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Photograph

3 anni prima

<< Oh andiamo, lasciati andare! >>
Sam si allungò nella mia direzione, prendendomi la mano per invitarmi a muovermi insieme a lei.
Era la prima volta che riusciva a trascinarci tutte con sè alla pista di pattinaggio sul ghiaccio e dovevo ammettere che, se non fosse stato per la mia totale mancanza di coordinazione, non sarebbe stata neppure tanto cattiva come idea.
Ma, dato quel mio ennesimo difetto, non ero ancora riuscita a muovermi di un solo passo nonostante la mezz'ora buona passata a reggermi alla sbarra di sicurezza.
Chloe e Lea, al contrario, erano praticamente nate per pattinare senza neppure saperlo: gli era bastato entrare in pista e, dopo nemmeno cinque secondi, erano già al centro dell'attenzione volteggiando e improvvisando figure di loro invenzione.
Mi strinsi nella pesante sciarpa che mi proteggeva dal freddo di Atlanta ad inizio Novembre, tirando intanto fuori il telefono dalla tasca per immortalare quel divertentissimo momento: la verità era che non me ne importava niente di quella pista o di una stupida fotografia, ma era da giorni che cercavo di fare il modo di rendermi sempre perfettamente rintracciabile.
Erano giorni che ero diventata così patetica da fare Instastories di qualsiasi istante, utilizzando quel social network che era il modo più semplice ed efficace per far sapere a chiunque dove trovarmi, ma senza dirglielo in maniera diretta.
Erano giorni che aspettavo una chiamata, un messaggio o un qualsiasi segno di vita da parte sua, qualunque cosa mi facesse capire che anche lui, dopo quel ballo, non aveva potuto fare a meno di pensare a me.
Ma, neppure a dirlo, era tutto inutile: Derek visualizzava quelle fotografie dimenticandone subito dopo l'esistenza, non accennava neanche per sbaglio a contattarmi né ad incontrarmi per caso mentre a scuola, ovviamente, era così preso dalla sua popolarità da non potersi interessare ad una novellina come me.
Forse era stata solo una mia illusione la chimica tra noi, forse quella sera voleva semplicemente qualcuno con cui trascorrere qualche ora o forse, ancora, aveva perso interesse dopo quel ballo perché non era riuscito ad ottenere un palese interesse da parte mia che non fosse celato in uno sguardo o in un sorriso.
Non ero il tipo di ragazza a cui era abituato, di questo ne ero certa, quindi magari avrebbe semplicemente preferito una che gli fosse saltata addosso piuttosto che una bambina la quale si limitava a guardarlo imbambolata.
<< Ehi Ally, sei tra noi? >> rise Sam, ancora speranzosa nel prendermi la mano e farmi scivolare sul ghiaccio insieme a lei.
Annuii sorridendo, ma in maniera così nervosa che la mia amica se ne accorse subito.
<< Stai ancora pensando a Derek? >>
Mi morsi il labbro imbarazzata.
<< Non lo capisco >> ammisi << Un momento prima ci prova e quello dopo lo vedo flirtare con un'altra, mi chiede di ballare e poi non mi cerca più...>>
Presi a girarmi una ciocca di capelli tra le dita, vizio che si era accentuato dal momento esatto in cui lui lo aveva fatto per la prima volta.
Sam distolse intanto lo sguardo da me, ridacchiando appena prima di guardarmi nuovamente.
<< E poi vi incontrate alla pista di pattinaggio >> esclamò divertita.
Scossi la testa.
<< Non mi prendere in giro >>
Lei allora mi posò le mani sulle spalle e, lentamente, mi aiutò a voltarmi.
Lui era lì, in carne ed ossa, circondato come sempre dai suoi amici e pronto ad entrare in pista con l'aria di chi è nato con i pattini al piede.
Pensai fosse un assurdo scherzo del destino, portare il ragazzo dei miei sogni nell'unico luogo al mondo dove diventavo ancora più imbranata del solito, incapace anche solo di muovere un passo.
E invece Derek entrò in pista con la più totale disinvoltura, volteggiando insieme ai suoi amici e facendo a gara con loro a chi fosse più bravo.
Inutile dire che - per me - avrebbe sempre vinto lui, in qualsiasi campo.
<< Hai intenzione di avvicinarti o di restare a sbavare? >> mi chiese allora Sam divertita, la solita schiettezza che non l'abbandonava mai.
<< E come? >> quasi urlai, innervosita << Non riesco neppure a lasciare la sbarra! >>
Lei rise, facendomi poi uno strano gesto con la mano che, almeno credo, doveva essere qualcosa di simile ad un lascia fare a me.
Si diresse infatti verso il gruppo di ragazzi, i quali erano ormai intenti a chiacchierare anche con Lea e Chloe, e si avvicinò a Derek come se fossero vecchi amici e avessero tutta la confidenza del mondo.
Lui lanciò un'occhiata verso di me mentre ascoltava le parole della mia amica, poi rise ed iniziò a pattinare nella mia direzione.
<< Allora esiste qualcosa che non sai fare! >> mi sorride divertito, allungando le mani per reggersi alla sbarra.
Indossava un pesante cappotto grigio scuro abbinato ad una sciarpa dello stesso colore, i pattini che, addosso a lui, sembravano quasi completarne l'outfit anziché renderlo vagamente bizzarro.
<< Sapessi quante >> risposi, tentando di mostrarmi rilassata quando in realtà mi innervosiva la sua vicinanza e, ancora di più, il fatto di essere totalmente impedita...non solo sui pattini.
<< Oh beh, avrò tempo di scoprirle tutte >> ridacchiò, parandosi poi di fronte a me e allungando le mani nella mia direzione << Per adesso possiamo risolvere questa però >>
Sorrisi d'impulso, pensando a quanto fosse facile per lui essere così dolce e così spontaneo e chiedendomi come fosse possibile sapere che faceva il cascamorto con tutte e, allo stesso tempo, sentirmi comunque così speciale nel ricevere quelle attenzioni.
<< Non sarà così facile >> risi poi, allungando una mano a prendere la sua, ma lasciando l'altra ancorata alla ringhiera.
Lui, in tutta risposta, me la prese con agilità.
<< Non mi sono mai piaciute le cose facili >>
Frase banale e stereotipata eppure, pronunciata da quelle sue labbra perfette, sembrava improvvisamente nuova e sincera.
Ero quindi in piedi, le dita intrecciate alle sue, terrorizzata all'idea di finire distesa sul pavimento da un momento all'altro.
<< Fidati di me >> mi disse << Farò tutto io, tu devi solo fidarti >>
E ancora non sapevo che quella frase, a grandi linee, avrebbe potuto descrivere tutta la nostra storia da quel momento in poi.
Eppure, non sapendolo, mi fidai.
Mi fidai quando cominciò a muoversi lentamente all'indietro, facendomi scivolare insieme a lui.
Mi fidai quando iniziammo ad andare più veloce, urlando e ridendo al contempo.
Mi fidai quando mi lasciò le mani all'improvviso e, invece di pensare a muovermi da sola, tutto ciò che riuscii a percepire fu la mancanza di quella morsa allo stomaco provocata dalla sua stretta.
Mi fidai perfino quando infine caddi, perché faceva tutto parte del gioco e lo sapevo bene tanto quanto lo sapeva lui.
E mi fidai quando tentò di rialzarmi e cadde invece insieme a me, mi fidai quando scoppiammo a ridere insieme come due bambini, gli sguardi dei nostri amici puntati su di noi così come quelli di tutti gli estranei lì alla pista.
Ma uno sguardo in particolare, quello del suo migliore amico, sembrava quasi volerci - anzi, volermi- fulminare.
<< Credo che Seth mi odi >> dissi dunque a Derek quando, una volta esserci ripresi dalle risate, stava tentando di aiutarmi a tornare in piedi.
Lui fece una smorfia divertita, poi scosse la testa.
<< Nient'affatto >> ammise << Pensa che, dopo la festa, mi ha anche chiesto se ero d'accordo che ci provasse con te >>
Strabuzzai gli occhi a quella notizia, troppo stupita che quell'atteggiamento odioso nascondesse invece un vago interesse.
<< E tu cosa gli hai risposto? >>
<< Che non può, ovviamente >>
<< E perché? >>
Derek ridacchiò appena, rispondendomi poi con la sua solita e strabiliante nonchalance.
<< Perché ci sto già provando io con te >>
Come sempre in quelle situazioni, arrossii d'improvviso, colorando in un attimo la pelle troppo pallida a causa del freddo.
Non eravamo ancora riusciti a rialzarci e potevo dunque percepire perfettamente il ghiaccio freddo sotto di me eppure, quando mi sfiorò con le sue dita ruvide e calde, tutto il resto sembrò quasi annullarsi.
Mi accarezzò la guancia arrossata, sfiorandomi poi appena le labbra che, sorpresa, schiusi leggermente.
<< Sei proprio buffa >> mi disse con un tono così dolce che non riuscì ad offendermi ma, anzi, sorrisi appena arrossendo ancora di più.
Derek allora si fece sempre più vicino e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mi schioccò un lungo e delicato bacio sulla stessa guancia che aveva appena accarezzato.
E non potevo saperlo in quel momento, eppure lo avevo già capito: quei suoi baci, prima o poi, mi sarebbero mancati tanto da stare male.

Oggi

Sono passate due settimane dall'Homecoming e, nonostante sia appena la metà d'Ottobre, il freddo della Georgia comincia già a farsi spazio nell'atmosfera autunnale.
Esco di casa leggermente in ritardo, una pesante sciarpa avvolta intorno al collo che mi aiuta, finalmente, a nascondere la prova di tutto ciò che mi manca: quel maledetto tatuaggio fatto in un momento in cui mai e poi mai mi sarei immaginata tutto questo.
Non parlo con Derek da quella sera, da quando ha volutamente ignorato qualsiasi mia vacillante e lacunosa spiegazione preferendo credere ai fatti piuttosto che alle mie parole.
E so bene di non poterlo biasimare per questo, ma una piccola parte di me continua ad essere convinta che, al suo posto, io mi sarei fidata.
Al suo posto, pur di riaverlo con me, io gli avrei creduto.
Ma è troppo aspettarsi cieca fiducia da chi hai abbandonato senza un apparente motivo per un anno intero: purtroppo me ne rendo conto così come mi rendo conto che a questo punto, se sapesse la verità, non potrebbe far altro che odiarmi ancora di più.
E così attraverso da sola il cortile della scuola nella speranza di non incrociarlo, consapevole di non poter muovere un solo passo senza sentirmi sbagliata.
Non in colpa, perché non avrei avuto la forza di agire diversamente da come ho fatto, ma tremendamente sbagliata perché, nonostante io abbia vissuto ad Atlanta praticamente per tutta la vita, senza di lui questo non mi sembra più il mio posto.
Non sembra più casa.
<< Ehi Ally, pensavamo non venissi più! >> esclama Lea vedendomi arrivare, seduta accanto a Matt sui gradini dell'ingresso.
Abbozzo un sorriso non troppo convincente.
<< Non ho sentito la sveglia >>
Bugia.
Lo so io e lo sa benissimo anche Lea, ma finge comunque di crederci, perché è molto più facile così.
Matt, che invece non lo sa e basta, si alza in piedi sorridendomi complice.
<< Anche a me capita sempre, sta tranquilla! >> dice con il solito tono rilassato che mi ricorda tremendamente il ragazzo che anni fa mi ha fatta innamorare << Ora però dovremmo andare in classe, sono già le otto e mezzo >>
Annuisco, dirigendomi poi verso l'ingresso dell'edificio e, una volta dentro, verso l'aula di Chimica.
Un tempo, quando la mia vita era ancora normale, frequentavo tutti i corsi insieme a Lea e Chloe, qualcuno con Sam e ne avevo anche due in comune con Derek: Biologia Avanzata e Psicologia, le uniche materie che per colpa sua non riuscivo mai a seguire davvero.
Adesso però, avendo perso un anno, mi ritrovo in classi con persone per buona parte sconosciute e, nel caso di questa lezione in particolare, con l'unico individuo che non avrei mai voluto accanto: Seth Cooper.
Essendo una capra a scuola, il migliore amico di Derek è infatti rimasto indietro con parecchie materie e, di conseguenza, è costretto a ripetere alcuni corsi dell'anno scorso mentre frequenta i rispettivi del suo anno: un suicidio in piena regola per chi, come lui, non ha idea di cosa significhi seguire una lezione.
Fortunatamente, fino ad oggi, ho sempre fatto coppia con una ragazza afroamericana con un innato talento per gli esperimenti, cosicché non sono stata costretta a rivolgergli la parola o anche solo a doverlo guardare.
Ma si dà il caso che proprio oggi, visto il mio apparentemente significativo ritardo, la ragazza abbia trovato un altro compagno e quindi, essendo Seth l'unico essere vivente ancora disponibile in questa stanza, la mia scelta obbligata debba ricadere proprio su di lui.
Gli siedo dunque accanto senza neppure salutarlo, iniziando a preparare tutto per l'esperimento della giornata.
<< Buongiorno anche a te, Allegra >> esordisce lui divertito e vagamente sarcastico, meritandosi nient'altro da parte mia che una buona dose di silenzio.
Seth mi odia, mi ha sempre odiata e l'ho sempre saputo.
Anni fa Derek mi disse che avrebbe voluto provarci con me, ma sono certa che in realtà mi abbia detestata fin dal nostro primo incontro, nonostante il ex mio ragazzo si ostinasse a lasciarsi convincere del contrario.
<< Oh andiamo, non hai voglia di fare un po' di conversazione? >> continua ironico, aiutandomi a far scivolare il contenuto della prima provetta in una seconda leggermente più grande.
Non gli rispondo neppure stavolta, continuando imperterrita a seguire le indicazioni del manuale.
Non andavamo d'accordo neppure quando io e Derek stavamo insieme, essendo lui sempre troppo preso ad ignorarmi o a punzecchiarmi con cattiveria e quindi, se c'è una persona con cui in questo momento non ho la minima voglia di parlare, questa è proprio Seth Cooper.
<< La prossima settimana do una festa >> prova ancora lui, senza abbandonare quell'aria derisoria << Ci vieni o devi scappare di nuovo dagli Stati Uniti? >>
Ridacchia sommessamente per la sua stessa frecciatina, mentre io controllo l'orario sul telefono pregando qualsiasi santo che stia per suonare la campanella, cosa praticamente impossibile considerando che sono appena le otto e quarantacinque.
I numeri troneggiano su una fotografia risalente a quella che ormai sembra una vita passata, l'effetto bianco e nero che accentua quell'idea: ci siamo io e Derek, sdraiati sotto le coperte in una fredda giornata invernale, entrambi che dormiamo con un sorriso involontario strappato sul volto.
Lui indossa una t-shirt e mi tiene la mano tra i capelli, mentre io gli ho rubato un maglione e lo stringo così forte da non lasciarlo scappare neppure nei sogni.
Fu sua sorella a scattarci quest'immagine, quando aveva quattro anni e stava imparando a rubare di nascosto gli oggetti di Derek, proprio come in questo caso il suo cellulare.
Sorrido amaramente, pensando che è ormai più di un anno che la lascio lì come sfondo, quando ecco l'ennesima battutina di Seth giunge alle mie orecchie ormai esauste.
<< Oh, che bella coppietta innamorata >> ghigna << è un vero peccato che lei sia una troia, non trovi? >>
Scatto in piedi, scottata dalle sue parole e, senza pensarci troppo, gli tiro lo schiaffo più forte che la mia mano abbia mai regalato.
< SIGNORINA GRIGORI! >> urla la professoressa, balzando davanti al nostro banco e afferrandomi il braccio violentemente << SUBITO IN PRESIDENZA, SUBITO! >>
Seguo alla lettera le sue parole, sollevata all'idea di abbandonare finalmente quell'aula e, non mi vergogno a dirlo, appagata per aver finalmente messo a tacere quella testa di cazzo.
Posso solo immaginare ciò che starà dicendo adesso, tutte le colpe che mi starà affibbiando, ma francamente non m'interessa: ho avuto la mia piccola vittoria cogliendolo di sorpresa e, nonostante la guerra si preveda ancora molto lunga, preferisco gioire di questa mia piccola battaglia vinta.
Ciò che vedo nella sala d'aspetto della presidenza però, mi fa venire subito voglia di tornare indietro, di sedermi nuovamente accanto a Seth.
Derek è lì, stravaccato pigramente sulla sedia, il cappuccio della felpa tirato su e una ragazzina sicuramente più piccola seduta accanto.
Faccio appena in tempo ad incrociare il suo sguardo quando Mrs Pattinson, la segretaria, si rivolge a me: << Lei è? >>
<< Allegra Grigori >> scandisco, prendendo posto ad una sedia di distanza dal ragazzo che, adesso, ha preso a guardarmi insistentemente.  
<< E perché è qui? >> continua la donna annoiata.
Deglutisco, lo sguardo di Derek che cerca di cogliere la verità prima ancora che io la dica.
<< Ho dato uno schiaffo al mio compagno di laboratorio >> esito un secondo prima di pronunciare il suo nome << Seth Cooper >>
La segretaria alza gli occhi al cielo, ma non ha il tempo di dire nulla perché la porta della presidenza si spalanca di colpo facendo uscire un ragazzo dall'andatura disinvolta e l'aria di chi ha appena fumato uno spinello.
Il preside compare quindi sulla soglia, il completo sartoriale color blu notte e i pesanti occhiali da vista dalla montatura antiquata.
<< Amanda Jackson e Derek Atwood >> pronuncia con tono serio, mentre io realizzo soltanto in quel momento che la ragazzina possa effettivamente essere collegata in qualche modo a Derek.
E, quando enuncia il motivo per cui sono qui anche loro, per un attimo mi si gela il sangue.
<< Atti sessuali nel bagno degli inservienti >> il suo tono severo sembra per un attimo lasciarsi prendere dall'imbarazzo.
Derek allontana lo sguardo dalla mia figura, ma io continuo invece a fissarlo.
Ero consapevole del fatto che sarebbe andato a letto con altre dopo di me, temevo perfino di trovarlo nuovamente innamorato e felice al mio ritorno, ma è tutt'altra storia sentirsi sbattere in faccia una cosa del genere così all'improvviso.
<< Vi faccio entrare uno alla volta, forse è meglio >> decide poi il preside, lasciando alla moretta il lusso di essere la prima.
E così la porta si richiude di nuovo, la segretaria torna alla sua noia e Derek riprende a guardare me.
<< Cos'è successo con Seth? >> domanda, come se parlarmi fosse la cosa più normale del mondo anche dopo ciò che ho appena saputo.
Non voglio rispondergli, così volto la testa per guardare altrove, ma come al solito il mio silenzio non lo accontenta.
<< Ti ha fatto qualcosa? >>
<< Mi ha dato della troia >> quasi sbotto, facendo per un attimo risvegliare perfino la donna dietro di noi dal suo stato di apatia.
Derek si morde il labbro inferiore con nervosismo, ma non chiede altro ed è meglio così.
Non mi difenderebbe e anzi, forse darebbe perfino ragione al suo amico, perciò preferisco di gran lunga il suo silenzio.
E non ci diciamo più nulla, nemmeno una parola per i cinque minuti successivi.
Almeno fino a quando, come se fosse fatto a posta, il mio cellulare si sblocca per l'arrivo di un nuovo messaggio di Lea, lasciando così illuminata e perfettamente visibile la stessa fotografia che mi ha fatto finire qui.
Derek resta a fissarla fino a quando lo schermo non si oscura di nuovo, poi si sistema meglio il cappuccio sui capelli e, senza guardarmi, mi parla ancora.
<< Seth è un coglione >> mormora, palesemente sotto sforzo nel dover dare ragione a me contro il suo migliore amico.
Ed io sto quasi per intenerirmi di fronte a quella sua minima dimostrazione di tenerci ancora quando ecco che lui riprende a parlare, stavolta in tono gelido e per nulla titubante.
<< Ma cancella quella fotografia, ormai non significa più nulla. >>
Ed in quel momento la porta si apre nuovamente lasciando uscire la ragazzina dai capelli scuri la quale gli si avvicina e, prendendogli una mano in maniera lasciva, gli sorride.
<< Tocca a te, amore >>
Lui non la calcola più di tanto, limitandosi ad un occhiolino e ad utilizzare la sua stretta per alzarsi in piedi eppure questa scena, abbinata alle sue parole di pochi istanti fa, mi riporta improvvisamente con i piedi per terra, sbattendomi in faccia la realtà come un muro eretto mentre io ero impegnata a sbattere le palpebre.
È finita.
Derek va a letto con altre, quella foto è solo il ricordo ciò che era e non sarà più.
Mi ha detto di cancellarla. Di cancellarci.
È finita.

My Corner
Salve a tutti! Chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma sono stata in Scozia per due meravigliose settimane e questo è il primo momento libero che ho trovato per aggiornare. Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la storia e mi stanno mostrando il loro appoggio: siete davvero fantastici!
Questo capitolo, come avrete capito, è abbastanza di passaggio e serve (sia a noi che ad Allegra) per inquadrare maggiormente la situazione.
Beh, che dire...aggiornerò il prima possibile e volevo chiedervi, se la storia vi piace, di aiutarmi a farla conoscere e di votarla/metterla tra le seguite.
Il vostro supporto è fondamentale! 💚

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