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Yeosang

Mi sedetti sulla sedia di ferro e misi una mano sul cavallo del pantalone e l'altra dietro la mia nuca. Feci scorrere quella sulla stoffa e strinsi la presa per cercare lo strappo che mi avrebbe permesso di togliermi i vestiti con una sola mossa. La luce bianca che mi sentivo puntata addosso non faceva altro che farmi sudare e le gocce di sudore che cadevano dalla mia fronte incrementavano soltanto le urla degli spettatori di quella serata.

Un ballerino non aveva potuto esibirsi e perciò era toccata a me la parte della sedia. Nonostante stessi tenendo la testa china e avessi i capelli rosa sugli occhi, avevo iniziato a cercare nel pubblico una ragazza da far salire sul palco solo per renderla partecipe dello show.

Con occhi attenti scrutavo ognuna di loro fino a quando non notai una biondina che si teneva il labbro inferiore fra i denti e che mi fissava intensamente. Solo l'idea dei suoi occhi su di me avevano iniziato ad eccitarmi, e fu proprio per questo che con uno scatto mi strappai via il pantalone elegante di dosso, rimanendo con un paio di boxer dorati che fecero urlare la platea.

Alzai gli occhi e scrollai la testa per poi mettermi in piedi e girare attorno alla sedia. Mi appoggiai allo schienale e feci scorrere il mio sguardo su ognuna di loro, cercando di farle sentire in un qualche modo almeno desiderate.

L'attimo dopo iniziai di nuovo a camminare lungo il bordo del palco, osservandole ad una ad una e, alla fine puntai il dito su quella bionda di prima. Lei sgranò gli occhi e la bocca e poi mise su un ghigno prima di alzarsi. Le sue amiche accanto la spingevano verso di me e mi rivolgevano degli sguardi che si alternavano tra perversi e invidiosi.

Appena fu sotto il palco mi abbassai e le misi le mani sulla vita, per poi sollevarla e metterla al mio fianco con ancora la stretta sul suo corpo. Mi guardò maliziosa e io semplicemente la spinsi verso la sedia, facendola poi sedere, per poi mettermi dietro di lei e iniziarmi a sbottonare la camicia bianca, ovvero l'ultimo indumento che avevo ancora indosso.

«Apri le gambe.»le dissi all'orecchio, tenendole una mano sulla mascella e l'altra sul fianco, per poi mordicchiarle il lobo. Non c'erano molte regole nel lavoro dello stripper, anzi, in realtà erano davvero poche: l'importante era far star bene il soggetto e il pubblico.

Comunque lei eseguí e io ancora una volta le girai intorno, andando a mettermi in mezzo ad esse anche se di schiena. Le presi poi le mani e me le portai sui bottoni della camicia, e, come se capí subito le mie intenzioni, iniziò a sfilare i restanti bottoni dall'asola, per poi spogliarmene del tutto.

Mi alzai in piedi e mi misi a cavalcioni sul suo bacino, cosa che fece urlare le ragazze del pubblico, e iniziai a muovermi sensuale, mentre la bionda davanti a me si mordeva il labbro inferiore e teneva le mani sul mio corpo.

«Prendimi il sedere.»le ordinai e lei ubbidí subito, andandomi a stringere da sopra i boxer, cosa che mi fece arcare la schiena. Rimanemmo cosí per alcuni secondi prima che mi alzassi e facessi alzare anche lei. Spostai la sedia da un lato e la feci stendere per terra a pancia in su, prima di mettere le mie braccia ai lati della sua testa e darmi la spinta necessaria col resto del corpo per sollevarmi in aria. Tornando giù lentamente feci scontrare il bacino con il suo, scatenando la folla.

Mi girai poi, dandole le spalle, e mettendomi in ginocchio tra le sue gambe, poi presi i suoi piedi e li misi attorno alle mie cosce. Appena sentii il cambio di musica, con una spinta mi girai e lo fece anche lei, facendomi ritrovare cosí a cavalcioni sul suo sedere.

Feci attenzione a non toccare le parti più intime del suo corpo e poi mi alzai, avendo finito il numero e la musica. La riaccompagnai dalle sue amiche e non potei fare a meno di non notare il suo sorrisetto divertito. Scesi insieme a lei dal palco e, una volta giù, molte ragazze si avvicinarono per darmi dei soldi e infilarmeli nei boxer e nei calzini. Sorrisi ad ognuna di loro, facendogli anche delle carezze di tanto in tanto, per poi allontanarmi e andare verso le quinte.

Appena fui dentro notai il panico nel volto di Mingi che si agitava verso destra e sinistra cercando sicuramente qualcosa.

«Non trovo il fucile spara coriandoli!»urlò quasi quando mi vide. Scossi la testa e iniziai a cercarlo anche io insieme a lui per poi trovarlo sotto al suo specchio. Il solito sbadato.

«Ti devo la vita.»mormorò prima di entrare sul palco. Il suo era l'ultimo numero, perciò significava che potevo tranquillamente cambiarmi e prepararmi per tornare a casa.

Indossai una felpa e i pantaloni della tuta, per poi mettere a posto il mio borsone e uscire dalla porta più piccola per non farmi vedere dalle ragazze, anche se erano tutte intente a cacciare dei gridolini alla vista del corpo del mio amico.

Mi avvicinai al bancone, dove Seonghwa stava girando uno straccio per aria e urlava insieme ad altri baristi accanto a lui.

«Mi fai uno shottino?»gli chiesi appena fui davanti a lui e mi sedetti su uno sgabello. Lui annuì e si girò mentre io prendevo il telefono per vedere le notifiche. Da Soomin non ne avevo nemmeno una.

Qualche giorno fa le avevo mandato dei messaggi e mi aveva lasciato il visualizzato, poi ogni volta che le scrivevo mi rispondeva male. Non capivo il motivo, ma più si comportava da stronza e più sentivo di doverle, in qualche modo, romperle le scatole.

«Sei stato grande, prima.»sentii una voce accanto a me e, voltandomi, vidi che apparteneva ad una donna. Non sembrava il tipo che frequentava posti del genere, anche se mi era capitato più volte di vedere persone di un'età avanzata nel locale.

«Grazie, lo so.»risposi afferrando poi il bicchierino che Seonghwa mi aveva messo davanti gli occhi e portandomelo poi alla bocca. Mandai giu il liquido che mi bruciò lungo la gola, il solito sapore che amavo sentire dopo il lavoro.

«E non solo prima, sono diverse sere che ti guardo. È affascinante vederti nel tuo elemento naturale.»continuò e io alzai un sopracciglio. Ricevere questi commenti non era di certo un problema per me, anzi, li accettavo volentieri, ma se una signora dall'età cosi avanzata me li faceva significava solo una cosa: voleva qualcosa da me.

«Ha bisogno di qualcosa?»le chiesi voltandomi del tutto verso di lei, facendo un gesto a Seonghwa per farmi capire che volevo un altro bicchierino.

«Non dovresti essere così scortese sul tuo luogo di lavoro, non ti pare?»mi rimbeccò allora sistemandosi la mantella che indossava sulle spalle.

«Il mio turno è finito, posso anche andarmene per quanto la riguarda.»ribattei accavallando le gambe una sopra l'altra e la vidi fare una risatina coperta dalla mano davanti la sua bocca.

«Capisco perchè piaci tanto alle ragazze per come ti muovi ma immagino che tu non sappia tenere una relazione stabile a causa della tua lingua lunga, non è così?»aggrottai le sopracciglia a quelle parole, iniziandomi anche ad innervosire.

«Semplicemente non voglio una relazione stabile, non mi interessa averne una.»affermai convinto tornando girato verso il bancone con Seonghwa che passava lo sguardo da me alla donna.

«Bene, meglio per il lavoro che sto per offrirti.»ed ecco ciò che stavo aspettando di sentire. Sapevo che voleva qualcosa e quello per me era soltanto la dimostrazione.

«Stavo contando i secondi che ci avresti messo per chiedermelo.»le dissi facendo una smorfia e iniziando a giocare con delle gocce di liquido sul marmo freddo del banco.

«Sto cercando dei ragazzi che non hanno problemi a stare nudi, non so se mi spiego...»iniziò a dire e io corrucciai la fronte, non capendo dove volesse arrivare.

«Ho aperto un club dove ragazze e ragazzi possono rifarsi gli occhi con persone come te. Ovviamente non implicita solo essere dietro ad una vetrina, ma anche poter partecipare a set fotografici e non so, video musicali e quant'altro.»spiegò capendo che non avevo compreso quello che aveva detto poco prima.

Sentii lo sguardo di Seonghwa addosso, cosicchè quello della donna mentre il mio cervello iniziava a ragionare su ciò che mi era appena stato richiesto.

«Non voglio di certo che mi rispondi ora. Questo è il mio bigliettino da visita.»annunciò e, prima di andarsene, mi mise davanti un pezzo di carta rossa plastificato con delle scritte nere sopra. Lasciò il posto accanto al mio libero senza dire nemmeno una parola proprio nel momento in cui l'esibizione di Mingi terminò.

«Che pensi di fare?»mi domandò Seonghwa quando ancora tenevo gli occhi bassi sul numero di telefono inciso sul biglietto.

«Non lo so, alla fine non avrei problemi. Potrei continuare a lavorare qui e fare anche quello, no?»commentai alzando lo sguardo su di lui e fissandolo anche se lo sguardo che mi rivolse mi fece già capire che fosse contrario.

«Non ti sembra troppo eccessivo farti vedere nudo da tutti? E Soomin?»mi chiese e io corrucciai subito le sopracciglia al sentire quel nome.

«Cosa c'entra lei? Non è mica la mia ragazza, e poi non le interessa nulla di me da quello che ho capito, mi sto già stufando.»quando dissi quelle parole sentii come un pugno allo stomaco: sapevo io stesso che era una bugia.

«Quindi tutta quella ricerca per nulla? Bah, sei un po' strano, Yeosang.»finì di dire prima di voltarsi per andare a servire delle ragazze che lo avevano appena chiamato.

Rimasi da solo a pensare alla proposta. Accettare avrebbe portato più soldi, avrei potuto comprarmi una macchina e volendo avrei anche potuto abbandonare il lavoro da porno-attore. Però certo, in quel caso tutto il mondo mi vedrebbe nudo, non che sia diverso dal mio lavoro notturno, ma...si, per me era diverso.

Bene eccoci qua, domanda del giorno, secondo voi Yeosang accetterà il lavoro?

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