Nobody Said It Was Easy
3 anni prima
<< Tu sei proprio sicura che ci lasceranno entrare? >>
Lea, come sempre quando si trattava di prendere parte ad eventi sociali, era un fascio di nervi.
<< Ma si! >> cercai di rassicurarla, nonostante anch'io non fossi proprio a mio agio << Insomma, Derek ha detto così >>
Lei scosse la testa ansiosa.
<< E da quando ci fidiamo di uno come lui? >> domandò, quasi irritata.
Non le piaceva per niente e non tentava in alcun modo di nasconderlo ma, nonostante un po' mi infastidisse il suo atteggiamento, sapevo benissimo che il suo era solo un modo iperprotettivo di prendersi cura di me.
<< Non ci fidiamo >> rispose Chloe al mio posto, quasi tremante per l'agitazione << Ma non possiamo certo aspettare qua fuori in eterno >>
<< Parole sante! >> esclamò Sam divertita, suonando finalmente il campanello dell'immensa villa appartenente al capitano della squadra di football: Mattew Thompson.
Al contrario di quanto ci saremmo aspettate ad una festa così esclusiva, ci aprirono quasi subito e fummo accolte senza neppure accertarsi che fossimo effettivamente state invitate.
Ecco quindi che tutte le paure furono messe a tacere, se non fosse stato per quella strana sensazione nella pancia che iniziavo a provare ogni volta che pensavo a lui.
Derek aveva lo strano potere di farmi sentire a disagio anche quando non c'era, anche quando semplicemente sentivo pronunciare il suo nome o guardavo una sua foto dallo schermo del cellulare.
E non perché fosse bello (anche se non potevo fare a meno di pensare che fosse bellissimo) ma perché c'era qualcosa in lui: una strana luce che avevo visto la prima volta che avevo incrociato il suo sguardo e che, da allora, tormentava i miei pensieri.
<< Cosa dovremmo fare adesso? >>
Lea e Chloe stavano in piedi di fronte a me aspettando direttive, mentre Sam già sorseggiava un cocktail e si guardava intorno alla ricerca di una preda.
<< Oh mio Dio, fatela respirare! >> ridacchiò quest'ultima << È una festa, f-e-s-t-a >>
Chloe arrossì, seguendola poi nel suo giro di perlustrazione, mentre Lea sorrise appena.
<< Forse ha ragione la pazza >> mi disse, abbandonando per un attimo l'aria terrorizzata che l'aveva caratterizzata fino a quel momento.
<< Vado a vedere chi ha in mente di torturare stasera >> rise poi, seguendo le altre due in mezzo alla folla.
Rimasi dunque sola, cercando con lo sguardo l'unico motivo per cui ero lì, imbarazzata al massimo e senza conoscere assolutamente nessuno.
Oltre noi quattro e gli amici di Derek i ragazzi del primo anno erano infatti esclusi da quel tipo di feste e pertanto, essendo le mie conoscenze limitate a qualche compagno di classe, non c'era possibilità di scorgere alcuna faccia nota.
Questo almeno fino a quando Seth, il ragazzo biondo che era insieme a lui quando l'avevo conosciuto, mi si avvicinò con espressione sorpresa.
<< E tu cosa ci fai qui? >> sorrise, sorseggiando lentamente il suo drink.
<< M..mi ha invitata Derek >> balbettai, come sempre quando iniziavo ad essere a disagio.
Lui annuì divertito, allungandomi poi la cannuccia.
<< Ne vuoi? >>
Scossi la testa.
<< In realtà non bevo >>
Rise, ma di una risata al sapore di scherno che mi infastidì non poco.
Feci quindi per andarmene, ma Seth richiamò la mia attenzione stringendomi appena il polso.
<< Credo che Derek sia piacevolmente impegnato, ma puoi sempre riprovare la prossima volta >> indicò con il mento un punto non troppo distante da noi, senza togliersi dal viso quell'espressione di superiorità.
Non sapevo perché si comportasse in quel modo ma, se c'era una cosa ormai chiara, era che per qualche motivo a me sconosciuto gli ero decisamente antipatica.
Perciò lo ignorai, allontanandomi il più possibile, ma senza distogliere lo sguardo da ciò che mi aveva fatto notare: Derek era lì, in piedi accanto ad una bellissima ragazza che, a giudicare dall'aspetto, doveva avere almeno qualche anno più di me.
Lui indossava un jeans strappato e una camicia a maniche corte con dei quadri bianchi e neri, i capelli scuri una volta tanto lasciati liberi dal solito cappellino e sistemati in un ciuffo non troppo ordinato.
Era bello ed era lontano, impegnato a parlare con quella bionda che, ad un ogni parola che pronunciavano, gli si avvicinava sempre di più poggiandogli le mani prima sulle spalle, poi sul petto e poi sulle braccia, fingendo intanto che si trattasse di movimenti del tutto casuali.
Ed io, che come una stupida avevo pensato di poter avere una speranza con uno come lui, ero intanto finita accanto al tavolo degli alcolici, l'ultimo posto dove un'inesperta astemia come me avrebbe desiderato trascorrere la serata.
Pensai di andarmene oppure di cercare le mie amiche in mezzo alla folla e provare a divertirmi con loro, quando ecco che i suoi occhi abbandonarono la ragazza davanti a lui per incrociarsi, sorpresi, con i miei.
Sussultai a quel semplice contatto visivo e decisi che avrei dovuto necessariamente inventarmi qualcosa all'istante: non potevo permettermi di stare lì a fissarlo, non gli avrei mai dato quella soddisfazione.
Così, incosciente, allungai una mano verso la prima bottiglia che trovai, avvicinandola alle labbra e mandando giù un lungo sorso senza pensarci neppure per un secondo.
Mai azione fu più stupida, in vita mia e nella vita di chiunque altro: il liquido amaro mi bruciò la gola praticamente subito, andandomi quasi di traverso e costringendomi a tossire come una dannata sotto gli occhi sicuramente divertiti di quel deficiente.
Mi ripresi velocemente ma non ebbi il coraggio di guardarlo ancora poiché fin troppo sicura che stesse ridendo, quindi mi avviai da sola verso il giardino, così da prendere un po' d'aria e schiarirmi le idee.
Ero stata incosciente e stupida e, come se non bastasse, avevo fatto la figura peggiore della mia vita con l'unico ragazzo che mi fosse mai piaciuto così tanto.
Continuai a maledirmi mentalmente almeno per cinque minuti fino a quando, con un'espressione divertita ancora stampata in volto, Derek uscì dalla porta scorrevole.
Il giardino era praticamente vuoto, considerando l'aria fredda di quella sera, ecco perché mi sentii doppiamente a disagio: un po' per la brutta figura e un po' - molto - per essere per la prima volta da sola con lui.
<< Com'era quel whisky? >> rise, sedendosi accanto a me sulla panchina di legno scuro.
Non gli risposi, voltandomi invece dall'altra parte imbarazzata: se era lì per prendermi ancora in giro poteva tranquillamente andar via.
<< Ehi >> disse invece con voce improvvisamente dolce, allungando una mano per posarla sulla mia guancia e girarmi il capo << Guarda che chiunque avrebbe tossito dopo un sorso del genere >>
Arrossii, non sapevo se per il suo tocco o per la sua voce così rassicurante, fatto sta che decisi, per la prima volta, di dirgli qualcosa di me.
<< Non avevo mai bevuto prima >> quasi risi, pensando a quanto dovevo sembrargli buffa in quel momento.
<< Ma dai, non l'avevo capito! >> rise anche lui, la mano che prima mi aveva tenuto la guancia adesso appoggiata sul mio ginocchio.
Desiderai che non la spostasse mai, come se quello fosse stato il posto esatto per cui era stata creata.
<< Che cosa ti è saltato in mente? >> mi chiese poi, non accorgendosi di quanto il suo tocco mi destabilizzasse.
<< I..io >> mi ritrovai nuovamente a balbettare, avendo ormai utilizzato tutto il mio coraggio per la frase precedente << Non volevo credessi che ti stavo fissando >>
Derek sorrise ancora, stavolta in maniera quasi intenerita.
<< Ma mi stavi fissando >>
Improvvisamente percepii il tocco della sua mano molto più intensamente, così come il suo sguardo fisso nel mio.
Annuii, imbarazzata come non ero mai stata e lui si lasciò andare ad un'espressione contenta.
Feci per dire qualcosa, ma proprio in quel momento Derek allungò le dita a stringere le mie e mi costrinse ad alzarmi in piedi insieme a lui.
<< Balliamo? >> domandò in maniera accattivante, senza lasciare le mie mani.
<< La pista è dentro >> gli ricordai divertita, non riuscendo però ad allontanarmi da lui.
In risposta, Derek si avvicinò di più, portandomi le mani ai fianchi e sussurrandomi all'orecchio un divertito e malizioso << Lo so >>
E ballammo.
Oggi
<< Sei pronta? >>
Guardo Lea, in piedi davanti a me, che mi invita in maniera lievemente insistente a sbrigarmi.
Siamo fuori casa di Mattew da circa un quarto d'ora in cui non ho fatto altro che temporeggiare: ho perso tempo per sistemarmi i capelli, rifinire il trucco e giocare ad allentare e stringere le stringhe delle scarpe a ripetizione continua.
La verità è che non ho voglia di partecipare a questo dopo-festa e Lea, sebbene ne sia perfettamente consapevole, si ostina a fingere non sia così.
Chloe e Sam si sono avviate ore fa, ma io ho insistito a voler rimanere fino all'ultimo al ballo dell'Homecoming organizzato dal liceo perché mi è mancata l'atmosfera scolastica americana.
Lea sa benissimo che è una bugia, così come sa che non mi occorre effettivamente un quarto d'ora per allacciarmi le scarpe ma, per la solita solidarietà che la contraddistingue, non ha smesso di essermi vicina neppure in questo caso.
Alzo lo sguardo nuovamente su di lei, bellissima in questo abito color cipria che sembra essere stato fatto apposta per abbinarsi con la sua carnagione abbronzata e i suoi capelli biondi, ritrovandomi quasi a rimpiangere di essermi vestita in maniera così semplice e, forse, inadeguata.
Indosso infatti un jeans a vita alta e una canotta color bianco sporco, le scarpette da ginnastica e i capelli lasciati liberi dalle forcine che ho tolto dopo il ballo, così come ho fatto con lo splendido vestito che avevo scelto: non mi andava di mettermi in mostra, non ad una festa molto meno frequentata di quella scolastica e, pertanto, con maggiore probabilità di ritrovarmi faccia a faccia con Derek.
È passata una settimana dal nostro incontro in corridoio e, da allora, mi ha evitata ed ignorata con ogni mezzo a sua disposizione, rifiutando qualsiasi messaggio o chiamata, cambiando strada quando incrociava il mio sguardo anche per caso, ignorando ogni mio tentativo di instaurare una conversazione.
Mi fa sentire come se non ci fossi, come se mi trovassi ancora dall'altra parte del mondo.
<< Hai intenzione di parlargli stasera? >> mi chiede Lea quando, una volta essere finalmente entrate, camminiamo verso il tavolino degli alcolici.
Annuisco, anche se poco sicura.
<< Prima o poi dovrà ascoltarmi >>
Mi sorride in risposta, ma neppure lei sembra troppo convinta dalle mie parole.
E non sembra neanche troppo serena, almeno fino a quando due braccia muscolose le avvolgono i fianchi da dietro facendola sorridere dolcemente.
<< Ehi, amore! >> esclama felice, voltandosi per schioccare un bacio sulle labbra di Mattew.
<< Ciao Allegra, come stai? >> mi chiede lui educatamente, ormai abituato alla mia presenza costante.
Gli sorrido in risposta, troppo nervosa per conversare, versandomi intanto un bicchiere di Vodka alla frutta.
<< Derek è fuori in giardino, penso stia fumando insieme agli altri >> mi dice all'improvviso Matt, perfettamente consapevole di ciò che non ho il coraggio di chiedergli.
<< Ha ricominciato a fumare? >> domando dunque stranita.
Da quando ci siamo conosciuti era sempre stato solito passare il tempo con una sigaretta tra le dita almeno fino a quando, dopo quasi un anno di relazione, un giorno mi aveva preso alla sprovvista dichiarando che non avrebbe permesso a nessun vizio di dominarlo o tantomeno avrebbe fatto qualcosa che, a lungo andare, avrebbe potuto nuocergli.
Ma evidentemente, a giudicare dall'espressione triste di Lea e Matt, non la pensa più così.
Auguro quindi ai due un buon proseguimento di serata, avviandomi verso l'esterno con il drink tra le mani.
Ho bisogno di parlare con lui ma, più di tutto, ho bisogno che mi ascolti.
Il destino però non sembra esattamente essere dalla mia parte poiché, una volta varcata la soglia, la prima persona che mi trovo di fronte non è Derek bensì Sam, ancora arrabbiata con me nonostante i giorni che ci separano da quel litigio.
<< Ehi >> le dico, guardandola finalmente negli occhi.
<< Ciao >> borbotta lei, non troppo felice di vedermi.
<< Ti va di parlare? >> chiedo, cercando di ignorare quanto io mi senta ridicola in questo momento.
Lei annuisce, spostandosi verso un angolo più isolato del giardino.
Derek è poco più in là, seduto con i suoi amici ad alternare un tiro di sigaretta ad un sorso di chissà cosa e, ovviamente, ad evitare il mio sguardo.
<< Dimmi >>
Sam è bellissima stasera, perfettamente se stessa con i capelli corti e castani sparati verso ogni direzione in maniera sbarazzina, gli occhi color caramello privi di ogni tipo di trucco, i pantaloncini corti e la maglietta che le lascia la pancia scoperta.
È semplice ed alternativa, sprizza energia da tutti i pori.
<< Io so di non essere stata una buona amica >> esordisco << Anzi, sono stata la peggiore e mi dispiace tremendamente per questo >>
Lei annuisce nascondendo appena un sorriso.
<< E ti giuro che vi racconterò tutto, ma adesso non posso >> cerco di spiegare alla sua espressione poco convinta << Non perché non voglia, ma perché non sono pronta >>
Lei allunga una mano ad accarezzarmi la guancia e solo allora mi rendo conto della lacrima che l'ha appena solcata.
<< Lo so che ti dispiace, Ally >> dice con voce dolce << So che deve esserci un motivo importante per averti spinto a comportarti così e so che odio non sapere quale possa esser stato, non esserti potuta stare accanto >>
Mi attira a sè, stringendomi in uno dei suoi soliti abbracci così stretti da fare quasi male.
<< Non sono arrabbiata con te, sono arrabbiata per non aver capito cosa stava succedendo prima che tu fossi costretta ad andare via >> sussurra al mio orecchio.
La stringo anche io, accarezzandole i capelli.
<< Non avresti potuto fare nulla, non fartene una colpa >> le assicuro.
Ci separiamo solo dopo un po', sorridendoci entrambe finalmente riunite.
Poi Sam, sempre più perspicace di me, nota il mio sguardo cadere altrove.
<< Vai, prima che ti ci porti io come la prima volta! >> ridacchia facendo ridere anche me, seppur la situazione sia questa volta totalmente diversa.
Quando mi costrinse a presentarmi a Derek la prima volta avevamo ancora tutta la nostra storia da vivere, ancora nulla da perdere.
Adesso invece...adesso ho semplicemente già perso tutto.
Adesso ho una vita insieme alle spalle e probabilmente niente davanti da vivere ancora.
Ma prendo comunque coraggio, perché ci sono cose che devo dirgli e che lui deve sentirsi dire, almeno per una prima ed ultima volta.
Gli amici accanto a lui, Seth e Tom, ammutoliscono man mano che mi avvicino, mentre Derek si alza in piedi già in procinto di scappare via.
Ma non lo lascio andare: non di nuovo.
Gli afferro la mano e mi paro davanti a lui, costringendolo a guardarmi.
<< Dobbiamo parlare >>
Scansa la mia stretta come scottato.
<< Non abbiamo niente da dirci >>
<< Invece si, cazzo! >> quasi urlo, sfinita da quella situazione.
Derek guarda i suoi amici i quali, tramite un semplice sguardo, capiscono di essere di troppo e si allontanano, lasciandoci da soli in mezzo al giardino.
Lui mi fissa in maniera gelida, aspettando che parli ma senza essere davvero disposto a sentire ciò che dirò.
Ed io non saprei descrivere quanto male mi fa vederlo così, poter toccare con mano il muro che ci separa senza possibilità di scavalcarlo.
<< I...io >> balbetto e, per un attimo, mi sento di nuovo la ragazzina che ero quando l'ho conosciuto, quella timida ed impacciata che lui e il suo amore hanno fatto crescere e maturare.
Derek scuote la testa irritato e fa per andarsene di nuovo, ma le mie parole lo bloccano.
<< Io ti amo >> butto fuori infatti tutto d'un getto, mordendomi il labbro a sangue per non scoppiare a piangere << Ti amo e ho commesso l'errore più grande della mia vita a lasciarti così >>
Sorride amaro.
<< I...io ti giuro che c'è una ragione dietro a ciò che ho fatto e ti giuro che te ne parlerò, ma per adesso devi fidarti di me >> quasi sussurro.
Allungo una mano a stringere la sua, ma si ritrae ancora una volta.
<< Fidati di me >> scandisco ancora, stavolta con più decisione.
E lui, in risposta, scoppia a ridere.
E qualcosa dentro di me si rompe.
<< Ma sei seria? >> esclama, fingendo un'ilarità che il suo sguardo tradisce << Pensi davvero che io possa credere ad una sola parola? Che possa credere che mi ami, che ti dispiace? >>
Vorrei potergli dire altro, potergli dire la verità.
Ma non cambierebbe nulla.
Anzi, finirebbe con l'odiarmi ancora di più se gli dicessi ciò che è successo davvero.
E riderebbe ancora più forte se gli ripetessi ancora ciò che provo.
Così resto in silenzio ed ascolto la sua rabbia urlarmi contro.
<< Tu non hai idea di cosa significhi amare qualcuno! >> mi grida addosso.
<< IO ti amavo quando sono rimasto qui ad aspettarti, ti amavo quando continuavo a chiamarti nonostante non mi rispondessi, ti amavo quando ho cercato di fare qualsiasi cosa per scoprire almeno dove fossi e se stessi bene >> sbotta, così arrabbiato come non l'ho mai visto.
Qualcuno dall'interno si sporge per cercare la fonte di quelle grida e, curioso, resta ad assistere a questo tragico teatrino.
Io invece inizio a piangere silenziosamente, mentre Derek continua a sfogarsi.
E, anche se fa dannatamente male, so che è giusto così.
<< Tu non sai cosa ho passato, non lo sai! Non sai quante volte avrei voluto prendere un aereo e venirti a cercare, quante colpe mi sia attributo, quanta paura abbia avuto...non sai un cazzo, un cazzo! >>
Ha il viso rosso per la rabbia e agita le mani fendendo l'aria ad ogni movimento.
Mi guarda ma non mi vede davvero, non vede la sua ragazza, quella che una volta amava tanto da essere ora così distrutto.
E non vede quanto anch'io sia distrutta, quanto il mio dolore sia affine al suo.
Non immagina ciò che ho passato...non può saperlo.
<< Avevo un motivo... >> sussurro quasi ma, in qualche modo, lui riesce a sentirlo.
<< E quale sarebbe questo motivo? >> chiede infatti subito, ritornando lentamente in sé ed abbassando il tono della voce.
Scuoto la testa.
<< Vaffanculo >> mi dice quindi lui, gli occhi per la prima vera volta davvero nei miei.
E va via, anche stavolta lasciandomi sola con i miei sbagli.
Ma, oltre a quelli, c'è qualcos'altro che mi fa compagnia, le note di una canzone proveniente dall'interno della villa.
Le stesse note che, anni prima, hanno accompagnato quel nostro primo imbarazzato ballo.
Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, è così un peccato per noi stare separati.
Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, ma nessuno ha detto che sarebbe stato così difficile.
Oh, riportami all'inizio.
My corner
Ciao a tutti! Ed eccoci con un nuovo capitolo che, a mio parere, è quello più significativo per ora perché ci fa finalmente entrare nel vivo della storia, iniziando a conoscere un po' di più il personaggio di Derek sia nel passato (dove lo trovo adorabile) che nel presente (dove è invece, giustamente, molto arrabbiato).
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e ricordate che, per chi volesse pubblicità, sono prontissima ad accordarci per aiutarci reciprocamente.
Un bacione, a presto 💚
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