Prologue
"Ci sarà una guerra in questa famiglia e uno di voi morirà..." la ruvida voce di Polly risuonava inquietante agli orecchi di Thomas, le mani in tasca dopo aver notato per l'ennesima volta l'orologio dorato pendente dal bottone del panciotto a righe blu che gli levigava a pennello il costato.*
Sollevò lo sguardo e con fare deciso diede inizio a un corteo che pareva non avesse mai fine. Anche l'altro dei cugini gemelli se ne era andato e la famiglia Gray era stata completamente sterminata.
Che sia stato per fato o semplicemente per mano umana, questo poco importava. Intanto Thomas era lì, andava avanti e indietro per il molo di Birmingham a passo accelerato seguendo il carro gitano con dentro il morto.
I suoi occhi come sempre di ghiaccio ardente erano quasi ridotti a una mera fessura ispezionanti la zona, poi lo sguardo fisso nel vuoto a mezz'aria prima di prendere atto e iniziare a parlare. Era stato lui a uccidere il cugino, sangue del suo stesso sangue pur non possedendo lo stesso cognome.
Michael Gray non c'era più, non era più tra loro. Era spirato e all'inferno, almeno questo Tommy sperava.
Per una buona volta pensava qualcosa di religiosamente ultraterreno, perchè egli stesso eterno calcolatore credeva pure ma non nei mondi che sin da piccolo era solito sentire e in men che non si diceva tra le parole di una zia che non smetteva mai di pregare. L'aveva fatto durante la grande guerra e perchè no quel giorno si sarebbe volatilizzata adirata che era del gesto del secondo nipote da ella stesso cresciuto, eppure era lì a recitare le medesime parole e lo faceva eccome.
Neppure si contava il numero esatto delle volte che l'avevano fatto, nel suo capo moro rimbombavano ancora e le granate tedesche sulla Somme non erano niente al confronto di tali litanie. Sospirò esitante, si raschiò la voce e cominciò a parlare, il suo sguardo si posava su ognuno dei presenti.
Era una folla immane, mezza Small Heath era lì e c'era anche un po' d'America a quel responso onde per cui doveva si imponeva buona impressione. Era stato proprio il capo dei Peaky Blinders a porre fine alla vita del giovane gemello di Watery Lane ma non voleva darlo a vedere poichè per lui la reputazione era stata da sempre la prima e sola cosa, il valore più importante.
"Allora, signori e signore... innanzitutto, buongiorno!" lo sguardo chino su se stesso.
"Buongiorno..." risposero quei in coro.
"Lo so, scusate... ho sbagliato, ecco anche Shelby non è poi così perfetto... non è così buono oggi direi..." sbuffò, Ada guardava Lizzie che stranamente quel giorno era lì, l'aveva fatto un po' per Polly e un po' per un suo certo buon senso nei confronti altrui, era sempre stata la sua casa.
"Oh, accidenti... Tommy ha sbagliato, eh..." rimarcava la sorella sistemando il ciuffo dietro l'orecchio, un cappello nero raffinato le delineava incombente il volto e un cappotto lungo di lana le fasciava armonioso la vita.
"Sono rammaricato per la scomparsa di Michael Gray, l'ho visto nascere e persino morire... ricordo ancora quel giorno in cui lo presi tra le braccia all'epoca troppo giovani ed esili, era certamente prima della guerra e di questa faccia scettica che ora tutti voi mi trovate... vi avviso ancora che è stato il mio unico cugino e quindi il più prossimo, aveva una madre anch'ella morta... regina zingara e mia dolce metà economica, un padre che ci ha lasciati per primo e soprattutto una sorella gemella di nome Anna che è stata la seconda di questa famiglia decimata a passar a miglior vita..." sollevò lo sguardo al cielo, quel muro anteposto in precedenza adesso pullulava di fragilità e nessuno poteva mai sapere se realmente fingeva, una lacrima rigò quel volto candido e si fuse con la cicatrice che non era che ormai diventata il punto più evidente della sua identità.
"Oh, finalmente crede in qualcosa..." riprovò la moglie col sopracciglio sollevato.
"I sogni di un giovane ragazzo infranti e Michael ne aveva eccome... quello più grande era di vivere in America, a Boston, con la sua dolce metà ovvero Gina che non credo ormai sia da queste... avrà sicuramente detto a suo zio Jack Nelson di tornare a casa, sono sicuro che ce l'abbia con me ma, ahimè, io sono un politico e non uccido da tempo... non posso farlo o sarei accusato di empietà, è vero un tempo vivevo di questo ed era il mio pane quotidiano come tutti sicuramente starete cercando di insinuare ma se meglio vedete è già tanto se sono tornato a bere un po' d'alcol, non trovate... adesso, l'ultimo addio a Michael e al suo desiderio di creare su famiglia spezzato dalla sua stessa triste sorte... indagherò sul suo caso, ah... un'ultima cosa, avrebbe voluto tanto creare un'azienda negli USA e questo è quello che io farò per lui... ciao, cugino... fuoco al fuoco..." si disfò della sua solita sigaretta e ordinò con un braccio a Jeremiah di bruciare tutto ciò che restava di quel giovane figlio della tanto amata e altrettanto temuta da tutti Polly Shelby-Gray, guardava per l'ultima volta il calesse.
Poi, si girò e notò la giovane vedova bionda farsi spazio tra la folla, avanzava leggiadra come sempre. Un velo smerigliato le celava parte del volto ed era fortemente infuriata.
"Michael..." le lacrime le rigavano il viso eppure l'aveva tradito, non era che pure questa fingeva?
Proseguiva senza sosta verso il carro ormai prevalentemente divorato da lingue cremisi come il volto del marito defunto ormai quasi da queste stesse consumato. Era una mattina plumbea nel Black Country e questa non era una novità, le coltri di fumo incandescenti abbracciavano la colonna nonchè il monumento onorario oltre che preferito dell'ennesimo pescatore criminale di Borseley - Green, Charlie Strong era il suo nome.
Correva, i suoi tacchi scalpitavano tra la melma quasi fossero gli zoccoli di un cavallo sbrigliato e i suoi capelli al vento, i riccioli dorati danzavano a suon di musica ed era l'inno del silenzio ora a strombettare sovrano. Il tempo era incerto, come il suo apparente claudicare.
Era giunta a destinazione ma ormai non c'era alcunchè che potesse fare. Le fiamme avevano preso il sopravvento, nei suoi occhi corvini apparve un sorriso che tendeva sempre più a svanire tra interminabili ettari di aleggiante rugiada.
"No, amore mio..." continuava a singhiozzare "Tommy, mi fai schifo... ma, tranquillo... toccherà anche a te, tutti prima o poi dovremo morire..." si voltò indietro, il gelido sguardo di Tommy era lì chino sullo scenario.
Gina in preda alla collera gli si battè contro, le mani accartocciate su se stesse mitragliavano il petto del più anziano. La mascella dell'uomo era impassibile, solo le sue braccia cercavano invano col fermarla.
Le nocche della donna rintoccavano come i guantoni di un pugile in una gara da ring, erano le lancette di un orologio o di una bussola durante uno sbalzo di tensione ma Shelby non provava alcun dolore. Era forte o un corpo senz'anima il suo dopo che la sua vita era ormai finita già da tempo.
Eppure la sua premura lo scaldava ancora, quella eccome se ci riusciva. Gina urlava ancora ma il suo corpo s'era fermato, Thomas non voleva farle alcun male.
Scrittrici dall'Inferno:
Eccomi qui con una nuova fan fiction sul mio amore ma intanto prima del seguito come va?
Quello in foto è il luogo dove viene girata la scena e nonchè il deposito di Charlie Strong.
*la frase tra virgolette come non so quanti di voi sanno è tratta dalla serie.
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