Sixteenth Chapter - I wanna grow old with you
Anche il giorno del matrimonio di Alfie Solomons era arrivato, un giorno festoso per i due neo-coniugi ebrei che finalmente dopo tanti anni di fidanzamento erano felicemente convolati a nozze. Anche per i tanti invitati non fu da meno, una lunga marea di gente li travolse con confetti e riso mentre i due, lasciando la sinagoga, si baciavano ancora festosamente come non mai.
Era giunta l'ora anche per loro di dire di sì al rabbino che li aveva uniti nella fede quando loro erano di già nell'amore, data la tenera età in cui si erano conosciuti e poi cresciuti, figli di amici di famiglia e quasi cugini che erano i due. Eppure sembrava risuonare alquanto strano usare termini piuttosto simili per un uomo veramente ambiguo come il boss di Camden Town, un uomo di sciatta eleganza al tempo stesso e anche per quella volta se non ovviamente di più, poi chissà quanto aveva speso per quel vestiario nuziale.
La dama che recò all'altare del loro luogo di culto aveva un grazioso vestito da sposa, il velo, di certo non mancava neppure quello ossia l'accessorio più voluto da una donna per le proprie nozze indubbiamente. Anche Thomas presenziava a quel rito e per di più da una postazione particolarmente prestigiosa, più della prima fila.
Già, perchè Solomons aveva scelto proprio lui come testimone maschile dalla sua parte e ciò era proprio evidente dai fiori bianchi che il boss di Birmingham recava sul colletto della giacca, erano delle primule perlate che spiccavano dal suo solito completo blu assai simile a quello che aveva indossato il giorno del suo primo matrimonio. Eh, già.
Perchè anche lui si era sposato e anche più di una volta, due anche se entrambe non riuscirono a durare piuttosto a lungo in quanto il loro esito non fu poi tutto chissà come. Non fu poi chissà quanto, non fu assai rose e viole come si era detto dinanzi al predicatore di Small Heath che anch'esso era andato ormai.*
Veramente, l'uomo era passato a miglior vita di lì a poco. Il funerale fu celebrato dinanzi a quella che ne sarebbe stata la sua tomba nonchè il suo letto per l'eternità.
Così Thomas fu colpito da un nuovo lutto, non bastava di già Grace e diversi dei suoi uomini uccisi, per dire tale cosa non si tratterebbe solo della Francia ma anche dopo e tanto dopo si direbbe poi. Certamente, per lui il matrimonio del mezzo amico londinese non fu assai calmo come si doveva in teoria prospettare, dopotutto per questi non lo era mai.
Tutto questo perchè Alfie si sapeva che non era assai sincero come doveva essere poi. Oltre a invitare lui, aveva invitato anche Sabini e fu la volta buona sua per tornare alla ribalta.
Come se non bastasse mai. Certamente, l'uomo delle West-midlands fece l'indiano.
Un buon viso a cattivo gioco, era un evitare continuo ma giusto per il resto degli invitati o non sarebbe stato elegante per uno come lui e questo secondo sempre il suo modo di pensare era certamente il valore più prezioso davanti a tutti e a tutto poi. Arthur mancava, menomale altrimenti si sarebbe temuto il peggio o almeno secondo lui.
Essendo stato invitato soltanto e semplicemente per faccia nei confronti di Tommy, questi aveva declinato l'invito.
"Thomas, non andarci pure tu... cazzo... fossi in te, neppure io lo farei!" gli aveva persino consigliato a dire il vero e solo in un secondo momento il fratello minore aveva realizzato che era stato solo un testardo come sempre e che aveva ragione lui, almeno per una volta l'aveva ammesso il gran caparbio di prima categoria dal cognome tanto risuonato di Shelby.
"Aveva ragione mio fratello, sono proprio una cosa impossibile e questo lo so!" si disse finalmente poi.
Però era pure vero che non si sciroppò tutta la cerimonia, a quel punto decise di darsela a gambe e fuggire senza tornare più. C'era certamente di meglio da fare, migliori luoghi in cui stare e fu così che fare un salto al Garrison era proprio al top.
"Ciao, amico... tu si che lo sei, ero al matrimonio di Solomons... una vera noia mortale, Johnny!" il fratello udendo si schiarì la voce, le labbra intirizzite e dava certi sguardi strani qua e là.
"Come non detto, guarda... fratello, cazzo e finalmente che te ne sei accorto pure tu, cieco e testardo come il solito, cos'è anzichè accecare gli altri ti acciechi tu da solo adesso e che cos'è?" borbottava apparente ironico questi, voleva non dargli eventuali soddisfazioni.
"Già, avevi ragione... Arthur..." sentenziò.
"Già, ora se ne esce che doveva fare il fottutissimo testimone del cazzo!" disse tra una trangugiata e l'altra ancora costui, scuoteva il muso sotto ai baffi mentre lo faceva come per togliersi la rabbia con un po' di alcol e il fumo di prima.
"Comunque, figurati e sai pure chi c'era? Quel coglione di Sabini!" il suo fare era particolarmente e completamente plateale e teatrale.
"Sabini, ah... cazzo a proposito, Zelda..." il sopracciglio del moro era sollevato "Ormai è conclamato che è la sua troia e lui il suo ruffiano di merda!" borbottava ancora.
"Fanculo, Sabini... lo so, cosa? ancora? Adesso, questa me la pagherà e cara!" il fratello lo guardava in un certo modo.
"Dici che lo farai? Coglione..." era perplesso.
"E bravo Tommy!" irruppe il terzo a quel dunque.
"E bravo Tommy, ne sei proprio sicuro allora, Johnny? Cazzo e proprio bravo, amico!" Arthur a quel dunque diede un colpo secco sul lunghissimo tavolo che addobbava principalmente il privé.
"Si, certo... adesso devo proprio andare!" si sistemò meglio il berretto dinanzi al suo sguardo tanto algido quanto calcolatore e anche da lì vi sfuggì via.
Il viaggio in auto fino a Londra fu assai lungo ma l'uomo arrivò comunque presto sano e salvo. Per quanto difficile fosse per lui, questi era certamente inossidabile, d'altronde.
Risistemò il berretto e dopo aver fatto il salto da un fioraio, afferrò il bouquet e abbandonò il mezzo dirigendosi verso il luogo che lui ben conosceva bene viste le tante volte che vi era stato.
Signor Shelby, io so benissimo di Voi... buonasera ma chi si rivede?" fece una delle tante donne con fare accattivante come sempre, ascoltarono tutti e anche Zelda che sbuffò, persino Sabini era tornato nel frattempo e sul volto si accese come una sorta di sorriso beffardo dalla più piena, contenta fierezza ed era proprio soddisfatto dinanzi a quelle parole.
"Oh, Signorina Ashley... anch'io la conosco, buonasera!" fece furtivo.
"Desiderate?" la donna era veramente avvenente, capelli neri e pelle chiara.
"No sono venuto solo per lasciare questo, per Zelda ma non dite che sono io... voglio rimanga anonimo!" le ultime cose erano sussurrate.
"E basta, ok..." l'altra avrebbe voluto fare una faccia."
"Si, arrivedervi... madame!" detto questo, le fece un rapido baciamano e uscì.
Ci furono altri giorni in cui il boss giungeva in quel loco, una volta addirittura vi lasciò un diamante. Certo che la ragazza, in un primo momento, rimase completamente basita per quel gesto tanto ripetuto a tal punto che teneva racchiuso tutto persino all'interno del suo diario ma forse presto anche capì di chi si trattasse.
Un biglietto la lasciò decisamente tramortita e sospettò anche sul suo nome, era lui e lo era per davvero? Mah, chissà.
Aveva detto persino di non dover continuare a bazzicare in quel posto, allora chi era quell'uomo per Zelda? Era davvero lui e perchè mai tanta e codarda apprensione senza farsi avanti mai, avrebbe voluto tanto avere lui qualche volta come cliente e lui sarebbe stato il più speciale, non esigeva soldi perchè non era solo sesso quel che ovviamente voleva e alquanto di più vero da lui.
"Ma se lui non fa che continuare a farsi quella che faccia pure, perchè io non debba fare altrettanto con chi sto io? Tutti questi regali poi ma che la pianti e per davvero, allora!" un giorno Ashley la udì per caso farfugliare questo e rise.
Poi, giunse un altro giorno. Di nuovo l'uomo all'interno del "night club".
Aveva trovato persino una donna e anche, perchè no, Ashley? Solo che prima di pensare a questo un giorno disse di rinchiudersi in camera per un po' ma non per operare, giusto per parlare.
Ebbe persino forse qualcosa di meschino in riguardo a Sabini.
"Non qui, in camera!" gli occhi della bruna brillavano di gioia e così se lo portò a sè, con sè "No, voglio solo parlare!" le parole poi vennero dunque da sè.
"Nemmeno con lei?" quello negava.
Scrittrici dall'Inferno:
Oh, là là... dunque, come va? Shhh... stiamoci tutti quanti zitti che adesso ne arriveranno delle belle, io ho già in mente qualcosa e cosa...
La canzone si riferisce alle due coppie, alla prima dato che è appunto una canzone da matrimonio ma anche per i due che ancora non si incrociano mai...
*In memory for Benjamin Zephaniah.
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