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Truth or Dare?

3 anni prima

Non erano passati neppure quattro giorni dall'avvicinamento tra me e Derek in palestra che l'opinione pubblica sembrava già essersene dimenticata.
E, del resto, come biasimarli: se in quel momento era infatti sembrato che il ragazzo avesse fatto almeno un piccolo passo nei miei confronti, subito dopo era ritornato lo stesso di sempre, troppo preso dalla sua vita scolastica e non per potermi riservare più di qualche sguardo quando, non troppo casualmente, gli passavo davanti.
Non lo capivo, non riuscivo proprio ad immaginare il perché si comportasse in quel modo e, se da una parte quell'atteggiamento indifferente continuava a tenermi ancorata a lui, dall'altra sentivo che stava iniziando a tirare un po' troppo la corda.
La verità è che non ero abituata ad una situazione del genere e non perché fosse la mia prima vera cotta, ma perché ero sempre stata una tipa da bianco o nero, non mi erano mai piaciute le mezze misure e mai avrei pensato di trovarmi invischiata in una di esse.
E la cosa peggiore, dopotutto, era che non riuscivo a comprendere quella sua indecisa incostanza perché io invece, nonostante lo conoscessi così poco, non riuscivo a non pensare a lui in ogni momento e a volerlo con me in maniera quasi totalizzante.
Era assurdo, affrettato e forse sentimentalmente immaturo, eppure già allora ero convinta di volerlo, lo seppi da subito che sarebbe stato quello giusto.
Quella mattina in particolare, un noioso venerdì di fine Novembre, fantasticavo su un improbabile noi mentre la professoressa si ostinava a spiegare qualcosa che nessuno stava davvero ascoltando, chi troppo preso dal freddo e chi concentratissimo ad organizzare il proprio week-end.
<< Ci sono novità sul fronte Derek? >> mi sussurrò Chloe, seduta al mio fianco e tutta intenta a sorseggiare un cappuccino bollente.
Scossi la testa, ormai quasi rassegnata.
Tu invece, che mi racconti? le scrissi sul quaderno dopo l'ennesima occhiataccia che la prof aveva rivolto nella nostra direzione.
Ieri mi ha scritta Seth scarabocchiò, guardandomi subito dopo con l'aria di chi ha appena rivelato il segreto della sua vita.
Il migliore amico di Derek?
Chloe annuì, ma senza riuscire a nascondere un sorrisetto che non riuscii a decifrare.
E cosa ti ha detto?
Mi scoprii allo stesso tempo curiosa ed invidiosa perché, nonostante mal sopportassi il biondino, si era almeno preoccupato di rivolgere alla mia amica le attenzioni che qualcun altro non si curava minimamente di sprecare per me.
Ma fu proprio in quel momento, mentre aspettavo di sapere cosa Seth le avesse effettivamente detto per farla sorridere in quel modo, che un insistente bussare alla porta risvegliò tutti dalla soporifera voce della professoressa.
E una bellissima figura risvegliò me da qualsiasi invidia verso Chloe o verso qualunque altra ragazza.
<< Salve professoressa >> esordì infatti Derek, entrando nell'aula anziché restare sull'uscio come chiunque avrebbe fatto al posto suo.
La Williams, che era famosa per detestare qualsiasi individuo sulla faccia della Terra che non fosse se stessa, lo accolse stranamente con un sorriso, quasi non fosse uno degli alunni che più la faceva penare e agognare la pensione.
<< Atwood, cosa ci fai qui? >> gli chiese con aria che ad un estraneo sarebbe potuta apparire annoiata, ma che in realtà aveva un non so che di affettuoso.
Derek, con tutta la disinvoltura che gli apparteneva, si passò una mano nel ciuffo spettinato posando lo sguardo su di me che, manco a dirlo, era già impegnatissima a fissarlo.
<< Potrebbe uscire un attimo Allegra Grigori? >> chiese guardando me e non la vecchia che aveva di fronte.
La professoressa alzò quindi gli occhi al cielo, come se non si fosse aspettata da lui altro che una richiesta del genere, e alzò poi le spalle con una tranquillità che non le apparteneva.
<< La signorina Grigori è assente con la mente dall'inizio della lezione >> commentò acida << Qualche minuto di assenza fisica non cambierà di certo la situazione >>
Scoppiarono tutti a ridere, Derek compreso, mentre io cercavo il giusto mix tra l'imbarazzo per quella frase e quello per essere stata cercata in classe da uno dei ragazzi più popolari della scuola che, guarda caso, pochi giorni prima era stato visto in palestra in prossimità delle mie labbra.
Quindi mi alzai, impacciata come non mai, e seguii le sue Stan Smith fuori dall'aula, concentrata a guardare solo le scarpe per non essere nuovamente beccata a fissarlo.
Una volta chiusa la porta, Derek poggiò due dita sotto al mio mento costringendomi ad alzare lo sguardo.
<< Ehi >> mi sorrise con la solita nonchalance, come se tutti i suoi atteggiamenti fossero coerenti e non ci fosse un abisso tra le due polarità del suo carattere.
Indietreggiai, troppo immersa nei miei pensieri per accettare un contatto con il suo corpo, e gli chiesi la prima cosa che mi venne in mente, ossia come facesse ad essere simpatico alla donna dispensatrice di odio per eccellenza.
Lui ammiccò divertito.
<< Come potrei stare antipatico a qualcuno con questa faccia d'angelo? >>
Scossi la testa ridacchiando appena.
<< Hai la faccia da stronzo, è diverso >> mi lasciai scappare, sempre evitando accuratamente il suo sguardo.
<< Ahia, questa è pesante! >> scherzò allora lui, muovendosi nella mia direzione con l'unico risultato di farmi indietreggiare ancora.
A quel punto, forse, sembrò finalmente capire che qualcosa non andava.
Cercò insistentemente il mio sguardo e, quando finalmente glielo concessi, mi domandò quasi con preoccupazione.
<< Ehi, cosa c'è che non va? >>
Tu, noi.
Tutta questa incertezza che c'è nel mezzo.
Ma non gli risposi, scuotendo semplicemente la testa, poiché troppo timida e troppo orgogliosa per ammettere quanto effettivamente fossi presa.
Non lo convinsi però ed ero certa che stesse per chiedermi di più, quindi lo interruppi subito con un'altra domanda.
<< Perché sei venuto a cercarmi? >>
A quel punto, cambiando per l'ennesima volta modo di fare, sorrise innocentemente e allungò una mano a prendere la mia.
Lo lasciai fare, troppo stregata da quel sorriso per poter pensare di respingerlo ancora.
<< Ti va di stare un po' insieme dopo scuola? >> mi chiese quindi << Mangiamo qualcosa, andiamo al parco, quello che vuoi >>
Sorrisi anch'io, sentendo finalmente di stare facendo un passo avanti e, forse, di poter mettere da parte almeno per un po' tutti i miei dubbi.
Mi aveva appena invitata al nostro primo appuntamento.

***

Il parco nei pressi della scuola era uno dei più grandi della provincia di Atlanta e a quell'ora del pomeriggio, se possibile, sembrava ancora più grande poiché quasi vuoto se non fosse stato per noi e per qualche gruppetto di ragazzini che giocavano vicino al lago.
Avevamo comprato degli hot-dog al bar della scuola prima che chiudesse e c'eravamo seduti sotto un enorme albero per mangiare in tranquillità, tutt'attorno a noi solo il rumore delle foglie mosse dal vento e degli uccelli che volevano poco sopra le nostre teste.
Quel luogo normalmente così pieno di persone sembrava adesso la più romantica rappresentazione di pace, proprio come quel ragazzo che per giorni mi aveva ignorato adesso sedeva di fronte a me e, mordendo il suo panino come un bambino che non vuole sporcarsi con la salsa, sembrava così dolce che faticavo a ricordare il perché avessi dubitato di lui.
Era bello, bello in ogni movimento che non calcolava, bello nella mascella squadrata e nei capelli fuori posto, nelle fossette che gli si formavano agli angoli della bocca ogni volta che rideva, nel modo in cui toccava le cose con delicatezza e decisione al contempo, nell'intensità con cui mi guardava tra un battito di ciglia e l'altro.
Era bello ed io ero totalmente incoerente, stanca di qualsiasi cosa ci fosse tra noi quando lui non mi era vicino, ma totalmente dipendente da ogni suo gesto quando invece riuscivo a percepirne il respiro.
Come in quel momento, quando mi si avvicinò e protese un dito verso le mie labbra.
<< Ti sei sporcata qui >> sorrise, immaginando già il modo in cui avrebbe effettivamente fatto sparire quella macchia di ketchup.
Ma io invece, ancora una volta vittima della sua stessa incoerenza, mi ritrassi.
Derek mi chiese che avessi, proprio come quella mattina, ma come potevo spiegargli ciò che non riuscivo davvero a comprendere neppure io?
<< Niente, va tutto bene >>
Sospirò vagamente irritato, restando in silenzio per qualche attimo ed io mi pentii di tutti i miei dubbi ed insicurezze, quasi vergognandomi di non riuscire a stare al suo passo, di non essere in grado di adattarmi a ciò che voleva e poteva darmi.
E poi, dal nulla, quella domanda.
<< Obbligo o verità? >>
Lo guardai stranita, ma Derek sembrava più serio che mai.
Obbligo o verità.
<< Verità >>
Mi guardò fisso negli occhi e per la prima volta percepii nel suo sguardo un briciolo di insicurezza, sensazione che ero certa non fosse solito provare.
<< Io ti piaccio? >>
Scoppiai quasi a ridere per il suo tono titubante, oltre che per la domanda in sé.
Come poteva anche solo pensare il contrario?
<< S..si >> mormorai, rendendomi conto subito dopo che quell'inclinazione della voce non bastava a convincerlo davvero.
<< Mi piaci molto, troppo >> aggiunsi quindi, eccedendo forse nel senso opposto.
Non disse nulla, continuando a guardarmi come se fosse lui a non capirmi e non viceversa.
<< Obbligo o verità? >> continuò.
<< Verità >>
Sospirò ancora senza abbandonare quegli ingiustificati dubbi.
<< Perché ti comporti così allora? >>
<< Così come? >> non riuscivo davvero a capire cosa gli passasse per la testa.
Alzò gli occhi al cielo, ricercando tra le nuvole la risposta giusta.
<< Sei...fredda >>
Scossi allora la testa, a metà tra il divertimento e l'irritazione.
E, per la prima volta, presi l'iniziativa.
<< Obbligo o verità, Derek? >>
<< Verità >>
Decisi in quel momento che, se davvero volevo che si aprisse con me, allora dovevo essere la prima a farlo.
<< E tu, perché ti comporti così? >>
Mi guardò stranito ed io, per la prima volta, realizzai che forse il suo atteggiamento non era in cattiva fede, che forse Derek non si era neppure reso conto di quanto indifferente potesse sembrare, forse quello era semplicemente il suo solito modo di comportarsi con le ragazze e non aveva mai pensato che potesse dover fare qualcosa di diverso, qualcosa di più.
<< Un giorno mi baci ed è tutto perfetto, poi non mi calcoli più per una settimana ed infine torni da me pretendendo che sia tutto normale >> gli spiegai quindi, un po' più calma perché quasi convinta di essere riuscita a comprenderlo.
<< Insomma, quando siamo da soli mi sembra quasi di poterti interessare davvero, ma appena torniamo nel mondo reale ti vedo scherzare allo stesso modo con tutte ed ignorarmi come se non te ne importasse nulla >>
Derek si lasciò andare ad un mezzo sorriso di sollievo.
<< Era questo il problema? >> chiese come se si fosse tolto da dosso un enorme peso.
Annuii, perdendo il coraggio delle ultime frasi e ritrovando il solito imbarazzo.
Quindi mi si avvicinò, prendendomi le mani tra le sue e giocando ad incastrare le nostre dita, incatenando intanto i nostri sguardi.
<< Tu mi piaci moltissimo, Allegra >> iniziò, ed il mio cuore perse già un battito.
<< E non nel senso che vorrei portarti a letto >> continuò, correggendosi poi subito dopo << o meglio, non soltanto in quel senso: mi piaci in maniera diversa rispetto a tutte le altre, mi piacciono cose di te che non ho mai neppure guardato in nessuna >>
Ma non mi disse quali cose. Non quel giorno.
<< Proprio per questo non so come comportarmi: non ho mai avuto una vera storia e non so se ne sarei capace, non riesco a capire come conciliare il modo in cui mi piaci e l'atteggiamento che di solito riservo a queste situazioni >> spiegò esattamente ciò che, appena pochi attimi prima, avevo iniziato a realizzare.
E lasciò le mie mani, ma solo per poggiare le sue ai lati del mio viso.
<< Io proverò a comportarmi in maniera più lineare, ma tu cerca di venirmi incontro >> mi accarezzò le guance << Non voglio illuderti e per adesso non penso di essere in grado di avere qualcosa di davvero serio >>
Annuii, riuscendo finalmente a collegare insieme i pezzi del puzzle.
E forse avrei dovuto essere triste per quelle ultime frasi, ma la verità è che sapevo di non poter pretendere altro, non da lui che non avrebbe neppure saputo come darmelo, non ancora.
E poi, del resto, ciò che mi aveva detto era così bello che non importava che non volessimo le stesse cose: forse, lasciandomi andare e donandogli un po' della mia convinzione, prima o poi avremmo cavalcato la stessa onda.
Ecco perché, quando mi si avvicinò sempre di più, fui io stessa a protendermi verso la sua bocca per la prima di una lunghissima serie di volte.
Lo baciai con la delicatezza delle sue parole e, poco prima che le nostre lingue s'incontrassero, lo sentii sussurrare sulle mie labbra.
<< Fammi cambiare idea >>

Oggi

Chloe è in piedi davanti al tavolo della cucina, sorseggiando con finta nonchalance un drink che, a giudicare dalla sua espressione, le starà invece bruciando dannatamente la gola.
Indossa un cortissimo vestito di paillettes rosa chiaro, i capelli legati in uno chignon basso per evidenziare la linea del collo e delle scapole.
Non ci parliamo da poco più di ventiquattro ore eppure per me, che ho da pochissimo ritrovato la mia normalità e le mie amiche, è come se fosse passato un altro lunghissimo anno.
Non posso biasimarla per la sua rabbia, ma speravo che proprio lei più di tutte potesse capirmi, lei che è caratterialmente così simile alla me di qualche anno fa, alla me prima di Derek e di tutto questo.
Ma la cosa peggiore è che non posso proteggerla dal male che sta per farsi, non se non riesce neppure a guardarmi negli occhi senza pensare a quanto mi odi: non posso metterla in guardia da Seth, non se non si fida di me ed è ancora così devotamente innamorata di lui.
Non posso parlarle di lui ma, realizzo solo in questo momento, posso fare l'opposto.
Per quanto sicuramente inutile e autolesionista, posso provare a parlare con lui e sperare che, una volta tanto, riesca a mettere da parte l'astio nei miei confronti per ascoltare ciò che ho da dirgli.
Quindi lo cerco tra la folla con lo sguardo fin quando lo noto, finalmente, dirigersi proprio verso Chloe.
E so che la mia amica mi odierà ancora di più dopo questo, ma è l'unico modo che ho per proteggerla: mi avvicino a loro, interrompendo qualsiasi conversazione stiano avendo o meglio, qualsiasi stupidaggine lui le stia dicendo per ammaliarla ancora una volta.
<< Seth, dobbiamo parlare >>
Chloe mi lancia uno sguardo truce, mentre lui non si fa problemi a squadrarmi dalla testa ai piedi, soffermandosi in particolare modo sulla scollatura a cuore del mio vestito.
Viscido.
<< Dimmi tutto, tesoro >>
<< Devi lasciarla in pace, Chloe non merita...>> vengo interrotta all'istante proprio dalla sua voce, irritata e molto più acuta del normale.
<< Fatti i cazzi tuoi, Allegra >> mi intima con un linguaggio ed una rabbia che non le appartengono.
L'intero soggiorno sembra zittirsi a quella frase e tutti gli occhi sono improvvisamente puntati su di noi, riesco a percepirli: Lea e Matt seduti sul divanetto vicino alle scale, Sam e Josh che bevono al centro della pista da ballo, le cheerleader che hanno appena smesso di avvinghiarsi ai ragazzi di turno, la squadra di nuoto che gioca a lanciarsi una bottiglia mezza vuota di Vodka e, tra tutte quelle persone, Derek.
Derek che se ne sta sull'uscio fumando l'ennesima sigaretta e flirtando con tre ragazze del mio stesso corso di matematica, Derek che inspira ed espira mentre il suo sguardo mi accusa di stare sbagliando, ancora una volta.
Seth ridacchia mascherando così il proprio imbarazzo, senza risparmiarsi però di guardarmi come se avessi rovinato la sua serata perfetta.
E poi, da bravo intrattenitore qual è, esordisce con una frase apparentemente disinvolta, come se quella situazione potesse essere smorzata con così poco.
<< Giochiamo ad obbligo o verità? >>
La folla, già per metà brilla, si lascia andare ad un'ingiustificata voglia di fare, acconsentendo alla sua proposta in maniera piuttosto decisa.
Faccio quindi per avviarmi verso la porta che conduce al giardino, preferendo decisamente il freddo a quel gioco insensato, ma ecco che Seth mi afferra il braccio e, stringendolo più del dovuto, mi intima di seguirlo in salone.
Lo seguo controvoglia, decisa comunque a non prendere parte a quell'idiozia, almeno fino a quando non vedo gli altri giocatori.
O meglio, un giocatore in particolare.
E quindi, non riuscendo a resistere all'idea che mentre io sono fuori al giardino lui possa dire o fare qualsiasi cosa io vorrei dicesse e facesse davanti ai miei occhi, prendo posto in quel cerchio poco definito, occupando il bracciolo della poltrona su cui è seduto Josh.
<< Tutto okay, Ally? >> mi domanda quest'ultimo riferendosi alla scenetta di poco prima e passandomi un braccio dietro la schiena con la nonchalance di un amico.
Ma io non ho neppure il tempo di rispondergli che sento il suo sguardo su quella mano, i suoi pensieri elaborare chissà cosa: quindi mi ritraggo appena, sperando che il ragazzo accanto a me non se ne accorga, e gli sorrido con finta tranquillità, anche se so che non c'è alcuna possibilità che risulti credibile.
A quel punto Seth si pone al centro del cerchio annunciando che, guarda un po', sarà lui a porgere le domande e inizierà proprio dal ragazzo seduto accanto a me.
So già cosa intende fare, so già che sta giocando contro di me e so già che, per qualche assurda ragione, non si preoccupa della serenità del suo migliore amico se questo significa riuscire a farmi del male.
So già tutto, eppure resto comunque di sasso quando capisco cosa sta per succedere.
<< Obbligo o verità, Josh? >>
<< Obbligo >>
<< Bacia una delle persone che ti stanno accanto >>
La massa di ragazzi tutt'intorno a noi inizia a ridere divertita, ma io non ne capisco il perché fino a quando Josh non si volta verso di me con aria colpevole: alla sua sinistra è seduto Matt, ciò significa che sono l'unica ragazza che può baciare.
Respiro profondamente, pensando a quanto Seth possa essere dannatamente stronzo e poi rivolgo a Josh uno sguardo comprensivo: dopotutto un bacio non può cambiare nulla fra noi e non è colpa sua se l'organizzatore del gioco è un deficiente totale.
E così, restando seduti su quella poltrona, il mio amico avvicina il suo viso al mio senza che ci sia altro contatto fra i nostri corpi e fa aderire in maniera leggera le nostre labbra.
Sento i suoi capelli ricci solleticarmi la fronte mentre, lentamente, Josh schiude le labbra e io faccio lo stesso: ci baciamo così, solo con le labbra, in maniera quasi amichevole ma allo stesso tempo con la nuova consapevolezza che si, questo bacio cambierà effettivamente qualcosa tra noi.
Quando ci stacchiamo, con lo stesso imbarazzo di quando ci siamo avvicinati, tutti gli altri applaudono divertiti mentre io abbasso la testa, incapace di guardare nella direzione dove il mio cuore sa già cosa cercare.
Non c'è bisogno che guardi Derek per sapere quanto è arrabbiato e non c'è bisogno che lui mi guardi per sapere che l'ho capito.
Josh si alza d'improvviso, abbandonando la sala tra i fischi di approvazione per il pegno appena portato a termine, ma decido di lasciarlo andare senza chiedergliene la ragione perché, se lo seguissi, questo decreterebbe davvero la fine di qualsiasi cosa potrebbe mai esserci tra me e Derek.
Così guardo il gioco andare avanti tra Matt che resta per cinque minuti chiuso in camera con una ragazzina del secondo anno, Lea che deve stilare una classifica dei ragazzi della scuola con cui andrebbe a letto, un membro della squadra di nuoto che bacia un suo compagno, Sam che è costretta a svelare i dettagli della sua prima volta e una sfilza di altre persone e pegni di cui non mi resta tanta memoria.
E poi tocca a lui.
<< Dee, obbligo o verità? >> gli chiede il suo migliore amico, affibbiandogli il solito nomignolo che solo le persone a lui più vicine possono permettersi di usare.
Derek è arrabbiato con lui, lo si percepisce chiaramente dal modo in cui gli risponde, in maniera molto più indifferente del solito, che può fare come gli pare.
Ma Seth non si lascia scoraggiare da niente e continua, imperterrito, con il suo divertimento.
<< Devi baciare una ragazza del cerchio >>
Derek si lascia andare ad una smorfia senza emozioni.
<< Chi? >>
E allora il biondo finge di pensarci su, rivolgendosi poi verso la folla.
<< Voi chi mi consigliate? >>
Vi lascio immaginare quale sia la loro risposta.
Per qualche assurdo motivo, tutti in questa scuola e a questa festa si sono appassionati alla mia vita sentimentale e, per una ragione ancora più inesplicabile, credono che sia particolarmente eccitante vedere baciarsi due ex che nelle ultime settimane non hanno fatto altro che urlarsi contro e schiaffeggiarsi a vicenda - fisicamente e non.
Ma Derek è troppo pieno di sé per rifiutare un pegno davanti a tutte queste persone e troppo orgoglioso per ammettere il vero motivo per cui rifiuterebbe.
Così, con aria ostentatamente indifferente, si alza in piedi avvicinandosi a me.
<< A te sta bene? >>
Annuisco, incapace anche solo di respirare al pensiero di averlo di nuovo - e finalmente - così vicino.
E parte tutto come poco prima è partito il bacio con Josh: non mi tocca in alcun modo se non con le labbra, poggiandole contro le mie e facendomi sentire come se fino a quel momento avessero avuto un pezzo mancante.
Parte come il bacio con Josh, ma è un attimo prima che diventi qualcosa di totalmente diverso.
Non appena Derek schiude le labbra infatti, io non posso fare a meno di portare le mani ai lati del suo viso, avvicinandolo ancora di più a me e lasciando che la mia lingua entri nella sua bocca.
Sono ancora seduta e lui è in piedi di fronte a me ma, contemporaneamente alla sua di lingua che acconsente ad approfondire il bacio, le sue braccia si avvolgono intorno ai miei fianchi e mi spingono verso di lui, costringendomi ad alzarmi.
Baciarlo è destabilizzante, molto di più di quanto avrei potuto ricordare o anche solo immaginare: è come tornare a casa, ma in un modo molto più intimo e nostro di quando sono finalmente scesa da quell'aereo.
E divento sorda ai fischi di approvazione quando le sue mani scendono sul mio fondoschiena e le mie vanno a scompigliargli ancora di più i capelli, non sento niente se non la sensazione di poter e voler restare così per sempre.
Niente se non il suo cuore che, lo giuro, riempie i vuoti tra i miei battiti con i suoi.

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