108- Fire
"Hostage" | Doncaster
Io ed Harry ci sedemmo attorno al fuoco insieme a Celia che, annoiata, aspettava il nostro arrivo pur di non passare una serata da sola, in mezzo alla natura.
Infatti, Dalton e Trishar erano spariti da un po' di tempo ormai.
Avevano detto a Celia che si sarebbero allontanati per prendere della legna, così che il fuoco non si sarebbe spento, ma a quanto raccontava, erano fuori da circa un'ora.
'Infatti ho pensato male', ammise lei, alzando le mani al cielo.
'Che io sappia, l'unico gay dei due è Dalton ed è anche fidanzato ma...' Lasciò la frase a metà, alzando le spalle ed abbassando lo sguardo alle sue gambe incrociate.
Feci una risatina alla sua affermazione e, preoccupata per Harry, mi voltai a guardarlo, seduto accanto a me.
Era distratto da alcuni sassolini che, forse da qualche minuto, stava rigirando sul palmo della sua mano.
Però, il suo passatempo sembrò non durare a lungo quando si accorse della mia attenzione su di lui.
Improvvisamente scattò a guardarmi e lasciò cadere il sasso a terra, facendo una finta risatina.
'Sei con noi?' Domandai, prendendolo in giro.
'Certo', rispose subito, annuendo rapidamente.
'Trishar e Dalton stanno insieme',
affermò convinto, come per farci comprendere quanto fosse attento.
E invece, piuttosto che tirarsi fuori da una pessima figura e negare l'innegabile, peggiorò la situazione, facendoci scoppiare a ridere.
'No!' Esclamò Celia, trattenendo le sue risate e facendo correre lo sguardo del riccio su di lei, 'Dalton sta con Louis, Trishar dovrebbe essere l'unico etero del gruppo', gli rispiegò.
'Louis?' Ripeté quel nome, voltandosi sta volta verso di me, con la fronte aggrottata.
Capii al volo da cosa fosse dovuta la sua confusione e il suo sguardo disperso; infatti feci un mezzo sorriso ed annuii, confermando la sua ipotesi. 'Sì, quel Louis'.
'Figo, non sapevo che il suo ragazzo si chiamasse Dalton!' Ironizzò, abbassando poi lo sguardo.
Sia io che Celia capimmo all'istante che, nonostante stesse cercando di nascondere la sua delusione con quel tono divertito: in realtà, i suoi occhi verdi fermi sul terreno, bastavano ed avanzavano per capire quale fosse il suo stato d'animo.
Lo vidi afferrare tra le dita dei ciuffi d'erba e strapparli dal suolo, lanciandoli poi poco lontano da se: 'e non sapevo nemmeno che avesse altri amici oltre al sottoscritto', aggiunse a bassa voce, irritato.
Il mio cuore sembrò prendere il posto di quello del riccio e stringersi in una dolorosa morsa.
Mi faceva male vederlo in quello stato, dispiaciuto, arrabbiato e deluso dal fatto che nonostante il loro vecchio rapporto fosse uguale a quello di due fratelli; Louis lo aveva allegramente dimenticato, sostituendolo con altre persone.
Condussi una mano verso la sua schiena leggermente inarcata e la posai al centro, dandogli supporto.
Alzai nello stesso tempo lo sguardo e cercai la figura della ragazza ramata, difronte a me: i suoi occhi verdi erano quasi lucidi e tremendamente distrutti da quella scena.
Probabilmente Celia non conosceva quale fosse stato il rapporto tra Harry e Louis, fino a qualche mese prima; ma non occorreva constatare quale fosse stata la loro amicizia, per capire quanto Harry tenesse al suo amico.
Non a caso, seppur ignara delle vicende trascorse, Celia restò in silenzio ad assistere al suo sfogo.
'Sapevi che Louis fosse gay?' Domandai dolcemente, con un tono piuttosto fastidioso in un'altra situazione.
Alla mia domanda, Harry alzò leggermente lo sguardo a me ed inarcò un lato della sua bocca, cercando di sembrare tranquillo: 'sì', ammise, 'non odiarmi per questo', mormorò subito dopo, alzando lievemente le spalle.
Ormai ero solita sopportare problemi e confessioni peggiori. Perciò cercai di non farne una tragedia, considerando quante altre cose già affollassero la mia mente e, sinceramente, scossi la testa.
'Okay...parlando d'altro...'
La voce di Celia richiamò la nostra attenzione ed entrambi, interessati a porre fine a quell'osceno sentimentalismo che non ci avrebbe mai portati da nessuna parte, scattammo a guardarla.
La mia mano scivolò via dalla sua schiena senza alcun intoppo, senza procurarmi alcun imbarazzo; proprio come se conoscessi Harry da tempo e il contatto fisico con lui fosse all'ordine del giorno.
'Ho chiamato tuo fratello, stranamente ha risposto e gli ho chiesto perché non ti avesse avvisata', mi informò, afferrando contemporaneamente il suo telefono da terra.
'E?' La invitai a procedere.
Celia alzò le spalle e rigirò il suo samsung tra le mani, annoiata: 'ha detto semplicemente di essersi scordato', ammiccò.
Mi venne quasi da ridere quando riportò quelle parole.
Probabilmente soltanto lei ed Harry, che non conoscevano cosa fosse successo tra me e mio fratello, ci avrebbero creduto. Non io.
E pensai in parte che sarebbe stato meglio così, per il momento.
Volevo sfogarmi con Celia e farle sapere cosa fosse andato storto, raccontarle la situazione e quindi metterla al corrente di quale fosse la verità tra me e Louis.
Ma almeno per il momento non mi andava di peggiorare la situazione, mettendo i miei problemi di mezzo.
Soprattutto con un Harry presente e con troppa confusione in testa; per questo preferii far finta di niente ed evitare di scoppiare a ridere, ammettendo che Louis avesse sparato un'enorme cazzata.
Feci un mezzo sorriso ed annui, sviando quel discorso: 'oh, okay'.
'Ha detto che verrà', disse subito dopo, guardandomi con più intensità.
I suoi occhi sembrarono assottigliarsi a quell'affermazione e concentrarsi totalmente sulla mia faccia, 'e sa che sei qui', aggiunse immediatamente.
La sua faccia sembrava volesse dirmi qualcosa, così come il suo sguardo decisamente inquietante e fisso su di me.
La vidi fare uno strano cenno col capo; un cenno che presumibilmente avrei dovuto criptare, ma che sinceramente non capii affatto.
Aprii bocca per dire qualcosa di concreto ma il mio cervello sembrò disconnettersi completamente e lasciarmi senza fiato. 'D-davvero?'
Celia annuì soltanto, perplessa
Spazientita, decisi di metter da parte quell'aria di intesa che si stava creando tra noi due e alla quale, probabilmente, stava partecipando soltanto lei: 'cos'è quella faccia?' Domandai.
'Non so...' La vidi posare il telefono tra le sue gambe incrociate ed afferrare poi o suoi capelli, spostandoli su una spalla, 'subito non voleva venire, poi mi ha chiesto con chi saresti venuta e quando gli ho detto che ti avrebbe accompagnata un amico, ha cambiato idea', mi raccontò tutto nei minimi dettagli, perplessa.
La sua voce e la sua faccia erano quelle di qualcuno che stava disperatamente cercando spiegazioni in qualcun altro; qualcun altro che, però, era notevolmente confuso, forse più di lei.
'Sembrava davvero strano al telefono', osservò.
Ma subito dopo, quando avrei potuto chiedere ulteriori spiegazioni e cercare di comprendere almeno un minimo di quel che mio fratello stava progettando nella sua fottuta testa, qualcuno interruppe il mio questionario e mi fece rimanere a bocca aperta, con il fiato sospeso lungo la gola.
'Ehi Bee!'
Mi portai una mano al petto e sobbalzai sul posto, scattando a guardare la figura di chi si era piazzato dall'altra parte del fuoco ed aveva ben deciso di farmi una pessima sorpresa.
Il mio fiato mancò per i successivi dieci secondi mentre, con un minimo di sollievo avevo constatato che quello non era altro che un caro e vecchio Trishar incappucciato a causa del freddo.
'Ehi, ciao', lo salutai con la mano e saltai poi in piedi, girando attorno al fuoco che ardeva al centro di quella cerchia che, man mano, si stava creando.
Mi diressi verso di lui con l'ovvio intento di sembrare cordiale e simpatica agli occhi di tutti; non volevo mostrare sempre la solita faccia di qualcuno stremato e disperso nei milioni di pensieri.
Arrivai davanti a lui e, annullando ogni mia singola previsione su quel saluto, Trishar afferrò i miei fianchi con le sue mani e mi attirò a se, abbracciandomi.
D'impulso, le mie braccia si agganciarono al suo collo e il mio corpo si strinse forte contro il suo, 'come mai questa dolcezza?' Chiesi scherzosa, affondando la mia testa sull'incavo del suo collo.
'Mhh, mi sei mancata', mormorò.
Le sue mani sui miei fianchi rafforzarono la presa e, con delicatezza, mi allontanarono lentamente dal suo corpo, fino a farmi arrivare faccia a faccia con lui.
Ma piuttosto che guardare il suo volto, una volta arrivata difronte a lui, la mia attenzione fu catturata dalla presenza di qualcuno, proprio vicino a Trishar.
Lo sentii parlare, ma quando lo fece avevo già distolto lo sguardo da lui e concentrato la mia completa visuale su qualcun altro; per questo riuscii ad udire soltanto un fastidioso mormorio, un mormorio che evitai completamente. .
Mi concentrai piuttosto su chi c'era alla nostra destra, invece che alle sue parole.
'Ciao Dalton', sorrisi impacciata, notandolo lì, silenzioso, accanto a noi.
Il ragazzo infilò con incertezza le sue mani leggermente arrossate dal freddo, all'interno delle tasche dei suoi jeans, e fece un rapido cenno col capo, intralciato.
Ogni volta che mi fermavo ad osservare il suo volto e i suoi comportamenti, mi chiedevo come fosse possibile che mio fratello avesse a che fare con lui; soprattutto in una relazione.
Louis era l'esatto opposto: Louis era il primo a mettersi al centro dell'attenzione, ad animare un gruppo di persone o addirittura ad instaurare un rapporto con la prima persona che gli capitasse difronte.
Ma ben presto, come ogni volta che restavo immobile ed inerme a fissare ogni dannato movimento di qualcuno; c'era sempre qualcos'altro di molto più interessante e curioso, su cui concentrarmi maggiormente.
'Lo ricordavo parecchio diverso il tuo ragazzo', enunciò Trishar con un piccolo spiraglio di cattiva ironia nella sua voce.
La sua affermazione fu seguita dal suo guardo che, privo di emozioni, si spostò a guardare qualcosa oltre le mie spalle; qualcosa di molto più interessante, probabilmente.
Capii immediatamente a chi si riferisse, con quelle parole.
Infatti non esitai a lungo: voltai appena il capo, aspettandomi già da subito di trovare un Harry notevolmente disorientato dalle sue parole.
Il riccio però, forse per la decima volta in quella giornata, sembrò sorprendermi ed annullare ogni mia irrilevante supposizione.
Harry tirò fuori la sua mano colma di anelli dalla tasca del cappotto e, infreddolito, la condusse sotto allo sguardo confuso del mio amico, con tutta la tranquillità che aveva in corpo: 'sono suo fratello, Harry', si presentò.
Lo sguardo di Trishar non sembrò accogliere con entusiasmo quello di Harry.
Scese a guardare la sua mano con la fronte aggrottata e restò in quella posizione per qualche lungo ed interminabile secondo.
Soltanto dopo un po', quando la situazione comincio a farsi davvero scomoda e strana per tutti, che mi resi conto di cosa Harry avesse appena detto.
Sbarrai gli occhi e portai una mano sulla spalla di Harry, sorridente.
'Fratello di Zayn, ovviamente', precisai.
La bocca di Trishar si lasciò scappare una snervante risatina e i suoi occhi risalirono al riccio, 'ah, ecco', commentò.
Afferrò in fine la sua mano, evitandogli così di rimanere in quella posizione a lungo e di innervosirsi più del dovuto.
Harry era un ragazzo ben diverso da Zayn: bastava passare pochissimi minuti con lui per costatare che fosse decisamente più calmo, estroverso e disponibile.
Ma in quel momento, nell'esatto istante il cui vidi la sua mascella tirarsi e masticare freneticamente la chewingum, potei riconoscere la leggerissima e rara somiglianza che aveva con il suo fratellastro.
Scossi il capo e tornai immediatamente alla realtà, a ciò che avevo attorno.
Non appena mi risvegliai dal mio stato di trance, vidi Harry spostare la sua visuale sul ragazzo timido e silenzioso che, se soltanto io non avessi rotto il ghiaccio, mai avrebbe deciso di aprir bocca per primo.
'Sei il ragazzo di Louis, esatto?' Domandò schiettamente Harry, riportando entrambe le sue mani nelle tasche ed esaminando il suo volto, interessato.
L'imbarazzo crebbe nel mio petto come in quello di Dalton, a causa della sfrontatezza del riccio e del modo minaccioso con cui fissava il suo volto, spudoratamente.
Non avevo previsto quella richiesta da parte di Harry e, onestamente, avevo calcolato che per almeno metà della serata avrebbe fatto finta di niente, fingendo che io non gli avessi detto nulla ed aspettando che fosse lui ad arrivare al sodo, presentandosi non appena si sentisse proto di farlo.
Invece no.
Per un attimo pensai che avrei fatto bene ad abbassare la mia cuffia verdastra e coprirmi completamente il volto, mimetizzandomi con qualche pianta.
***
Trishar aveva proposto di giocare ad uno di quei stupidi giochi che spesso, in gruppo, hanno la meglio su di tutti.
Ad esempio il gioco della bottiglia che, per quanto fosse banale, risultava l'unico plausibile per una serata come quella, considerando quante bottiglie di birra avessero già svuotato.
Ma mi rifiutai di farlo.
Non tanto per la banalità di quel gioco, ma più che altro per gli eventuali e patetici obblighi che mi avrebbero portata a fare chissà cosa, persino con Harry.
Non mi piaceva fare qualcosa con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era il ragazzo di mio fratello, il mio quasi migliore amico e il fratello di Zayn.
E soprattutto anche per Zayn che, per quanto mi avesse fondamentalmente lasciata, amavo ancora così schifosamente tanto da sentirmi poi in colpa soltanto all'idea di dover dare un semplice bacio a stampo ad un essere di sesso maschile.
Per questo motivo, avevamo passato gran parte della serata a stringerci nelle coperte di pile che Celia aveva portato da casa e a parlare del più e del meno, passando da un'argomento all'altro, continuamente.
Afferrai un legnetto dalla grande catasta di legna che Dalton e Trishat avevano raccolto precedentemente e lo lanciai in mezzo al fuoco, sbuffando.
'All'inizio non avevo calcolato Harry, perciò scusate se ho una coperta in meno...' Celia si portò le ginocchia al petto e passò lo sguardo tra me e il riccio, dispiaciuta.
D'altronde io ero l'unica a tremare dal freddo più di chiunque altro e a tenere la bocca chiusa, cercando di non morire non appena tentassi di dire qualcosa.
E questo perché avevo insistito a lungo affinché Harry prendesse la coperta che aspettava a me e che si riscaldasse al mio posto, senza fare troppe storie.
Afferrai le maniche della mia maglia con la punta delle mie dita e le tirai verso il basso, nascondendo le mani all'interno della calda stoffa di cui era fatta la mia felpa.
'Sì infatti, fa abbastanza...' Trishar fece per rispondere alle lamentele di Harry, ma improvvisamente, il suo sguardo sembrò esser catturato da qualcosa di più interessante, qualcosa che si trovava proprio alle nostre spalle: 'ehi, Louis!' Esclamò.
Non appena udii quel nome, il mio capo scattò verso chi aveva distratto Trishar e i miei occhi si fermarono rapidamente sul corpo di mio fratello.
Aveva addosso dei jeans neri ed una semplice maglia a maniche corte, ricoperta da un pesante giubbetto.
La sua figura era illuminata soltanto dalle rossissime fiamme del fuoco, che permettevano a chi gli era difronte di vedere a malapena il suo corpo.
'Ciao', salutò con un cenno il suo amico ed abbassò poi il suo sguardo a me, a me che ero ormai avvolta dalle gambe di Harry: 'ciao Bee', sorrise falsamente.
Feci un mezzo sorriso e ricambiai il suo saluto, abbastanza confusa da quell'atteggiamento.
Preferii non chiedermi perché avesse totalmente evitato la presenza di Harry, il fatto che fosse vicinissimo a me e il suo sguardo attento su di lui.
Osservai soltanto i suoi movimenti, in silenzio, seguendolo mentre si girava leggermente alle sue spalle, cercando qualcosa. 'Ehi amico, sono qui!' Richiamò qualcuno, facendo dei cenni con la sua mano.
Si voltò poi verso di noi, cercando contemporaneamente di guidare la persona ancora dispersa alle sue spalle: 'guardate un po' chi c'è?' La voce di mio fratello era la stessa di qualcuno che aveva appena trionfato, mettendo la ciliegina sulla torta.
Mi rivolse uno strano sguardo; uno sguardo fulmineo, cattivo, pieno di malizia e mai visto sul volto di quella persona che conoscevo da anni ed anni ormai.
E nemmeno il tempo di spostare la mia visuale sulla persona a cui Louis si stava rivolgendo, che i miei occhi si sbarrarono e il sangue nelle mie vene si congelò letteralmente.
Le braccia di Harry, avvolte attorno al mio bacino, si ritrassero di scatto.
Non seppi descrivere esattamente quale fu l'espressione che stravolse il volto di chi mai mi sarei aspettata di vedere, in quell'istante.
Soltanto un lato era evidente, un lato di lui che io conoscevo abbastanza bene e che sembrò prevalere alle altre migliaia di emozioni all'interno del suo corpo.
E quel lato, quel lato era il puro ritratto della rabbia alla vista di noi due, paralizzati dalla sua presenza.
'Z-Zayn?' La voce di Trishar, alle mie spalle, apparve del tutto stremata e colma di confusione. 'Ero rimasto a quando ti stava sul cazzo', affermò apertamente, guardando Louis di traverso.
Mio fratello alzò superficialmente le spalle, dimostrandosi del tutto indifferente alle sue parole, 'beh, la sua vecchia relazione con Bee ci ha portati a conoscerci meglio e....' fece per spiegarsi con il solito tono che adottava ogni volta che voleva sembrare superiore, ma Zayn lo interruppe, sopraffacendo la sua voce.
'E infatti è così', ammiccò, voltandosi a guardare mio fratello, 'continui a starmi sul cazzo assieme al resto dei tuoi amichetti di merda'.
[Zayn Malik's pov]
Quelle parole scapparono dalle mie labbra con così tanta rabbia e dolore che, in un attimo, una fitta trafisse il mio petto e il fiato sembrò mancarmi letteralmente.
Non ci pensai troppo; dopo aver sputato con tutta la rabbia che avevo in corpo ciò che tenevo dentro, voltai i tacchi e presi a camminare lungo il boschetto con un passo spedito.
Era notte, non conoscevo quel posto e in ogni caso non mi sarei mai orientato in mezzo a centinaia di alberi e all'erba alta; ma non mi interessava.
Se mi sarei perso, beh, sarebbe stata una buona cosa. Sicuramente non mi avrebbero trovato.
Mentre presi ad allontanarmi, le voci di Bee e quella di Louis presero a gridare il mio nome e a dire qualcosa che molto probabilmente, a causa del mio disinteresse, non capii.
Li evitai totalmente ed evitai anche i passi rapidi della persona che stava camminando alle mie spalle, tentando di raggiungermi.
Ero confuso, ero furioso, ero totalmente fuori di me e nello stato di qualcuno incapace di agire o compiere azioni sensate.
Semplicemente volevo andarmene e cancellare dalla mia mente l'immagine di mio fratello, avvinghiato su quella che era la persona che avevo amato costantemente, più della mia stessa vita.
Così come volevo eliminare le tantissime domande che il mio cervello avrebbe potuto porsi in una situazione del genere.
Come ad esempio il motivo per il quale Louis avesse insistito nel portarmi con se, ad andare a quella fottutissima festa del cazzo e ad assicurarmi che non avrei visto sua sorella, dimostrandomi poi con consapevolezza l'esatto contrario.
Avrei potuto ucciderlo se soltanto ci avessi pensato ancora, ancora e ancora.
Strinsi i denti.
Infondo alla fitta nebbia e ai tantissimi alberi che si schieravano l'uno accanto all'altro in quella specie di parco; riuscii ad intravedere la luce dei fari di qualche auto che, fortunatamente, mi portò ad immaginare che fossi quasi arrivato quasi alla strada principale.
Ero affannato; non che non avessi mai corso in vita mia ma, onestamente, correre in mezzo ad una sottospecie di bosco non era al centro delle mie aspettative.
le mie labbra tirarono un sospiro di sollievo quando pensai di esserne uscito ma, a cancellare ogni mia minuscola speranza, fu l'irritante voce di Louis e il tocco della sua mano, potente, sulla mia spalla.
'Cosa cazzo fai!' Strillò, strattonandomi nella sua direzione.
In un istante mi ritrovai faccia a faccia con lui, ansimante.
Non riuscii a vedere ogni minimo particolare del suo volto ma, quel poco che avevo difronte mi bastava ed avanzava per trovarlo irritante e notevolmente istigante per i miei nervi.
Tutto ciò che riuscivo a sentire perfettamente era il suo respiro affannato e il leggero rumore che provocavano i suoi piedi a contatto con il terreno.
Abbassai lo sguardo ed osservai il pugno che tenevo stretto e ben serrato lungo il mio fianco; mi sentii ancora più incazzato di quanto già non lo fossi.
Certe cose mi facevano salire il sangue al cervello, anche se qualcuno ci teneva sempre a ripetermi che con la violenza non avrei risolto niente.
Guardavo il nero totale difronte a me e, man mano, tentavo di regolarizzare il mio respiro, cercando di pensare a ciò che mi diceva sempre Harry, Bee, o chiunque altro non fosse d'accordo sul massacrare di botte il nemico.
Forse, se avessi evitato la sua insistenza e avessi intimato a Louis di andarsene, sarebbe finita lì e mi avrebbe lasciato andare.
Forse avrei potuto evitare di sporcarmi le mani e dimostrargli che aveva giocato con la persona sbagliata in qualche altra maniera, come ad esempio parlandogliene.
Forse avrei potuto anche chiarire la situazione e capire il motivo del suo comportamento quando, in tutte le lingue del mondo, lo avevo fatto giurare che Bee non avesse niente a che fare con quella festa alla quale voleva essere accompagnato a tutti i costi.
Ma la via più semplice e da sempre mia preferita, prese il sopravvento.
Non fui più in grado di controllarmi. Tutto divenne rosso intorno a me, la rabbia finì per assalirmi come una furia impietosa e poco dopo gli fui addosso, abbattendomi su di lui con tutto il corpo.
Non dissi niente, non ce ne fu bisogno.
Mi ritrovai a terra con le sue braccia serrate tra il suo corpo e le mie ginocchia: cominciai soltanto a sferrare pugni con entrambe le mie mani, ininterrottamente.
I gemiti del castano sotto di me furono l'ultima cosa a sfiorare minimamente la mia sensibilità.
Lo colpii alla cieca sulla faccia, il punto più sensibile ed esposto; desideravo ardentemente non vedere ancora una volta la sua faccia del cazzo e mettergli in testa che, prima di prendere per il culo me, ancora una volta, avrebbe dovuto pensarci molto bene.
'Che cazzo fai, oh!' sentii gridare da uno dei suoi irrilevanti amici.
Non conoscevo quella voce, perciò intuii che non mi sarebbe interessata nemmeno la sua stupida faccia.
Perciò non badai alle sue urla o al fatto che stesse correndo nella nostra direzione: ricordo che mi concentrai al massimo su ciò che stavo facendo e che, d'improvviso, qualcuno prese le mie spalle e mi tirò via dal suo gracile corpo.
Mi scaraventarono a terra, lontano da lui, e ben presto altre due persone afferrarono le braccia inanimate del castano, trascinandolo via con difficoltà.
Osservai con disprezzo i suoi amici prelevare quel coglione dalle mie mani e trascinarlo via, mentre tutti e due imprecavano con impeto, maledicendomi in tutti i modi possibili.
Ansimavo come un pazzo e mi reggevo a malapena con i palmi appoggiati all'umido terriccio: sentivo l'adrenalina scendere pian piano e il mio corpo venire percorso da brividi sempre più forti, simili a delle leggere fitte.
Mi lasciai scivolare contro la persona che avevo alle mie spalle e che, insistentemente reggeva le mie braccia, tentando di tenermi fermo e di non lasciarmi scappare dalle sue mani.
La mia testa si posò contro quello che accomunai al seno di una donna e al calore ormai nostalgico di qualcuno lì soltanto per me.
La vista mi si appannò per un attimo, ma quando riuscii nuovamente a mettere a fuoco, notai lo sguardo preoccupato e familiare di chi da sempre si ritrovava a proteggermi o a tirarmi fuori dai guai, senza mai stancarsi.
Potei giurare di sentire i miei occhi bruciare nello stesso istante in cui riconobbi il suo volto.
'Scusami'. Chiusi i miei occhi per un attimo e li riaprii poi, distogliendoli contemporaneamente dal suo volto.
Difronte a me non c'era più nessuno, non vi era più traccia di chi avevo massacrato di botte o di chi fosse corso ad soccorrerlo.
Soltanto il vuoto e l'oscuro della notte che in parte si addiceva rigorosamente a ciò che c'era e percepivo oltre il mio petto: 'scusami, ora torna pure da mio fratello'.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro