Seventh Chapter - Feeling good
1924
"Thomas, non starai mica cercando di avvicinare ancora invano la tua amica dopo tutto questo cazzo di tempo? Due anni, non fa per te e fattene una ragione che è tutto tempo perso, fratello..." lo rimbrottava Arthur tutto ridente e fumante, erano appena scesi dell'automobile dopo aver parcheggiato di fronte la baracca di Small Heath, si tornava finalmente dopo tanto tempo a casa.
"Taci, oh... cosa? Infatti, fratello mio..." sbuffò dopo aver sferrato una pacca sulla schiena del fratello, annuì e abbandonò la sigaretta ormai consumata sul ciglio della strada, le sue sopracciglia erano completamente sollevate.
Eppure la guardava ancora con la coda dell'occhio uscire dalla dimora dietro l'angolo. Con il ritorno degli uomini e di suo padre era tornata al suo nido di sempre.
Non li aveva più visti o comunque sia stato non per tutto il tempo di un giorno. Spinti dalla fretta che sempre li attanagliava, sia gli uni che l'altra a sua volta.
Finn era di già dinanzi alla porta che si era aperta e la testolina di Polly faceva capolino dallo stipite sverniciato per via delle tarme, riuscivano a intravederla anche loro.
"Chi si rivede, ciao... cazzo... ben tornato, gioia mia..." il profilo del ragazzo era ben riconoscibile, appariva contrariato.
"Fanculo! Ciao, Pol..." si limitò nel dire, sistemandosi i capelli stropicciati dalla mano della zia su di lui sempre in azione.
"Figlio mio, dove sono gli altri? Faremo tardi per il compleanno di Zelda, è il suo diciottesimo... volevo andare dal parrucchiere e non so se ce la faccio più, con questi capelli sono proprio una zingara... volevo mi portasse Tommy ma figurati, fanculo ai suoi più imperdibili affari... era meglio quando ero io a capo di tutto e non quello, ai maschi e ai loro uccelli..." chiese poi la zia, ciglia e sopracciglia sollevate gesticolando più che poteva e l'ansia la divorava, il ragazzino di fronte rideva.*
"I coglioni sono fuori..." diede uno sguardo verso l'auto appena abbandomata, il suo sguardo si incrociò con quello d'Arthur che continuava con il suo immancabile sbellicare "Ah, si? Zelda, uff... chi si dimentica, forse proprio la ragazza semmai... la zia che si fa fashion dal parrucchiere per una principessa snob del cazzo per cui non ne varrebbe proprio la pena, sai? Comunque su Tom hai proprio ragione..." rise poi, le braccia incrociate.
"Eh, io ho sempre ragione... è il mio buon senso, la classe e comunque... lo so che a te piaceva, eri proprio arrivato ad avere una cotta per lei e cazzo se è vera questa cosa o no?" la donna sorrideva.
"Si ma cazzo, figurati..." il rossiccio cercava di scacciare la cosa.
"Lo so, fanculo... voleva Tommy..." il viso della piu anziana cambiò improvvisamente tono.
"Ma va, l'imperdibile regina snob del cazzo di Small Heath... la principessa e il povero, figuriamoci se quella che viene dai più alti borghi del West End potrà mai volere noi... zia, eddai... non farti accecare, sii più realistica..." la scuoteva il giovane.
"Il tuo è più pessimismo, veramente o gelosia... suo padre, cazzo..." appariva sognante, le sue mani giunte e gli occhi sbellicavano come non mai.
"Che cazzo vuoi mai dal padre?" il ragazzo aggrottò la fronte.
"Niente, cazzo... te lo dirò quando sarai più grande..." la donna cercava di spazzargli con le mani il pensiero.
"Basta, quando sarò piu grande... un corno, lo sono già... cazzo adesso sputi il rospo e solo se me lo dirai te li chiamerò..." il nipote sedicenne era più obietto di prima, Polly si affannava a uscire e Finn la fermava.
"Giuro che sei peggio di tuo fratello, beh... cazzo, "giustamente è stato l'unico a fare il padre di santa ragione dopo che chi ti ha originato se l'è data a puttane"... Tommy!" sbruffava e guardava al cielo quando lo diceva, ancora digrignava ed era perdutamente esasperata.
Anche Finn era sfinito, sinceramente si sentiva un po' troppo grande per quelle smancerie.
"Arthur, il solito coglione che però ha sempre ragione... Tommy è imbattibile con tutto e con tutti ma quando si tratta di donne e soprattutto d'amore, ahimè... giuro che sei proprio una frana, beh... ragazzi, che aspettate? Entriamo!" ordinò ridacchiando John, una pacca sulla sua gamba e lo sguardo rivolto al cielo, lo stecchino tra i denti e le dita rullava più che mai.
"Già, si... poeta John e comunque per la cronaca, Tommy... cazzo, non avrai già dimenticato mica Grace?" in quel momento esatto, lo sguardo sottile e incuriosito del primogenito appariva letteralmente il più teatrale di Small Heath.
"Piantala, Arthur... cazzo, non ci sono andato nemmeno vicino! Su, andiamo... fratello, dai e non rompere più di quanto non hai già rotto!" lo guardò storto e si mosse dallo sportello verniciato di nero della sua Aston Martin dove si era poco prima posato, le braccia incrociate al petto si sciolsero come per sistemare la visiera al suo cappello grigio che si era leggermente spostata al lato della sua testa sfrontata.*
Il numero civico 17B di Watery Lane era pronto a riceverli, Polly era a un passo dallo strapparsi i capelli per via dell'attesa, se solo non avesse ancora visto il bel nipote arrivare.
"Tommy... fanculo, sempre tu!" lo voleva sbranare.
"Cazzo è, Pol..." lo guardava storto.
"Fanculo gli affari, non me lo ripetere più..." a momenti gli occhi le uscivano dalle orbite "andiamo!" tagliò corto poi.
"Andiamo!" ripetette l'altro tutto d'un fiato e lasciarono casa, la macchina fu piena e il motore s'era acceso, pronto a ripartire.
"Cazzo, dove la porto, Signora?" la canzonava il nipote, lo sguardo spalancato e rivolto verso la strada, perduto nell'insolito bel panorama di Small Heath che stranamente recava il nome di Zelda e il cognome di Walsh, la ragazza mora era ancora lì.
"Dal fottutto parrucchiere..." disse solo questo, si voltò verso lui e poi tornò a guardare la strada.
"Ah, cazzo... da quando a questa parte zia Polly va dal parrucchiere?" aggrottò la fronte ancora più ironico di prima.
"È il compleanno di Zelda, stasera e per fortuna che è ancora qui, pensavo fosse già tardi... beh, che sono gli ospiti naturalmente ad attenderla... cazzo...." sbuffò ancora la donna, se solo non avesse tirato freddo avrebbe attizzato il ventaglio come per farsi temere ma sapeva benissimo che la cosa non sarebbe cambiata molto data l'imperturbabilità costante del nipote il quale abbia intimorito più questi semmai.
"Merda, il compleanno di Zelda?" aggrottò la fronte.
"Si, tu sai sempre di tutto e di nessuno... parti, cazzo..." comandò, una pacca sul braccio del moro mentre egli entrava in azione, abbassò il freno a mano e mise in moto il mezzo.
"La location è già risaputa, presumo... cazzo... in caso contrario, metto a disposizione il Garrison..." guardava un po' Pol e un po' la strada, le sopracciglia entrambe alzate stavolta.
"Quando cazzo mai ti è importato di quella povera ragazza?" l'uomo cercava di eclissare il sopracciglio sollevato "No, niente... corri, tanto lo so che è sempre questione di quei fottuti affari..." sbuffò ancora la donna sperdendosi al di là del vetro.
L'auto era già partita. Tuttavia, Thomas non era ancora pronto a lasciare quella strada.
Troppo intento a seguire i movimenti di Zelda, sua per così dire e intanto anche se a modo proprio in cuor suo già l'adorava. Una nuova sigaretta accesa e la musica in sottofondo dopo che i due tacquero era la voce della ragazza quando Lizzie improvvisamente apparsa sulla scena l'aveva fermata, era proprio per questo se riusciva a vederla ancora.
Poteva persino udire le voci ma non so come anche se guizzò lo sguardo non gli fu tutto chiaro, semplici ululati e nient'altro più parevano i loro. Zelda era uscita in strada quando i tre erano ancora in macchina, solo Finn aveva lasciato il mezzo per via dell'età ancora fresca ed energica, ribelle al tal punto che non era affatto facile tenerlo al guinzaglio.
Si era incamminata a passo sostenuto verso il nuovo lavoro quando la nuova segretaria della Shelby Company Limited l'aveva tutto a un tratto fermata. Nessuno sapeva ancora di lei nè tanto meno del suo nuovo impiego al Red Lion di Londra, se solo Tommy l'avesse saputo la guerra con i proprietari sarebbe stata più che chiara e assicurata, qualcosa del genere ci fu.*
Lizzie era stata forse esattamente la prima che con un po' di savoir faire era riuscita a estrapolarle di bocca quel che di più avesse in segreto. La ragazza cercava quanto più poteva di aggirare l'ostacolo e sviare, tagliare corto ma non ci fu proprio verso.
Un po' attraverso lei e un po'attraverso altro, la vicina di casa giunse a una giusta conclusione nonchè la verità che la stessa Stark aveva dal principio sospettato. Un po' la fermava e un po' la seguitava, poi instaurò un dialogo.
Probabilmente studiava la cosa già da tempo, un segreto che doveva rimanere tale. Lo custodiva con tutto se stessa, poi le venne strappato di mano e ne divenne un accordo ma che Lizzie infranse quasi prima ancora di venire alla luce.
Un segreto confidatole e da imprimere stretto fu la cosa che esattamente la più grande non seppe trattenere e sviscerò giù. in men che non si dica, la cosa giunse persino all'orecchio del più interessato nonchè il meno indicato.
"Zelda, ciao... vai in città?" la salutò Lizzie con il suo solito modo di fare spavaldo.
"Ciao, Lizzie... no, mi spiace..." fece spallucce la ragazza, si stringeva a se gentile come sempre.
"Alla scuderia, no... lo dicevo perché avevo delle commissioni da sbrigare magari ci andavamo insieme o andavi tu per me..." sorrideva ancora la donna dagli occhi chiari.
"Ah, ho capito... spiacente per te, comunque... nemmeno..." Il tono era lo stesso di prima.
"Ti sei fatta ormai grande, avrai trovato magari un ragazzo... un lavoro, ah... dimenticavo, sei una contessa... è proprio al tuo paese che vai, ora sei una donna e sei libera di decidere..." continuava l'altra donna, l'altra annuiva "Lo sei, solo che io ci sono passata prima di te e so, so come va il mondo... questo mondo, il mio mondo e non è stato facile..."
"Il tuo, non il mio che è ben diverso... parla per te che io penso a me, beh... si sa, quando mai lo sarà... con gli Shelby, bello..." schiacciava la lingua sul palato e guardava altrove, l'altra le carezzava il tendine tra il braccio e la mano e rideva.
"So quanto tu sia in gamba ma a parte loro, lo so... Tommy..." le sue sopracciglia si presentavano oblique.
"E cosa c'entra lui, adesso... te, quel... Beh, no... che se sente, non fa un bel niente, è freddo... senza palle, fa e ignora..." faceva ancora spallucce.
"Fidati che ce ne sono ben peggiori di lui..." sorrideva perdutamente.
"È peggio di Maria La Sanguinaria, il ritorno o meglio... la reincarnazione e adesso, pardon... è stato un piacere ma ho da fare... ciao, Lizzie... è stato un piacere..." girò i tacchi, l'altra stava ricominciando a parlare "E poi, aggiungo... non sai, ah... no, niente... mia madre con lui, che schifo... allora, si... questo ho scoperto..." si lasciò scappare, il ribrezzo era tanto "Per la miseria, che rimanga un segreto però..." che non voleva dirlo era evidente dell'espressione che ne segui, con entrambe le mani su tappo la bocca di scatto e l'altra annuì.
"Tranquilla, di me ti puoi fidare..." forse fu proprio così ma solo in riguardo a questo.
Anche il volto della Stark si rabbuiò, era troppo bello per essere vero. Troppo unico essere la sola lei a competere per lui, che ne avesse avuta un'altra era più che risaputo.
Che sia stata la madre o chissà chi, una donna al di là della prima per Tommy ci sarebbe stata comunque e per non parlare se questa era Lizzie poi, cosa che non lo sarebbe divenuta mai. Se c'era lei era sempre al secondo posto, Thomas era già tanto che la metteva sul podio perchè per lui appariva solamente come l'ennesimo numero e non come l'assoluta priorità.
La donna lo amava e lo aspettava, lo assecondava facendo anche più che poteva. Si faceva in quattro e la situazione non cambiava, non la ricambiata nè l'avrebbe fatto mai.
Ella era la sola prostituta, che cambiamento aveva fatto mai? La sola cavalla da cavalcare quando non era fuori casa, quando gli veniva di girare altri posti e la scrivania del suo ufficio ne era il più eclatante esempio per questo.
"Ho detto qualcosa di troppo?" la più giovane si preoccupò.
"No, tranquilla... tutto bene..." deviò ma non era nulla che andava bene e glielo si leggeva in faccia quando quella lacrime scendeva, però "Comunque, vedi di cosa sono capace gli uomini..." aggiunse poi la più magra.
"Tommy è tutti gli uomini? E adesso vado, ciao... Lizzie, a presto... sempre se ti posso lasciare sola, non mi fare stare in pensiero... eh?" il sopracciglio sollevato parlava chiaro di tutta la rabbia che nutriva in corpo, l'altra annuiva.
"Si, vai... anzi no, aspetta un attimo... mi calmo e poi vai, ok?" era chiaro che era tutta una scusa, la ragazza sbuffò ma infine annuì.
"Basta che non mi fai fare tardi, è un appuntamento... un colloquio importantissimo per la sopravvivenza..." si starò un'altra volta, nel vago disse tutto.
"Una contessa?" La ragazza annuiva ancora.
Tutto quel che più potesse allarmare la donna.
"No, adesso vai..." così fu.
Scrittrici dall'Inferno:
Come va?
Un po' lunghetto, comunque.
Quella della foto è Zelda quel giorno e ripeto che secondo me l'attrice che la interpreterebbe benissimo sarebbe l'appena trentunenne turca Demet Özdemir.
*Sono battute tratte dalla serie, a quanto l'ho vista la so tutta a memoria. Knight sono un'aspirante attrice, che ne dici se mi prendi tu?
*Il Red Lion è una catena di Pubs all'inglese che possiamo trovare ancora oggi sia a Birmingham che a Londra, la taverna presa in esame qui invece è quella londinese in realtà.
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