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Capitolo 7

ATTENZIONE: ci sono scene che possono turbarvi!

POV Laurel

Nei giorni seguenti studiai il più possibile in modo da poter elaborare un piano per incastrare Oliver.
Purtroppo non mi veniva in mente nulla e Ricardo mi metteva sempre più pressione.

-Come sarebbe a dire che non hai ancora un piano?!- urlò un giorno sbattendo le mani sul tavolo.
-Non è così facile, ci sono clausole ovunque!-.

-Allora prova un'altra strada! Lo voglio dietro le sbarre con condanna di morte o ergastolo il prima possibile!-.
Annuii, sospirando per cercare di calmarmi.

-La fretta non porta da nessuna parte- dissi -Quando avrò qualcosa te lo farò sapere-.
Me ne andai, diretta al covo; avevo bisogno di sfogarmi, quindi era meglio prendere a pugni un sacco da boxe invece di qualche mal capitato che finiva sulla mia strada.

Arrivai e mi diressi nell’ala dedicata alla palestra. Nel passare accanto al “bagno” (chiamiamolo così, più che altro erano delle docce) sentii una voce maschile alquanto arrabbiata.
-Ho detto che non voglio più saperne di te!-.

Aprii la porta e vidi Oliver sbattere un pugno contro il muro, il telefono a terra.
-Tutto ok?- chiesi.

-No, non va bene per niente! Felicity ha confessato che stava frequentando un altro uomo da anni, mi stava tradendo da un sacco di tempo!-.
-Beh ecco… ci sono modi meno violenti di questo per reagire-.
Sospirò, cercando di calmarsi. -Non capisci?! Quando diceva di amarmi in realtà mi stava tradendo!-.

Mi avvicinai a lui, posando le mani sulle sue spalle: -Calma, fai un respiro profondo; tutto passerà, devi solo non pensarci-.

Dopo alcuni minuti si calmò, dirigendosi verso i sacchi da boxe.
-Ho bisogno di colpire qualcosa- disse infilandosi i guantoni.
-Pure io- dissi e iniziammo ad allenarci.


Prima di tornare a casa decisi di passare ad ordinare delle pizze, quella sera avevo voglia di italiano.
-Due pizze margherita per favore, da spedire a…-.

-… all’attico del palazzo in questo indirizzo- un uomo allungò un biglietto al pizzaiolo, il quale annuì.
Mi voltai e vidi Ricardo.

-Che c’è? Sto pagando le pizze per la mia ragazza- disse dandomi un bacio.
-Cosa vuoi?- chiesi sottovoce.
Invece di rispondere mi indicò la sua auto nera, sulla quale mi affrettai a salire, sapendo che lui non era molto paziente.



-Allora? Perché mi hai fatto venire qui?- chiesi una volta che arrivammo al suo attico.

-Voglio semplicemente passare del tempo con te, in fondo stiamo insieme no?- disse ghignando e facendomi cenno di sedermi sul divano accanto a lui.

-Te lo scordi, tra noi due è finita giorni fa, quando hai iniziato a minacciarmi!- dissi e feci per allontanarmi, ma un proiettile passò a pochi centimetri dal mio volto e andò contro la parete.

-Scusa, temo di non aver capito bene- disse alzandosi e avanzando lentamente verso di me, mentre io mi voltavo.
-Non ho ben capito, hai appena rifiutato?-.

Prese il mio mento tra le sue dita, costringendomi a guardarlo, le lacrime agli occhi.
-Non funziona così sai? Ogni tua azione ha una conseguenza- disse e mi ricondusse sul divano.
-Avanti, vediamo se hai capito come si lavora con me-.

Ghignò ed io capii di essere in trappola.


Qualche ora dopo tornai a casa: chiusi la porta e sul tavolo in cucina trovai un biglietto di “mio padre”:

Sono da Thea, la cena è nel microonde.

Sorrisi: almeno la sua storia stava andando a gonfie vele; dopotutto se lo meritava, ne aveva passate tantissime.

Andai in camera e dopo una bella doccia mi infilai a letto.
La mia mente andò a quello che era successo quella sera a casa di Ricardo: ero stata con lui, mi aveva fatto capire che io ero sua in qualsiasi modo possibile… e mi era piaciuto, non solo, quello che provavo per lui prima che iniziasse a minacciarmi non era minimamente cambiato.

Sì, ero davvero nei guai.

****
POV Thea

Sentivo il marmo freddo del bancone sotto di me, mentre stavo aggrappata al suo corpo, baciandolo.

-Ho detto a Laurel che non sarei tornato stasera, abbiamo tutto il tempo che vogliamo- disse lui, baciandomi con dolcezza.

Sorrisi e iniziai a massaggiargli le spalle facendo cadere la sua giacca a terra; iniziai poi ad armeggiare con la cravatta, cercando di slacciarla e una volta fatto passai alla camicia.

Lui nel frattempo percorreva il mio collo, fino alla spalla, con le labbra, lasciandomi vari baci sul suo percorso.

All’improvviso sentimmo il rumore di vetri rotti e dalla finestra entrò un tizio armato.
Quentin si mise davanti a me per proteggermi e l’uomo lo colpì alla spalla.

-Questo era un avvertimento- disse l’uomo e poi se ne andò.
Corsi da lui, il quale era a terra sanguinante.

Presi uno straccio e cercai di tamponare la ferita.
-Resisti, chiamo un’ambulanza- dissi afferrando il telefono.


Una volta in ospedale rimasi in sala d’attesa mentre i medici lo medicavano.

-Cos’è successo?!- chiese Oliver arrivando con Laurel.
-Stavamo tranquillamente parlando quando un uomo è entrato, gli ha sparato e ha detto che quello era solo un avvertimento-.

Mio fratello e Laurel si guardarono, preoccupati.
-Troveremo il colpevole, chiedo a Dinah di mettersi all’opera, magari in centrale sanno qualcosa- disse Oliver allontanandosi.


****
POV Laurel

Con la scusa di aver bisogno del bagno mi allontanai; ero certa che dietro l’attacco c’era Diaz.

Hai attaccato “mio padre”?

La risposta arrivo subito: Sì. Te l’avevo detto che ogni azione aveva una conseguenza.

Tirai un pugno alla parete e ringhiai. Se quello era un avvertimento non osavo immaginare cosa avrebbe fatto in seguito.


Note:
Fatemi sapere che ne pensate con un commentino se vi va 😊
Bye

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