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110- Losses

"Hostage" | Bradford

La sua felpa alla quale tanto tenevo, almeno per quella sera, divenne l'indumenti più irrilevante al mondo.
Non a caso, senza troppi giri di parole, si ritrovò scaraventata a terra, sul gelido pavimento di quell'appartamento.

Il fuoco divampò lungo tutto il mio corpo quando le sue labbra scesero, scesero leste fino al mio ombelico scoperto, e si fermarono su di esso.

In quel momento, l'unica cosa che fui capace di fare, fu abbassare lo sguardo.
Abbassare lo sguardo alla sua chioma corvina, alle sue labbra arrossate e schiuse, mentre rilasciavano aria calda contro la mia pelle; ansimanti.

Una delle sue mani era ferma sul mio fianco e mi immobilizzava contro il materasso; mentre l'altra, impaziente, accarezzava il mio interno coscia.

'Te la prenderai quando sarai lucido, Zayn'. Riuscii a parlare a fatica,
inserendo lentamente una delle mie mani tra le ciocche dei suoi capelli.

La sua mano si fermò improvvisamente in mezzo alle mie gambe, come per concentrasi all'ascolto.

'E litigheremo', aggiunsi subito dopo, a bassa voce.
Le mie dita giocherellarono in mezzo a quella folta chioma, spostando via i numerosi ciuffi che cospargevano la sua fronte. 

Le mani di Zayn, alle mie ennesime parole, si spostarono entrambe sui miei fianchi e il suo capo si alzò leggermente nella mia direzione: 'cosa te lo fa pensare?' Domandò.

La sua fronte era corrugata, aveva l'espressione di qualcuno davvero interessato alla risposta.

'Non facciamo altro da un bel po', ormai'. Sospirai.

Dire quelle cose a l'unica parte di Zayn che sembrava ancora oltrepassare le nostre discussioni per dedicarsi a me, potevo davvero considerarlo un gesto stupido.

Ma non potei far a meno di fare quell'osservazione mentre, con rammarico, lasciai cadere la mia testa contro il cuscino, proiettando la mia attenzione al soffitto.

'Beh, mi piace litigare con te'. Zayn parlò con superficialità, con così tanta sicurezza che potei immaginare stesse alzando le spalle, mentre volontariamente mi ostinavo a fissare l'alto.

A quel pensiero mi scappò una risatina, 'non la penseresti così, domani'.

'In realtà sì', ammiccò subito: continuò a parlare con tantissima convinzione che, a quel punto, non potei evitare di spostare lo sguardo su di lui.

Teneva la visuale fissa verso il basso, verso il mio ventre, un punto qualsiasi sul quale si era concentrato a pensare, probabilmente.

Improvvisamente, il suo capo scattò nella mia direzione e i suoi occhi si assottigliarono a guardarmi, come per capire a fondo ciò che avrei fatto una volta averlo sentito parlare ancora: 'per litigare bisogna vedersi e a me importa soltanto vederti', biascicò.

Non aggiunse altro, non sembrò nemmeno essere turbato dal mio sguardo persistente e ormai carico di disagio.

Tutto ciò che la droga faceva su di lui era stravolgente: lo rendeva diverso, ma non diverso soltanto a causa della pochissima ragione che assisteva il suo cervello; diverso in tutti i sensi, diverso nel parlare, nel ragionare, nei suoi comportamenti...

'Okay...' I miei occhi si spostarono dai suoi, incapaci di reggere quello sguardo sfrontato e costante.

Ero totalmente confusa.
Confusa perché era bellissimo tutto ciò che aveva appena detto ma, senza ombra di dubbio, era anche la brevissima conseguenza di ciò che aveva fumato.

Restai in silenzio ad ascoltare il rapido battito del mio cuore, turbata.

'Ti metto a disagio?' La sua domanda restò sospesa nel vuoto, nella quiete dei miei respiri e nell'imbarazzo di quella situazione.

Parlava con così tanta calma che per un attimo pensai sarebbe stato meglio stare al suo posto, incosciente e priva di vergogna. 

Morsi nervosamente il mio interno guancia e scossi lievemente la testa.

Presi poi un profondo respiro di auto controllo dal naso e posizionai le mie braccia ai lati del mio corpo, rilasciando l'aria accumulata: 'ho paura'. Quella fu la mia risposta, mentre riportai lo sguardo a lui.

'Ho davvero paura'. Specificai.

Zayn si inumidì di nuovo le labbra, prima che la sua bocca si inarcasse con rammarico, con una falsa comprensione nei miei confronti: 'di che cosa, esattamente?' Domandò, cercando in tutti i modi di sembrare impassibile.

E il suo non fu un quesito posto per il semplice conversare, sembrava volesse saperlo davvero.

Mi strinsi nelle spalle e non pensai a lungo prima di ammettere ciò che mi turbava, ciò che più mi rendeva instabile e poco controllata.

'Di te'.
Ed erano ovvi i motivi.

Improvvisamente scosse la testa e l'espressione sul suo viso mutò completamente in qualcosa di più cupo ed attento; qualcosa di veramente inquietante.

'Possiamo passare al soldo?' chiese, annuendo alle sue stesse parole.

Per un attimo mi domandai come fosse possibile che Zayn riuscisse a controllarsi così tanto, visto il modo in cui prima stava reagendo alla sua eccitazione.

E mi domandai anche perché quelle cose, dette da parte mia, lo avevano evidentemente turbato: era ovvio in parte, era ovvio che infondo, da qualche parte nel mio corpo, avere rapporti con lui e con qualcuno poco ragionevole, mi metteva terrore.

Ma non volevo rovinare quel momento con milioni di supposizioni e patetiche domande: preferii seguire il mio istinto ed annuire, accettando la sua proposta.

Il mio gesto ebbe un buon effetto su di lui: Zayn non ci mise molto, in pochissimo tempo distolse il suo sguardo dal mio e riprese a fare ciò che controvoglia, poco prima, aveva interrotto.

Percepii il tocco della sua mano salire:  percorrere i miei fianchi ed arrivare fino al bordo dei miei jeans.
Una volta lì, fu scontato e abituale sentire le sue mani armeggiare con il bottone e con la zip dei miei pantaloni, fino a farli scivolare lungo le mie gambe.

Fu automatico anche alzare leggermente la schiena ed aiutarlo a sfilarli, lasciandomi in mutande sotto ai suoi occhi, in tutta tranquillità, sotto agli occhi di chi da sempre aveva apprezzato e compiaciuto il mio corpo.

Non ebbi nemmeno il tempo di respirare o di prepararmi psicologicamente, in maniera tale da accogliere così tante emozioni contemporaneamente.

Non a caso, inevitabilmente annaspai non appena Zayn si intrufolò senza scrupoli oltre le mie mutande, ed infilò un dito nella mia intimità, distruggendo ogni barriera.

Le mie dita strinsero disperatamente il lenzuolo di quel letto e la mia gola rilasciò un profondo gemito incontrollato; un gemito che però venne soffocato da qualcosa.

Qualcosa che riconobbi subito come l'altra sua mano, pressata e ferma contro la mia bocca.

Sbarrai gli occhi, osservando il suo volto concentrato su ciò che le sue dita stavano facendo alla mia intimità, al mio autocontrollo.

Le sue iridi sembravano catturati totalmente da quelle sue azioni, le sue labbra strette raffiguravano la totale attenzione e il suo respiro irregolare, accentuato dai movimenti del suo petto, dimostrava quanto Zayn si stesse dannatamente impegnando.

Seguii con delle leggere spinte ogni sua entrata ed uscita dal mio corpo, con il mio bacino.

Mi ritrovai a piegare le mie gambe e ad inarcare la mia schiena mente, invano, tentavo di trattenermi e di abituarmi a quelli che erano i suoi rapidi movimenti.

Ma forse per colpa dell'eccitazione, Zayn confuse totalmente le mie azioni e le prese come un invito a proseguire, piuttosto che a quello di darmi tregua.

Inserì il suo secondo dito e cominciò con un ritmo rapido e persistente, premendo intanto il suo palmo sul mio clitoride.

L'altra sua mano strinse forte il mio fianco, così forte che mugolai al contatto delle sue dita avvinghiate contro la mia pelle.

A quel punto non seppi più come resistere: il calore fluttuava attraverso il mio corpo e ad ogni movimento delle sue dita, rendendomi vulnerabile.

Mi aggrappai ancor più stretta alle coperte e strinsi fortissimo i miei occhi, tremando mentre arricciava le sue dita per urtare contro quel punto che soltanto lui, prima di chiunque altro, aveva trovato.

Un nodo familiare si formò nel mio stomaco e le mie ginocchia persero il controllo: si agganciarono alle sue gambe inginocchiate tra le mie e lo strinsero.

Gemetti, gemetti ansiosamente contro le sue dita e contro il freddo metallo dei suoi anelli che sfioravano le mie labbra.

Una risatina riecheggiò nell'aria, una risatina che venne seguita dalla provocante voce di Zayn; 'relax, Bee', mormorò.

La sua voce roca vibrò nel mio petto, come un fulmine a ciel sereno.
La sua voce inviò brividi nel mio corpo, che mi penetrarono fino alla punta delle dita.

E in quel momento sapevo che avrei dovuto dirgli di fermarsi.
Fermarlo sarebbe stata la cosa giusta, la cosa migliore per entrambi e per il nostro futuro.

Ma non volevo farlo, il mio corpo lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo.

Avevo bisogno di lui, avevo bisogno di sentirlo vicino ancora una volta, ancora per un'ultima volta.

Zayn annullò ogni mio pensiero.

Rese completamente inutile l'utilizzo del mio cervello in un batter d'occhio, con il solo ed unico tocco che desideravo di più al mondo.

Il suo viso si trovò dove mai gli avrei chiesto esplicitamente di finire e le ciocche dei suoi capelli solleticarono l'interno delle mie cosce.

Inutile dire che abbandonò la mia bocca per afferrare i miei fianchi e divaricare perfettamente le mie gambe, permettendo alle sue labbra di arrivare lì, al centro di ogni mia più grande vulnerabilità.

E come il calore di un fuoco dopo una lunga e tortuosa giornata gelida, leccò una striscia bollente sul mio punto più sensibile.

Le mie mani scattarono e le mie dita indolenzite lasciarono il lenzuolo sul quale ero distesa e che saldamente stringevo, finendo tra i suoi capelli.

Mi intrufolai in mezzo alle tante ciocche nere che, spettinate, formavano il suo ciuffo imperfetto e morbido; e le tirai, spingendo la sua testa ancora più a fondo.

Il suo nome cadde inevitabilmente dalle mie labbra, seppur con un filo di voce.

Zayn premette un bacio contro i miei nervi sensibili e mugolò, mentre le mie anche si alzarono istintivamente, affinché arrivasse a darmi di più.

La sua risata profonda vibrò nuovamente attraverso il mio corpo, sentendomi impaziente e desiderosa: la sensazione delle sue labbra carnose e il leggero solletico della sua barba contro la mia intimità, erano insostenibili.

'Rilassati'. Mi invitò ancora, con voce sommersa ed impastata, spingendo le mie anche contro il letto con le sue mani.

Le sue parole furono seguite dal tocco bagnato delle sue labbra che, bramose, si spostarono sul mio inguine, baciarono un piccolo lembo della mia pelle e lo succhiarono lievemente, facendomi rabbrividire.

Da lì, con delicatezza prese a baciare ogni millimetro della mia carne e ad inumidire ogni lembo da lui tracciato, fino a raggiungere nuovamente il mio centro.

Ansimò e come per completare il tutto, soffiò contro di esso, provocando un forte contrasto con il freddo dell'aria.

Quella sensazione mi fece impazzire, il mio capo si alzò leggermente dal cuscino e le mie labbra si strinsero dolorosamente, impedendo alla mia gola di rilasciare suoni.

Capii al volo cosa fossero quelle migliaia di sensazioni che invasero il mio corpo, che ricoprirono letteralmente ogni fibra di esso.

Delle strane fitte avvolsero il mio basso ventre e il mio respiro si fermò di colpo, lasciandomi in apnea tra il piacere che mi stava donando e la scarica di emozioni che ben presto avrebbero posto fine a tutto.

Chiusi ancora più forte i miei occhi, mi concentrai ai suoi soli gesti e la sua lingua vorticò contro il mio clitoride, mandandomi fuori controllo.

Raggiunsi il culmine del piacere.

La mia schiena si distese, le mie dita indolenzite lasciarono i suoi capelli.

Il nodo che imprigionava il mio stomaco esplose e caddi contro il materasso, mentre la testa di Zayn si allontanò dalla mia intimità, lasciandomi riprendere aria.

Un profondo respiro di sollievo scappò dalle mie narici e il mio cuore prese a battere irregolarmente, attimo dopo attimo.

'Ti amo Bee'.

Nessun'altra cosa al mondo. Nessun'altra cosa al mondo passò per l'anticamera del mio cervello, dopo quelle parole.

Sentii soltanto una stupidissima lacrima rigare la mia guancia e cadere silenziosamente sulla federa del cucino.

'Tu lo sai che ti amo', continuò, come per incidermi alla perfezione quelle parole nella mente, come lama su legno.

Le mie labbra si inarcarono e i miei occhi si schiusero leggermente per cercare i suoi.
I suoi che trovai subito fermi sul mio volto, storditi ed intenti ad osservare ogni mia minima reazione.

'E vorrei poterti disegnare ancora di nascosto, mentre dormi accanto a me'. Continuò.

I miei occhi osservarono il solo labiale delle sue labbra arrossate, un labiale lento e sconnesso come ormai ogni altro minimo particolare del suo corpo.

'E tenere per me il disegno', aggiunse.

A quelle parole, il suo capo si abbassò e le sue mani scivolarono ampiamente lungo le mie cosce, accarezzandomi.

Si fermò ad osservare il mio petto, ricalcando contemporaneamente le sue labbra con la punta della lingua.

'Sei bellissima, Bee', disse in un sospiro, mentre i suoi occhi scuri vagavano sul mio corpo prima di tornare ad incontrre i miei.

Potei sentire il mio volto accaldarsi ed intuii immediatamente quale fosse l'aspetto delle mie gote, dopo le sue parole.

E quando mi preoccupai di non saper cosa rispondere e come comportarmi a tali parole, feci per aprir bocca ma Zayn mi precedette, sprofondando sul materasso, nel posto vuoto accanto al mio.

Voltai il capo per poter vedere il suo corpo steso, per poter comunicare con lui; e non appena lo feci, a mio favore notai che il moro già mi aveva prevenuta, distendendosi su un fianco, nella mia direzione.

Mi stava guardando.

Lo imitai lestamente, arrivando così faccia a faccia con lui.

'Mi manca parlare con te, Zayn'.
Le mie parole scapparono con naturalezza, con così tanta calma che potei giustificarmi soltanto dicendo che, la poca lucidità di Zayn, probabilmente, mi rendeva coraggiosa.

Le sue iridi erano ferme sul mio volto, mi fissavano stordite e senza alcuna reazione.

Ma non pensai troppo alle conseguenze, a come comportarmi con lui o a come richiamare la sua attenzione; preferii fingere di aver difronte il suo corpo inerme ed addormentato e di parlare al vuoto.

'Mi manca raccontarti di come vanno le cose con mio fratello e...' Un nodo salì lungo la mia gola a quel ricordo, al solo tastare quell'argomento ad alta voce, al di fuori della mia mente.
E non potei far a meno di tagliare la frase a metà.

Deglutii rumorosamente ed allungai una mano nella sua direzione, posando il palmo sulla sua guancia: 'non mi parla più', affermai.

I miei occhi si allontanarono dalla sua persistente attenzione addosso e si fermarono sul suo petto, sulle ali incise dall'inchiostro al centro della sua cassa toracica: 'e stasera ha fatto anche quel casino...', osservai.

Dette quelle ultime cose, i miei occhi bruciarono ed io mi concentrai alla catenina che invece circondava il suo collo e che pendeva oltre la sua maglia.

Le mie dita scivolarono via dalla sua mascella e raggiunsero il collo, dove c'era quella sottile catenina alla quale mi dedicai pur di non guardare il suo volto.

La presi tra le dita e la sfilai da dietro la sua maglia, continuando a parlare: 'non so quali erano le sue intenzioni ma è ovvio che...'

La mia voce si spezzò di colpo e il mio cervello si concentrò totalmente a ciò che tenevo tra le mani, mettendo tutto il resto in secondo piano.

Le innumerevoli lacrime appannavano la mia vista, impedendomi di focalizzare perfettamente ciò che avevo difronte.

Ma non abbastanza da non lasciarmi riconoscere una semplice lettera, la lettera C, una lettera che pendeva da quella sottile collana.

Una lettera simile a quelle che Zayn portava molto tempo prima, quando i suoi fratelli erano le persone a lui più strette e alle quali donava la sua intera vita.

'E questa?' Domandai, rigirando il ciondolo tra le mie dita.

Zayn non rispose, lo sentii soltanto irrigidire per qualche secondo ed afferrare subito dopo la mia mano.

Le sue dita si intrecciarono con le mie e senza fiatare mi allontanò da quel ciondolo color argento.

Non pensai molto al motivo di quell'azione da parte sua; probabilmente la presi già da subito come una cosa negativa e ci avrei riflettuto su il giorno dopo, quando il mio cervello sarebbe stato stabile e libero da ogni distrazione.

Però capii che forse non ce ne sarebbe stato bisogno; che forse non avrebbe annullato quel minimo contatto e che invece, con dolcezza, mi avrebbe guidata sul suo torace.

Sul suo cuore.

I miei occhi seguirono istintivamente i movimenti delle nostre mani.

'Lo senti?'

La punta delle mie dita sfiorò il tessuto della sua maglietta ma, oltre quella minima barriera di cotone, potei percepire il battito irregolare e forte che pulsava aldilà del suo petto.

'Ho sempre pensato che soltanto tu sappia farlo battere così', ammise.

Quelle parole rimbombarono nella mia mente come musica, come un suono perfetto; come qualcosa che decisamente stavo aspettando da tempo.

Ma non volevo illudermi. Infondo, oltre al mio cuore che batteva all'impazzita, oltre ai brividi che correvano lungo la mia spina dorsale, oltre alla lacrima che silenziosamente aveva rigato il mio viso...oltre ogni emozione, sapevo che tutte quelle cose sarebbero svanire nel nulla come vento, come acqua al sole.

Come qualcosa di detto, di ascoltato, ma da dimenticare.

'E sai cosa penso?' Zayn richiamò la mia attenzione e mi fece tornare alla realtà, alzando leggermente il tono della sua voce.

Probabilmente ero tanto presa ad auto convincermi che fosse tutto surreale che, secondo dopo secondo, il mio cervello aveva intrapreso una strada completamente diversa da quella che Zayn stava percorrendo.

E tutto ciò era palesemente evidente persino a lui, completamente fatto.

Scattai a guardarlo e battei rapidamente le ciglia, annuendo contemporaneamente, lasciandogli intuire che sì, lo stavo ascoltando.

Se i miei occhi erano ormai lucidi e colmi di lacrime, avrei voluto che Zayn continuasse comunque a parlare e che trovasse la prontezza necessaria in me per arrivare al punto, senza bloccarsi per colpa delle mie stupide debolezze.

Zayn sorvolò la mia distrazione; in un'altra situazione, quasi sicuramente avrebbe chiesto cosa mi turbasse ed avrebbe insistito fino a farmi tirare fuori le parole.

Ma non in quel caso.

'Se sei l'unico in grado di gestire qualcosa, quella cosa è automaticamente legata a te', spiegò la sua teoria, facendo scivolare via la sua mano dalla mia e lasciandomi lì, impacciata, ferma sul suo cuore.

Cercai di comprendere cosa volesse dirmi, cosa quel discorso centrasse con il mio e con il fatto che in un modo o nell'altro, avevo perso mio fratello.

Ma, se per colpa dei suoi ragionamenti contorti a causa del fumo o se per la mia confusione; non ci riuscii ed alzai caoticamente lo sguardo al suo, cercando spiegazioni.

'Qualunque cosa succeda, chiunque prenderà il mio posto...' Zayn distolse i suoi occhi dai miei e lasciò la frase a metà, guardando alle mie spalle, trovando conforto in qualcosa di indefinito dietro di me.

Lo vidi battere rapidamente le palpebre e deglutire rumorosamente.

E i miei nervi si tesero: si tesero inevitabilmente quando quell'immagine fece contorcere il mio stomaco proprio come se quello Zayn, quello che da un momento all'altro sarebbe scoppiato a piangere, fosse il vero Zayn.

La sua vulnerabilità era evidente, e quella vulnerabilità mi rendeva fragile.

Così come quel minimo di dolore che imprigionava il suo sguardo e che, attraverso quei capillari arrossati e a quegli occhi lucidi, si nascondeva nel peggior dei modi.

'Tu non mi perderai mai'.

Zayn tornò a guardarmi negli occhi: sembrò accumulare tutta la forza che aveva in corpo per controllarsi e mantenere alta la sua barriera di orgoglio, nonostante fosse poco lucido.

E come la tantissima voglia di piangere ed abbandonare quella stanza, anche pelle d'oca tornò a ricoprire la superficie della mia pelle.

Poteva sembrare ridicolo, controsenso...poteva sembrare l'idea peggiore al mondo ma, dopo così tante parole, dopo così tante cose, tutto quello che volevo fare era non illudermi di più.

Non convincermi che ciò che stava dicendo sarebbe valso anche per lo Zayn cosciente e furioso nei miei confronti, una volta tornato ragionevole e colmo di pensieri negativi.

Non sopportavo l'idea di star male e di provare così tante sensazioni contemporaneamente per lui, per delle frasi senza senso e dette da qualcuno con gli ormoni a palla, con ogni senso accentuato e con il sapore dell'erba in bocca.

Era come vivere una bugia, una dolorosissima bugia.

Tirai via la mano dal suo petto e smisi di assecondarlo come una stupida bambina in cerca di certezze infondate, pronta ad abboccare persino difronte alle parole di un ragazzo incosciente.

Decisi quindi di metter fine a quell'inutile tortura e di smetterla di cercare qualcosa di reale da parte di chi, per un motivo o per l'altro, continuava ad impedirmelo e a farmi credere che infondo, lontano da quella situazione orribile, c'era una speranza anche per noi.

Non era così.
Guardai Zayn con le lacrime agli occhi, con tutte quelle numerose sensazioni irrefrenabili che avevo respinto fino a qualche secondo prima, credendo di essere abbastanza forte da sopportare le sue parole.

'Io ti ho già perso, Zayn', lo informai freddamente.

Non m'importava niente della sua reazione, del suo stato d'animo o di qualsiasi cosa provasse aldilà del suo petto, oltre quella corazza apparentemente indistruggibile e fottutamente dannosa.

Mi voltai e posai i palmi delle mani ai lati del mio corpo, facendomi da leva per poter scendere con i piedi dal letto.

Una volta tornata a sedere sul bordo del materasso, i miei occhi saettarono attorno ciò che mi circondava e ripercorsero per qualche secondo le pareti di quella stanza, alla ricerca delle mie cose.

Non appena intravidi gli indumenti stropicciati a terra, mi chinai e raccolsi i miei pantaloni: li rigirai frettolosamente tra le mie mani, cercando disperatamente di trovare la parte giusta e di precedere Zayn che, quasi sicuramente, avrebbe opposto resistenza.

Inserii le mie gambe, l'una dopo l'altra, e tirai su la zip.

'Oh merda Bee, perché stai facendo così!?' Lo sentii parlare con un tono lamentoso e seccato e, subito dopo la sua domanda, lo scricchiolare del materasso mi lasciò intendere che, come avevo previsto, avrebbe insistito.


Uscii da quella stanza con un passo rapido, con la sola ed unica intenzione di seminarlo durante il tragitto o di farlo arrendere una volta varcata la soglia del portone.

Ma, come ogni volta nella mia vita, quando qualcosa doveva andare in un verso, in un modo o nell'altro sarebbe andato nel verso opposto.

Percorsi il corridoio con sveltezza, evitando totalmente il suono dei suoi passi alle mie spalle e la sua infinita insistenza.

Puntai il mio sguardo al pavimento per tutto il tempo e concentrai la mia totale attenzione a ciò che stavo facendo; evitando anche i suoi flebili richiami.

E quando arrivai ad un passo dal soggiorno, proprio sull'arco della porta che mi divideva da esso, pensai di aver quasi raggiunto il mio obiettivo, complimentandomi con me stessa per aver resistito e per esser arrivata alla meta senza rivolgergli parola.

Pensiero notevolmente azzardato, azzardatissimo nell'esattezza. E me ne resi conto quando, a ricordarmi della sfortuna che da sempre aveva assistito le mie giornate, il corpo di qualcuno sbatté contro il mio e mi fece inciampare su di esso.

Due forti mani afferrarono le mie braccia e il mio corpo barcollante tornò eretto difronte all'immagine del riccio, difronte ai suoi occhi verdi sbarrati.

'C-cosa...?' La sua bocca si socchiuse incerta, mentre con il limpido ritratto della paura scrutò il mio volto.

I miei occhi lacrimavano ininterrottamente, le lacrime correvano lungo le mie guance come un rubinetto chiuso da tempo e stanco di trattenere così tanta sofferenza.

E non avevano cessato di farlo nemmeno per un millesimo di secondo, nemmeno con tutta la forza e le buone intenzioni che avevo in corpo.

'Harry, per favore...' mi lamentai della sua stretta e cercai invano di tirar vi le mie braccia, così da divincolarmi dalla sua stretta: 'lasciami andare, per favore!' Insistetti, disperatamente.

Le sue dita si strinsero maggiormente attorno alle mie piccole braccia, quasi come per accertarsi che non avrei ancora tentato di liberarmi.

I miei occhi imploravano i suoi, nonostante nelle sue iridi verdi, l'unica cosa che riuscii a scorgere fu il solo ed unico interesse nello scrutarmi incredulo, colmo di terrore. 'Cos'è successo?'.

Ignorai totalmente la sua domanda e i suoi numerosi tentativi di avere spiegazioni, mi concentrai solamente alle sue mani strette attorno alla mia pelle, salde.

Abbassai lo sguardo e cercai per svariate volte di ritrarre le mie braccia, di eliminare il nostro contatto e di poter procedere nella mia impresa, uscendo finalmente da quella casa.

Ma quando per l'ennesima volta strattonai, le mani di Harry si staccarono dalle mie braccia ed afferrarono prontamente il mio viso, obbligandomi a riportare il mio sguardo nel suo.

'Bee, calmati!' Sbottò, puntando i suoi occhi diritti nei miei.

E a quel richiamo, sussultai letteralmente, sbarrando le mie palpebre difronte alle sue.
Mi fermai, lo guardai sconvolta.

Non riuscii a constatare se fosse stato il suo tono severo a far irrigidire le mie ossa o se quel contatto improvviso, mai sentito prima da parte sua.

I suoi pollici raccolsero le ultime lacrime che spudoratamente ancora correvano lungo le mie gote, e le asciugarono sotto al suo tocco, con calma.

Per un attimo, le sue iridi si abbassarono lievemente verso le mie labbra e il mio cuore si fermò per qualche secondo, il tempo di tornare a guardarmi negli occhi con comprensione: 'va tutto bene', mi rassicurò, annuendo.

Quelle parole, per quanto banali potessero sembrare, furono come un invito a sfogarmi ed accentuarono la mia infinita voglia di soffrire ancora una volta per lui, per Zayn, per chi sempre dominava ogni mia singola emozione.

I miei occhi si strinsero impulsivamente e provarono in tutti i modi a trattenere le lacrime, quella intollerabile vulnerabilità che sempre meno ero capace di gestire.

Potei sentire la fastidiosa sensazione del mascara che avevo addosso, mentre lentamente si scioglieva ed attraversava la barriera delle mie palpebre, colando lungo le mie guance.

'Non riesco a sopportare così tanto', scossi la testa e mi sforzai a mantenere i miei occhi serrati, mentre un profondo e snervante sospiro lasciava le labbra di Harry.

'A sopportare cosa?' Cercò di capire Harry, insistendo.

'Tuo fratello', affermai subito, riaprendo gli occhi.
Le lacrime contornarono i miei occhi, ma non mi lasciai indebolire da quell'irrilevante ed odioso lato del mio carattere.

Harry mi guardò con confusione, 'è doloroso sapere che domani tornerà a non sopportarmi o ad odiarmi per ciò che ho fatto', sputai, indietreggiai di un passo e con una mossa rapida riuscii a liberarmi delle sue mani sul mio volto, approfittando della sua improvvisa trance.'Ed è anche patetico piangere davanti a te, ancora, ancora e ancora, come una stupida bambina', sbottai.

La bocca di Harry si aprì e sembrò volesse dire qualcosa; qualcosa che però sembrò non adattarsi particolarmente alla situazione e che lo portarono a rinchiudere la bocca, impacciato.

'E vorrei smetterla di ricominciare ogni volta da capo', confessai, 'vorrei voltare pagina una volta per tutte, convincermi che la nostra relazione è finita e...' la voce mi si spezzò, e deglutii rapidamente, cercando di ritrovare la forza e le capacità necessarie per continuare, 'e smetterla di cercare qualcosa che non c'è', singhiozzai.

Le spalle di Harry tornarono composte difronte a me, tornando a farmi ombra e a guardarmi dall'alto, da quello che era all'incirca un metro e ottanta. Una misura davvero esageratamente maggiore della mia.

'Non so cosa dire', ammise.

Probabilmente il mio discorso lo aveva scioccato, il mio sfogo improvviso e tutto ciò che rapidamente avevo detto, spiegandomi forse a modo mio e in maniera tale da lasciarmi comprendere solo da me stessa, lo avevano confuso più del dovuto.

O forse perché non aveva mai visto suo fratello sotto l'effetto di qualche droga leggera e non aveva idea di quale pericolosa parte di esso uscisse fuori, con una canna.

Le sue labbra sottili si strinsero in una linea e la sua lingua passò tra di esse, mentre il suo sguardo colmo di disagio ed incerto su cosa fare, si spostò oltre le mie spalle.

Dove fino a qualche minuto prima c'era suo fratello, pronto a seguirmi e ad insistere nel farmi restare con lui, con quella parte offuscata di lui che ancora mi vedeva al suo fianco.

'Merda', imprecò.
Il suo sguardo indeciso, improvvisamente si fermò su un punto preciso dietro di me e i suoi occhi si sbarrarono, richiamando la mia attenzione.

Il suo volto sembrò sbiancare quando quel qualcosa che lo aveva richiamato, occupava sempre più posto nelle sue iridi, facendolo focalizzare soltanto su di esso.

Perciò decisi di voltarmi anche io a guardare, per vedere cosa di così tanto sconvolgente fosse apparso alle mie spalle.

E quando lo feci, seppur avessi deciso di voltarmi con superficialità e di sembrare tranquilla ai suoi occhi: l'ansia salì inevitabilmente nel mio petto,  sapendo già, infondo, cosa in realtà ci fosse là dietro.

Zayn. Zayn era immobile sul fondo del corridoio, immerso nella soffice luce della plafoniera attaccata al soffitto.

Il suo corpo era paralizzato, le sue mani erano ferme ai lati dei suoi fianchi, chiuse in due pugni, e le sue nocche bianche lasciavano immaginare quanto stesse stringendo.

I miei occhi salirono cautamente verso il suo volto, mentre un fastidioso nodo rendeva faceva ardere la mia gola.

Non potei far a meno di frenare il mio sguardo; nonostante mi mancasse il fiato, nonostante sapessi che mi avrebbe fatto male: i miei occhi si fermarono nei suoi, cupi ed arrossati.

Era indecifrabile: ogni suo stato d'animo sembrava nascondersi dietro a quella perenne espressione dispersa.
Fui incapace di capire come si sentisse, cosa provasse dentro o se da un momento all'altro avrebbe fatto un casino anche con suo fratello, dopo aver picchiato esageratamente Louis.

Lo guardai con tutta la concentrazione e la preoccupazione possibile; ma l'unico aggettivo che potei accomunare alla sua faccia fu incomprensibile.

Incomprensibile come la tristezza che trapelava attraverso i suoi occhi, come la rabbia che racchiudeva nelle sue dita, come il rancore che traspariva oltre le sue iridi.

Centinaia di emozioni sembravano invaderlo, centinaia di emozioni opposte tra loro e letteralmente incomprensibili.

E a quel punto, Harry non ci mise molto a capire.
Lo sguardo di Zayn, seppur enigmatico, era la pura dimostrazione di come fosse conciato.

Giusto il tempo di allontanarsi da me, raggiungerlo e riprendersi dal mio lungo e stremante discorso; che le sue narici si dilatarono e i suoi occhi si iniettarono di sangue, mentre l'odore del fumo penetrava attraverso il suo olfatto.

Tutto ciò che Zayn fu capace di fare, fu spostare la sua coda dell'occhio sulla figura di suo fratello ed osservare le sue mosse, in silenzio.

'Stai scherzando'. Harry lo guardò con incredulità e scosse rapidamente la testa, afferrando il suo volto con una mano.
Schiacciò le sue guance e spostò la sua faccia a destra e poi a sinistra, osservando da vicino ogni particolare del suo viso: 'dimmi che è uno scherzo, Zayn', continuò, amareggiato.

Harry restò immobile difronte al corpo di suo fratello, difronte agli occhi rossi e statici di chi sempre lo aveva retto nei momenti peggiori e nello sguardo disperso di chi, ogni volta, si rimboccava le maniche e provvedeva a raccogliere il suo corpo.

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