'
'Non sai rispondere, Bee', mi fece notare, 'perciò non sai nemmeno prendere decisioni', concluse, distogliendo poi lo sguardo dal mio.
Con noncuranza tornò a guardare il soffitto, in silenzio, e il suo profilo divenne l'unica cosa visibile ai miei occhi.
E forse aveva ragione.
Mi angosciava sapere che persino un ragazzo incosciente fosse capace di capire quanto fossi dannatamente incapace di far le cose secondo i miei piani e di non combinare casini dei quali sarei potuta pentirmene.
Però detestavo dargli ancora ragione e lasciagli credere che fossi così patetica.
'Farei sesso con te', dissi di colpo.
La mia affermazione non sembrò sorprenderlo particolarmente però: per quanto il mio cuore avesse perso qualche battito alla sola idea di aver detto quella cosa, Zayn restò inerme a fissare ciò che lo circondava.
'E sai cosa?' domandai, non aspettandomi una risposta: 'se pensi che io mi sia già pentita di ciò che è successo, ti sbagli di grosso', sputai.
Non potevo credere nemmeno alla mie stesse parole e alle innumerevoli stronzate che avevo sparato nel giro di pochi minuti, pur di tenere alto l'orgoglio.
Dette quelle cose, le labbra di Zayn furono l'unica parte del suo volto capace di dare qualche segno di vita. Si inarcarono lievemente, probabilmente, con malizia.
Non osai nemmeno immaginare quali pensieri affiorassero la sua mente in quel momento. Preferii convincermi che sarebbe restato zitto e che avrebbe chiuso quel discorso lì, dove era cominciato.
'Perciò scopiamo'. La sua testa si voltò senza preavviso, cogliendomi nel fragrante, mentre con indiscrezione davo un'occhiata piuttosto intensa alle sue azioni, ad ogni suo più insignificante gesto.
Mi ritrovai ad aprire la bocca e a balbettare cose insensate, cercando al più presto qualcosa da dire.
Allungò un braccio e colpì il posto vuoto accanto a se, il piccolo ed indispensabile spazio che divideva i nostri corpi: 'avanti', insistette.
E al suo secondo richiamo capii che non sarei riuscita a lungo ad evitare del tutto i suoi occhi dilatati e la serietà con la quale parlava, mentre mi invitava a sdraiarmi accanto a se.
Perciò preferii contraddirmi da sola e di fare ciò che sin dall'inizio consideravo migliore: decisi di dagliela vinta e di ammettere che sì, persino il suo contatto mi turbava, dandomi false speranze.
Senza rispondere neanche, gli lanciai un'occhiataccia e mi voltai su un fianco, sul ciglio del letto, dandogli le spalle.
Almeno lì avrei evitato di sentire la sua pressione addosso, ogni volta che con insistenza poneva le stesse domande, cercando di arrivare al punto.
'Non voglio farti arrabbiare ancora', lo sentii biascicare.
Di tutta risposta, feci un profondo sospiro ed intrecciai le braccia al petto, seccata.
Per un po' il silenzio calò su di noi come un velo leggero, senza che nessuno di noi due si azzardasse a dire nulla, prima che proprio Zayn, dopo aver preso semplicemente aria, lo infrangesse con delle flebili e caute mosse.
Lo scricchiolare del materasso fu l'unica cosa udibile nella stanza, al di fuori del ripetitivo e rilassante suono dell'orologio che, ad ogni secondo, ricordava dolorosamente quanto tempo stessi sprecando con lui.
Quanto tempo perso ed irrecuperabile stesse passando, attimo dopo attimo, senza concludere niente con Zayn.
Lo sentii muoversi rumorosamente fino a quando, con la coda dell'occhio, non riuscii a vedere cosa stesse facendo, annullando ogni mia singola curiosità: lo vidi prendere la coperta stropicciata ai piedi del letto e ricoprire lentamente il mio corpo fino alle spalle, riscaldandomi con il leggero tocco del pile.
Spostò poi la sua mano, posandola sul mio fianco.
Percepii il suo naso sul mio collo e il suo mento appoggiarsi delicatamente sulla mia spalla, mentre ogni millimetro del suo corpo, man mano, prese a combaciare perfettamente col mio.
'Voglio che tu le tenga', lo sentii dire.
La mia fronte si aggrottò con incomprensione e d'istinto strinsi maggiormente le braccia contro il mio petto, cercando di mantenermi distante dal suo petto.
Per chiarire ogni mio dubbio, qualche secondo dopo, la sua mano lasciò il mio fianco e spuntò difronte ai miei occhi, mostrandomi una chiave color argento.
Lo sentii muoversi alle mie spalle e sporgersi sopra al mio corpo, fino ad arrivare al comodino, dove l'appoggiò.
'Cosa significa?' Domandai, senza fare una mossa.
Zayn tornò al suo posto ed avvolse il mio corpo con il suo braccio: inevitabilmente mi strinse a se ed ogni mio stupido tentativo di oppormi, divenne letteralmente inutile, quando arrivai ad attaccarmi a lui.
'Significa che casa mia ci sarà sempre per te', rispose.
La barba incolta che scavava la sua mascella, solleticò il mio collo, ad ogni movimento della sua bocca.
La sua voce, seppur scappò in un flebile sussurro, penetrò attraverso le mie ossa e si scontrò contro la mia pelle, facendola accapponare.
Non seppi cosa dire. Quel gesto da parte sua mi lasciò completamente a bocca asciutta, senza parole, senza i pensieri e la costanza adatta per formulare qualcosa da dire e reagire in qualche modo.
Sentivo il solo e costante dolore che affliggeva il mio stomaco, facendomi mancare l'aria.
Le sua labbra si posarono sulla mia testa, tra i miei capelli, e lasciarono un tenero bacio; un lesto bacio che apprezzai tantissimo e che ricambiai afferrando la sua mano, ferma sul mio fianco.
'Ti amo', le sue dita si intrecciarono con le mie e il suo respiro divenne pian piano più lento e rilassato, 'ti amo comunque, Bee'.
***
Feci un profondo e liberatorio gemito e mi spostai nel letto gelido, cercando il calore familiare che fino a poco prima mi aveva stretta tra le sue braccia.
Le mie dita tastarono il materasso a fianco a me, esplorando la coperta gelata fino al bordo opposto.
Freddo: il letto era freddo e vuoto.
Mi ero svegliata più volte durante la notte: tutte le volte avevo spalancato gli occhi col terrore di non ritrovarlo alle mie spalle e di non sentire la sua gamba stretta sul mio fianco, intenta a far combaciare il suo bacino contro il mio fondo schiena.
Ogni volta ero finita per concludere con un sospiro di sollievo e riaddormentarmi, accoccolandomi maggiormente contro la sua figura, contro il suo torace, contro ogni fibra del suo corpo muscoloso e sicuro.
Eppure si erano fatte le otto e, nonostante le tantissime volte in cui mi ero risvegliata per assicurarmi che fosse lì con me, Zayn se ne era andato.
Con una mano sfregai i resti del sonno dai miei occhi e guardai stordita attorno a me, tra le mura di quella stanza vuota, letteralmente deserta.
Un fastidioso fascio di luce filtrava dalla finestra alla mia sinistra.
Anche i tenui raggi del sole facevano pulsare la mia testa, più di quanto non facessero già i miei tantissimi pensieri.
Mi alzai dal letto portando con me una delle coperte in pile che erano stese sopra al lenzuolo, e feci qualche passo, camminando con svogliatezza.
Per un attimo pensai di esse rimasta sola in quella casa, che tutti se ne fossero andati e non dovessi far altro che uscirmene e tornare a casa come se niente fosse successo.
Ma quando al di fuori della mia camera riuscii ad udire la voce sommessa di Harry, provenire dalle altre stanze, un minimo granello di speranza tornò a crescere nel mio petto.
Camminai verso la porta di quella camera ed afferrai la maniglia, cercando di avvicinarmi all'uscita, verso dove avevo sentito quella voce, abbassandola leggermente: 'se ne è andato stamattina', lo sentii dire.
Sapevo che origliare non sarebbe stata una buona idea; soprattutto perché, nel caso avessi udito qualcosa di insolito, non avrei potuto obiettare.
Ma nonostante le mie consapevolezze, non fui in grado di trattenermi; tutt'altro, accorciai i miei respiri, concentrandomi ad ascoltare la sola voce del riccio e socchiusi la porta con cautela, attenta a non farmi scoprire.
'N-no, lei è ancora a letto', rispose a qualcuno, qualcuno che probabilmente intuii non fosse Zayn, vista la prima affermazione.
Avvolgendo la coperta attorno alle mie spalle, socchiusi cautamente la porta ed uscii dall'inferno di luce, da quella stanza che desideravo abbandonare e cancellare dalla mia mente, almeno per le prossime ore.
'Ho davvero paura che faccia la mia fine', parlò con voce tremolante e a seguire, potei udire i suoi passi ansiosi nella stanza difronte, mentre probabilmente cercava di calmarsi: 'lo so Liam, lo so, ma Zayn non è uguale a te!' Esclamò, parecchio spazientito.
Digrignando i denti, rischiai di farmi scoprire mentre attraversavo con prudenza i pochi metri che mi separavano dalla sua camera, e sospirai, quando fermai i talloni a terra e mi assicurai di non esser stata scoperta.
'So cos'è una canna!' Esclamò con esasperazione, 'ma so anche chi è Zayn', aggiunse poco dopo, con un sospiro di frustrazione.
Quelle parole, per quanto le circostanze potessero essere scomode e inquietanti, colpirono dolorosamente il mio cuore, mettendomi al corrente di quanto realmente potesse essere pericolosa e seria la situazione.
'Ho paura, Liam'. Ormai era ovvio chi ci fosse dall'altra parte della cornetta, ed era ovvio anche che Harry fosse notevolmente urtato.
E me ne resi conto quando riuscii ad intravedere il suo corpo dal piccolo spiraglio della porta, ancora abbastanza aperto da permettermi di vedere il suo corpo.
Stavo praticamente sbirciando da dietro l'angolo: Harry mi dava le spalle, con la fronte appoggiata al muro e il telefono fermo tra il suo orecchio e la spalla, mentre nervosamente tentava di allacciare la sua camicia.
'Non prenderà quella strada, a costo di picchiarlo Liam!' La minaccia nel tono di Harry lo aveva trasformato. Come era possibile che una persona così gentile, potesse diventare così aggressiva in pochissimi secondi?
Sentii il mio sangue congelarsi nelle vene. Il suo tono fu come ghiaccio.
'No cazzo, non mi calmo!' Sbraitò. Sobbalzai quando colpì il muro con un pugno, mentre l'eco del colpo risuonava in tutto l'appartamento, e involontariamente indietreggiai, spaventata.
A quel punto, mi resi conto di non poter più intravedere la sua figura oltre la soglia.
'Lascia stare'. Il suo timbro divenne ben presto più fugace ed irritato.
Lo sentii sbuffare sonoramente e fare qualche altro passo nella sua camera, probabilmente intento a spaccare qualcosa; spaccare qualcosa per sfogare la sua rabbia, per mantenere il suo respiro regolare e rilassato...proprio come suo fratello.
Dopotutto, seppur i loro capelli e la loro carnagione fosse letteralmente opposti, qualcosa dovevano pur avere in comune.
'Va bene, ciao Liam'. Concluse bruscamente.
Dette quelle parole, udii il forte tonfo del suo telefono, probabilmente scagliato contro la scrivania.
E poco dopo; senza neppur lasciarmi il tempo di focalizzare le sue mosse nascoste, il suo corpo agitato spuntò da dietro la soglia e i suoi occhi verdi saettarono paurosamente sul mio volto.
Mi fissarono; mi fissarono con tensione, proprio come i pugni stretti ai lati del suo corpo.
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